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BOX DI APPROFONDIMENTO

Contraffazione merceologica delle produzioni agroalimentari e sistema di controllo e vigilanza per la tutela della qualità e la repressione delle frodi

Di Annalisa Zezza

L’indiscussa reputazione di qualità della produzione agroalimentare italiana derivante dalla grande varietà e pregio delle materie prime agricole, dal forte legame tra queste e il territorio nella sua accezione più ampia, che ne include il paesaggio e la tradizione gastronomica, rappresenta un elemento fondante della strategia per il recupero della competitività di tale produzione sul mercato nazionale ed estero. Le esportazioni di prodotti legati al “made in Italy” , che rappresentano una componente particolarmente importante della bilancia commerciale del nostro paese, si identificano con i prodotti della dieta mediterranea e richiama direttamente alcune produzioni tipiche del nostro territorio, vino, olio d’oliva, formaggi a denominazione di origine protetta, ma anche pasta e ortofrutticoli freschi e trasformati.

Proprio il valore economico di tali prodotti determina forti spinte alla contraffazione e all’imitazione, generando uno sfruttamento indebito di un’identità e di un “saper fare” generato invece dalla parte migliore del nostro settore agroalimentare.

Il Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con il CENSIS, ha stimato in circa sette mila miliardi di euro il fatturato complessivo della contraffazione nel 2010 di cui il 15,7% pari a oltre mille miliardi di euro, costituisce la quota attribuibile al settore “Prodotti alimentari e bevande”. Tale peso è risultato in riduzione rispetto alla quota del 16,2% stimata nel 2008. La stessa fonte ha stimato l’impatto del mercato del falso sull’economia italiana,

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partendo dall’ipotesi che , in assenza di contraffazione, la spesa dei consumatori si manterrebbe costante sostituendo l’acquisto del prodotto contraffatto con un prodotto originale. Complessivamente, secondo tale studio, se si fossero venduti solo prodotti originali si sarebbe avuta produzione aggiuntiva per oltre 13 miliardi di euro pari a circa 5,5 miliardi di valore aggiunto pari allo 0,35% del PIL ed un aumento dell’occupazione dello 0,41%. La contraffazione nel settore agroalimentare è seconda solo a quella che si realizza nei settori dell’abbigliamento e accessori e dei CD, DVD e altro materiale audio/video.

La tabella 1.12 mostra l’impatto settoriale della contraffazione nell’agroalimentare: se i settori più colpiti, sia in termini di reddito che di occupazione sono il settore primario e l’industria agroalimentare, non è trascurabile nemmeno l’effetto sugli altri settori, in particolare sul commercio, sulle attività professionali e sui trasporti. Ai danni sull’economia si somma il mancato gettito per l’erario che viene complessivamente stimato in oltre 4,6 miliardi di euro.

Tabella 1.12 - Impatto generato sull'economia nazionale - Settore agroalimentare e delle bevande

Fonte: Censis – MSE (2012)

A queste cifre si aggiungono quelle relative all’italian sounding – vere e proprie imitazioni – in quanto beni prodotti in altri paesi ma identificati come italiani, suggerendo al consumatore un’origine o un legame con il nostro paese attraverso richiami impropri nell’etichettatura, nella pubblicità o l’utilizzo di nomi e marchi.

Se puntare sulla qualità è da un lato una scelta strategica per le imprese dell’agroalimentare italiano che richiede complesse strategie di valorizzazione commerciale alle imprese, dall’altro assume un ruolo fondamentale l’azione pubblica di lotta alla contraffazione nel settore agroalimentare. Ancor di più se si considera la gravità della presenza mafiosa nel settore agro-alimentare italiano, sottolineata dalle conclusioni dell’ultima Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. La legge del 23 luglio 2009, n.99, nota come Legge Sviluppo, ha fornito importanti direttive per il rafforzamento della lotta alla contraffazione, inasprendo le sanzioni e prevedendo sanzioni pecuniarie fino a 20.000 euro e la reclusione sino a due anni per chi altera prodotti agroalimentari di origine protetta (art.517 quater). La legge prevede oltre alla confisca del prodotto, anche il sequestro dei beni che servono a commettere il reato come macchinari, capannoni, attrezzature.

I controlli sulla qualità merceologica vengono effettuati in Italia dall’ICQRF del MIPAAF, insieme anche al Corpo Forestale dello Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e le Capitanerie di porto.

I prodotti più controllati, in quanto maggiormente soggetti ad alterazioni merceologiche, sono il vino, l’olio d’oliva, i prodotti lattiero-caseari e i prodotti biologici.

Nel caso del vino le principali contraffazioni verificate nei controlli riguardano la qualificazione di vini comuni come vini di qualità, la produzione, distribuzione e vendita di vini DOP e IGP non conformi ai disciplinari, la detenzione e vendita di mosti o vini sottoposti a trattamenti non ammessi. Nel 2011 sono stati effettuati sequestri per circa sette milioni di euro. Nel caso dei prodotti lattiero caseari le principali contraffazioni riguardano la

Domanda finale Produzion e attivata Valore aggiunto Occupati attivati Produzion e attivata Valore aggiunto Occupati attivati Agricoltura silvicoltura e pesca 393 270 11.643 16 27 50 Prodotti alimentari e bevande 1.085 1.340 359 5.477 54 36 23 Altri settori 739 384 6.410 30 38 27 Totale 1085 2.472 1.013 23.530 100 100 100

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commercializzazione di formaggi di bufala o di pecora, sia DOP che generici, ottenuti con l’impiego parziale di latte vaccino, l’impiego nella produzione di formaggi DOP di latte sprovvisto sei requisiti di tracciabilità, l’usurpazione, imitazione o evocazione delle denominazioni protette per designare formaggi generici, la commercializzazione di DOP non corrispondenti ai disciplinari e, infine, l’uso di sostanze non consentite e le irregolarità nelle etichettatura. Nel caso dell’olio d’oliva i resti più frequenti riguardano la commercializzazione di olio d’oliva extravergine miscelato con olio di semi o con olio d’oliva di qualità inferiore, l’usurpazione delle denominazioni protette, il mancato adempimento degli obblighi relativi alla tracciabilità, le violazioni nell’etichettatura.

Atro aspetto fondamentale rimane quello dell’educazione e sensibilizzazione dei consumatori. La difficoltà oggettiva che il consumatore incontra nella verifica della qualità concernente le modalità con cui un bene è stato prodotto e che, contrariamente a quanto accade in altri comparti, lo vede inconsapevole e anche vittima, danno assoluto rilievo ad strumenti quali certificazioni e controlli.

1.3.4. CONSUMI AGROALIMENTARI

Sulla base degli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, si riduce la spesa media mensile delle famiglie, pari, in valori correnti, a 2.419 euro (-2,8% rispetto all’anno precedente). Diminuisce anche la spesa alimentare mensile delle famiglie, passando da 477 a 468 euro. In riferimento ai prodotti alimentari, il contenimento della spesa passa per strategie messe in atto dalle famiglie per fronteggiare il periodo di crisi e l’innalzamento dei prezzi quali, ad esempio, la razionalizzazione quali-quantitativa dei generi alimentari acquistati, l’aumento della spesa in discount, l’aumento di prodotti primo prezzo, prodotti in promozione e scontata e prodotti private label.

D’altro canto c’è un elemento che più di altri descrivono l’attuale crisi, ovvero la fiducia dei cittadini italiani sia rispetto al quadro economico generale dell’Italia che a quello relativo alla situazione personale. In riferimento alla situazione economica del Paese, l’ISTAT mostra per il 2012 un generale clima di sfiducia rispetto al 2011, confermata anche nei primi dati del primo trimestre del 2013. Per quanto riguarda il clima di fiducia personale dei consumatori, si segnala, anche in questo caso, il peggioramento del giudizio sul bilancio economico della famiglia, anche per il primo trimestre del 2013 rispetto al trimestre precedente. Questo quadro generale di sfiducia si innesta in una significativa diminuzione del reddito disponibile delle famiglie, una diminuzione della propensione al risparmio, un aumento delle spese incomprimibili e un incremento del prelievo fiscale (tabella 1.13). In aggiunta, il marcato aumento dei prezzi dei prodotti alimentari registrato nel 2012 (+2,6%), e continuato nei primi mesi del 2013, aggrava ancora di più la propensione all’acquisto delle famiglie italiane. D’altro canto i primi mesi del 2013 mostrano un incremento del prezzo dei generi alimentari anche al di sopra dell’indice generale (grafico 1.8).

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Tabella 1.13 - Potere d’acquisto, pressione fiscale e propensione al risparmio delle famiglie italiane

2008 2009 2010 2011 2012

potere d'acquisto del reddito disponibile -1,4 -2,5 -0,5 -0,6 -4,8

carico fiscale e contributivo corrente 29,4 29,5 29,7 29,4 30,3

propensione al risparmio 12,1 11,2 9,4 8,7 8,2

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Grafico 1.8 - Indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (base

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