Focus PAC: dalle proposte all’accordo
5 LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE 2014-2020, PRIORITÀ E NUOVI SCENAR
5.1 LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE POST
Con la pubblicazione della proposta di regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale [COM(2011) 627/3] nell’ottobre 2011, Parlamento e Consiglio europeo hanno avviato il lungo iter operativo che porterà prima alla pubblicazione delle disposizione regolamentari definitive e poi all’avvio del periodo di programmazione 2014-2020.
La proposta, inserita com’è nel partecipato dibattito politico sulla riforma dell’intera struttura della Politica Agricola Comunitaria (PAC), era attesa perché avrebbe potuto presentarsi con forti novità e una generale ridefinizione di priorità, obiettivi e misure. A dispetto delle aspettative e nonostante un deciso restyling, le novità non sono proprio tantissime anche se alcune di esse potrebbero essere particolarmente preziose nel definire i potenziali impatti di tale politica.
Come descritto nel paragrafo precedente, gran parte del potenziale innovativo della nuova politica discende dal nuovo processo programmatorio che prevede un approccio di
governance multilivello basato su principi di integrazione tra politiche, centralità del territorio,
35 La verifica ex post delle condizionalità è un processo a se stante che non mina le regole di attuazione
basate sull’efficienza della spesa. Quindi rimangono in vigore le verifiche impegni/pagamenti previste dalla regola sul “disimpegno automatico” che prevedono il disimpegno delle risorse iscritte nei Piani finanziari del programma se non spese entro un certo periodo. Per la Politica di Sviluppo rurale il periodo temporale passa da 2 a 3 anni (N+3)
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coinvolgimento e cooperazione di e tra livelli istituzionali, integrazione tra strumenti finalizzata a obiettivi specifici. La proposta di regolamento si presenta con modalità di intervento che, a patto di un processo di indirizzo che nell’attuazione ne ridimensioni la portata, potrebbe introdurre degli elementi di innovazione soprattutto in termini di gestione amministrativa. Infatti, il restyling dei contenuti è solo parziale - con priorità e misure già note ma presentate sotto una nuova veste, alcune interessanti nuove misure, la scomparsa di qualche strumento d’intervento – e di per se non fortemente innovativo rispetto alle dinamiche settoriali che forse avrebbero richiesto non solo un nuovo approccio strategico ma anche nuovi strumenti d’intervento.
In tal senso, punti chiave della proposta regolamentare sono:
- la definizione di una strategia di azione mirata e focalizzata su target specifici cui finalizzare gli interventi settoriali e territoriali;
- la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti presenti secondo le esigenze di azione individuate;
- alcuni interessanti nuove misure puntate a favorire processi di innovazione e di collaborazione tra i soggetti coinvolti nei processi settoriali e di sviluppo territoriale.
Per quanto riguarda la struttura dei futuri programmi di sviluppo rurale, abbandonata la struttura per assi, la strategia d’intervento proposta si rifà a 6 priorità tematiche e 18 focus area (figura 2) a cui finalizzare tutte le misure e le azioni previste dal regolamento.
Le priorità pongono l’accento sulle questioni della competitività dei sistemi agroalimentari con una strategia rivolta a promuovere l’innovazione e la conoscenza, a sostenere lo sviluppo del settore agricolo e delle filiere agroambientali (priorità 1-3); sulle tematiche legate all’ambiente riproponendo la strategia dell’asse 2 della precedente programmazione (priorità 4-5); sulla sviluppo delle aree rurali (priorità 6).
Ogni priorità è declinata in focus area, ossia in una serie di tracce tematiche che, per grandi linee, dovrebbero guidare il programmatore nella definizione delle politiche. Le focus area si rifanno alle azioni chiave previste nel Quadro di Sostegno Comunitario (QCS) il documento strategico, definito a livello di Unione, che assicura la concentrazione e la coerenza tra i fondi a finalità strutturale al fine di raggiunge gli obiettivi di Europa 2020.
Le focus area non sono tutte obbligatorie e, ogni Stato membro, a seconda delle esigenza potrà aggiungerne di nuove nel proprio Programma di sviluppo rurale. Per ogni focus area sarà, però, obbligatorio identificare gli obiettivi e quantificare i risultati attesi dall’intervento attraverso target indicators.
I nuovi programmi di sviluppo rurale hanno la possibilità di definire un percorso di azione più flessibile che, partendo dall’individuazione dei fabbisogni d’intervento, individui gli obiettivi (target) cui indirizzare l’azione36. Rispetto al passato questa è una grande novità.
36A rafforzare il principio di una politica orientata ai risultati è la possibilità di allocare le risorse finanziarie a seconda
della propria strategia e non, come in passato, con un attribuzione minima per asse che di fatto orientava la scelta strategica a prescindere degli effettivi fabbisogni settoriali o territoriali. Fanno eccezione le priorità ambientali alle quali deve essere attribuito almeno il 30% delle risorse del Programma.
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La struttura per assi del precedente regolamento (Reg. 1698/05), era risultata, nelle fasi applicative, particolarmente rigida, imbrigliando i singoli strumenti di intervento (misure) in un campo di azione specifico (l’asse) entro cui si muoveva la gestione della stesso. L’asse di riferimento guidava l’impostazione degli strumenti, la definizione delle risorse finanziarie e degli obiettivi da raggiungere (figura 3). La nuova struttura regolamentare cambia l’ottica di intervento. Punto nodale dell’azione è l’individuazione del fabbisogno che determina la strategia a cui vengono finalizzate le misure di intervento. Il raggiungimento di un obiettivo della politica di sviluppo rurale non è più legato ad un set di interventi dato, può avvalersi di tutti gli strumenti messi a disposizione dal regolamento. Questa logica permette una maggiore flessibilità dell’azione pubblica anche se renderà più complicata la gestione dei PSR per quanto riguarda gli adempimenti contabili, i controlli e il monitoraggio delle iniziative che non godranno di altrettanta flessibilità. Ad una logica di programmazione ispirata al raggiungimento di uno specifico obiettivo non corrisponde un assetto regolatorio capace di uscire fuori dai tradizionali schemi di accountability che guidano la messa in atto delle politiche di sviluppo rurale. I piani finanziari dei programmi saranno comunque legati alle priorità e alle focus area, con l’individuazione precisa della quota di risorse della misura da finalizzare ad esse che, a sua volta, determinerà il risultato atteso dell’intervento.
Fig. 5.2 - Priorità e focus area della Politica di sviluppo rurale post 2013
1) Promozione del trasferimento di conoscenze e dell’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle aree rurali
• Stimolare l’innovazione e la base di conoscenze nelle aree rurali;
• Rinsaldare i nessi tra agricolture e silvicoltura da un lato e ricerca e innovazione dall’altro; • Incoraggiare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e la formazione professionale nel settore
agricolo e forestale.
2) Competitività e redditività nel settore agricolo
• Incoraggiare la ristrutturazione delle aziende agricole con problemi strutturali e incoraggiando la diversificazione;
• Favorire il ricambio generazionale in agricoltura
3) Promozione della filiera agroalimentare e gestione del rischio
• Migliorare l’integrazione di filiera attraverso la promozione della qualità dei mercati locali, delle filiere corte, delle associazioni di produttori e delle organizzazioni interprofessionali;
• Sostegno alla gestione dei rischi aziendali
4) Tutela e ripristino degli ecosistemi naturali
• Tutela della biodiversità • Gestione delle risorse idriche • Gestione della gestione del suolo
5) Lotta ai cambiamenti climatici
• Utilizzo efficiente della risorsa idrica nel settore agricolo; • Utilizzo efficiente delle risorse energetiche
• Favorire l’approvvigionamento e l’utilizzo di energie rinnovabili, sottoprodotti, scarti e residui, ecc. • Riduzione delle emissioni di metano e di protossido di azoto
• Promozione del sequestro di carbonio nel settore agricolo e forestale.
6) Favorire l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico delle zone rurali
• Diversificazione delle attività agricole, la creazione di piccole imprese e di occupazione • Promuovere azioni di sviluppo locale