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Variabilità e composizione della produttività aziendale in base all’ordinamento produttivo aziendale (euro)

Fonte: BD RICA 2011

Sul fatturato aziendale giocano un ruolo importante gli aiuti pubblici erogati a sostegno del reddito, che ammontano in media a poco più di 5.000 euro ad azienda e che risultano essere cresciuti nel loro ammontare medio aziendale dell’1,6% rispetto al 2010. A fronte di una incidenza media del sostegno pubblico sul fatturato complessivo aziendale di circa il 9% si registra un peso relativamente più elevato nell’area meridionale e centrale del Paese (rispettivamente, il 10,6 e il 9,5%), come pure nelle aree totalmente svantaggiate (10,6%), come evidenziato sempre dal Grafico 2.2.

L’ammontare medio aziendale dei ricavi provenienti da altre attività produttive presenti nell’azienda agricola e complementari a quelle agricole ordinarie (Grafico 2.2) è piuttosto contenuto in termini assoluti, appena 1.860 euro ad azienda nel 2011, peraltro in calo dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Esse, tuttavia, possono rappresentare una valida integrazione e supporto all’attività agricola, come fonte di reddito, specie in un contesto come quello attuale in cui l’instabilità dei mercati agricoli gioca un ruolo fondamentale nell’orientare le scelte produttive e nel determinare i risultati economici. A livello territoriale, i ricavi da servizi connessi assumono un certo rilievo nel centro Italia (6% dei ricavi complessivi aziendali), grazie alla presenza soprattutto dell’attività agrituristica; anche in ragione del minor valore del fatturato, le entrate da attività complementari pesano relativamente di più nelle aree svantaggiate.

Sono invece le aziende granivore, le cui entrate per l’allevamento a contratto (soccida) rientrano tra i ricavi complementari aziendali, a presentare la maggiore incidenza tra gli ordinamenti produttivi (10,9%).

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Naturalmente, la considerazione del solo valore della produzione non è indicativa della efficienza dei sistemi produttivi e, dunque, della capacità delle aziende agricole di produrre reddito a parità di fattori produttivi utilizzati. Per superare questo limite, è utile considerare il rapporto tra il Valore Aggiunto (VA) e il valore della Produzione aziendale (PLV), che permette di evidenziare l’incidenza dei costi diretti sul fatturato aziendale. In altri termini, esso mostra l’efficienza nella spesa sostenuta dall’azienda (limitatamente ai soli costi intermedi) in relazione alla produzione lorda vendibile.

Mediamente il livello dei Costi correnti9, vale a dire delle spese dirette sostenute per lo svolgimento dei processi produttivi, rappresenta quasi il 40% del valore del fatturato aziendale, livello che però è estremamente variabile in funzione di diversi elementi; il complemento a 100 dei costi correnti rappresenta dunque il Valore Aggiunto, riportato in Tabella 2.

La variazione negativa del -0,7% registrata per il VA nel corso del 2011 dimostra, come già anticipato, la maggiore crescita intervenuta per i costi correnti, prioritariamente per i consumi energetici relativi ai carburanti, rispetto all’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli. A dimostrazione di ciò gli indirizzi produttivi che fanno un ampio ricorso all’acquisto di fattori produttivi extraziendali, quali i granivori (in questo caso anche per le elevate spese sostenute per l’acquisto di mangimi) o, in misura minore l’ortofloricoltura (anch’esso a carattere intensivo) mostrano le maggiori contrazioni del Valore Aggiunto aziendale. Peraltro, questi ordinamenti sono anche quelli in cui sono più elevate le incidenze dei costi correnti sul valore della produzione e, conseguentemente, dove sono minori i margini relativi di Valore Aggiunto; lo stesso dicasi per le aziende agricole di maggiori dimensioni economiche, che annoverano per lo più aziende granivore e ortofloricole, dove i costi correnti costituiscono il 46% del fatturato.

In relazione alla collocazione geografica i dati elaborati evidenziano una incidenza dei costi correnti maggiore nell’area settentrionale (intorno al 42%) e una loro progressiva riduzione passando al centro e al sud Italia, dove costituiscono il 34% dei ricavi totali aziendali; allo stesso tempo, il nord-ovest mostra la più marcata contrazione del VA aziendale rispetto all’anno precedente.

9 I Costi Correnti corrispondono alle spese sostenute dall’azienda agricola per l’acquisto di fattori di consumo extraziendali (sementi, piantine, fertilizzanti, antiparassitari, mangimi, meccanizzazione, etc.), per altre spese diverse (spese di trasformazione, commercializzazione e spese generali) e per servizi di terzi (contoterzismo, spese sanitarie, spese per attività connesse e assicurazioni).

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Tabella 2.2 –Valore Aggiunto aziendale, incidenza ed evoluzione

Costi Correnti Valore Aggiunto VA/RTA 2011/2010 Var VA

Nord-ovest 40.958 55.853 58% -6,6% Nord-est 31.933 44.529 58% 3,2% Centro 18.539 31.486 63% -2,1% Sud 13.604 26.365 66% 0,6% seminativi 20.190 28.954 59% -1,6% ortofloricoltura 56.743 78.370 58% -5,0% coltivaz permanenti 10.303 25.554 71% 1,4% erbivori 39.290 60.213 61% -0,6% granivori 201.457 163.954 45% -7,6% aziende miste 22.130 29.180 57% -0,4% Piccole 6.902 12.311 64% -0,9% Medio-piccole 14.736 26.889 65% 0,2% Medie 25.918 46.696 64% 0,6% Medio-grandi 75.046 123.417 62% 0,1% Grandi 390.662 451.572 54% -2,1% ITALIA 21.569 34.596 62% -0,7%

Fonte: BD RICA - INEA

Rapportando il Reddito Netto aziendale (RN)10 all’impiego di lavoro familiare, espresso in termini di Unità di Lavoro (UL), si ottiene una misura del valore del reddito di esercizio che resta a disposizione di ogni unità lavorativa familiare, considerando globalmente il complesso delle attività aziendali. Esso rappresenta così la remunerazione di tutti i fattori produttivi apportati dall’imprenditore e dalla sua famiglia.

Nel 2011 la remunerazione media dei componenti la famiglia dell’imprenditore agricolo si colloca sui 23.000 euro (Grafico 2.4). Anche se il valore può sembrare del tutto soddisfacente in termini assoluti la considerazione in esso dei compensi di tutti i fattori produttivi apportati dall’imprenditore e dalla sua famiglia ridimensiona notevolmente il suo valore reale. Un utile riferimento può essere fornito dai minimi salariali di area per operai agricoli specializzati11, il cui compenso annuo per 14 mensilità ammonta a circa 16.800 euro. Peraltro, nel 2011 si registra una significativa riduzione del -2,2% della redditività del lavoro familiare, che ha depresso ulteriormente la remunerazione dell’imprenditore agricolo e dei suoi familiari, riduzione che come evidenziato nei grafici 4 e 5, è avvenuta in misura più consistente nei contesti produttivi più intensivi (nord-ovest, grandi aziende, granivore e ortofloricole).

10 È il risultato economico complessivo dell’impresa agricola e comprende anche i costi ed i ricavi originati dalle attività non considerate tipicamente agricole, ovvero la gestione extra-caratteristica: gestione finanziaria, gestione straordinaria, gestioni diverse e trasferimenti pubblici.

11 Lavoratori in possesso di titolo o di specifiche conoscenze e capacità professionali, che consentono loro di svolgere lavori complessi o richiedenti specifiche specializzazioni.

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La variabilità del RN/UF (Unità Familiare) risente in misura rilevante della struttura e dell’organizzazione aziendale. Per i modelli organizzativi aziendali a forte connotazione familiare, in cui cioè prevale la forza lavoro presente all’interno della famiglia dell’imprenditore, il lavoro non rappresenta un costo per l’azienda e rimane ricompreso all’interno del RN aziendale; viceversa, nelle forme di conduzione in cui necessariamente si fa ricorso alla manodopera extra-aziendale, sia per far fronte alle maggiori dimensioni dell’azienda agricola, che per l’adozione di ordinamenti produttivi più intensivi, il compenso per il fattore lavoro rappresenta un costo esplicito (sottoforma di salari e oneri sociali), determinando una contrazione del RN aziendale. Lo stesso dicasi per il costo d’uso dei capitali.

Grafico 2.4 – Livelli e variazioni del Reddito Netto per Unità di Lavoro

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