Approfondimenti tematic
Grafico 3.3 – Le misure attivate dai PIF per comparto produttivo
7. IMPATTO DELLE ENERGIE RINNOVABILI SUL SETTORE AGRICOLO
La produzione di energia rinnovabile elettrica negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo fortissimo, guidato da incentivi generosi che tuttavia hanno generato costi significativi per il sistema. Nel settore elettrico, l’obiettivo europeo 20-20-20 è stato già praticamente raggiunto con quasi 8 anni di anticipo: circa 93 TWh prodotti nel 2012 rispetto ad un obiettivo 2020 di 100 TWh. Questo è dovuto ad una forte crescita delle installazioni negli ultimi anni, in particolare degli impianti fotovoltaici: dal 2010 l’Italia ha incrementato la capacità installata di circa 13 GW, raggiungendo quasi 17 GW complessivi (nel mondo siamo secondi solo alla Germania). Questo ha comportato costi significativi per la collettività, arrivando a incidere per oltre 10 miliardi di euro/anno sulla bolletta energetica dei consumatori (gli incentivi vengono incorporati nelle bollette). D’altra parte, ciò ha anche determinato benefici ambientali (riduzione di 18 milioni di tonnellate di CO2), occupazionali ed economici (tra cui la riduzione di importazioni di combustibili fossili per 2,5 miliardi l’anno) e di sicurezza energetica. Nonostante questa crescita, il contributo delle fonti rinnovabili all’energia primaria totale resterà relativamente limitato (circa il 18% al 2035) rispetto alle fonti fossili tradizionali (petrolio, gas e carbone) che avranno una quota complessiva di oltre il 75%).
La produzione da fonti rinnovabili, dal 2008 in poi, ha segnato ogni anno nuovi record. Il 2011 è stato un anno di svolta, fino a quel momento la variabilità e l’entità della produzione rinnovabile nazionale erano influenzate principalmente dalla fonte idraulica, oggi le “nuove rinnovabili” (solare, eolico e bioenergie) ricoprono, nel loro complesso, un ruolo di uguale importanza (fig. 7.1).
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Fonte: GSE rapporto statistico2011
Dal “Rapporto statistico” pubblicato annualmente dal GSE, si evince come nel 2011 gli impianti alimentati con fonti rinnovabili in Italia siano 335.151 unità, oltre il doppio del 2010. Da tre anni ormai la crescita della consistenza è straordinaria, gli impianti nuovi eguagliano quelli esistenti alla fine dell’anno precedente. La variazione rispetto al 2010 è dovuta principalmente alla forte crescita della fonte solare. Gli impianti fotovoltaici sono più che raddoppiati passando da 155.977 a 330.196 unità, la potenza installata è più triplicata e oggi in Italia la fonte solare rappresenta il 31% della potenza degli impianti rinnovabili, seconda solamente a quella idraulica. È aumentato dell’81% il numero di impianti alimentati con bioenergie e solamente del 20% la potenza installata (la maggior parte sono infatti di piccola taglia, a biogas o a bioliquidi) (tab. 7.1).
Tabella 7.1 – Numerosità e potenza degli impianti da fonte rinnovabile in Italia
Fonte: GSE rapporto statistico2011
L’agricoltura può giocare un ruolo nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG – GreenHouse Gas) mediante l’impiego delle agroenergie, pur rimanendo obiettivo primario dell’impresa agricola la produzione di alimenti. Ciò deve necessariamente avvenire nel rispetto del territorio e della sostenibilità dell’attività produttiva, creando un’interazione tra territorio, fonti rinnovabili ed energia tale da consentire la creazione di una vera e propria filiera agroenergetica.
Da un’analisi dei dati del VI Censimento Agricoltura dell’ISTAT, al 2010 le aziende agricole che dispongono di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili si concentrano nel Nord Est, tradizionalmente più vocato all’iniziativa
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imprenditoriale e nella classe dimensionale tra i 5 e 20 ettari, il che testimonia come le rinnovabili rappresentino oggi anche un modo per integrare i redditi diversificando le attività aziendali delle piccole e medie imprese. Su un totale di 21.573 impianti censiti per la produzione di energia da fonte rinnovabile (tab. 7.2), gli impianti fotovoltaici prevalgono nettamente, seguite dalle biomasse, mentre poco significativi sono gli impianti eolici, idroelettrici e di biogas, mentre più presenti.
Tabella 7.2: Impianti per la produzione di energia rinnovabile delle aziende agricole italiane per area geografica e classe di superficie
Classe di superfici e totale (ettari) 0 0,01- 0,99 1- 1,99 2- 2,99 3- 4,99 5- 9,99 10- 19,99 20- 29,99 30- 49,99 50- 99,99 >100 totale Italia 4 1.634 1.932 1.510 2.364 3.617 3.564 1.961 2.010 1.639 1.338 21.573 Nord Ovest . . 342 336 317 458 655 707 411 444 481 413 4.564 Nord Est . . 551 688 560 984 1.634 1.619 920 828 582 402 8.768 Centro 1 292 442 332 513 726 697 346 372 275 246 4.242 Sud . . 348 360 216 279 407 354 177 200 151 136 2.628 Isole 3 101 106 85 130 195 187 107 166 150 141 1.371
Fonte. Elaborazioni INEA su dati ISTAT – VI Censimento Agricoltura
La storia del fotovoltaico in agricoltura parte dai primi anni del 2000, con la grande corsa dei colossi dell’energia, dapprima in generale contrari alle rinnovabili e poi attratti dai guadagni che il fotovoltaico garantiva, all’acquisto a costi anche contenuti di grandi terreni agricoli per la realizzazioni di vere e proprie “centrali fotovoltaiche”. Questo ha portato ad un primo effetto allarmante per il settore agricolo, vale a dire la perdita di produzioni alimentari anche di qualità con conseguente alterazione delle aree rurali ad alto valore paesaggistico. Il fenomeno ha assunto dimensioni tali da spingere negli anni le Istituzioni, in primis il MIPAAF, a porre in essere iniziative anche normative atte a ridimensionare il fenomeno, mediante tavoli di concertazione con associazioni agricole, imprese, Enti territoriali. L’era dei grandi impianti fotovoltaici su terreni agricoli oggi può considerarsi giunta al termine, soprattutto in virtù delle importanti limitazioni imposte al settore dagli ultimi decreti IV e V Conto energia, tuttavia le piccole e medie aziende agricole hanno
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ancora l’opportunità di beneficiare degli incentivi per il proprio fabbisogno energetico. Gli incentivi sono molto ridotti rispetto al passato, ma sempre maggiori se riferiti alla media europea.
Anche riguardo alle altre fonti, sono stati definiti premi specifici destinati alle imprese agricole che realizzeranno impianti piccoli impiegando sottoprodotti agricoli, in particolare per la produzione di biogas e la realizzazione di impianti di cogenerazione. Inoltre, si conferma la validità della scelta di assicurare una priorità a quegli interventi funzionali al modello della generazione distribuita e della filiera corta, in virtù del ridotto impatto territoriale e per il maggiore coinvolgimento del mondo agricolo. L’indirizzo è chiaramente quello di promuovere le agroenergie e ridurre il peso degli incentivi, mediante l’introduzione di meccanismi premiali che valorizzino i comportamenti virtuosi rendendo meno gravoso il peso dei tagli effettuati.
L’agroenergia è quindi un’opportunità che sta diventando di fondamentale importanza per le imprese agricole, ma deve essere accompagnata da interventi mirati a renderla accessibile a tutti gli agricoltori, semplificando le procedure autorizzative e definendo livelli di incentivazione adeguati, che riconoscano ad esempio per il settore agricolo la maggiore sostenibilità economica e ambientale di impianti alimentati da biomasse di origine locale o provenienti da filiere corte e che premino maggiormente la cogenerazione rispetto alla sola produzione di energia elettrica (come attualmente realizzato nel nuovo decreto rinnovabili). Quello che ci si attende dal Piano energetico nazionale al 2020 è un contributo totale delle biomasse per 5,67 Mtep (di cui 5,25 dalle biomasse solide, 0,26 dal biogas e 0,15 dai bioliquidi), mentre elaborazioni più recenti (ENEA-Coldiretti), parlano di un contributo energetico potenziale aggiuntivo dell’agricoltura al 2020 di 11,50 Mtep e un contributo percentuale delle agroenergie rispetto al bilancio energetico nazionale al 2020 complessivamente dell’8%, con emissioni di CO2 evitata di 26,37 Mt/anno e un impatto occupazionale di circa 100.000 unità. A livello più operativo, alcuni strumenti possono favorire il raggiungimento di questi obiettivi, in particolare l’utilizzo di titoli di efficienza energetica (o “certificati bianchi”). Essi rappresentano uno strumento fortemente innovativo per trasferire e diffondere processi e sistemi produttivi energeticamente sostenibili e dare impulso a sviluppo e crescita dell’impresa agricola e delle filiere produttive in agricoltura. Il valore economico potenziale che i certificati bianchi possono generare nel sistema agricolo e agroalimentare non è inferiore ai 200 milioni di euro nel decennio 2010- 2020 (ENEA). L’audit energetico è un’ulteriore proposta per arrivare all’ottimizzazione dei consumi energetici: questa attività, promossa anche nella recente Strategia energetica nazionale, è di più immediata realizzazione, comporta investimenti contenuti e garantisce risultati importanti anche nel breve periodo.
Questi meccanismi tuttavia non sono stati ancora pienamente recepiti dalle imprese e dagli imprenditori delle filiere agricole, agroalimentari e agroindustriali come strumenti per l’innovazione e il risparmio di energia nel loro settore e sarebbe necessario in questo senso promuovere adeguate campagne di informazione, promozione e divulgazione.