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2. Le organizzazioni criminali storiche in Italia: nascita, organizzazione e

2.3. Camorra

2.3.1 Origine del nome e del fenomeno

Dubbia è l’origine etimologica del termine “Camorra”. Diverse sono le ipotesi accreditate: una delle quali è che derivi dal termine napoletano “mmorra”36 che significa ‘banda, raggruppamento di malfattori’ preceduta dal prefisso rafforzativo

“ca” (quindi nel senso che una persona è inserita ed appartiene a un gruppo) ma potrebbe altresì indicare ‘rissa, lite’. Farebbe riferimento all’omonoma bisca esistente nella Napoli del XVII secolo, alla ‘tassa sul gioco’ ovvero l’imposta che i locali del gioco d’azzardo dovevano corrispondere per evitare il rischio di eventuali risse37, la ‘veste, coperta’ (l’espressione fare la camorra significava ‘pretendere la tangente sulla coperta’, che nel gergo carcerario indicava la tangente che doveva corrispondere il detenuto per ottenere una coperta). Un’attinenza sussiste anche con il termine gamurra ‘tessuto e veste femminile’ di origine medievale.

Queste espressioni si ritrovano nella definizione di “camorra” data dall’autore napoletano R. D’Ambra: «Antico tessuto di vario pregio, e vestimento di esso, gamurra [...] Setta, combriccola di soverchiatori [...], che esigono taglie ed imposte arbitrarie a lor nome nelle carceri, ne’ quartieri di soldati, nelle case di giuoco, e ne’ mercati di minuto traffico di industrie rurali ed urbane»38

Alle domande del giornalista Enzo Biagi a Raffaele Cutolo, il capo della Nuova Camorra Organizzata, durante un dialogo avvenuto il 6 aprile del 2014 presso il Tribunale di Napoli, egli rispose così:

[…]

E.B. “Signor Cutolo chi è un camorrista?"

R.C. “Diciamo che è un camorrista quello che fa una scelta di vita. Il camorrista è un’etichetta che si dà. Io non l’ho mai detto che c’era questa Nuova Camorra Organizzata. Per me è un partito, è il mio ideale.

E.B. “Camorra cosa vuol dire?”

36 Angelico Prati, Vocabolario Etimologico Italiano, Milano 1951, edit. Garzanti 37 Definizione comparsa in un documento ufficiale del Regno di Napoli del 1735.

38 D’Ambra, R. (1873), Vocabolario napolitano-toscano domestico d’arti e mestieri, Napoli.

R.C. “La disoccupazione. Insegnare ai giovani che è più bello il lavoro. Però bisogna anche trovarglielo. Questo è quello che ho fatto.”

Lo scrittore Marc Monnier, prima di definire la camorra come organizzazione mafiosa, ne sottolinea il suo particolare modo di agire: “Dissi di una simil setta. La camorra infatti, nel significato generale del vocabolo, designa ben altro che l'associazione [...]

Il vocabolo si applica a tutti gli abusi di forza o di influenza. Far la camorra, nel linguaggio ordinario, significa prelevar un diritto arbitrario e fraudolento.”39 Risalire alle origini della Camorra risulta problematico a causa della mancanza di fonti storiche attendibili. Le prime notizie ufficiali si ritrovano nella documentazione amministrativa della neonata Italia.

La prima opera pubblicistica sulla quale è possibile fare riferimento è considerata l’inchiesta di Monnier (1962), in cui egli racconta di non aver trovato, nessuna fonte che testimoniasse la presenza della Camorra prima degli anni 1820-1830. Egli ne colloca la nascita tra gli anni venti e sessanta dell’Ottocento, all’interno delle carceri del napoletano e successivamente sul territorio urbano. Si sviluppa proprio nella città di Napoli in quanto rappresentava, sin dal Regno delle due Sicilie, il motore dell’economia di tutto il Mezzogiorno. Il fenomeno, di origine plebea e delinquenziale, assumerà connotati differenti ed innovativi rispetto al passato, mantenendo il vecchio nome.

Le carceri rappresentavano inizialmente il centro del potere camorristico; i carcerati, non appena mettevano piede all’interno, venivano spogliati di tutti i loro beni e soggetti a continue estorsioni da parte della camorra carceraria.

Il passaggio alla città fu breve: si diffuse inizialmente nelle aree limitrofe per estendersi successivamente in tutta l’area urbana.

39 Marc Monnier, La camorra: notizie storiche raccolte e documentate, (1862).

2.3.2 La struttura

La Camorra si era dotata di un proprio statuto (c.d. “frieno”40), composto da ventisei articoli e ispirato alla Garduna spagnola41.

Esso mette in luce la sua iniziale struttura ed organizzazione che ha espressamente la sede centrale a Napoli. Il testo all’art. 1 recita: “La Società dell’Umiltà o Bella Società Riformata ha per scopo di riunire tutti quei compagni che hanno cuore, allo scopo di potersi, in circostanze speciali, aiutare sia moralmente che materialmente”. Si evincono gli altri due nomi con la quale viene definita l’organizzazione: “Bella Società Riformata” e “La Società dell'Umiltà”. In merito alla struttura, accentrata e piramidale, la società si divide in Maggiore e Minore: alla prima appartengono i camorristi, alla seconda i picciotti (picciotto d’onore, picciotto di sgarro). Il giovane aspirante è, invece, chiamato tamurro. Ai vertici dell’organizzazione vi erano i capisocietà o capintrini.

Ognuno dei 12 quartieri della città di Napoli, eleggeva, tramite i suoi camorristi il capisocietà e duravano in carica un anno (gli altri comuni e capoluoghi di provincia erano equiparati ai quartieri). Questi, a sua volta, erano chiamati ad eleggere il capo supremo capintesta che rappresentava il vertice della Camorra. In ogni caso era esclusa la possibilità di affiliazione sia agli omosessuali che a coloro i quali avessero una madre o una sorella prostituta.

Anche in questa organizzazione c’è un rito di iniziazione: la “zumpata” o duello, durante il quale il neofita giura combattendo in duello contro il camorrista “padrino”, si concludeva con un ferimento simbolico.

L’attività principale era l’estorsione, praticata non solo nelle carceri ma anche nei mercati cittadini nei quali veniva imposta una tangente lo “sbruffo” sulla vendita dei prodotti, mentre altri proventi provenivano dalle case da gioco e dalla prostituzione.

40 Nel 1842 il contarulo Francesco Scorticelli raccolse i vari frieni in un frieno unico composto di ventisei articoli.

41 La Garduna è una società segreta di matrice criminale che avrebbe operato in Spagna e nelle sue colonie del Sudamerica fra la metà del XV e il XIX secolo.

L’addetto alle riscossioni e alla gestione del “barattolo” era il “contarulo” o

“contaiuolo”, il quale era nominato dal caposocietà.

La Camorra era dotata di propri tribunali, ogni quartiere ne possedeva uno chiamato

"Mamma", mentre il tribunale supremo "Gran Mamma" presieduto dal capintesta che acquisiva il titolo di "Mammasantissima" faceva capo ad ogni singolo tribunale; di fatto essa si era dotata di un potere parallelo a quello debole dello stato.

2.3.3 La storia

A Napoli, fino al 1860, la Camorra e la politica avevano sempre operato in modo disgiunto. Le cose iniziano a mutare con l’avanzare della Spedizione dei Mille e con la fine del Regno delle due Sicilie. In quel periodo di tumulti, violenze e saccheggi, prese in mano la sorte della città il prefetto di polizia Liborio Romano nominato dal re borbonico Francesco II. Al fine di riportare l’ordine pubblico, egli pensò bene di convocare alcuni esponenti della Camorra invitandoli a far parte della guardia cittadina, in cambio dell’amnistia e di uno stipendio governativo. La proposta fu accettata da Salvatore De Crescenzo detto “Tore ‘e Crescienzo” considerato il primo capo della Camorra o come viene definita dallo stesso prefetto “partito del disordine42”. In poco tempo questa nuova guardia cittadina, non più combattuta ma addirittura legittimata, riportò l’ordine in città. Dall’altro lato, però, favorì l’escalation delle attività di contrabbando e dell’estorsione causando ingenti perdite doganali.

Il duro compito di riportare la situazione alla normalità fu affidato a Silvio Spaventa, allora ministro della Polizia. Egli diresse il bliz contro la Camorra epurando i camorristi dalla guardia cittadina e sostituendo quest’ultima con quella di pubblica sicurezza. Vietò inoltre, l’uso della divisa al di fuori del servizio, onde evitare altri casi di abuso di potere e preparò anche un Rapporto sulla Camorra che inviò a Torino la allora capitale d’Italia.

42 Liborio Romano, Memorie politiche, a cura di Fabio D'Astore, Milano, Giuffrè, 1992.

È in questo contesto che si fece strada la necessità di una legge nazionale volta a reprimere il brigantaggio e i fenomeni criminali, in questo Spaventa giocò un ruolo fondamentale nell’emanazione della Legge Pica del 1963.

A partire dagli anni Settanta e Ottanta, la Camorra inizia ad affacciarsi verso nuovi mercati e ancora una volta, in commistione con la politica, iniziavano a trasparire le prime influenze sulle elezioni politiche in cambio di favori elettorali. A tal proposito, il Villari ne “Le lettere meridionali” racconta di come “Moltissime ordinanze municipali non possono qui attecchire, se non convengono agli interessi della camorra. Napoli comincia a ripulirsi dacché la camorra con i suoi appaltatori ne trae guadagno. Ed io, come vice-sindaco di , ho potuto obbligare 1157 proprietari a restaurare ed imbiancare le loro case e le ville, che sono cinte di mura, dacché, senza che lo sapessi, la camorra locale ha diretto, di comune accordo col mio «usciere, l'operazione». Questo stato di cose fa paura, spaventa sempre più, quando si esamina più da vicino, e se ne vede tutta l'estensione. Perché la camorra divenga possibile, occorre che vi sia un certo numero di cittadini, o anche una classe intera, che si pieghi alle minacce di pochi o di molti, che siano organizzati. Una volta che questo fatto, per qualche tempo, si avvera in proporzioni abbastanza larghe, riesce facile assai capire in che modo la malattia si estenda a poco a poco e quali forme diverse, secondo che penetra nei diversi ordini della società. Il male è contagioso come il bene, e l'oppressione, specialmente quella esercitata dalla camorra, corrompe l'oppresso e l'oppressore, e corrompe ancora chi resta lungamente spettatore di questo stato di cose, senza reagire con tutte le sue forze. Perciò importa conoscere dove questa oppressione comincia e si può esercitare più impunemente, perché ivi è la prima radice del male, dalla quale tutto il resto deriva, perché ivi, se è possibile, bisogna portare il rimedio.”

Con l’Unità d’Italia, Napoli si era vista deturpare il potere e stava attraversando una crisi d’identità; a ciò si aggiunse l’epidemia del colera che sconvolse la città nel 1884, e quest’ultima rappresentò l’occasione per l’attuazione di un intervento straordinario di risanamento ed ammodernamento del 1885. I lavori furono aggiudicati dalla società di Risanamento di Napoli la cui gestione dei finanziamenti apparve subito sospetta.

Intanto il testimone della Camorra passava a Ciccio Cappuccio, detto ‘o signurino, definito così per i suoi modi gentili ed eleganti.

In seguito a queste vicende e in quel clima di corruzione e clientelismo, il comune di Napoli venne commissariato e sciolto più volte (nei trentanove anni che seguirono l’Unità d’Italia, fu commissionato nove volte). Fu il giornale "La Propaganda” a diffondere una campagna contro la cosiddetta “camorra amministrativa” sottolineando la necessita di fare chiarezza su quanto stava accadendo nelle amministrazioni napoletane, ormai da anni, rette da una corrotta classe dirigente c.d.“alta camorra”43. L’amministrazione del comune venne affidata al commissario Giuseppe Saredo, artefice di una lunga inchiesta sulle gravi inefficienze del sistema e sul meccanismo di reclutamento del personale.

I due casi eclatanti di cronaca nera: il delitto Notarbartolo44 prima e il processo Cuocolo45 poi, ebbero una forte rilevanza mediatica non solo nazionale. In modo particolare, il quotidiano “Il Mattino”, nato a fine Ottocento, inizia a far luce pubblicamente sul fenomeno di quel periodo. Differenti e variegati sono i luoghi di interesse camorristico, appartengono ad essa sia quartieri popolari (Vicaria, Pendino, Porto e Mercato), i quali costituiscono importanti crocevia di interessanti traffici economici, sia la città dell’“alta borghesia” (bordelli, case da gioco, ecc.). L’estorsione rimane la componente principale degli introiti della Camorra prelevata sia da attività lecite quanto illecite, quali aste pubbliche, prostituzione e gioco.

Alle soglie dello scoppio della prima guerra mondiale, il camorrista Gaetano Del Giudice decretò lo scioglimento della “Bella Società Riformata”. Diversi furono i camorristi che emigrarono verso l’America, trovando fortuna in attività di contrabbando di alcool, prostituzione e gioco d’azzardo.

43 Termine usato per distinguere la Camorra da quella plebea.

44 Emanuele Notarbartolo, direttore generale del Banco di Sicilia ed esponente della Destra storica, fu ucciso il 1° febbraio 1893 a Termini Imerese da Cosa Nostra.

45 Il processo Cuculo (svoltosi a Viterbo tra il 1911e il 1912) è ricordato come il primo processo che vede imputati gli esponenti della Camorra napoletana. Esso ebbe una forte rilevanza mediatica e si concluse con numerose condanne.

2.3.4 La storia recente

Il fascismo, così come l’Unità d’Italia, vede protagonista una stretta commistione tra Camorra e politica: anche il fascismo, infatti, si servì di alcuni boss che entrarono a far parte delle squadre fasciste, per placare le rivolte operaie. Per tutto il primo ventennio fascista la Camorra rimase silenziosa e in disparte.

Solo a partire dagli anni cinquanta si assistette alla sua rinascita; i fattori che contribuirono principalmente furono: i nuovi traffici nel contrabbando di sigarette con l’America, la posizione strategica del porto di Napoli e le nuove relazioni intrattenute con le famiglie siciliane. Sono gli anni del camorrista Antonio Spavone (detto ‘o malommo).

Oltre a questa mafia impegnata nei grandi traffici internazionali, emergeva una seconda, stavolta di tipo provinciale, che imponeva i prezzi nei mercati ortofrutticoli.

Gli anni Settanta e Ottanta segnano una svolta decisiva nella storia camorristica: sono gli anni in cui il criminale Raffaele Cutolo (detto “‘o professore” in quanto in carcere era tra i pochi che sapevano leggere e scrivere46) ridisegna, dal carcere di Poggioreale dove era rinchiuso, gli assetti dell’organizzazione dando vita alla Nuova Camorra Organizzata (NCO), caratterizzata da una struttura verticistica e centralizzata.

Egli, ancora in vita, è stato etichettato dal quotidiano la Repubblica: “sepolto vivo in regime di 41-bis”47, poiché continua a scontare una pena pari a tredici ergastoli senza mai pentirsi:“ Se esco e parlo crolla il Parlamento”(ibidem), diceva.

Servendosi dei suoi collaboratori più stretti: Vincenzo Casillo, Pasquale Barra, Antonio Cuomo e la sorella Rosetta Cutolo, riuscì dal carcere, a realizzare una potente organizzazione, tessendo relazioni con diversi mafiosi siciliani, italo-americani e soprattutto con la politica.

46 G. Marrazzo, Il camorrista, pg. 42.

47 Intervista di P. Berizzi a Raffaele Cutolo: “Io, sepolto vivo in una cella. Se esco io crolla il Parlamento”, La Repubblica, (2 marzo 2015).

Nel dicembre del 1978, si fa strada una nuova organizzazione “Nuova Famiglia (NF)”

volta a contrastare il potere della NCO; di essa fecero parte i due boss Carmine Alfieri e Pasquale Galasso che si erano rifiutati di schierarsi dalla parte di Cutolo, numerosi clan napoletani e anche alcuni affiliati di Cosa Nostra.

Nel 1979, scoppia una cruenta guerra tra le due organizzazioni per accaparrarsi il controllo sul contrabbando di sigarette e droga. L’intento di Cutolo era anche porre fine al dominio della mafia siciliana nei territori campani. Sono anni in cui la NCO raggiunge il suo apice approfittando della speculazione sugli ingenti finanziamenti di fondi pubblici messi a disposizione per la ricostruzione, in seguito al terremoto dell’Irpinia.

Il declino dell’organizzazione si ebbe a causa dello scandalo sul “caso Cirillo”.

Nel 1981, il democristiano Ciro Cirillo, assessore regionale ai lavori pubblici venne sequestrato dalle Brigate Rosse. La Democrazia Cristiana, ancora una volta, si rivolse a Cutolo perché mediasse la scarcerazione di Cirillo e in cambio avrebbe ottenuto una serie di benefici: la riduzione delle pene per i condannati appartenenti alla NCO, appalti pubblici per la ricostruzione della Campania e l’infermità mentale per sé stesso.

Cirillo fu liberato come promesso ma Cutolo, non avendo ottenuto quanto chiesto, rivelerà quanto accaduto; circa otto mesi dopo uscirà in prima pagina, il 16 marzo 1892, “La DC trattò con le BR. Due esponenti da Cutolo per il riscatto Cirillo”. Fu questo l’episodio che segnerà il declino della NCO. Cutolo viene trasferito nel carcere di massima sicurezza dell’Asinara e qui romperà di fatto, ogni rapporto con la Camorra. Intanto il 17 giugno 1983 un maxi blitz porterà all’arresto di 400 affiliati alla NCO decretando la fine del potere di Cutolo.

Negli anni seguenti alla guerra tra NCO e NF, altre sanguinosissime si susseguirono per il predominio del territorio. All’interno della NF si crea una spaccatura: da un lato i Nuvoletta, dall’altro Antonio Bardellino, capoclan dei Casalesi tra i quali scoppia un conflitto.

Un’altra violenta guerra riguarda l’Alleanza di Secondigliano e le famiglie storiche della città di Napoli.

Il 2004 e il 2005 sono gli anni dalla faida di Scampia: si tratta di una rivolta interna del clan Di Lauro tra i seguaci del boss Paolo e i cosiddetti “Scissionisti”, simile a ciò che successe nel 2006 all’interno del clan Misso.

È possibile notare come, con il passare del tempo, la Camorra raggiunge una forte frammentazione dovuta all’azione della magistratura che, portando all’arresto dei maggiori capi, aveva aperto nuovi scenari di rivalità e determinato la costituzione di nuovi gruppi, in opposizione a quelli tradizionali già esistenti.

Oggi la situazione appare del tutto mutata: l’apparente tranquillità che regna nella città di Napoli è opera della cosiddetta Alleanza di Secondigliano che domina incontrastata sull’intero territorio, mediante tutta una serie di alleanze. Anche in questo caso è avvenuto il mutamento dell’azione mafiosa, che in maniera silenziosa continua a mantenere il controllo sulla città di Napoli. La stessa apparente tranquillità la si ritrova nella provincia sotto il controllo Alfieri così come nel casertano sotto il controllo del clan dei Casalesi, mentre a Marano rimane radicato il potere camorristico dei Nuvoletta.

Accanto alle attività tradizionali parassitarie quali: estorsioni, traffico d’armi, stupefacenti, contrabbando di tabacchi e usura, se ne affacciano di altri, altrettanto pericolosi, come la gestione del traffico clandestino e la prostituzione. Negli ultimi anni si sta assistendo allo sviluppo di un nuovo business: quello delle truffe delle agenzie di assicurazioni, volto a fornire ingenti proventi illeciti alle criminalità organizzata. Forte è tuttora la commistione con la pubblica amministrazione, basata sullo scambio di voti in cambio dell’aggiudicazione di appalti pubblici a imprese controllate dalla Camorra.

La Camorra rivisita dunque, le sue attività tradizionali esercitandole mediante metodi più efficienti e penetranti; un esempio è dato dall’esercizio dell’usura nelle attività commerciali: oltre alla classica richiesta delle tangenti in cambio di protezione, la Camorra impone agli imprenditori la fornitura da parte di imprese controllate dalla da essa. Infine sono state accertate nuove infiltrazioni nelle associazioni sindacali degli autotrasportatori italiani. Si evince, dunque, una forte presenza della Camorra in ogni tipologia di attività economica sia essa lecita o illecita.

2.4 La Sacra Corona Unita 2.4.1 Metodo d’indagine

“La mafia pugliese è anomala rispetto alle altre. In Sicilia, Calabria e Campania le organizzazioni sono storiche, hanno tradizioni e origini che affondano le loro radici nella storia politica ed economica della regione in cui operano. La vicenda pugliese rappresenta invece un classico caso di utilizzazione mafiosa di un territorio originariamente non mafioso e di “mafiosizzazione” di una criminalità priva di tradizioni, ma che è stata rapida nell’assimilare le caratteristiche proprie delle organizzazioni mafiose storiche48.”

La Sacra Corona Unita, definita anche la Quarta Mafia, identifica l’organizzazione mafiosa operante in Puglia. Essa è la più giovane tra i sodalizi precedentemente analizzati e rispetto ad essi presenta sostanziali differenze: in modo particolare l’elevato pentitismo tra gli affiliati (Dal 1992 ad oggi si contano più di 220 i pentiti)49. Molte sono le similitudini che si ritrovano con le altre organizzazioni a causa della mancanza di una propria tradizione; emerge, infatti, un forte ricorso alla tradizione

‘ndranghetista.

Il nome è composto da tre parole alle quali sono associati tre significati precisi:

“Sacra”: come sacri sono i principi su cui essa si fonda e l’affiliazione che ricorda il battesimo o la consacrazione religiosa, “Corona”: ricorda il modo in cui avvengono le processioni religiose: con il rosario (corona) in mano e tutti i partecipanti sono uno accanto all’altro, “Unita” così come sono gli anelli della catena: uniti con forza uno con l’altro.

2.4.2 La struttura

La struttura societaria iniziale, così come il passaggio da un grado all’altro, richiama

48 Violante 1994, pp. 112-3.

49 Fonte: Wikimafia, http://www.wikimafia.it/wiki/index.php?title=Sacra_Corona_Unita

molto quella di stampo ‘ndranghetista dell’“albero della scienza”. Infatti era di tipo piramidale e comprendeva otto livelli, partendo dal basso: picciotto, camorrista, sgarrista, santista, evangelista, trequartista, medaglione e medaglione con catena della Società Maggiore. Quest’ultimi componevano la Società Segretissima. Il modello gerarchico venne ben presto abbandonato a causa dei conflitti che si instaurarono tra le varie cosche, dalla quale ne discesero le tre divisioni interne attuali:

Società Foggiana, Camorra Barese, Sacra Corona Libera.

Anche il rito del giuramento, vincolo indissolubile, ha caratteri comuni con La

Anche il rito del giuramento, vincolo indissolubile, ha caratteri comuni con La