2. Le organizzazioni criminali storiche in Italia: nascita, organizzazione e
2.2. N’drangheta
2.2.1. Origini del fenomeno e metodo d’indagine
Il termine ’Ndrangheta ha quasi sicuramente origini grecaniche21. Esso deriva dalla parola greca andragathía22 (ανδραγαθια), traducibile con “virtù propria dell’uomo, virilità, coraggio”, dalla quale sarebbero discesi: ’ndranghita (onorata società) e
’ndranghitu (uomo d’onore). Andragathos (andropos = “uomo" e agatos = “buono”), difatti, significa uomo valoroso, qualità necessaria per poter accedere all’onorata società. Questo termine, con questo preciso significato, è stato usato anche da Tommaso d’Aquino nella sua opera Summa Theologica (anni 1265–1274) per indicare un’associazione di uomini valorosi. La ‘Ndrangheta, del resto come Cosa Nostra, appariva caratterizzata, almeno in origine, da “nobili sentimenti”.
Secondo un’etimologia di natura geografica, il termine ‘Ndrangheta deriverebbe da
"Andraghatia Regio" che designava un'ampia zona situata tra la Calabria e la Basilicata23.
Il vocabolo ‘ndrina, con il quale vengono indicate le famiglie appartenenti all’organizzazione mafiosa, è anch’esso di origine grecanica ed indica una “persona dalla schiena dritta, che non si piega mai24”.
2.2.2 La struttura
Tra fonti che hanno permesso la comprensione della struttura organizzativa della
‘Ndrangheta vi sono: le dichiarazioni di alcuni pentiti, quei pochi codici scritti
21 Termine riferito alla minoranza di lingua greca collocata in Calabria.
22 Secondo l’Accademia della Crusca, la proposta etimologica universalmente accettata è quella formulata da Paolo Martino nel saggio Per la storia della ’ndranghita (Roma, Università “La Sapienza”, 1988)
23 Come riportato dall’Accademia della Crusca, il termine "Andraghatia Regio" compariva in una carta dell’Italia meridionale del geografo olandese Abrahamus Ortelius, pubblicata ad Anversa nel 1596, designando un’area corrispondente al Cilento. A partire dal 1587, nel Thesaurus Geographicus, l’andragathia è collocata “in Brutiis”, ovvero nell’attuale Calabria.
24 Fonte: Accademia della Crusca, A. Nocentini, “Camorra, Mafia, N’drangheta parte III: origini di N’drangheta” http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/camorra-mafia-ndrangheta-parte-iii-origine-n.
rinvenuti, le sentenze passate in giudicato e le acquisizioni ottenute dalle investigazioni.
Le ’ndrine cellule di base della ‘Ndrangheta, si fondano essenzialmente sul legame di sangue, più ‘ndrine vicine formano il “locale” di ‘ndrangheta, aggregazione principale che circoscrive un preciso territorio (un paese o un rione di una città). Ogni locale è retto da una terna di ‘ndgranghetisti (copiata) costituita da: un capo-bastone (Osso), il quale ha potere di vita o di morte sui suoi affiliati, un contabile (Mastrosso) che si occupa di amministrare la “baciletta” (cassa dove affluiscono i proventi illeciti dell’organizzazione), e un capo crimine (Carcagnosso) che pianifica il regolamento dei conti con le cosche rivali, l’esecuzione di omicidi e le estorsioni ed agguati. Sia il contabile che il capo crimine, sono soggetti alle direttive del capo ‘ndrina, la cui carica viene trasmessa da padre in figlio.
Oltre dalla famiglia naturale di sangue, la ‘ndrina è altresì composta da quella del capobastone e da altre famiglie aggregate; l’originaria è poi ramificata in numerose distaccate (create anche al di fuori della Calabria, dipendenti da quella d’origine). Le
‘ndrine distaccate dalla locale (definite le bastarde) nascono dietro autorizzazione, da parte del capofamiglia, della locale di San Luca quando il numero di affiliati ad essa supera i 50-60 soggetti. Deve essere comunicato, altresì, il territorio nella quale essa si distaccherà. Generalmente si cerca di entrare in locali deboli che hanno interesse ad avere una ‘ndrina potente da cui trarre protezione e prestigio.
Le bastarde, sono anche il risultato di una lunga serie di matrimoni che ha contraddistinto da sempre le famiglie mafiose della ‘ndrengheta; organizzati non solo per risolvere conflitti tra le cosche, ma anche per crearne di più potenti e ramificate.
Questo fenomeno ha portato ad un conseguente allargamento della struttura familiare, nella quale non sono mancati di certo matrimoni tra parenti. Da qui, si evince il motivo per cui il pentitismo, a differenza delle altre organizzazioni mafiose, è così raro tra gli
‘ndranghetisti i quali si troverebbero a testimoniare contro i propri familiari; per tale ragione gli unici pentiti che hanno scelto di collaborare con la giustizia, sono affiliati che non hanno nessuna parentela con la ‘ndrina (dal 1994 al 2007 sono in totale 101 i
collaboratori di giustizia della ‘ndrangheta)25.
“Il vincolo di sangue tende a imporsi su ogni altro tipo di relazione, e col tempo avvolge in modo sempre più vincolante tutti membri del gruppo criminale, data la pratica sempre più diffusa dei matrimoni interni ai gruppi mafiosi, una vera e propria endogamia di ceto, che caratterizza soprattutto la mafia in provincia di Reggio Calabria e la rende sempre più chiusa alle influenze ed ai contatti con la società legale. In un comune della fascia jonica, nel secolo scorso, discendenti di due famiglie di ‘ndrangheta si sono sposati, incrociandosi quattro volte.” (Gratteri, Nicaso, 2006).
Nonostante le ’ndrine siano legate tra loro da un patto di orizzontalità, le più vecchie esercitano un’influenza su quelle giovani; ciò è testimoniato dal fatto che le varie
‘ndrine versavano, una volta l’anno, una somma a quella di San Luca, considerata la
‘ndrina madre. Questo processo avveniva perché nel territorio di San Luca, vi era il santuario della Madonna di Polsi, luogo strategico dove avvenivano i principali summit tra i capifamiglia e luogo di nascita della prima commissione provinciale.
Così come in Cosa Nostra, per poter accedere all’onorata società si deve compiere un rito di affiliazione (“rito di rimpiazzo”, “battesimo” o “taglio della coda”), una scelta per la vita, definitiva ed irreversibile. Qualora si tratti di figli di ‘ndranghetisti, essi vengono battezzati poco dopo la nascita per diritto di sangue; tale gesto è considerato di buon auspicio affinché si possa trasformare, a partire dall’età di 14 anni, nel battesimo effettivo. Prima di questa conferma, il giovane assume la qualifica di giovane d’onore (mezzo dentro e mezzo fuori), data per diritto di discendenza ai figli maschi, successivamente egli acquisirà la qualità di picciotto. L’ingresso nell’organizzazione può avvenire anche successivamente mediante giuramento “in nome di nostro Signore Gesù Cristo”, dove un affiliato presenta l’iniziato davanti ad almeno cinque membri (in caso di mancanza del numero stabilito, essi vengono sostituiti da fazzoletti bianchi annodati al polso). Il battesimo presenta diverse varianti a seconda del luogo e dalle circostanze in cui viene svolto: solitamente viene praticato un taglio nella parte superiore del pollice destro a forma di croce, dal quale sgorgano
25Fonte:http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/25/sche dabase.asp#Datistatistici
tre gocce di sangue; viene bruciata una santina di San Michele Arcangelo, santo protettore dell’onorata società, e la cenere posta sulla ferita affinché essa possa guarire26.
Solo in seguito alla guerra interna del 1985, la N’drangheta si è dotata di una struttura di tipo verticistica simile a quella di Cosa Nostra, definita la “Santa” o “società maggiore”, i cui facenti parte vengono definiti “santisti”. Di livello superiore alla Santa, vi è il Vangelo (il nome deriva dal fatto che per poter accede, occorre giurare27 con la mano poggiata sul Vangelo) i cui “vangelisti” sono custodi dei segreti della
‘Ndrangheta.
A partire dal 1991, viene introdotta anche una suddivisione del territorio calabrese in tre mandamenti: la Piana (mandamento tirrenico), la Montagna (mandamento ionico) e la Città (Reggio Calabria). Questi ultimi sono soggetti alle disposizioni della commissione definita “Provincia” o “Crimine”.
La società onoraria era suddivisa in società maggiore e minore. Per spiegare la sua struttura, nel linguaggio degli ‘ndranghetisti, viene usata la metafora de “l’albero della scienza” suddiviso in sei parti: Fusto (capo della società), Rifusto (contabile), Ramo (camorristi di sangue e di sgarro), Ramoscello (picciotti), Fiore (giovani d’onore) e Foglia (rappresenta il traditore, che caduto dagli alberi, marcirà per terra). I primi tre elementi rappresentano la società maggiore, mentre i restanti quella minore, ovvero la famiglia suddivisa in doti. La ‘ndrina, invece, viene idealizzata come un giardino di rose e fiori, dove nel mezzo è presente una stella luogo del rito del rimpiazzo28. Coloro che, di fatto, non sono affiliati ma appoggiano semplicemente l’organizzazione sono i
“contrasti onorati”, mentre quelli che non ne fanno parte vengono definiti
“contrasti”.
26 Fonte: E. Ciconte, “Riti criminali: i codici di affiliazione dell’ndrangheta”.
27 « In nome di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre con una bassata di sole e un'alzata di Luna è formata la Santa catena. Sotto il nome di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e di Nostro Signore Gesù Cristo che dalla terra è morto, risuscitò in cielo, noi saggi fratelli formiamo questo sacro Vangelo » Nicola Gratteri, Fratelli di sangue, Luigi Pellegrini Editore, 2007, p. 255.
27 Fonte: L. Malafarina, “Il codice dell 'Ndrangheta”.
L’organizzazione è caratterizzata da regole ferree: la segretezza del vincolo, il rispetto della gerarchia, l’omertà e l’uso di un linguaggio cifrato finalizzato ad eludere le indagini investigative.