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2. Le organizzazioni criminali storiche in Italia: nascita, organizzazione e

2.1. Cosa Nostra

2.1.4. La storia recente

A partire dagli anni Cinquanta, si assiste al passaggio da una mafia rurale ad una imprenditoriale, caratterizzata dalle infiltrazioni nelle opere edilizie. A Palermo sono gli anni del boom edilizio “sacco di Palermo”11, anni in cui la mafia inizia ad accumulare grandi ricchezze da reinvestire nel mercato internazionale. L’occasione di espandersi nel mercato internazionale si ebbe con l’operazione Husky: gli uomini dei servizi segreti americani, per organizzare ed agevolare lo sbarco dell’esercito USA in Sicilia, si servirono del boss siculo-americano Lucky Luciano12, temporaneamente in carcere. Per gli americani la Sicilia rappresentava il punto strategico dell’offensiva tedesca per risalire e liberare l’Italia, ci voleva però qualcuno che conoscesse bene la Sicilia, che indicasse i rifugi, le strade e i ponti da percorrere. Lucky Luciano, in cambio della propria libertà, accettò di aiutarli. Si narra che il primo carro armato che ha calcato il suolo siciliano, innalzava una bandiera raffigurante una L, iniziale di Lucky Luciano. Sull’isola trovò il terreno fertile per creare legami tra le famiglie italoamericane e quelle siciliane per il traffico internazionale di eroina. Gli anni che vanno dal 1958 al 1969 sono quelli in cui le famiglie siciliane sono impegnate nella prima guerra di mafia che porteranno alla demolizione dei meccanismi della Commissione.

Con la “Strage di Ciaculli13” del 1963, con cui si concluse la prima guerra di mafia, e con la nascita a Roma della prima commissione antimafia, Cosa Nostra dichiara temporaneamente sciolte le commissioni provinciali e regionali attribuendo la

11 Citato in "Documenti", Camera dei Deputati, XIV Legislatura.

12 "Charles "Lucky" Luciano, alias Salvatore Lucania, nacque il 24 novembre 1897 in Lercara Friddi, Sicilia. La sua famiglia emigrò a New York quando aveva solo dieci anni. Legato alla mafia, è considerato il padre del moderno crimine organizzato e l’ideatore di una massiccia espansione nel dopoguerra del commercio di eroina. Il Time Magazine ha inserito Luciano tra i 20 uomini più influenti del XX secolo. Luciano morì il 26 gennaio 1962 presso l'Aeroporto Internazionale di Napoli a 64 anni.

Fu sepolto a New York.

13 La “Strage di Ciaculli” fu un attentato effettuato da Cosa Nostra, nella borgata agricola di Ciaculli a Palermo, il 30 giugno 1963, nella quale persero la vita quattro uomini dell'Arma dei Carabinieri, due dell’Esercito e un sottufficiale del Corpo della Polizia di Stato con un'Alfa Romeo Giulietta imbottita di esplosivi. L'episodio fu uno dei più sanguinosi degli anni Sessanta; esso concluse la prima guerra di mafia della Sicilia, la quale culminò con le uccisioni di numerosi mafiosi.

reggenza dell’organizzazione a Gaetano Badalamenti14, Stefano Bontate15 e Luciano Leggio16. In questi anni gli introiti dell’organizzazione sono legati principalmente ai riscatti da sequestri di persona, dal contrabbando di tabacco e traffico di droga.

Gli anni Ottanta vedono protagonisti Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella (detti anche viddani perché provenienti dalle campagne); se gli anni Settanta hanno vissuto la ricostruzione delle Commissioni provinciali e regionale da parte delle famiglie storiche, in questi anni si assiste ad un vero e proprio golpe (la seconda guerra di mafia, 1981) dei corleonesi contro le famiglie palermitane.

La vecchia cupola viene smembrata e al suo posto subentra una nuova commissione composta da corleonesi con a capo Michele Greco. Quest’ultima viene pian piano svuotata da tutti i poteri17 che di fatto vengono assunti da Totò Riina. Con i corleonesi la mafia rompe quel delicato equilibrio secolare ed inizia un clima di violenza contro chiunque ostacoli la loro ascesa al potere. Inoltre essi dispongono di una forza militare e finanziaria che riesce a mettere in difficoltà la borghesia mafiosa18.

Sono gli anni delle stragi e degli omicidi di coloro che hanno tentato in ogni modo di contrastare questo sistema; si ricordano: il magistrato Cesare Terranova (1979) che

14 Gaetano Badalamenti (Don Tano) (Cinisi, 14 settembre 1923 – Ayer, 29 aprile 2004), è stato il capo della cosca mafiosa di Cinisi (PA) e ha diretto la Commissione dal 1974 al 1978. Fu condannato negli Stati Uniti a 45 anni di reclusione per l’operazione "Pizza connection" chiamata così per aver utilizzato le pizzerie come punto di distribuzione di droga. Badalamenti è stato inoltre condannato all'ergastolo per aver ordinato l'omicidio di Giuseppe Impastato, il quale aveva denunciato le attività illecite del boss.

15 Stefano Bontate (Palermo, 23 aprile 1939 – Palermo, 23 aprile 1981) noto come Il Falco per via della sua freddezza e della sua arguzia, è stato mafioso legato a Cosa Nostra. Dagli amici era definito Il Maino ma lui si faceva chiamare Principe di Villagrazia malgrado non vantasse di alcun titolo nobiliare.

16 Luciano Leggio, conosciuto anche come Leggio, detto Lucianeddu (Corleone, 6 gennaio 1925 – Nuoro, 15 novembre 1993), è stato un criminale un mafioso siciliano affiliato al Clan dei Corleonesi; comunemente viene definito "La primula rossa di Corleone". Responsabile dell’assassinio del vecchio boss di Corleone Michele Navarra, fu tra gli imputati al maxiprocesso di Palermo del 1986-1987.

17 Secondo le rivelazioni di Giovanni Brusca, ex braccio destro di Totò Rina, divenuto collaboratore di giustizia.

18 Con la nascita dello Stato unitario e la conseguente scomparsa del sistema feudale nel territorio siciliano, si verificò un cambiamento della struttura sociale: il clero e l’alta nobiltà cedettero il potere ad una nuova borghesia cittadina, priva di tradizioni, composta da esponenti del mondo politico, impiegatizio ed imprenditoriale in stretto rapporto con la classe politica locale e, conseguentemente, un’influenza sulla politica nazionale. Con quest’ultima aveva stretto una sorta di patto: in cambio di uno strumento di violenza (laddove la politica non riusciva, infatti, a conseguire i propri fini con metodi incruenti, si serviva della borghesia mafiosa che agiva attraverso la violenza) di consenso sociale e un ritorno economico (tangenti) per appalti truccati, la mafia otteneva accesso alle risorse pubbliche.

condannò all’ergastolo Luciano Liggio, il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa (1980) che con la convalida dell’arresto della famiglia Inzerillo colpì gli interessi siculo-americani sul traffico di droga; il presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella (1980), il deputato Pio La Torre (1982) che introdusse il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso con la legge Rognoni-La Torre approvata in seguito al suo assassinio; il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982) nominato prefetto di Palermo per contrastare la mafia, Rocco Chinnici (1983) ideatore del pool antimafia che rivoluzionò il metodo d’indagine e infine i due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (1992) che fecero parte del pool antimafia e furono gli artefici del maxi processo di Palermo.

Tuttavia la violenza messa in atto dai corleonesi ha determinato un effetto boomerang:

essa ha subito ritorsioni: il maxiprocesso, le leggi premiali per i collaboratori di giustizia e così via…, determinando un profondo sbandamento dell’organizzazione che raggiungerà il suo culmine con l’arresto di Totò Riina il 15 gennaio 1993. Inizia così, una fase di tregua delle stragi, della mafia silenziosa ed invisibile: la cosiddetta

“strategia della sommersione” adoperata dall’ultimo dei corleonesi Bernardo Provenzano, il quale pone fine alla violenza come extrema ratio.

È doveroso ricordare la strage di Capaci19 e di Via d’Amelio20, che hanno scosso l’opinione pubblica.

Giovanni Falcone diceva: “La mafia è l’organizzazione più agile, duttile e pragmatica che si possa immaginare rispetto alle istituzioni e alla società nel suo insieme […]La mafia si caratterizza per la sua rapidità nell’adeguare valori arcaici alle esigenze del presente, per la sua abilità nel confondersi con la società civile, per l’uso dell’intimidazione e della violenza, per il numero e la statura criminale dei suoi adepti, per la sua capacità ad essere sempre diversa e sempre uguale a se stessa.” La grande forza della mafia risiede proprio nella sua capacità di adattarsi a nuovi contesti e a diversificare territori e settori dove investire i suoi proventi illeciti; a tal proposito, la

19 La strage di Capaci (23 maggio 1992) fu l’attentato messo in atto da Cosa Nostra, sull’autostrada A29 nei pressi dello svincolo di Capaci, dove persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

20 La strage di via D'Amelio (11 luglio 1992) fu l’attentato di stampo mafioso avvenuto in via Mariano D'Amelio a Palermo, nel quale persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo la definisce come “una costante vitalità in una fase di transizione”.

Oggi la mafia è divenuta anche un’organizzazione finanziaria, dove la sua strategia non prevede più il reinvestimento in beni immobiliari facilmente individuabili, ma bensì nel mercato finanziario.

Ne consegue che essa è sempre meno autonoma, infatti per i suoi scopi si serve sempre più di quel pool di professionisti, consulenti, imprenditori, uomini politici che rappresentano l'elite della borghesia mafiosa, come aveva già anticipato Tommaso Buscetta nella sua rivelazione: “La mafia che io ho conosciuto non tornerà più. Non farà più parte di Cosa Nostra l'uomo che vendeva i fiori e si vedeva riconosciuto lo stesso rispetto che aveva il dottore. Di Cosa Nostra faranno parte uomini con grandi uffici e centinaia di impiegati. Sotto sotto, anche loro agiranno come Cosa Nostra.

Saranno molto rispettati e riveriti. E salterà per sempre il giuramento, l'iniziazione, almeno come io l'ho conosciuta. La nuova mafia sarà composta da persone molto più intelligenti di quanto lo eravamo noi, sicuramente dotate di un altro spirito. Capaci di adottare nuovi accorgimenti. Il vecchio modo di riconoscerci sarà superato. Ma ne sarà inventato un altro.”

Nonostante i duri colpi inferti a Cosa Nostra e l’arresto dei maggiori esponenti, permane quel connubio tra mafia e i centri di potere occulto, per cui non possiamo avvallare le parole di Giovanni Falcone: la mafia ha avuto una sua evoluzione ma ancora non è giunta a quel declino più volte annunciato e non è, purtroppo, nemmeno prevedibile.

Oggi le attività criminose di Cosa Nostra possono essere sintetizzate in tre categorie:

la pratica della protezione-estorsione (tramite il pizzo o racket), la penetrazione negli appalti pubblici e l’offerta di beni e servizi illegali.

L’attività protettiva-estorsiva serve sia a dirimere le controversie e riscuotere crediti, che a tutelare le popolazioni locali dall’eventuale esercizio di crimini al di fuori di Cosa Nostra, configurandosi come strumento di accumulo del capitale mafioso e mezzo per rimarcare la sovranità di Cosa Nostra.

La seconda categoria fa riferimento alla gestione o al condizionamento diretto di alcuni servizi pubblici in diverse zone della Sicilia, primo fra tutte lo smaltimento dei rifiuti.

Infine, con offerta di beni e servizi illegali, si intendono il traffico dei tabacchi e degli stupefacenti.

Affinché questo dilagante “fenomeno umano” possa giungere al suo declino, in quella terra da lui stesso definita “bellissima e disgraziata” Paolo Borsellino suggeriva che “La lotta alla mafia […] non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”