2. Le organizzazioni criminali storiche in Italia: nascita, organizzazione e
2.2. N’drangheta
2.2.3. La storia
L’origine e la diffusione della ‘Ndrangheta in Calabria sono certamente legate alla nascita dell’Unità d’Italia. Sconfitto il fenomeno del brigantaggio, che aveva caratterizzato nel primo decennio post unitario le zone del catanzarese e cosentino, incombeva un altro fenomeno che da li a poco avrebbe posto le radici nel territorio di Reggio Calabria. Esistono diverse ipotesi su come esso sia nato e si sia diffuso: alcuni storici sono d’accordo nel ritenere che esso abbia avuto origine dalla camorra napoletana già presente nel territorio, altri invece, sostengono che sia stata influenzata dalla vicina mafia siciliana; in ogni caso, è comunque possibile che le organizzazioni confinanti abbiano giocato un ruolo fondamentale. A differenza del brigantaggio, essa non ha attecchito in situazioni di degrado e di miseria ma, al contrario, emerge in quei luoghi della bassa Calabria (provincia reggina) caratterizzati da un notevole sviluppo e da processi di trasformazione socioeconomici. L’economia agraria era in piena espansione, in modo particolare, la produzione di oliveti, vigneti e degli agrumi attirava a sé una nuova borghesia commerciale proveniente dall’esterno. Erano i luoghi delle fiere, degli scambi e anche dei reati; qui dove la “Legge Pica29” non ebbe rilievo, la ‘ndrangheta trovò il terreno fertile per attecchire.
Negli anni Sessanta crebbero d’importanza tre faide: i Piromalli nella Piana di Gioia Tauro, i Tripodo a Reggio Calabria e i Macrì nella Locride30, i quali alimentavano il narcotraffico con le liquidità ottenute dai frequenti sequestri di persone.
29 “Legge Pica” (Legge del 15 agosto 1863, n. 1409 "Procedura per la repressione del brigantaggio e dei camorristi nelle Provincie infette") prende il nome dal suo promotore Giuseppe Pica ed è stata approvata durante il governo Minghetti. Emanata in deroga agli articoli 24 e 71 dello Statuto albertino, ha introdotto il reato di brigantaggio i cui trasgressori sarebbero stati giudicati dai Tribunali Militari. Le pene inflitte andavano dalla fucilazione, ai lavori forzati a vita, al carcere, con attenuanti per chi avesse collaborato con la giustizia.
30 La Locride è il nome con il quale si identifica il versante ionico della provincia di Reggio Calabria.
Gli anni settanta-ottanta videro scoppiare due guerre di mafia: la prima (1974-1976)31 causata dal desiderio delle nuove generazioni di entrare nel traffico degli stupefacenti32 a scapito delle vecchie famiglie fedeli al modello dell’onorata società, e la seconda (1985-1991) dovuta al fatto che diverse ‘ndrine non riuscirono ad accordarsi sulla spartizione degli enormi capitali acquisiti. Al fine di evitare l’insorgere di nuovi conflitti, si decise di dotarsi di una struttura organizzativa simile al modello di Cosa Nostra. Sono gli anni in cui vennero introdotte delle sovrastrutture prima inesistenti:
le nuove doti della Santa, il Vangelo e quelle che compongono la società maggiore.
Negli anni Novanta, essa muta completamente la propria struttura; al fine di evitare ulteriori conflitti interni, suddividendo il territorio in tre macro aree (mandamenti): il mandamento tirrenico, ionico e di centro, quest’ultimo corrispondente alla città di Reggio Calabria. Questi tre mandamenti, insieme alle camere di controllo33, fanno riferimento al Crimine di Polsi (commissione regionale). Ciascun mandamento è suddiviso in micro aree (collegi).
L’uccisione del giudice Antonio Scopellitti34, su richiesta di Cosa Nostra, rappresentò l’ultimo atto di un clima di violenza, a partire dal quale la ‘Ndrangreta si focalizzò solo sui traffici di droga continuando ad agire nell’ombra senza destare clamore.
Nonostante essa continui ad espandersi in territori esterni alla Calabria e all’Italia, consolidando sempre più la sua posizione, non abbandona il territorio calabrese; uno dei fattori di successo è proprio il saper integrare i luoghi tradizionali con i nuovi traffici internazionali. Le aree tradizionali rimangono caratterizzate da pratiche quali l’usura e le estorsioni, che consentono da una parte di mantenere il controllo dei settori chiavi dell’economia, dall’altra di ottenere importanti profitti da reinvestire nei traffici
31 La prima guerra di ‘Ndrangheta scoppia a causa di una faida interna tra la famiglia De Stefano e la vecchia famiglia Tripodo. La guerra viene vinta da i De Stefano; con questa vittoria essa acquisiva sempre più potere nel panorama reggino, tanto da mettere in allarme le due ‘ndrine di Gioia Tauro e San Luca, le quali in un summit in Aspromonte uccisero Giorgio De Stefano, uno dei boss della famiglia.
32 La ‘Ndrangheta era a capo di un consorzio malavitoso (c.d. Siderno Group) tra il Canada, l’Australia, il Sud America e l’Italia.
33 La Camera di controllo o altresì detta Camera di compensazione sono degli enti di gestione e controllo della 'Ndrangheta al di fuori del territorio calabrese.
34 A. Scopellitti, fu un giudice italiano ucciso il 9 agosto 1991 dalla ‘Ndrangheta, su richiesta di Cosa Nostra, il quale avrebbe dovuto sostenere l’accusa in cassazione durante il maxi processo a Cosa Nostra.
illegali o in imprese gestite da imprenditori apparentemente puliti. Il fatto di intrattenere importanti rapporti con la politica, che vanno dal singolo comune fino ad arrivare allo Stato, le permettono di accedere con estrema facilità non solo alle risorse pubbliche, ma anche di intervenire nel dialogo politico (ad esempio sulle riforme che riguardano la giustizia) e consolidare il proprio potere grazie a meccanismi di consenso. In Calabria, dal 1991 ad oggi, si sono verificati 9835 casi di scioglimento di comuni per infiltrazione mafiosa e 13 archiviati a testimonianza, forse, della presenza mafiosa. Forte è anche la presenza nei settori pubblici, in modo particolare in quello sanitario che offre, oltre a cospicue risorse economiche, la possibilità di alleviare le eventuali pene per motivi di malattie ai mafiosi in carcere. I giornalisti Arcangelo Badolati e Attilio Sabato, nel libro “Codice Rosso: sperperi, politica e ‘Ndrangheta”, denunciano l’angosciante situazione della sanità calabrese definendola la “Fiat della Calabria, una fabbrica capace di assicurare lavoro a 22.143 persone e di far mangiare contemporaneamente imprenditori, mafiosi, faccendieri e politici”. Essi aggiungono: “il nostro sistema è un pozzo senza fondo che consuma tre quarti del bilancio regionale e spende più della metà di quanto incassa”.
La ‘Ndrangheta non si è fermata a trarre profitti dall’economia locale ma ha spostato i suoi loschi interessi in altri mercati, luoghi e settori più redditizi, invadendo non solo altre regioni italiane ma creando vere e proprie succursali anche in Europa (Belgio, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Grecia, in modo particolare in Germania, la quale rischia la contaminazione nel mercato finanziario) e all’estero (Australia e Canada) gestite sempre da ‘ndrine facenti capo alle famiglie dei territori tradizionali. Nonostante il traffico di stupefacenti rappresenta la voce più consistente dei proventi criminali, alcune indagini fanno supporre la nascita di nuovi interessi nel mercato della contraffazione delle merci (mediante accordi con le organizzazioni cinesi) e nella costituzione di società fittizie in territori aventi lo status di paradisi fiscali.
35 Fonte: http://www.avvisopubblico.it/home/documentazione/comuni-sciolti-per-mafia/amministrazioni-sciolte-per-mafia-dati-riassuntivi/