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È estremamente complesso riuscire a definire in maniera univoca il concetto di criminalità organizzata: neppure negli ambienti specialistici esiste una definizione universalmente condivisa2.

Dennis M. P. McCarthy nel suo libro “An Economic History of Organized Crime”

(2011), ha effettuato uno studio comparativo di diversi gruppi di criminalità organizzata provenienti da diverse parti del mondo. Europa, America, Africa ed Asia sono stati al centro di questo studio, in cui egli definisce la criminalità organizzata

“umbrella”, in quanto comprende al suo interno, differenti forme di attività che non possono essere trattate e definite come concetto unitario. L'autore considera tale sforzo inutile, in quanto non può esserci una dimensione adatta a tutti o onnicomprensiva della criminalità organizzata; egli attribuisce tale mancanza a ragioni di carattere storico. Proprio per questo, le diverse organizzazioni criminali presentano origini, culture, e modi di operare differenti tra loro, perché vi possa essere un’unica definizione comune. Secondo questa prospettiva, si potrebbe sostenere che le differenze organizzative sarebbero riconducibili, secondo un criterio di isomorfismo (Di Maggio e Powell, 1983), ai differenti ambienti istituzionali nei quali le organizzazioni vivono.3

La criminalità organizzata, in quanto tale, tende ad assumere i connotati tipici di un’istituzione, con un proprio ordinamento normativo e valori ideologici; infatti viene riconosciuta come istituzione e agente di istituzionalizzazione (Selznick, 1957).

Il magistrato Giovanni Falcone, assassinato da Cosa Nostra nella strage di Capaci, parlando della criminalità organizzata che investiva ed investe la Sicilia tutt’ora, la definiva come “un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.4

2 S. Iacolino “Documento di lavoro”, Commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, (01/10/2012),

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=- %2F%2FEP%2F%2FNONSGML%2BCOMPARL%2BPE-496.559%2B01%2BDOC%2BPDF%2BV0%2F%2FIT

3 M. Catino “Quaderni di sociologia”, https://qds.revues.org/1533.

4 M. Padovani “Cose di Cosa Nostra”, raccolte di interviste a Giovanni Falcone.

Seguendo questo approccio sociologico, l'Unione Europea ha definito la criminalità organizzata come un “gruppo strutturato, esistente per un periodo di tempo, composto da più di due persone che agiscono di concerto, al fine di ottenere, con l'esercizio della funzione intimidatoria, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o altro vantaggio materiale, e che pregiudica seriamente la coesione economica e sociale dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri, e di conseguenza lo stesso mercato unico.” 5

In Italia, il termine riporta principalmente ai sodalizi criminali più strutturati, quali la Mafia, ’Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita. Il fenomeno ha assunto una sua connotazione tale da configurarsi come una realtà autonoma rispetto alle altre tipologie di fenomeni malavitosi, pertanto, anche a livello normativo deve sussistere tale distinzione.

Fino al 1982, si faceva ricorso all'art. 416 c.p. (associazione per delinquere); tale fattispecie risultò ben presto inefficace per far fronte alla vastità del fenomeno in questione. Il grande limite di applicazioni di questo articolo era dovuto al fatto che questi soggetti, legati dal vincolo associativo, perseguivano non solo finalità illecite ma anche finalità lecite. Con l’uccisione del Generale Dalla Chiesa, avvenuta il 3 settembre 1982 nella strage di Via Carini, venne formulato ed introdotto nel codice penale il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso6 (art. 416-bis), con la legge n. 646/1982, meglio conosciuta come legge Rognoni - La Torre, cercando così, di perseguire in modo incisivo ed efficace il dilagare di questo fenomeno.

Il terzo comma dell'art. 416-bis del codice penale italiano definisce l’associazione di tipo mafioso:

« L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di

5 (1) Fonte già citata.

6 Il termine mafia viene utilizzato come sinonimo di criminalità organizzata. “La mafia […] già da molto tempo funge da modello per la criminalità organizzata. Ne consegue che questa sostanziale unitarietà del modello organizzativo consente di utilizzare il termine mafia in senso ampio per tutte le più importanti organizzazioni criminali”. (G.Falcone)

concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali. »

2. Le organizzazioni criminali storiche: nascita organizzazione e modus operandi

Italia: pizza, spaghetti e mandolino. L’Italia, a nostro malgrado, è tristemente famosa anche per altri aspetti, tanto che la Apple, nell’applicazione “What Country”, l’ha identificata con “Pizza, mafia, pasta e scooters”. E all’estero questo lo sanno molto bene. Silvio Berlusconi attribuiva parte della colpa alla “brutta abitudine di produrre fiction sulla mafia che hanno portato questa negativa immagine dell'Italia in giro per il mondo” (CineTivù, 28 gennaio 2010).

La mafia, nata al sud del Paese e coetanea all’Unità d’Italia, è riuscita a penetrare all’interno dei processi produttivi ed economici rivelandosi essere fra le principali determinanti dell’arretratezza economica di alcune regioni.

Mediante l’estorsione del pizzo, essa è riuscita ad imporre un controllo forte e diretto su gran parte del nostro territorio condizionando inevitabilmente la nascita di nuove attività e l’afflusso di capitali provenienti dall’esterno dirottandoli altrove. Un'altra conseguenza non meno importante è rappresentata dall’evasione fiscale: il pizzo, presentandosi come un’ulteriore prelievo che grava sugli imprenditori ha portato quest’ultimi, sotto minacce ed intimidazioni, a preferire il pagamento alla mafia piuttosto che allo Stato aggravando il già noto problema dei carenti fondi statali destinati ad opere pubbliche e servizi.

La criminalità organizzata non si è limitata solo a quanto già citato, ma ha influito negativamente sull’efficienza delle imprese e sulla qualità dei loro prodotti accaparrandosi appalti pubblici con prezzi stracciati. Ne sono esempi l'autostrada Salerno - Reggio Calabria o più recentemente la distruzione dell’Aquila in seguito al terremoto a causa dell’elevata sabbia marina presente nel cemento.

Ecco, quindi, alcuni esempi di come il ruolo della criminalità organizzata ha rallentato lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese rappresentando una vera e propria minaccia per il futuro.

Di seguito verranno analizzati i sodalizi criminali più importanti nel panorama italiano:

Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, evidenziandone gli aspetti e le caratteristiche più salienti della struttura organizzativa che contribuiscono a spiegare le diversità di comportamento le strategie d’azione.

La leggenda narra che furono tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso a fondare rispettivamente la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra. Appartenenti alla setta segreta Garduna, fuggirono da Toledo nel 1412 dopo aver vendicato l’onore della sorella, giungendo nell’isola siciliana di Favignana, dove vi rimasero, nascosti negli anfratti, per ventinove anni, undici mesi e ventinove giorni. Tornati alla luce, all’alba del trentesimo anno, fondarono nel Sud Italia delle società segrete simili alla Garduna.

2.1 Cosa Nostra 2.1.1 Metodo d’indagine

La denominazione Cosa Nostra, con la quale si è soliti indicare la mafia siciliana, è di attribuzione recente: essa è stata fornita dalle dichiarazioni rilasciate dai pentiti mafiosi ed in particolare, da Tommaso Buscetta durante il Maxiprocesso di Palermo. Si tratta del più importante processo contro Cosa Nostra che coinvolse 475 imputati, tenutosi nell’Aula bunker del Carcere Ucciardone di Palermo tra il 10/02/1986 e il 16/12/1987, il quale permise di avere, per la prima volta, una visione onnicomprensiva del fenomeno e di lacerare quel velo omertoso che per anni aveva coperto Cosa Nostra.

Per poter quindi comprendere appieno il funzionamento, l’organizzazione e l’operato della mafia all’interno del territorio, ci si affida alle parole e alle testimonianze di chi l’ha conosciuta e vissuta in prima persona. Chi, meglio dei pentiti, poteva mostrare ciò che fino a quel momento era stato taciuto per decenni? Le loro rivelazioni costituiscono una sorta di depositum fidei e sono state confermate nelle successive dichiarazioni di altri mafiosi collaboratori di giustizia.

Ecco quanto riportato nella sentenza della Corte di Assise di Palermo del 16/12/1987, in merito alle deposizioni rilasciate da Buscetta dinnanzi al magistrato Giovanni Falcone:

“La creazione “Mafia” è una creazione letteraria, mentre i veri mafiosi sono semplicemente chiamati “uomini d’onore”.

L’organizzazione denominata “Cosa Nostra” è disciplinata da regole non scritte, tramandate oralmente, di cui non si troverà mai traccia documentale non esistendo

elenchi di appartenenza, attestati di alcun tipo, né ricevute di pagamento di quote sociali.

I requisiti richiesti per la “cooptazione” nell’associazione sono:

1) Provate doti di coraggio e di valore (in senso criminale si intende);

2) Una situazione familiare limpida secondo quel concetto di “onore”, tipicamente siciliano;

3) Assenza divincoli di parentela con “sbirri”; cioè con persone che rappresentino l’autorità dello stato;

Naturalmente le prove di coraggio non sono richieste per quei personaggi che rappresentano la “faccia pulita” dell’organizzazione, e cioè dei professionisti, imprenditori che non vengono normalmente impiegati in azioni criminali ma prestano un’utilissima opera di fiancheggiamento e copertura di attività apparentemente lecite.”

In merito al ruolo di questi personaggi, definiti da Buscetta “facce pulite”, è utile fare un’importante considerazione in quanto costituiscono un pilastro essenziale del fenomeno mafioso: non si tratta di un’unica categoria di soggetti ben distinta ed individuata ma, al contrario, assai variegata. Sempre Buscetta racconta: “Noi, in Cosa Nostra, avevamo un medico che era proprietario di due cliniche ben avviate. Ma avevamo anche il ragazzo che vendeva i fiori nelle latte di conserva di pomodoro, agli angoli delle strade e vicino ai cimiteri. E avevamo i fornai, i direttori di banca, ma anche i ragazzi alle pompe di benzina, gli "gnurri", i cocchieri, e i garzoni di macelleria, che ci segnalavano tutto ciò che accadeva sul territorio. (Intervista rilasciata negli Stati Uniti, 1999)”.

Una volta individuato il soggetto in possesso dei tre requisiti viene avvicinato per sondare la sua disponibilità a far parte di un'associazione avente lo scopo di

"proteggere i deboli ed eliminare le soverchierie". Ottenuto il consenso, esso viene portato dinnanzi ad almeno “tre uomini d’onore” della “famiglia” della quale farà parte ed inizia il rito di affiliazione mediante un giuramento di fedeltà a Cosa Nostra. Il più anziano dei tre gli buca un dito di una mano (c.d. punciuta) dal quale viene fatto sgorgare un po’ di sangue che sarà versato su un’immagine sacra (c.d. santina). È evidente la valenza simbolica di esso: il sangue rappresenta, da un lato la rinascita ovvero una nuova vita con una nuova famiglia; dall’altro la punizione che spetta a chi

tradisce il patto di sangue: “Col sangue si entra e col sangue si esce da Cosa Nostra”

(pentito Antonino Calderone in Arlacchi 1992, pp. 57-58).

La “santina” viene fatta bruciare tra le mani del giurante fino al completo spegnimento mentre egli ripete la formula solenne del giuramento che si conclude con la frase “le mie carni devono bruciare come questa “santina” se non manterrò fede al giuramento.”7 Il giurante acquisisce “la qualità” di “homo honoris”, che durerà per tutta la vita e cesserà solo con la morte. “Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi.” (Giovanni Falcone).

Il novizio comincerà a conoscere i segreti di Cosa Nostra secondo il grado che egli riveste nell'organizzazione: più elevata è la carica, maggiori sono le conoscenze alle quali avrà accesso. Egli è tenuto a rispettare la "consegna del silenzio":

non gli è assolutamente permesso di svelare né la sua appartenenza né i segreti di Cosa Nostra. È proprio questa regola ferrea che ha permesso all'organizzazione di rimanere impenetrabile e di continuare ad operare nell’ombra.

2.1.2 La struttura

La struttura organizzativa di Cosa Nostra è molto complessa e articolata. Innanzitutto si presenta come un’organizzazione territoriale in quanto l’unità organizzativa di base è rappresentata dalla “famiglia”; essa prende il nome dalle città o dai paesi che presidia. Fa eccezione Palermo che è l’unica ad avere un gran numero di famiglie mafiose le quali prendono il nome dalle “borgate” del territorio suddiviso.

Ogni famiglia, formata da un numero variabile di uomini d’onore in base alla dimensione, è strutturata secondo un modello verticale-piramidale caratterizzato da una rigida suddivisione dei poteri. Questi sono organizzati secondo una scala gerarchica: alla base vi sono i picciotti o soldati (il numero varia da 50 a 300), al livello superiore troviamo i capidecina, a seguire consiglieri, sottocapo, capifamiglia, capimandamento, rappresentanti provinciale e quello regionale.

7 Giuramento di Buscetta nel 1948: “Le mie carni devono bruciare come questa “santina” se non manterrò fede al giuramento” (in Gambetta 1992, pp. 367-369).

Più famiglie, territorialmente confinanti, costituiscono un "mandamento" ed ognuno di esso è diretto da un capomandamento eletto dai diversi capifamiglia. I capomandamento della provincia formano la commissione provinciale, al vertice della quale vi è un capoprovincia, componente della commissione regionale di Cosa Nostra definita anche regione o cupola. La cupola è formata da sei capiprovincia con l’eccezione delle province di Messina, Siracusa e Ragusa. Fa eccezione la città di Palermo dove le famiglie sono rappresentate direttamente dalla commissione provinciale.

La commissione dei delitti è soggetta alla preventiva autorizzazione del capofamiglia o del capomandamento, mentre per quanto riguarda quelli di personalità autorevoli (capifamiglia o esponenti delle Istituzioni) occorre un'autorizzazione dalla Commissione Provinciale o, in particolari casi, da quella Regionale.

Da questa descrizione organizzativa di Cosa Nostra, avuta grazie alle rivelazioni di Buscetta, si evince che: il vertice prende le decisioni, il capodecina commissiona l’ordine e l’uomo d’onore esegue. La struttura viene spesso associata all'immagine di un carciofo, poiché organizzata secondo cerchi concentrici: all’interno vi è il nucleo composto dagli affiliati (ovvero coloro che hanno scelto di far parte dell’organizzazione mediante il rituale di affiliazione), nel cerchio intermedio si trovano i collaboratori esterni (coloro che mantengono contatti stabili con gli affiliati) solitamente sono politici, imprenditori che permettono di garantire all’organizzazione attività illecite e di riciclaggio. L’anello più esterno è occupato dai fiancheggiatori:

coloro che hanno contatti saltuari con l’organizzazione; essi possono essere o uomini di politica o d’affari oppure persone comuni che garantiscono l’omertà e, all’occorrenza, consenso elettorale. Nel suo insieme, questa organizzazione si chiama

“Cosa Nostra”, così come negli U.S.A.”8.

8 Processo di interrogatorio di T. Buscetta davanti al giudice G. Falcone, 21 luglio 1984, pp. 4-5.

2.1.3 Nascita del fenomeno

In merito alla nascita della mafia, il magistrato Rocco Chinnici, in ottemperanza all’opinione comune degli storici, puntualizza: “[…] prima di occuparci della mafia del periodo che va dall'unificazione del Regno d'Italia alla prima guerra mondiale e all'avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell'unificazione, non era mai esistita in Sicilia. [... ] La mafia [... ] nasce e si sviluppa subito dopo l'unificazione del Regno d'Italia.”9 Quindi essa è coetanea dell’unità d’Italia. Sul perché essa è nata, tornano nuovamente utili le parole di Buscetta: “Mi hanno detto che essa era nata per difendere i deboli dai soprusi dei potenti e per affermare i valori dell’amicizia, della famiglia, del rispetto della parola data, della solidarietà e dell’omertà. In una parola, il senso dell’onore”10. Cosa Nostra era nata per difendere la Sicilia, sostituendosi alla neonata Italia che non è riuscita a garantire un controllo in quei territori troppo diversi dal mondo settentrionale. “Perché noi siciliani ci siamo sentiti trascurati, abbandonati dai governi stranieri e anche da quello di Roma. Cosa Nostra, per questo, faceva la legge nell’isola al posto dello Stato. L’ha fatto in diverse epoche storiche, anche quando non si chiamava Cosa Nostra. Io so che una volta essa si chiamava “I Carbonari”, poi si è chiamata “I Beati Paoli” e solo in un terzo momento “Cosa Nostra” (ibidem, pp. 15-16). Le origini di Cosa Nostra sono legate ai cambiamenti che caratterizzarono il latifondo il quale aveva dominato, fino agli inizi del Novecento, la struttura produttiva siciliana. Per difendersi dal brigantaggio e dalle pretese sempre più insistenti della classe contadina, la nobiltà terriera creò una classe intermedia rappresentata dai c.d. gabbellotti con il compito di controllare la proprietà e il reddito dei latifondisti. Essi assunsero ben presto, la forma di confraternite svolgendo funzione di controllo e repressione, spogliando il latifondista di ogni responsabilità. Agivano con violenza e senza rispetto della legge. Con lo sviluppo sociale e il crescente potere acquisito, essi spostarono i propri interessi verso la grande città e verso la creazione di una commistione politica.

9 Relazione sulla mafia dell’incontro di studio per magistrati organizzato dal Consiglio Superiore della Magistratura a Grottaferrata il 3 luglio 1978.

10 Addio Cosa Nostra. La vita di Tommaso Buscetta. Rizzoli, 1994

2.1.4 La storia recente

A partire dagli anni Cinquanta, si assiste al passaggio da una mafia rurale ad una imprenditoriale, caratterizzata dalle infiltrazioni nelle opere edilizie. A Palermo sono gli anni del boom edilizio “sacco di Palermo”11, anni in cui la mafia inizia ad accumulare grandi ricchezze da reinvestire nel mercato internazionale. L’occasione di espandersi nel mercato internazionale si ebbe con l’operazione Husky: gli uomini dei servizi segreti americani, per organizzare ed agevolare lo sbarco dell’esercito USA in Sicilia, si servirono del boss siculo-americano Lucky Luciano12, temporaneamente in carcere. Per gli americani la Sicilia rappresentava il punto strategico dell’offensiva tedesca per risalire e liberare l’Italia, ci voleva però qualcuno che conoscesse bene la Sicilia, che indicasse i rifugi, le strade e i ponti da percorrere. Lucky Luciano, in cambio della propria libertà, accettò di aiutarli. Si narra che il primo carro armato che ha calcato il suolo siciliano, innalzava una bandiera raffigurante una L, iniziale di Lucky Luciano. Sull’isola trovò il terreno fertile per creare legami tra le famiglie italoamericane e quelle siciliane per il traffico internazionale di eroina. Gli anni che vanno dal 1958 al 1969 sono quelli in cui le famiglie siciliane sono impegnate nella prima guerra di mafia che porteranno alla demolizione dei meccanismi della Commissione.

Con la “Strage di Ciaculli13” del 1963, con cui si concluse la prima guerra di mafia, e con la nascita a Roma della prima commissione antimafia, Cosa Nostra dichiara temporaneamente sciolte le commissioni provinciali e regionali attribuendo la

11 Citato in "Documenti", Camera dei Deputati, XIV Legislatura.

12 "Charles "Lucky" Luciano, alias Salvatore Lucania, nacque il 24 novembre 1897 in Lercara Friddi, Sicilia. La sua famiglia emigrò a New York quando aveva solo dieci anni. Legato alla mafia, è considerato il padre del moderno crimine organizzato e l’ideatore di una massiccia espansione nel dopoguerra del commercio di eroina. Il Time Magazine ha inserito Luciano tra i 20 uomini più influenti del XX secolo. Luciano morì il 26 gennaio 1962 presso l'Aeroporto Internazionale di Napoli a 64 anni.

Fu sepolto a New York.

13 La “Strage di Ciaculli” fu un attentato effettuato da Cosa Nostra, nella borgata agricola di Ciaculli a Palermo, il 30 giugno 1963, nella quale persero la vita quattro uomini dell'Arma dei Carabinieri, due dell’Esercito e un sottufficiale del Corpo della Polizia di Stato con un'Alfa Romeo Giulietta imbottita di esplosivi. L'episodio fu uno dei più sanguinosi degli anni Sessanta; esso concluse la prima guerra di mafia della Sicilia, la quale culminò con le uccisioni di numerosi mafiosi.

reggenza dell’organizzazione a Gaetano Badalamenti14, Stefano Bontate15 e Luciano Leggio16. In questi anni gli introiti dell’organizzazione sono legati principalmente ai riscatti da sequestri di persona, dal contrabbando di tabacco e traffico di droga.

Gli anni Ottanta vedono protagonisti Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella (detti anche viddani perché provenienti dalle campagne); se gli anni Settanta hanno vissuto la ricostruzione delle Commissioni provinciali e regionale da parte delle famiglie storiche, in questi anni si assiste ad un vero e proprio golpe (la seconda guerra di mafia, 1981) dei corleonesi contro le famiglie palermitane.

La vecchia cupola viene smembrata e al suo posto subentra una nuova commissione composta da corleonesi con a capo Michele Greco. Quest’ultima viene pian piano svuotata da tutti i poteri17 che di fatto vengono assunti da Totò Riina. Con i corleonesi la mafia rompe quel delicato equilibrio secolare ed inizia un clima di violenza contro

La vecchia cupola viene smembrata e al suo posto subentra una nuova commissione composta da corleonesi con a capo Michele Greco. Quest’ultima viene pian piano svuotata da tutti i poteri17 che di fatto vengono assunti da Totò Riina. Con i corleonesi la mafia rompe quel delicato equilibrio secolare ed inizia un clima di violenza contro