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Capitali per lo sviluppo: qualcosa si muove, ma siamo alle fasi iniziali

LA FINANZA A TORINO

10 Capitali per lo sviluppo: qualcosa si muove, ma siamo alle fasi iniziali

L’unico segmento della domanda di servizi finanziari che non appare a tutt’oggi soddisfatto a Torino e in Piemonte è quello del “private equity” per l’avvio di nuove imprese e per le prime fasi di sviluppo (start-up capital financing, seed capital, venture capital).

Si tratta di una questione critica a livello dell’intera Europa continentale. Il Venture Capital, pur in crescita, ha infatti ridimensionato il suo impegno nell’attività di avvio e di sviluppo a favore del più redditizio e meno rischioso mercato dei “management buy out”. Non vi sono semplici soluzioni “locali” a questa debolezza, che viene attualmente studiata a livello comunitario, sia a livello nazionale

(anche per i risvolti fiscali). Resta un po’ di rammarico per la disciplina nazionale poco illuminata sui “fondi chiusi”, che ne ha finora limitato la nascita e l’operatività.

A livello comunitario sono stati approntati numerosi schemi per il finanziamento con capitale di debito e di rischio delle nuove imprese innovative. A livello nazionale è in corso l’elaborazione un disegno di legge sul venture capital, sotto forma di fondi chiusi per lo sviluppo. Il disegno di legge, ispirato da soggetti torinesi con riferimento agli aspetti tecnici, si collega al progetto di una innovativa merchant bank regionale, che sarà lanciata nei prossimi mesi in Piemonte, utilizzando una dotazione di fondi strutturali, prevista nel DocUP 1997-‘99.

Auspicando il massimo successo della merchant regionale e una sua attività nelle prime fasi del ciclo di vita delle imprese, appare auspicabile il lancio concorrente di una rete regionale di “business angel”: si tratterebbe di investitori privati in capitale di rischio, che possono coprire la fascia più bassa di fabbisogni di capitale delle imprese, concorrendo altresì alla gestione di aziende neonate, con limitate competenze in ambito commerciale e finanziario (il tema è stato discusso nel corso dell’estate presso la Camera di Commercio di Torino ed è considerato dall’Associazione Torino Finanza come una delle iniziative degne di interesse prioritario a breve termine e da sviluppare interregionalmente, con il supporto del GEIE Associazione dei Centri Finanziari Europei (Bruxelles).

Completando così l’offerta di servizi Torino può aspirare al ruolo di capitale finanziaria nazionale per le piccole e medie imprese, ruolo che le spetterebbe per la qualità delle iniziative intraprese in questi anni, pur con una collaborazione appena tiepida delle banche principali. Si tratta tuttavia di un ruolo ampiamente simbolico, che non può portare se non in ambiti limitati a sviluppare un’offerta su scala nazionale, data l’importanza di una capillare presenza sul territorio dei servizi finanziari per le PMI.

Figura 10.1: Cicli di vita dell’impresa

Fonte: F. Perrini, Capitale di rischio e mercati per le PMI, 1998 11 Torino è un centro finanziario?

Avendo confermato che il settore finanziario è indispensabile alla crescita, e che la dotazione di Torino (o l’accessibilità da Torino) è potenzialmente adeguata alle ambizioni strategiche della città, quale è il rango attuale di Torino in una tassonomia organica dei “centri finanziari”? E a cosa potrebbe aspirare?

Torino Internazionale – I DATI FONDAMENTALI La finanza a Torino 176

“luogo di attività bancaria” (Froment, Karlin, 1990). L’evoluzione più probabile, data l’integrazione del settore bancario con quello assicurativo, è che Torino stia trasformandosi in un “centro bancario-assicurativo nazionale”, con una limitata capacità di attrarre operatori internazionali, in assenza di interventi specifici e investimenti urbanistici, tecnologici, in progetti di formazione.

Tassonomia dei centri finanziari

Centri finanziari, caratterizzati da una gamma completa di attività finanziarie e dalla presenza di mercati mobiliari – cambi, tassi di interesse, azioni, derivati

Centri bancari caratterizzati da una completa attività bancaria, ordinaria e straordinaria, e dalla capacità di attrarre operatori internazionali

Luoghi di attività bancaria caratterizzati dalla presenza significativa di agenzie bancarie

I centri finanziari e i centri bancari sono nazionali o internazionali a seconda che le attività svolte abbiano un respiro nazionale o globale.

Fonte E. Froment, M. Karlin Fonctions financières, Comparaisons Europeennes,1990 12 L’evoluzione possibile della Torino della finanza

Riprendendo la tripartizione delle attività finanziarie tra attività centralizzate e localizzate nelle capitali finanziarie, attività centralizzate e localizzate al di fuori dei centri finanziari, e infine attività disperse sul territorio, si può osservare che a Torino coesistono attualmente tutti e tre i tipi di attività. Tuttavia, le prospettive di ulteriore sviluppo futuro sono molto differenti: negative per il primo tipo, potenzialmente molto positive per il secondo, sostanzialmente neutre per il terzo.

Il terzo tipo di attività risulta non problematico e si svilupperà o contrarrà in ragione dell’evoluzione del mercato, con lo sviluppo di nuovi prodotti finanziari e di nuovi canali distributivi a prescindere da specifiche azioni sul territorio. Nel recente passato, oltre alla già citata apertura di alcune “boutique dei mutui immobiliari”, si registra l’esplosione della domanda del risparmio gestito da parte delle famiglie che, sia pur in gran parte assorbita dalle banche, ha fortemente incrementato la presenza di reti di promotori finanziari, e la nascita di “centri di investimento“ e, in futuro, di negozi del risparmio. In prospettiva è però probabile che la diffusione della telematica e la crescita - già evidente negli USA - di una domanda retail e discount porterà ad una limitazione dell’offerta finanziaria fisicamente collocata vicino alle famiglie.

L’insufficiente articolazione del sistema finanziario locale, insieme alla carenza del settore formativo rendono invece ineluttabile il processo di concentrazione delle attività del primo tipo, quelle con più elevato contenuto specialistico e che richiedono la co-localizzazione di un’ampia gamma di operatori altamente specializzati. Le dichiarazioni che anche a seguito dell’integrazione della Banca CRT nel gruppo Unicredito Italiano verranno mantenute tutte le funzioni della sede torinese, appaiono politicamente comprensibili, ma in aperto contrasto con le motivazioni alla base dell’integrazione stessa, che avrà successo se e in quanto permetterà di offrire ad un’ampia gamma di clientela servizi di qualità, ottenendo economie di scala, di gamma e di specializzazione.

D’altro canto una lotta in difesa degli equilibri attuali sarebbe stata e sarebbe perdente, perché per garantire una maggiore autonomia sacrificherebbe le prospettive di sviluppo di un’importante azienda creditizia. Allo stesso modo il gruppo San Paolo – IMI, grande protagonista della finanza torinese, risponde ormai in maniera esclusiva ad azionisti privati, sicuramente sensibili al tema dello sviluppo locale, ma meno radicate nel territorio e quindi a rischio di delocalizzazioni parziali o totali, se si dovesse evidenziare una carenza di dotazioni infrastrutturali o di fattori produttivi cruciali per la nuova competitività nel settore finanziario. Di qui il richiamo ai decisori locali a dare ascolto e attenzione all’espressione dei bisogni da parte della piazza finanziaria.

12.1 Idee 1: promuovere un Polo assicurativo

Potenzialmente positive sarebbero per la città le prospettive di sviluppo delle attività a maggior valore aggiunto nel settore assicurativo, per la più ampia articolazione del settore e per la minore dipendenza di molte sue funzioni da una co-localizzazione. A sua volta uno sviluppo che partisse dalle assicurazioni potrebbe contribuire all’arricchimento delle funzioni finanziarie della città, per la crescente integrazione intersettoriale dei gruppi finanziari.

Le prospettive di promozione di Torino come polo assicurativo, partite da uno stimolo dell’amministrazione comunale torinese, sono state analizzate in seguito riprese da Torino Incontra (AAVV Crescere in rete, Torino Incontra, 1997). La proposta formulata di un parco assicurativo “da localizzare all’interno dell’area urbana, verosimilmente sulla Spina”, sul modello dei parchi scientifico-tecnologici, mira a superare i principali fattori di debolezza settoriale – articolazione delle specializzazioni e ambiente formativo-culturale insufficiente - per puntare sui consistenti punti di forza del settore assicurativo e dar luogo ad “un ambiente in cui un elevato livello di interazioni tra gli operatori generi un’elevata altrettanto propensione all’innovazione di prodotto e organizzativa”. Gli elementi chiave per attirare la localizzazione di operatori assicurativi sono:

una biblioteca virtuale, collegata ai principali centri mondiali di expertise assicurativa; un centro di studi applicati di carattere storico e strategico sul settore;

un centro di orientamento sulle opportunità di occupazione offerte a livello locale, nazionale e internazionale dal settore assicurativo;

un corso di laurea in scienze statistiche e attuariali, realizzato congiuntamente dalle facoltà di Economia e di Matematica per ovviare alla storica carenza di attuari (in fase di organizzazione); un indirizzo di laurea in economia e finanza delle imprese assicurative all’interno della facoltà di Economia dell’Università;

un indirizzo di laurea destinato alle applicazioni finanziarie ed assicurative della facoltà di Informatica dell’Università;

l’inclusione di materie finanziarie ed assicurative nel corso di laurea in ingegneria gestionale del Politecnico;

un incubatore di imprese specializzate nel terziario di servizi al settore assicurativo.

12.2 Idee 2: prepararsi ad attrarre e insediare i call center finanziari

A prescindere dalla volontà di fare avanzare l’idea di un Parco Assicurativo, che non può che essere collettiva, mista (pubblica e privata), né indipendente dalle scelte strategiche delle compagnie di assicurazione torinesi (e dall’evoluzione dei loro azionariati), è con riferimento alle attività centralizzate ma localizzabili al di fuori dei centri finanziari che Torino può vantare un saldo attivo tra i punti di forza e punti di debolezza.

In questo gruppo si trovano i segmenti in forte crescita delle attività legate alla razionalizzazione e ri-organizzazione delle imprese finanziarie, sia bancarie che assicurative, a causa della concorrenza del mercato unico e sollecitate dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie che integrano servizi telefonici e attività informatiche, la cosiddetta CTI – Computer Telephony Integration.

Si tratta da un lato dell’avvio del processo di outsourcing di attività ad elevata intensità di lavoro e tali da essere svolte in maniera più efficiente da società specializzate e a costo del lavoro contenuto, dall’altro dall’affermazione di mercato dell’home banking, della tele-assicurazione, dei discount broker su Internet, il cui tasso di crescita nei mercati più evoluti è già oggi del 30-40 per cento all’anno.

Torino Internazionale – I DATI FONDAMENTALI La finanza a Torino 178

È previsto che entro il 2002 in Europa vengano creati oltre 400.000 posti di operatore, attraverso l’apertura di circa 9000 nuovi call centre; di questi, quasi la metà sarebbe concentrata nel settore finanziario.

In Italia il fenomeno è per il momento rilevante solo dal punto di vista qualitativo, anche se nel 1998 si è vista una rilevante crescita di interesse. Da un’indagine dell’Associazione Bancaria Italiana tra gli associati emerge che oltre i due terzi delle banche intendono fornire servizi di banca telefonica entro il 2000 e che più della metà intendono dotarsi di un “call center” entro quella data. Anche l’offerta di polizze assicurative per via telefonica sembra essere uscita nel corso del 1998 dalla fase puramente sperimentale, anche se risulta frenata da una struttura di agenzie estremamente consolidata, dalle difficoltà connesse ai processi di riorganizzazione e dalla percezione che la concorrenza arrivi per il momento più dalle banche che dai nuovi canali.

Figura 12.2.1 Prospettive di evoluzione dei servizi bancari remoti in Italia

Fonte ABI “Gli Orientamenti delle Banche Italiane in Materia di Banca Diretta e Banca Virtuale”

Anche se in linea teorica la localizzazione delle attività remote è motivata esclusivamente da considerazioni di costo, e potrebbe dare luogo ad un’ampia dispersione sul territorio nazionale, tale da replicare il peculiare modello di sviluppo tradizionale dell’attività bancaria e assicurativa in Italia, le principali esperienze estere dimostrano una tendenza alla creazione di zone di specializzazione per l’attrazione di call center nel settore finanziario. A titolo di esempio si segnala che a Leeds, città con una tradizione tipicamente industriale e sede dal 1991 di First Direct, la prima banca esclusivamente telefonica del Regno Unito, 15.000 persone sono oggi occupate in call center per il settore bancario e assicurativo, che occupa oggi complessivamente 69.000 persone. Un fenomeno analogo si è verificato in Irlanda, dove un mix vincente di infrastrutture avanzate di cablaggio ottico, di disponibilità di risorse umane qualificate, di spazi immediatamente disponibili e di incentivi fiscali ha portato a localizzare quasi un terzo dei call center europei.

È del tutto probabile che anche in Italia si assisterà ad una concentrazione dei centri a supporto della finanza remota nelle zone che saranno in grado di attirare i primi significativi investitori e che presenteranno condizioni di insediamento rapido, facile e conveniente a quelli che immediatamente

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ATM POS PhoneBanking Call Center

e inevitabilmente li seguiranno. Non essendo però prevedibile un incremento dell’occupazione totale nel settore finanziario (i call center, globalmente, faranno risparmiare occupazione), si assisterà a una ricomposizione della struttura occupazionale. Lo sviluppo di un terziario di servizi specializzato, la disponibilità di operatori già formati, la crescita di nuove professionalità a maggior valore aggiunto, tecnico e gestionale, potranno essere tali da superare i differenziali di costo, che porterebbero a privilegiare le aree “obiettivo 1” del territorio nazionale.

La sfida è particolarmente rilevante per Torino, dove la presenza di attività finanziarie tradizionali, aggiungendosi alla qualità delle infrastrutture di telecomunicazione, alla buona alfabetizzazione informatica della forza lavoro, alla disponibilità di un discreto bacino di risorse umane, può rappresentare un punto di forza locale. Gli amministratori devono però dimostrare di sapere cogliere questa opportunità, investendo nella creazione di un’offerta complessiva da proporre agli investitori.

Gli elementi essenziali per l’attrazione di call center sono quasi tutti già presenti sulla piazza torinese e sono rafforzati dal progressivo superamento delle carenze in ambito formativo, già parzialmente in atto. Uno degli aspetti chiave, data la velocità dei fenomeni in atto, appare la disponibilità di aree immediatamente insediabili e ad alta accessibilità da parte di mezzi di trasporto pubblici e privati. Un secondo aspetto chiave è la formazione “in concreto” del pacchetto localizzativo; un terzo aspetto: la sua promozione nazionale e internazionale. E’ per ottimizzare la gestione di queste fasi dello sviluppo del territorio che è stata creata ITP, entrata nel suo secondo anno di attività, e finalmente “a pieno regime”.

Torino Internazionale – I DATI FONDAMENTALI Il settore sanitario 181