• Non ci sono risultati.

Torino: analisi per ambiti territoriali di cooperazione

TORINO TRA COMPETIZIONE E COOPERAZIONE

3 Torino: analisi per ambiti territoriali di cooperazione

Questo studio propone una riflessione sul caso torinese per cerchi concentrici attraverso l’allargamento progressivo del campo d’indagine a partire dalla dimensione metropolitana, per proseguire attraverso il livello regionale, quello interregionale e transfrontaliero, fino a quello nazionale ed internazionale. Il campo d’indagine è rappresentato dai rapporti di cooperazione di Torino che acquistano un significato diverso negli ambiti territoriali individuati. Cambiando la scala cambiano anche le possibilità.

Le città infatti tendono a riaffermare il proprio ruolo di attori economici, politici e sociali entro un’area non più solo circoscrivibile alla zona di gravitazione e di influenza dove cruciali sono le relazioni verticali di prossimità, ma ad un insieme di città attraverso rapporti orizzontali. Infatti nell’individuazione dei diversi ambiti risulta determinante il fattore distanza ed il ruolo delle relazioni di prossimità. Allentandosi la corrispondenza geografica tra sistema urbano torinese e i sistemi produttivi presenti nella regione si crea così una tendenziale sfasatura tra gli interessi territoriali dell’economia e quelli del sistema locale.

Come già accennato precedentemente, tra queste relazioni è necessario individuare ad ogni livello, quelle formalizzate (siano esse pubbliche, miste o private) e quelle spontanee. Le prime sono frutto di accordi specifici, spesso di accordi a carattere politico o economico, che non necessariamente garantiscono continuità, successo e azioni, data la loro forzatura (ne sono un esempio i gemellaggi ed alcune iniziative transfrontaliere). Diversamente gli accordi e i circuiti a base volontaria (anche nati in coincidenza con interessi economici) se, da un lato, incorrono spesso in difficoltà finanziarie, d’altro canto sono favoriti dal solido substrato su cui si fondano (condivisione di idee, progetti e azioni) che li rende più immuni e flessibili rispetto ai problemi endogeni ed esogeni che intervengono spesso durante la loro vita.

3.1 Ambito metropolitano

I fattori metropolitani risultano fondamentali nei processi produttivi. Il fattore economico-territoriale che favorisce l’innovazione in quest’area metropolitana è la possibilità di essere vicino al cliente. Il mercato torinese richiede in larga misura produzioni just-in-time e i contatti facili e frequenti diventano una condizione fondamentale. La struttura torinese sembra favorire questa integrazione verticale particolarmente in alcuni settori, ad esempio la componentistica.

Le PMI spesso gestiscono rapporti di cooperazione e non di semplice dipendenza con le grandi imprese locali. Le occasioni di incontro sono numerose e sempre meno casuali.

Si delinea quindi nella struttura produttiva torinese un quadro fondato su rapporti meno gerarchici, anche se è difficile prevedere per il futuro una completa indipendenza delle attività produttive dalla grande industria automobilistica.

Un aspetto legato alla precedente riflessione è il rapporto tra i settori pubblico e privato. Fino ad un certo punto della recente storia torinese si è assistito ad una forte dipendenza del pubblico dal privato, in seguito il fenomeno si è evoluto verso una sorta di atteggiamento “estraneo”. In queste due fasi l’integrazione debole tra i diversi attori torinesi era evidente: essi erano ancora troppo “individualisti” e certo non in grado di formare un incisivo partenariato pubblico/privato per far fronte alle crisi che hanno colpito la città. Oggi nel complesso si assiste a qualche nuovo ed interessante fenomeno di interazione tra gli attori locali. Si potrebbe ipotizzare una evoluzione del rapporto nella direzione di una costruzione di una rete locale in grado di organizzarsi attorno ad un

Torino Internazionale - I DATI FONDAMENTALI Torino tra competizione e cooperazione 58

insieme piuttosto ricco di potenzialità e risorse che sembra contenere la città, magari attraverso un lento passaggio verso forme di governance, intesa come regolazione negoziale del comportamento degli attori. Esempi embrionali di questi processi si possono intravedere nelle forme di cooperazione per l’uso dei Fondi strutturali comunitari e nelle proposte di patti territoriali.

Tra le forme cooperative più interessanti, emergenti e caratterizzanti la realtà torinese è necessario ricordare le reti di volontariato. Questo è un fenomeno molto forte all’interno del tessuto torinese, non ancora molto studiato, ma di interesse notevole. Esistono infatti alcune centinaia di associazioni, organizzazioni di volontariato che operano come una fitta trama molto intrecciata. Fenomeno legato alla tradizione dell’organizzazione delle forme caritative della struttura religiosa torinese.

3.2 Ambito regionale

A partire dalla metà degli anni ’70 la struttura insediativa piemontese ha iniziato a perdere la sua caratteristica di concentrazione monocentrica connotata dalla forte polarizzazione dell’area torinese. Lo storico rapporto con la regione non la giustifica più come metropoli. Da allora si è verificata una sensibile e progressiva diminuzione della popolazione dai grandi comuni, una crescita dei centri minori e una redistribuzione della popolazione e delle unità produttive sul territorio regionale in sistemi urbani a maglie larghe.

Accanto alla centralità di Torino rispetto a tanti flussi regionali, risultano evidenti alcuni fenomeni. Il primo è relativo alla dipendenza e alla gravitazione dell’area nord-orientale (Novarese) ad alcune dinamiche lombarde, in particolare milanesi. Il secondo fenomeno è rappresentato dalle tendenze centrifughe di alcune città medie rispetto a Torino. Non tanto in competizione diretta, quanto in progressivo distacco. Il sistema policentrico del cuneese è caratterizzato dal regresso della base agricola tradizionale, da fenomeni di specializzazione nel settore agro-industriale e dalla crescita del terziario e della piccola industria. Questa situazione ha condotto l’area meridionale del Piemonte a trovare nuovi percorsi e dinamiche di sviluppo, grazie alla maggiore flessibilità e dinamicità del territorio, mentre il resto della regione, tradizionalmente industriale, tecnologicamente più avanzato, ma meno diversificato, sta ancora stentando a trovare la sua nuova identità.

Un fenomeno positivo è rappresentato dal ruolo di catalizzatore che i Fondi Strutturali comunitari per le aree piemontesi in declino industriale stanno avendo nei confronti degli attori pubblici (Regione e Comuni) e privati. La formulazione dei progetti, in particolare nel Segretariato tecnico e nel Comitato di valutazione per i DOCUP, ha rappresentato un’interessante tavolo di discussione e di lavoro tra attori spesso tradizionalmente contrapposti. Tuttavia, la messa in discussione dell’ammissibilità della Regione Piemonte per la prossima fase di finanziamenti comunitari rischia di far perdere quel patrimonio di esperienze verificatesi in quest’ultimo decennio (1989-93, 94-96, 97-99) nei tavoli di concertazione.

Recentemente si è assistito ad uno sviluppo di reti informatiche (sia civiche che di servizio) promosse da molteplici attori per l’informatizzazione di alcuni servizi e comparti, rappresentando talvolta forme di aggregazione. Per ricordare alcuni esempi il CSP Centro Supercalcolo del Piemonte facente capo al CSI, Piemonte in rete, il progetto della rete provinciale Città diffusa. Essi rappresentano dei tentativi di recupero di una funzione di servizio da parte di attori torinesi a base regionale.

3.3 Ambito interregionale e transfrontaliero

Partendo dall’ipotesi che la cooperazione sia più facile tra aree diverse, Genova e Milano sembrano candidati naturali alla cooperazione con Torino: alla somiglianza culturale si accompagna la

diversità/complementarietà delle specializzazioni economiche. Questo anche in un’ottica di un possibile sviluppo della macroregione della Padania occidentale.

L’approccio cooperativo alle relazioni tra regioni di paesi diversi rappresenta un’alternativa all’approccio di natura competitiva e conflittuale che spesso caratterizza le relazioni tra regioni di confine. Anche perché un progetto comune delle regioni transfrontaliere può rappresentare una strada per sfuggire alla periferizzazione delle rispettive aree.

Nel caso dell’area torinese il discorso è piuttosto complesso. Negli ultimi anni le iniziative transfrontaliere, spesso favorite dall’Unione europea, sono state molte e diversificate: ricordiamo la

COTRAO, l’Interreg e il Diamante Alpino.

La Comunità di Lavoro delle Alpi occidentali vede alcune regioni italiane (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta), alcune francesi (Provence-Alpes-Cote d’Azur, Rhône Alpes) e alcuni cantoni svizzeri (Ginevra, Valais e Vaud) partecipare a programmi di politica interregionale dal 1982. La COTRAO ha favorito accordi tra le Università, realizzato un centro di documentazione e d’informazione, sostenuto alcune iniziative per i collegamenti tra le diverse regioni nel tentativo di favorire la cooperazione e l’integrazione tra queste area.

Il Piemonte insieme alla Liguria, Valle d'Aosta, Rhône-Alpes e Provence-Alpes-Côte d'Azur partecipa al programma operativo Interreg “Italia-Francia” dall’inizio degli anni novanta. Questa iniziativa è stata molto spinta e promossa non soltanto dall’Unione europea, ma anche dalle istituzioni delle regioni coinvolte. Tuttavia essa non ha sempre dato quei risultati auspicati nella fase progettuale, forse anche per l’eccessivo volontarismo di alcuni progetti. Nonostante la consapevolezza dimostrata dalle diverse parti, uno dei limiti dell’impostazione di questo Interreg è stato certamente il fatto di escludere dall’ambito territoriale del progetto alcune metropoli (Lione, Torino, Grenoble). Ora che l’attenzione, anche da parte dell’Unione europea, nei confronti della risorsa città è stata apertamente dichiarata, forse sarà possibile vedere dei miglioramenti nei prossimi progetti.

Infine da alcuni anni è in corso un progetto chiamato Diamante Alpino tra Lione, Ginevra e Torino nell’ambito del quale si stanno promuovendo scambi e attivando collaborazioni tra le città in particolare per ciò che riguarda il turismo, l’economia e la cultura. Il progetto tuttavia sta stentando a tramutarsi in azioni concrete.

3.4 Ambito nazionale ed europeo

La città di Torino è gemellata con le seguenti città: Lille e Chambery (Francia), Colonia (Germania), Liegi (Belgio), Rotterdam (Paesi Bassi), Esch sur Alzette (Lussemburgo), Glasgow (Gran Bretagna), Volgograd (Federazione Russa), Cordoba (Argentina), Gaza (sotto la giurisdizione dell’autorità palestinese, Israele) e Haifa (Israele), Shen Yang (Repubblica Popolare Cinese), Quetzaltenango (Guatemala), Detroit (USA). Spesso, ad eccezione di pochi casi, il gemellaggio rappresenta solo una formalizzazione di un rapporto che esiste soltanto sulla carta e che non si traduce in azioni concrete.

Dall’inizio degli anni novanta, la Città di Torino invece partecipa in modo più attivo e concreto ad alcune reti tra città dall’Unione europea. Sono in particolare da ricordare:

dal 1990 Eurocities (con circa 70 città comunitarie e non) con una presenza attiva nelle commissioni trasporti, sviluppo economico, cultura e alle iniziative Car Free Cities, Telecities e Diecec;

dal 1991 Quartiers en Crise (con circa 20 realtà urbane europee) con partecipazione attiva per lo studio e la sperimentazione di laboratori per la riqualificazione di periferie afflitte da problemi di degrado;

Torino Internazionale - I DATI FONDAMENTALI Torino tra competizione e cooperazione 60

dal 1992 Polis con il progetto Quartet 5T per la telematizzazione del traffico e del sistema dei parcheggi con altre città (Atene, Stoccarda, Birmingham);

dal 1990 al ’94 CAR (con Valladolid, Aveiro, Stoccarda, Anversa,..,) per la cooperazione e lo studio di aree caratterizzate da industria automobilistica, con la presenza della Regione Piemonte;

dal 1989 Ouverture (con Strathclyde, Asturie, Saarland, Midi-Pirénées) per fornire aiuti e collaborazione con paesi dell’Europa centrale ed orientale (soprattutto all’Ungheria), sempre attraverso la Regione.

Queste reti, a differenza dei gemellaggi, rappresentano una vera occasione di scambio, di confronto e di azione con altre realtà urbane europee. Alcune di queste reti esistevano già prima della formalizzazione da parte della Comunità europea nel 1989. Si tratta quindi di reti spontanee: ciò ha rappresentato indubbiamente un fattore di successo per la loro crescita e la loro evoluzione, grazie alla maggiore flessibilità che le connota.

Un altro interessante fenomeno è rappresentato dalle reti universitarie, scomponibile in diversi livelli a volte del tutto estranei tra loro.

Il primo è rappresentato dagli accordi tra diverse facoltà: esempi più evidenti sono i programmi

Erasmus e Socrates. Rispetto ad una tradizione consolidata del Politecnico, anche l’Università sta

muovendo le prime mosse verso azioni concrete.

Il secondo ambito consiste negli accordi e collaborazioni tra i Dipartimenti e gli Istituti con altre realtà nazionali e internazionali: si tratta spesso di accorsi tra dipartimenti di stessi settori disciplinari, spesso per lo scambio di conoscenze e soprattutto per la collaborazione congiunta in ricerche (siano esse nazionali o comunitari). Sicuramente alcune discipline, che svolgono una ricerca scientifica avanzata, sono più attive in questa direzione (ad esempio nel campo medico e fisico). Infine esistono le reti che singoli docenti instaurano con docenti di altre facoltà italiane ed internazionali per l’approfondimento e la collaborazione in specifici settori.

L’Unione europea sostiene da alcuni anni il settore della R&S attraverso la promozione e la creazione di reti tra imprese, università e centri di ricerca. La posizione di Torino rispetto a queste reti è rimasta per lungo tempo marginale rispetto a questi flussi, benché l’Eurosportello da alcuni anni promuova i programmi Brite/Euram (per le tecnologie industriali) e Esprit (per l’elettronica). La situazione è ora in netto miglioramento, anche di fronte alle maggiori opportunità offerte dal V Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo promosso dall’Unione europea quest’anno.

In ambito economico, ai complessi rapporti locali corrispondono interazioni con l’esterno altrettanto complesse, frequentissime, qualificanti sia in entrata che in uscita, con molti soggetti globali. Per quanto riguarda le aree geografiche dove le imprese torinesi sviluppano forme di cooperazione con partner esteri l’Europa conferma il ruolo di mercato e di contesto operativo (soprattutto nel caso di PMI che stabiliscono partnership transnazionali a livello europeo), anche se sono da alcuni anni presenti reti di imprese con realtà appartenenti a paesi anche meno sviluppati.

4 Conclusioni

L’analisi condotta rivela il definirsi di una nuova situazione per l’area torinese. Il quadro che viene delineandosi presenta una situazione piuttosto anomala: le reti di cooperazione acquistano un significato diverso nei diversi livelli territoriali. Aumentando la scala, le reti sembrano essere più efficaci: Torino sembra essere più in grado di creare reti e sinergie negli ambiti nazionali ed internazionali, piuttosto che a livello locale. La cooperazione in ambito metropolitano e regionale diventa condizione necessaria per l’integrazione e la competitività di Torino.

Ne emerge l’impressione di trovarsi oggi di fronte ad almeno due possibilità: da un lato limitarsi a forme di networking passivo, dall’altro determinare, in tempi brevi, forme di governance nella direzione di specifiche politiche di rete. Governance non significa solo regolazione negoziale tra attori locali pubblici e privati, ma anche una compattezza tra gli attori pubblici, ad esempio in ambito metropolitano tra Comune di Torino, Provincia ed altri comuni circostanti.

Torino si è limitata per molto tempo ad intraprendere forme di networking passivo, cioè ad attrarre e attivare nodi di organizzazioni a rete sovralocali (ad esempio reti d’impresa), flussi di denaro, informazioni e servizi. Tuttavia, non sembra più sufficiente un semplice processo di valorizzazione territoriale attraverso collegamenti di relazioni verticali e orizzontali per essere presenti sulla scena internazionale. Occorre un più complesso rapporto interattivo tra il livello locale e globale attraverso un parteneriato pubblico/privato. La governance di Torino richiede un grosso sforzo e impegno organizzativo per operare uno sviluppo urbano e per essere in grado di stabilire contatti e alleanze nella forma di un networking attivo. La città sembra avere le carte per evolvere verso questa seconda possibilità. Torino deve collegarsi in rete con altri sistemi territoriali: è necessario stabilire connessioni tangibili (e non) a livello locale con i relativi soggetti, a livello regionale con il territorio circostante, a livello globale con città e organizzazioni nazionali ed internazionali e mettendo in gioco le proprie capacità di interazione. Ciò andrebbe nella direzione della cooperazione non solo a livelli globali, ma ancor prima a livello locale, tra i diversi attori della rete. Attori anche tradizionalmente contrapposti oggi possono e devono riproporsi e organizzarsi per superare la situazione di declino in cui versa la città e per condividere un’idea strategica di sviluppo che faccia leva sulle risorse locali in grado di generare vantaggi competitivi strategici.

Molto è ancora da fare e l’impegno richiesto in questa direzione è grande: è necessaria una forte accelerata verso questi processi.

Torino Internazionale – I DATI FONDAMENTALI L’immagine della città 62 L’IMMAGINE DELLA CITTA’

Sintesi

Da un’analisi della letteratura esistente sull’immagine di Torino emerge un dato unificante: la città viene percepita come ricca di eccellenze storico-artistiche, con un grande patrimonio enogastronomico, sostanzialmente adatta al turismo ed ai soggiorni d’affari, ma povera dal punto di vista della promozione d’immagine, incapace di porsi sul mercato in modo competitivo e coordinato. Ciò si risolve in un giudizio solitamente medio riservato a Torino: l’entusiasmo dei visitatori per le bellezze architettoniche, per il patrimonio museale e per l’offerta di servizi culturali è stemperato dalla sensazione che poco venga fatto per venire incontro ai turisti; che i servizi d’informazione lavorino in modo non coordinato ed inefficiente; che, in generale, si venga scarsamente assistiti, guidati, invogliati a vivere la città.

L'attuale situazione evidenzia la mancanza di un orientamento al marketing, inteso sia come volontà dinamica di offrirsi al pubblico in modo stimolante e flessibile, sia come filosofia dell’accoglienza, cioè come riconoscimento nel turismo di una risorsa economica che possa integrare la vocazione industriale della città. Torino sconta la propria storia di capitale industriale e continua a sottovalutare il fenomeno turistico, a concepirlo come secondario o del tutto marginale rispetto all’economia tradizionale. Le grandi potenzialità culturali, l’elevata accessibilità, la possibilità di integrare il soggiorno in città con la visita a dintorni di prestigio non vengono sostenute da un assetto manageriale dall’ospitalità, tanto da far spesso parlare di potenzialità inespresse.

Gli interventi sul versante dell'immagine e della promozione turistica della città devono quindi puntare ad un'opera di rilancio complessiva e coordinata, capace di dare un adeguato risalto a quelle potenzialità che vengono ampiamente riconosciute a Torino da operatori di settore e visitatori, ma che soffrono oggi di una comunicazione frammentaria, poco energica e talvolta elitaria.

Il presente documento, che nasce da un’analisi della letteratura esistente, vuole fornire uno strumento di diagnosi dell’attuale immagine turistica della città. A questo fine, si valuteranno dapprima le connotazioni di Torino come attrazione turistica in senso proprio, in quanto città d’arte e di cultura, ed in seguito ci si concentrerà invece sul turismo d’affari. Il secondo capitolo conterrà una breve analisi delle infrastrutture turistiche ed un tentativo di delineare i principali interventi promozionali necessari. Infine, l'ultima parte offrirà alcune considerazioni conclusive sulle prospettive del turismo a Torino.

1 Torino città d’arte