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Caratteristiche ed elementi dello spazio pubblico

2.1 La ‘costruzione’ dello spazio pubblico

2.1.3 Caratteristiche ed elementi dello spazio pubblico

Allo stesso modo di come si è resa necessaria una parziale e sintetica identificazione dei temi trasversali allo spazio pubblico, è altrettanto utile operare un’ulteriore chiarificazione circa le caratteristiche, gli elementi e le attività che lo qualificano e la cui presenza può garantirne una fruizione collettiva. L’analisi dell’ambiente urbano non può infatti prescindere da una suddivisione per parti e sistemi, non tanto per operarne una descrizione morfologica, quanto invece per procedere a una lettura—e auspicabilmente una progettazione—coerente, senza perdere i nessi e le incidenze funzionali e architettoniche tra gli elementi, sebbene di natura

diversa gli uni dagli altri (Cerasi, 1976).

Nella visione di Maurice Cerasi viene dato ampio spazio a questo metodo di lettura urbana come fatto complesso, in cui la “parte” viene definita come quell’unità geografica o naturale—che nella città può essere individuato nel quartiere— “che ha assunto una certa omogeneità o autonomia per l’interazione

dei suoi elementi in un lungo processo.” In questa prospettiva, comprendere la

gerarchia tra le parti rappresenta innegabilmente un fatto di architettura; allo stesso modo, ogni “sistema” funzionale “appartiene a una stessa sfera decisionale

se non a una stessa prassi progettuale, con tempi e modi di pianificazione assai diversi da quelli di altri sistemi. Ciò conferisce al singolo sistema tratti distintivi e una certa autonomia.” (Ibid.) Parti e sistemi, come elementi qualificanti dello

spazio urbano—e più nello specifico nella costruzione dello spazio pubblico— sono “concetti complementari e non alternativi: essi non solo si fondano su

angolature necessariamente diverse (perché collegano gli stessi elementi della città in modi diversi) ma coincidono con la realtà dei fatti urbani, col complesso intreccio dei loro meccanismi decisionali e di costruzione” (Ibid.)

Caratteristiche ed elementi, tangibili e intangibili, dello spazio pubblico possono essere individuati attraverso una lettura incrociata dei temi ricorrenti nella letteratura di riferimento (Fig. 15) che nello specifico abbracciano una definizione contemporanea di urban design, un ampio concetto di dominio pubblico (Carmona, 2003) e tengono conto delle attività della vita quotidiana, siano essere necessarie, opzionali o sociali22, per restituire attraverso il progetto

uno spazio vivibile e a scala umana. I principali riferimenti bibliografici a cui la ricerca attinge nella definizione delle caratteristiche e degli elementi dello spazio pubblico sono i testi di Jane Jacobs, Kevin Lynch, Allan Jacob e Donald Aplleyard e Jan Gehl e Birgitte Svarre, ripercorrendo non solo una corrente di pensiero ma anche la sua finestra temporale, che dagli anni ’60 arriva ai giorni nostri con dei precisi risultati progettuali e analitici, oltre che teorici.

Le caratteristiche dello spazio pubblico ideale vengono individuate tra: identità,

attrattività, accessibilità, leggibilità, adattabilità, diversità, sostenibilità, salubrità

22. Le prime, relative al tempo del lavoro o dell’istruzione, della mobilità e delle faccende domestiche; le seconde si riferiscono alle attività del tempo libero, in funzione di precise condizioni favorevoli; le ultime alle attività di interazione e in generale le relazioni sociali (Gehl, 1971)

Fig. 15 · Caratteristiche dello spazio pubblico nella letteratura,

elaborazione originale

Fig. 16 · Pagina seguente · Elementi dello spazio pubblico, elaborazione

Attrattività Accessibilità Adattabilità Diversità Sicurezza Sostenibilità Salubrità 1960 1980 1987 2013 Kevin Lynch, The Image of the City

Allan Jacob, Donald Appleyard,

Towards a New Urban Design Manifesto Kevin Lynch,

What Makes a Good City

Jan Gehl - Birgitte Svarre, How to Study Public Life

e sicurezza. Ognuna di essa rappresenta una condizione determinante per la qualità dell’esperienza nello spazio urbano.

L’identità, considerata come l’intensità della relazione funzionale o emotiva tra osservatore e oggetto nello spazio (Lynch, 1960) è tra le prime qualità da considerare, e appare interessante come questa abbia progressivamente inglobato e metabolizzato nel suo significato il carattere della proprietà. La leggibilità dello spazio pubblico dipende strettamente dalla sua configurazione spaziale, delle relazioni di prossimità e visibilità degli elementi nello spazio e tra di loro, siano essi parte integrante del progetto o elementi preesistenti che possano essere considerati ordinatori dello spazio. L’attrattività è certamente connessa alla qualità progettuale, ma sul lungo termine può dipendere dalle modalità di gestione e programmazione dello spazio, così come la sua accessibilità, all’interno della quale caratteristica influisce in modo specifico anche l’esecuzione dell’opera in termini di scelte materiche e tecnologiche, e infine anche l’adattabilità. I caratteri di sostenibilità vengono invece declinati sul piano olistico della sua definizione, ambientale, sociale ed economica. Infine salubrità e sicurezza sono da considerarsi come due caratteristiche quasi complementari, poiché quelle più strettamente connesse alla eventuale presenza di ostacoli che rispetto alla corretta e piacevole fruizione dello spazio pubblico possono presentare caratteri di pericolo per la salute fisica e mentale degli utenti.

All’interno della stessa letteratura di riferimento vengono inoltre ricercati i principali elementi fisici e formali dello spazio pubblico urbano, tra le componenti che ne formano la configurazione fisica e percettiva e compartecipano alle attività di riproduzione sociale (Fig. 16). Già nel 1960 Kevin Lynch ne L’immagine

Margini Riferimenti Percorsi Nodi Arredo Vegetazione Attività — Viabilità principale — Vie carrabili — Vie ciclo-pedonali — Linee di trasporto — Rive — Piazze — Slarghi — Attraversamenti — Alberature — Siepi e aiuole — Vasi / vasche — Monumenti / Scalinate — Sedute

— Fontane / Giochi d’acqua — Sport / Playgrounds — Parchi urbani — Outdoor Cafes — Marketplaces

anche delle coordinate utili a una lettura del contesto di natura sistemica, più che puntuale. Il luogo privilegiato per individuare questi elementi in ambiente costruito è il sistema coerente del quartiere, definito da Lynch come il nucleo immaginativo entro cui è possibile strutturare una prima immagine della città (Lynch, 1960). Concretamente, la dimensione del quartiere può essere scomposta in una serie di sottosistemi formati dalle differenti tipologie di spazio pubblico ed elementi ricorrenti, fisici e formali, legati anche agli usi e alle funzioni, che le caratterizzano. L’operazione, puramente strumentale, con la quale la ricerca disaggrega questi elementi mira non tanto a formularne un’analisi indipendente per ognuno, quanto a individuarne il peso e il ruolo nella molteplicità di combinazioni funzionali e spaziali. A partire da questi presupposti sono stati quindi sintetizzati ventuno elementi ricorrenti che svolgono a vario titolo un ruolo di medium tra gli individui e lo spazio, e pertanto si collocano variamente all’interno di sette categorie che ne individuano la funzione in questa dinamica, sia essa una logistica, progettuale o sociale. Questa classificazione viene inoltre strutturata nel tentativo di individuare quegli elementi la cui combinazione o singola presenza possa essere riscontrata indipendentemente dalla scala e dalla dimensione dello spazio pubblico osservato o dalla sua specifica collocazione in ambiente costruito.

Le macro-categorie sono state individuate tra margini, riferimenti, percorsi,

come i deputati alla struttura elementare della città, dalla cui addizione o sottrazione emerge lo spazio pubblico. All’interno di queste categorie vengono inclusi gli edifici, le insegne e le attività commerciali, ma anche l’infrastruttura della mobilità, con particolare riferimento alla viabilità principale e secondaria in riferimento non solo alle vie carrabili, ma alla presenza di corsie esclusivamente

ciclopedonali e alle linee di trasporto pubblico. La quarta categoria, individuata

dai nodi funge da spartiacque non solo sul piano della sua funzione intrinseca, segnando inoltre un passaggio di scala da un’estensione più ampia e di sistema a una più strettamente legata alla dimensione del progetto, come quelle individuate dall’arredo e dalla vegetazione. Questi si riferiscono ad elementi più di dettaglio, ma per questo non meno importanti nel quadro generale, come ad esempio la presenza di alberature, aree verdi in luogo di alberature o di siepi e aiuole o di

veri e propri parchi urbani, quanto ancora le sedute—che già da sole potrebbero

costituire un micro-cosmo di possibilità nell’uso dello spazio pubblico— facendo infine riferimento alla presenza di monumenti, fontane e giochi d’acqua. Viene infine caratterizzata un’ultima categoria, quella delle attività dello spazio pubblico, cercando di ampliare lo spettro alle principali attività della vita quotidiana e della vita pubblica che nello spazio urbano trovano la loro naturale collocazione. Questo sforzo tassonomico è utile a comprendere quali elementi configurano lo spazio, sia esso progettato o meno, e attraverso quali combinazioni di fattori sia possibile il corretto svolgimento di delle attività della vita pubblica e di riproduzione sociale. Ovvero, che tipo di relazioni si generano tra l’individuo e lo spazio e come queste condizionano l’esperienza individuale e collettiva del vivere urbano.

In questo contesto si colloca il lavoro di William Whyte, che avvia un proficuo percorso di ricerca e analisi dello spazio pubblico di New York, documentando nel libro The Social Life of Small Urban Spaces le principali questioni, attività e relazioni tra i differenti elementi, umani e non umani (Op. cit., 1980; Gehl, 2013). Il lavoro viene condotto sullo spazio pubblico di New York insieme con il gruppo di ricerca The Street Life Project, che a partire dalla fine degli anni sessanta avvia un percorso mirato ad osservare la vita pubblica di parchi, playground e spazi ricreativi informali. Le annotazioni fornite dalla ricerca sono di varia natura: la scarsa affluenza in alcuni spazi, a dispetto della densità abitativa del quartiere in cui si trovavano o al contrario il sovraffollamento di taluni altri, vicini ai principali snodi di collegamento; picchi di affluenza in precisi momenti della giornata, come

l’ora di pranzo; la maggiore percentuale di donne e gruppi laddove vi sia una densa attività sociale. La natura di queste informazioni, che apparentemente non fornisce alcuna indicazione circa il progetto di spazio pubblico, ne racconta invece il più profondo significato, ovvero le modalità con cui fatti sociali si formano nello spazio (Bagnasco, 1994). In questo senso il progetto assume una rilevanza fondamentale se analizzato sul piano della sua configurazione fisico- spaziale, ovvero nella dimensione progettuale come collante delle dinamiche sociali (Lefebvre, 1974). Il prodotto di questo studio è di ordine analitico—in una misura che verrà approfondita più avanti—e di ordine pratico, ossia utile a fornire indicazioni circa il dimensionamento e le tipologie di spazio pubblico e di alcuni suoi elementi capaci di incoraggiare la vita pubblica, l’economia, la cultura (Whyte, 1970; Sadik-Kahn, 2016). La rivoluzione progettuale e concettuale ispirata dalla ricerca di Whyte, così come dall’instancabile lavoro di Jane Jacobs, invita architetti e urbanisti a osservare lo spazio urbano, la strada, il marciapiede, la piazza, e seguire il modo in cui questo viene fruito per risolvere le problematiche urbane della città contemporanea (Sadik-Khan, 2016). Sebbene Whyte non abbia formazione urbanistica, la rinnovata attenzione al tema apre la discussione a tutti gli attori coinvolti nella produzione di spazio pubblico, con precise ricadute progettuali e normative23 suggerendo un modus operandi che viene ripreso ai giorni nostri. Il lavoro di Whyte, di stampo documentaristico, conduce necessariamente a una rilettura dello spazio pubblico – e dei suoi elementi – in funzione di fattori non necessariamente progettuali ma con i quali gli elementi del progetto entrano in contatto e si relazionano. Sotto questa luce, anche gli agenti atmosferici, le attività commerciali, i servizi, la distribuzione sul territorio dei luoghi del lavoro, della cultura e dell’istruzione, con i relativi target di attori e utenti, diventano indirettamente parte del progetto di spazio pubblico. Allo stesso modo, riprendendo il discorso di Cerasi, non si rileva la necessità di disaggregare una per una le singole funzioni che interessano la vita collettiva, che sono invece riconducibili a precise configurazioni spaziali come nel caso dei

boulevard (1976). Una tassonomia degli elementi fisici e delle attività della vita

collettiva può essere invece utile alla loro identificazione in sistemi aggregativi, nell’ottica di una lettura comprensiva e unitaria dello spazio pubblico. Un simile 23. Le osservazioni prodotte dal lavoro di William Whyte, portato avanti dal gruppo di lavoro The Street Life Project poi diventato Project for Public Space, vengono inserite nell’Open Space Zoning Code dalla City Planning Commission di New York nel maggio 1975.

approccio conferma e rinforza l’idea eco-sistemica se non quando infrastrutturale, dello spazio pubblico, soprattutto in luce della loro progettazione integrata.

“Recentemente si è constata una nuova malattia nervosa, l’avversione per le piazze. […] È del tutto naturale: nelle piccole piazze antiche ci si sente a proprio agio. […] Nelle enormi piazze moderne, tediose per lo sbadiglio di un immenso vuoto, tutti si sentono infastiditi, e già ancora gli abitanti delle graziose città antiche.” [Camillo Sitte, L’arte di costruire le città – 1889]

Dal più ampio dibattito sulla città contemporanea, vediamo come il ruolo dello spazio pubblico subisce una lunga fase di sopraffazione concettuale e progettuale, a causa delle pressioni sulla crescita urbana esercitate dai fenomeni culturali, politici ed economici legati al capitalismo neoliberale. Con la crisi del welfare

state e i crescenti fenomeni di privatizzazione, la presenza dell’istituzione pubblica

viene drasticamente ridotta, sia in termini di erogazione dei servizi che di potere decisionale sul piano dell’espansione e della trasformazione urbana.

Non stupisce che in un contesto storico di disgregazione sociale e ‘crisi della cultura’24 (Bauman, 2000) il tema dello spazio pubblico sia oggi al centro del

dibattito sulla città, come interfaccia attraverso la quale il pubblico, il privato, il collettivo e l’individuale, l’istituzione e la comunità, dialogano.

La fenomenologia legata al declino e alla rinascita dello spazio pubblico viene ampiamente trattata non solo dalla letteratura specifica, quanto anche dalla sociologia e dalla geografia urbana, attraverso un percorso di critica che affonda le sue radici alla fine del 1800. Già Camillo Sitte nel suo L’arte di costruire le

città denunciava le possibili ricadute dell’industrializzazione sul benessere della

comunità urbana, esaminando nel testo i principi di armonia delle città antiche e le noiose impressioni di quelle moderne (1889).

24. La crisi della cultura viene identificata Zygmunt Bauman come “un’apparente mancanza di coesione normativa […] di accordo rispetto a ciò che è importante e degno di essere perseguito; […] uno stato di ambiguità, ambivalenza, incoerenza, non chiarezza e indeterminatezza normatiche, nonché alla percezione di questo stato come causa di disorientamento e, in un modo o nell’altro, come minaccia al benessere della società nel suo insieme e alla prosperità dei suoi membri.” – La solitudine del cittadino globale, 2000