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Indagare la dinamica urbana: approcci a confronto

3.1 Qualità dell’abitare urbano

3.1.4 Indagare la dinamica urbana: approcci a confronto

Nell’analisi delle principali dimensioni della Qualità della Vita nelle Città e le implicazioni sulla Qualità della Vita Urbana, abbiamo sin qui individuato alcuni limiti metodologici circa il loro utilizzo nella comprensione delle dinamiche urbane, accennando alle forme di incompatibilità che portano rispettivamente a far propendere l’una o l’altra verso indicatori di tipo esclusivamente socio- economico o socio-culturale, con una minima sovrapposizione alle condizioni fisiche dell’ambiente costruito. In questo paragrafo verranno quindi approfonditi gli approcci metodologici considerati tra loro compatibili sia in termini di intenti che di tecniche di indagine, per fornire un quadro che, per quanto incompleto, possa suggerire in che direzione questo ambito di ricerca si muove.

Alcuni modelli di indagine (cfr. Németh and Shmidt, 2011) si propongono di analizzare lo spazio urbano in funzione del suo grado di publicness40 in relazione agli usi, alla proprietà e alla gestione, più o meno pubblica o privata. Questo tipo di analisi può risultare particolarmente utile nello specifico delle indagini attinenti il rapporto dialettico tra i ruoli e le competenze, appunto di pubblico e privato, i cui interessi si incontrano e si scontrano sul terreno dello spazio pubblico. Allo stesso tempo un modello così ripartito parrebbe più utile in un primo inquadramento generale e principalmente sul fronte economico-statistico orientato al dibattito sulla democrazia urbana, più che su quello interpretativo legato alla Qualità della Vita come dimensione sociale dello Sviluppo Sostenibile. In tal senso, la ricerca individua questo criterio come necessario e propedeutico alla scelta dei modelli interpretativi della complessa dinamica socio-spaziale. In secondo luogo, in un’ottica di integrazione tra il dato oggettivo e soggettivo, 40. Il termine publicness è di difficile traduzione nella lingua italiana, sebbene il suo significato voglia indicare il grado di accessibilità fisica e sociale dello spazio urbano. La sua traduzione letterale sarebbe pubblicità.

Relazione con gli altri (bisogni collettivi)

Relazione con la società (bisogni sociali)

Relazione con la natura

Bisogno di affetto, amore, sesso, di sposarsi, di procreare Bisogno di radici comuni, di appartenenza a un gruppo, di aiuto, di associarsi con i simili

Bisogno di essere attivo, partecipe, etc.

Bisogno di capire cosa condiziona la nostra vita, di trasparenza sociale

Bisogno di vivere nuove esperienze sotto il profilo intellettuale ed estetico

materiale e immateriale, spaziale e sociale, un’ulteriore discriminante è costituita dal ricorso a indagini di matrice etnografica, basati su pratiche di osservazione diretta e sistematica e somministrazione di questionari. Raramente in Italia i singoli governi locali hanno avviato percorsi di ricerca volti a una raccolta di dati e informazioni utili alla comprensione della piccola scala urbana41, diversamente in ambito internazionale esistono diverse esperienze che costituiscono lo stato dell’arte delle esperienze più strutturate, sulla base delle quali è possibile avviare una riflessione. Pertanto, un’ulteriore discriminante è costituita dalla scala di indagine, che certamente richiede di essere individuata con particolare attenzione. Con riferimento alla distinzione operata da Campbell, Converse e Rodgers, vediamo come i domini dell’esperienza all’interno dei quali ricercare la QdV sono individuati tra quello della famiglia, della salute e del luogo in cui si vive (family, health and place). Ognuno di questi domini è caratterizzato da attributi oggettivi, che vengono percepiti e diventano oggetto di valutazione da parte degli individui in funzione delle loro personali caratteristiche e standard di comparazione. Da questa condizione derivano la soddisfazione dell’individuo rispetto ai singoli domini e in generale alla propria vita e di conseguenza tutta quella serie di azioni e comportamenti adattivi rispetto alla valutazione operata (Fig. 34) (1976).

41. Alcune eccezioni sono costituite ad esempio dall’esperienza dell’Osservatorio delle Città Sostenibili (DIST - Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio – Politecnico e Università di Torino) e dal SISTeR – Sistema di Indicatori per la Sostenibilità del Territorio Reggiano, promosso dal Comune di Reggio Emilia, nonché dallo strumento della Matrice della Qualità Urbana AUDIS – Associazione Italiana Aree Dismesse.

Domains Family Health Place Oa Pa Ea Life Satisfaction Coping and Adaptive Behaviours Objective

Attributes PerceivedAttributes EvaluatedAttributes

Satisfaction within Domain Standards of Comparison Personal Characteristics

Fig. 35 · (pagina seguente) · Framwork per la valutazione della soddisfazione nei principali domini della vita quotidiana (Marans e Rodgers, 2012)

Nella critica di Marans a questa classificazione, i principi su cui si basa il modello di Campbell et al. sono essenzialmente quattro: l’esperienza delle persone deriva dall’interazione con i rispettivi attributi oggettivi; l’esperienza soggettiva e gli attributi oggettivi sono due categorie diverse e separate; le persone rispondono alla loro esperienza con gli attributi oggettivi; il livello di soddisfazione nei vari domini della vita contribuisce alla esperienza complessiva della QdV (2012). Questo si traduce nel fatto che vengano specificate per ogni singolo dominio una serie di connessioni tra gli specifici attributi oggettivi e gli standard con cui ne viene misurata la soddisfazione, che a sua volta può essere influenzata da un range di caratteristiche e giudizi individuali (Ibid.). Come suggerito da Marans e Rodgers (1975) questo stesso ragionamento può essere esteso ai domini della soddisfazione all’interno del proprio luogo di residenza, altrettanto rilevanti nella valutazione della QdV.

Il modello riadattato proposto da Marans e Rodgers si riferisce quindi, nella valutazione della QdVU, alle dimensioni residenziale (house/dwelling), di quartiere (neighborhood), urbana (city/town) e nazionale (country) (Fig. 35). Questo approccio contribuisce a formulare un’idea ramificata, quasi frattale, del concetto di QdV, che è possibile scomporre in ulteriori domini e sub-domini, sempre strutturati nella sovrapposizione di attributi ambientali oggettivi, percepiti e valutati. Allo stesso tempo appare chiaro come esistano numerose possibili correlazioni tra i risultati ottenibili nei diversi domini indagati, come ad esempio la soddisfazione all’interno del dominio della salute, certamente condizionato dalla soddisfazione per il proprio quartiere o abitazione, in funzione delle condizioni oggettive di alcune risorse e servizi a quella scala (Marans, 2012). In questa prospettiva, il contesto di vita viene analizzato attraverso due gruppi di attributi, quelli ambientali che si riferiscono ai risorse ricreative naturali (come fiumi, laghi, wetlands, boschi, etc.) e alle qualità dell’ambiente naturale (clima, aria, acqua, rumore, rifiuti solidi e pericolosi, etc.); quelli urbani si distinguono invece in risorse ricreative artificiali (spazi pubblici, percorsi ciclo-pedonali, campi da gioco, etc.) e servizi culturali (cinema, sale concerti, musei, gallerie, etc.) (Marans, 2012). La percezione o la consapevolezza di tali risorse intese come attributi del luogo o place related attributes può, nella visione di Marans, contribuire a influenzare il modo in cui verranno o meno utilizzate e quindi giudicate dalle persone (Ibid.). Hows/Dwelling Neighborhood City, Town Country Eo Es Indicator Other Domain Satisfaction Overall Quality of Life Experience Objective Environmental Attributes Perception of Environmental Attributes Assessment of Perceived Environmental Attributes Satisfaction residential place

Community Quality Environmental Attributes Objective Natural Recreation Resources (NRR) Objective Environmental Quality Attributes (EQ) Objective Man-Made Recreation Resources (MMRR) Cultural Resources (CR) Perception of NRR Assessmentof NRR Assessment of MMRR Assessment of CR Community Satisfaction Perception of EQ Perception of MMRR Perception of CR Uses of MMRR Uses of NRR Uses of CR Urban Amenties Other Community Attributes Individual Physical Health Other Life Domains Individual Well-being Other Individual Attributes and Behaviour

Fig. 37 · pagina seguente · Modello di valutazione della soddisfazione per il proprio quartiere con l’individuazione dei cami entro cui collocare atributi e indicatori. (Marans, 2011)

In termini di scala questo consente, a fronte della medesima struttura concettuale, di analizzare ambiti urbani relativamente minuti che possano essere ricollocati in un quadro generale più ampio. La possibilità di scendere fino alla scala di quartiere o dell’abitazione risulta utile in riferimento ad alcuni temi: in primo luogo amplia lo spettro di attori coinvolti nell’indagine, che si sposta dal piano della città a quello dell’abitare, permettendo di includere nel ragionamento e nella valutazione studenti e lavoratori pendolari, turisti e avventori (Nuvolati, 1998) in altre parole gli abitanti outsiders. Ancora, consente di scendere nello specifico, e talora di mappare, eventuali pressioni cui la città contemporanea è sottoposta, come i “processi di inquinamento dell’ambiente e di erosione dei modelli di comunità” che impongono che ci si rapporti al concetto di QdVU in relazione “alle reali necessità e possibilità degli abitanti stessi, così come alla distribuzione territoriale dei servizi e alla loro effettiva accessibilità” (Nuvolati, 1998). Mentre le indagini statistiche sullo Sviluppo Sostenibile ci restituiscono un dato quantificato in termini monetari, di inquinamento e di consumo di risorse, questo genere di approccio prefigura altresì le ricadute sociali e psicologiche legate alle esternalità negative della trasformazione urbana, nonché sulla questione di come costruire indicatori specifici per le diverse scale di indagine.

Uno sforzo in tal senso ci viene fornito da un più recente lavoro di di Robert Marans (2012) il quale struttura un approfondimento del modello sopra descritto, applicato in maniera specifica al piano della soddisfazione per il proprio quartiere, come dimensione ulteriore dei luoghi dell’abitare. In questo modo è possibile comprendere il funzionamento ad albero dell’approccio metodologico proposto da Marans. Sul piano metodologico, il ricorso a un tale modello di indagine sulla QdVU solleva due considerazioni, la prima relativa alla scelta degli attributi del luogo che in questo senso diventano veri e propri indicatori o sub-indicatori a partire dai quali monitorare le condizioni, gli usi, le

Conditions Responses Objective Conditions Neighborhood Satisfaction Other Residetial Domains Satisfaction Decibel level Density Traffic counts Students tests scores Distance to nearest park Amount of parkland Others Assessment of noise Assessment of crowding Assessment of traffic Assessment of school quality Assessment of parks Friendliness of neighbors Others Perception of noise Awareness of school quality Awareness of parkland

percezioni e le aspettative che investono i luoghi indagati; la seconda si riferisce alle modalità e agli approcci attraverso cui raccogliere ed elaborare i dati. Nel primo caso gli attributi possono essere individuati e collocati all’interno di una struttura come quella suggerita da Marans e Mohai, che consente di mettere in relazione in maniera organica e coerente quelli che nei capitoli precedenti sono stati individuati come gli elementi dello spazio urbano e dello spazio pubblico. È altresì necessario riconoscere come, a fronte dell’individuazione di categorie di elementi comuni o ricorrenti, sia necessario stabilire un criterio univoco grazie al quale procedere alla tipologizzazione degli attributi. Nel secondo caso assume particolare importanza distinguere, tra i molteplici strumenti esistenti, quelli che sono gli approcci orientati non tanto alla valutazione in termini assoluti, quanto alla interpretazione delle relazioni significative tra una certa unità territoriale— già di per sé socialmente rilevante—e un dato fenomeno sociale (Cicerchia, 1996). L’unità territoriale che la ricerca intende approfondire in un’ottica di sperimentazione è dichiaratamente quella dello spazio pubblico, sia per il suo portato di infrastruttura fisica e sociale che per la sua dimensione urbana flessibile, i cui attributi possono essere apprezzati tanto alla scala di quartiere che a quella di progetto. In questo senso lo spazio pubblico si configura come mezzo di contrasto nella comprensione della domanda di città, della qualità della risposta formulata e della capacità di assorbimento da parte delle comunità42. Questa considerazione sposta l’asse del discorso sulla valutazione verso un approccio che sia non solo integrato, quanto anche esplorativo e relazionale (cfr. Neil Brenner) a supporto dello studio urbano, pertanto basato sull’osservazione sul campo della vita quotidiana. Gli approcci di questa natura possono essere suddivisi in tre categorie: la prima di natura istituzionale-regolamentativa che porta a un’idea di spazio pubblico come somma di tutti quegli spazi e attrezzature, come le dotazioni di quartiere, prodotti mediante l’impiego di fondi pubblici, analizzando lo spazio urbano in funzione dei soggetti che vi hanno accesso, che lo governano e che ne garantiscono il mantenimento; un secondo approccio può essere definito politico o democratico, in cui lo spazio pubblico è il luogo della tolleranza, dell’integrazione, del dissenso, della cittadinanza; il terzo infine è quello definito socio-spaziale, che rimanda a una dimensione dello spazio pubblico analizzato 42. Recenti ricerche sulle pratiche di rigenerazione urbana hanno infatti dimostrato come il progetto di spazio pubblico risulti centrale non solo per l’efficacia del processo stesso, quanto anche come gentrification dispositif (Annunziata in Berruti, 2016) con tutte le implicazioni in termini di qualità della vita che questo comporta.

nelle forme della vita quotidiana, nell’analisi delle modalità in cui viene vissuto e usato e nei gradi e nelle forme di interazione tra l’urbano e l’urbanità (Annunziata in Berruti, 2016). Il terzo approccio, come già anticipato, è quello che risulta di maggiore interesse rispetto ai temi della ricerca e che presenta molteplici gradi di integrazione con gli approcci metodologici descritti in questo paragrafo.

L’approccio socio-spaziale potrebbe essere definito come un modello di analisi microsociologico, assumendo di fatto una metodologia empirica, strettamente connessa alle tecniche di osservazione diretta sul campo, relativamente all’indagine dei temi sociali propri dell’urbanistica. Tale approccio tende a restringere il campo di osservazione—pertanto compatibile con l’analisi dello spazio pubblico—osservando e schematizzando i comportamenti sociali funzionalmente alla loro classificazione e alla individuazione di patterns ed elementi ricorrenti (Annunziata in Berruti, 2016). La realtà urbana viene dunque analizzata nella relazione tra struttura sociale e agency, in cui quest’ultima si configura come un oggetto o un soggetto in grado di modificare l’ambiente o le relazioni tra le parti, siano esse di natura fisico-spaziale che simbolico-affettive, nel tentativo di interpretare quali siano quelle in grado di costruire un ordine sociale, processi di engagement della cittadinanza o ancora meccanismi di riproduzione delle disuguaglianze (Ibid.). L’interazione sociale nello spazio è mediata certamente dalla sfera dell’immaginario e dei significati che strutturano il palinsesto urbano, nella relazione tra la configurazione spaziale e quella simbolica in cui il soggetto è agente dello spazio attraverso gli usi che impone allo spazio, e a sua volta questo è agente capace di modellare e dare forma alle azioni e ai pensieri dei soggetti (Ibid.). Un metodo che fa proprio questo principio è costituito dalla Actor-

Network Theory (ANT) e dell’assemblage che viene strutturato sulla base del

pensiero di Deleuze e Guattari come uno strumento analitico, più che un sistema di idee atto a costruire teorie (Müller, 2015) e Bruno Latour, Michael Callon e John Law ne sono considerati i pionieri. L’assemblage, come relazione tra le parti, ha cinque caratteristiche principali qui riportate secondo la classificazione di Müller (2015):

• Relazionale: lo spazio è analizzato come un intero formato dalle connessioni

tra le parti. Gli attori umani e non umani godono di autonomia rispetto alle relazioni che si instaurano tra di loro, sebbene l’analisi del singolo attore non possa spiegare la relazione di cui è parte.

• Produttivo: le relazioni tra le parti producono nuove organizzazioni territoriali, abitudini, espressioni, realtà, talvolta attori.

• Eterogeneo: gli assemblages non sono sottoposti a precise gerarchie tra le parti per cui nessun attore, sia esso umano, non-umano, animale o ideale, risulterà dominante rispetto agli altri, quanto potrebbe invece generare un divario naturale o culturale;

• Deterritorializzante / Riterritorializzante: gli assemblages sono frutto di un costante processo di stabilizzazione tra parti in stato di continuo mutamento, trasformazioni e rotture;

• Desiderato: gli assemblages come stato di equilibrio temporaneo tra le

parti sono fortemente desiderati dagli elementi frammentati e frammentari, dimostrando quindi di avere una componente corporale molto forte.

La ANT si configura, alla luce di questa collocazione teorica, come lo strumento analitico in grado di analizzare la componente fisica e corporale degli

assemblages, con particolare riferimento allo spazio urbano sul piano socio-

materiale o come definito in precedenza, sul piano socio-spaziale, attraverso l’analisi dei casi concreti che mettono in relazione di prossimità, scala e ruolo il mondo fisico e quello sociale (Müller, 2015). Sul piano del design questo può essere riportato in relazione all’analisi di alcuni precisi elementi fisici, se non quando tecnici, che mediano un gesto nello spazio all’interno del quale si inscrive, in qualche misura, una certa visione del mondo: la scala, ad esempio, non solo consente un’azione, ma contiene una specifica scrittura che istruisce l’utente a un suo immediato e spontaneo utilizzo attraverso gli elementi di cui si compone, come l’inclinazione delle rampe o il corrimano (Yaneva, 2009). In questo senso l’analisi antropometrica o ergonomica degli elementi dello spazio, unitamente alle informazioni desumibili dall’osservazione degli usi e delle esperienze degli utenti, risultano essenziali nella valutazione della qualità dello spazio pubblico in un’ottica progettuale di trasformazione urbana. Il design è infatti da considerarsi come connettore, collante, mediatore principale tra la società e lo spazio, la cui qualità andrebbe valutata in relazione alla capacità di produrre relazioni più che sulla base di uno standard preconcetto (Yaneva, 2009). Questo comporta, in termini di analisi, che il contesto di riferimento venga analizzato complessivamente come una variabile in continua evoluzione,

formato da differenti layers e dimensioni sovrapposte, all’interno delle quali gli attori umani e non umani si muovono in costante processo di negoziazione, formando un complesso sistema ecologico da interpretare (Yaneva, 2009). Tenendo conto delle dovute considerazioni fin qui emerse, si individuano di seguito gli approcci metodologici che rispondono all’esigenza di mettere a sistema condizioni oggettive dello spazio, risposte soggettive legate alla percezione e all’esperienza e valutazione delle stesse, con l’obiettivo di misurare la qualità complessiva dello spazio pubblico. Diverse esperienze internazionali hanno infatti dimostrato come questo momento di conoscenza abbia costituito uno strumento strategico per strutturare in termini organizzativi e cognitivi problematiche complesse come quelle che la città contemporanea è chiamata ad affrontare.

Public Life / Public Space Studies43

L’approccio analitico e strategico dei PL/PS è stato introdotto nei capitoli precedenti e presentato come uno tra i più diffusi e influenti strumenti di consulenza nell’elaborazione di strategie di trasformazione urbana. In questa parte della ricerca si vuole esclusivamente entrare nel merito della struttura metodologica e delle fasi che compongono il cosiddetto metodo Gehl, con preciso riferimento alla sua articolazione flessibile e circolare, alle tecniche di indagine diretta e alle modalità di valutazione e autovalutazione proposte nell’ambito di alcuni casi specifici, rimandando ai successivi paragrafi un ulteriore approfondimento critico nel merito delle strategie che da questo metodo conseguono.

Il principio alla base del metodo è quello di comprendere le abitudini dei cittadini nello spazio pubblico attraverso una sistematica indagine e documentazione della vita pubblica e dell’ambiente costruito. Grazie a un approccio “look and learn” si mira a costruire un quadro più comprensibile della città che possa essere usato come strumento politico, oltre che di pianificazione, con l’obiettivo di migliorare la vivibilità urbana. I PL/PS Studies sono pensati per fornire input ai processi decisionali come parte integrante dei processi di pianificazione o di design di progetti individuali, siano essi strade, piazze o parchi (Gehl, Svarre, 2013). 43. Quanto riportato nella scheda di approfondimento si riferisce, dove non diversamente specificato, al testo

L’interazione tra la vita pubblica e lo spazio assume un carattere di grande imprevedibilità e non può essere analizzato attraverso categorie fisse e immutabili. Allo stesso tempo Gehl e Svarre suggeriscono come uno studio mirato quanto semplice possa di fatto fornire una base di conoscenza a partire dalla quale indirizzare il processo di trasformazione urbana (2013).

I PL/PS Studies suggeriscono una struttura metodologica rigorosa sul piano delle fasi, che possono essere identificate come segue:

• Osservazione, sia in termini di inquadramento generale che di dettaglio, in relazione alle qualità e agli usi degli spazi pubblici in analisi;

• Analisi tipologica degli spazi pubblici più significativi dell’area urbana e dei dettagli di quelli in analisi;

• Interpretazione dei dati e delle informazioni raccolte mirata all’individuazione di problematiche e potenzialità in un’ottica di miglioramento dello spazio pubblico;

• Comparazione e benchmarking con progetti o processi di trasformazione urbana su scala nazionale e internazionale, con particolare riferimento ad altre pratiche di PL/PS Strategies;

• Riflessioni di sintesi, alla scala urbana, dello spazio pubblico e di dettaglio, corredate del materiale e dei dati raccolti e di eventuali suggerimenti in forma di ‘to-do list’;