3.1 Qualità dell’abitare urbano
3.1.3 Verso una definizione di Qualità dell’Abitare Urbano
I set di indicatori delle indagini fin qui analizzate raccontano non solo di un progressivo ampliamento verso la valutazione delle condizioni urbane tra le variabili nell’equazione della QdV, quanto anche della capacità e dello sforzo su scala globale di dotarsi di strumenti metodologici e normativi in grado di monitorare tale dimensione territoriale. Sebbene con gli obiettivi posti da Europa 2020 l’UE si fosse ormai dotata di tali strumenti di valutazione e monitoraggio, è L’Agenda 2030 a sostanziare di fatto la necessità di utilizzare indicatori di qualità urbana. Le Nazioni Unite definiscono la città sostenibile come il luogo dello sviluppo sociale, economico e fisico che pertanto necessita di essere protetta, se non quando mesa in sicurezza, per il bene delle comunità che vi abitano. Non stupisce quindi che anche le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità includano certe caratteristiche fisiche e sociali dello spazio urbano nel più
Fig. 32 · Aspetti della Qualità della Vita Urbana (Serag el Din et al., 2013)
ampio ragionamento sulla salute individuale, in riferimento alla qualità dell’aria, alla coesione sociale, alla partecipazione e alla varietà delle possibili esperienze in ambiente urbano (World Organization Health Report, 1997). Come suggerito da Serag El Din et al., la QdV riflette la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile poiché entrambe si fondano sull’equilibrio tra le condizioni economiche, sociali ed ambientali, pertanto le politiche che compromettono la QdV non sono da ritenersi sostenibili. Al contrario, talune scelte di sviluppo sostenibile potrebbero condizionare positivamente o negativamente la percezione della QdV: basti pensare alla riluttanza con cui molti cittadini affrontano il tema della pedonalizzazione e dell’uso dei mezzi di trasporto pubblico (2013). In questa prospettiva, si potrebbe avanzare l’ipotesi che la QdV sta allo sviluppo sostenibile come la QdVU sta alle politiche di sostenibilità urbana. In tal senso gli enti di governo sono i principali attori chiamati a potenziare la propria abilità di comprendere e gestire servizi e risorse sociali, economiche e ambientali, proprio a partire dalle condizioni di equilibrio tra le principali dimensioni della sostenibilità, attraverso un approccio
evidence based.
Sul piano metodologico possiamo riscontrare due principali differenze tra la QdVU e la QdV: in primo luogo la qualità urbana dell’ambiente analizzato diventa oggetto di valutazione come componente e riflesso delle condizioni sociali ed economiche; secondariamente il concetto di qualità va espresso attraverso la soddisfazione, assumendo una connotazione non solo performativa ma anche percettiva perché esperienziale, strettamente legata alla natura del contesto sociale e culturale sia dell’oggetto valutato che di colui che andrà a indagarlo (Marans, 2012). Le dimensioni all’interno delle quali indagare la QdVU vengono scomposte in segmenti differenti: Robert Marans facendo riferimento all’opera di Nelson e Schwirian, individua nelle caratteristiche demografiche e nelle pressioni economiche, sociali e ambientali, le quattro dimensioni entro cui determinare gli indicatori e le variabili necessarie all’indagine sulla QdVU e sulla base dei quali costruire un modello di riferimento. Serag El Din et al. scompongono invece la QdVU nelle dimensioni dell’ambiente, dello spazio fisico urbano, della mobilità, della socialità, del benessere psicologico, economico e politico (2013).
Questo approccio risponde di fatto alla necessità di comprendere le condizioni di equilibrio tra le differenti dimensioni della sostenibilità e della QdVU, e pertanto opera nel tentativo di approfondire sia le singole componenti che veicolano la
Social Urban Quality of Life: interazione sociale tra i membri della comunità, partecipazione; Psychological Urban Quality of Life: sentimenti della comunità rispetto ai luoghi, identità, radicamento;
Economical Urban Quality of Life: attività economiche;
Political Urban Quality of Life: politiche a supporto del concetto di QdVU, grado di implementazione.
percezione dell’esperienza urbana sia la loro reciproca interrelazione. Di contro, la necessità di sovrapporre i differenti piani di interpretazione della QdVU sposta la conversazione sulla necessità di ricorrere a un metodo che possa integrare alle componenti oggettive della valutazione anche quelle soggettive, già di per sé particolarmente controverse. Appare comunque inevitabile, in entrambi i casi, fare ricorso a indicatori e criteri interpretativi al cui dato sia possibile attribuire un peso (Turkoglu, 2015). Un’ulteriore questione metodologica da affrontare è quella della dimensione dell’indagine: nonostante gli sforzi profusi dalla Commissione Europea di adottare set di indicatori comuni39, l’accuratezza delle informazioni emerse dalle indagini sulla qualità della vita urbana si fa sempre più nebulosa man mano che si scende di scala (Berrini, et al., 2011). Marans suggerisce infatti che il principale limite degli approcci di matrice statistica risieda nell’incapacità degli indicatori di tradurre il peso dei singoli attributi della vita urbana in termini di soddisfazione individuale (2012). Si possono inoltre riscontrare le medesime aberrazioni individuate nella valutazione della QdV, nella misura in cui la dimensione territoriale degli indicatori è subordinata al tentativo di rendere universale il set di indicatori e quindi validi in ogni circostanza e applicazione (Cicerchia, 1996).
Anche tentando una lettura incrociata dei dati, il quadro farebbe emergere alcune tendenze alla macro-scala all’interno delle quali andrebbero a innestarsi altre situazioni di carattere locale di difficile interpretazione (Nuvolati, 1998). Analizzare la QdVU per macro-livelli, come nell’approccio suggerito da Serag El Din et. al., ha certamente un enorme valore di inquadramento per sistemi urbani, con il merito di sottolineare l’importanza della dimensione sociale e psicologica all’interno del quadro generale. D’altra parte, appare difficile immaginare di subordinare a categorie analitiche uniformi le relazioni antropologiche e prossemiche sottese alle peculiari modalità di uso e appropriazione degli spazi urbani nelle attività della vita quotidiana o di riproduzione sociale. Un tale livello di approfondimento non è raggiungibile attraverso un’analisi per macro- livelli, dal momento che tali dinamiche si verificano nella reciproca interazione tra soggetti e oggetti al livello della piccola scala urbana. Ancora, sebbene nei
39. Urban Audit è un set di indicatori che copre la maggior parte degli aspetti relativi alla qualità della vita nelle città dell’UE, della Norvegia, della Svizzera e della Turchia (demografia, alloggi, salute, mercato del lavoro, istruzione, ambiente, ecc.). [Fonte http://ec.europa.eu/eurostat/web/cities/overview]
paragrafi precedenti si sia rilevata la presenza di indicatori che monitorano le condizioni fisiche e ambientali della città, si riconosce la difficoltà di una valutazione o mappatura relativa ad alcuni temi specifici, come il consumo di suolo, il livello di accessibilità fisica e sociale a taluni servizi, etc. che impediscono una puntuale individuazione di eventuali ingiustizie o inefficienze specifiche. Se tale mancanza, come pocanzi rilevato, è da imputarsi alla difficile interpretazione dei sotto-ambiti, ci si chiede se sia possibile auspicare un ripensamento del sistema di valutazione della QdVU attraverso l’integrazione di modelli di analisi interpretativa dello spazio pubblico.
La risposta a questa domanda assume particolare rilevanza in luce delle ricadute sulle capacità strategiche di definire politiche urbane sostenibili a partire da una migliore comprensione delle dinamiche socio-spaziali, rinforzando per altro il mandato di supporto per il quale questo genere di indagini sulla QdV e la QdVU nascono. Riportare il ragionamento sulla QdVU alla dimensione territoriale dello spazio pubblico porta quindi a riflettere, ancora una volta, sulle modalità di riproduzione sociale nello spazio pubblico come indicatori privilegiati da integrare a fronte di quelli già mobilitati dalle indagini tradizionali. Questa integrazione porta inevitabilmente a quanto precedentemente auspicato circa la necessità di formulare una tecnica di indagine in cui valutazioni e dati, siano essi di natura oggettiva o soggettiva, possano essere sovrapposti minimizzando il rischio di incompatibilità. Ancora, ci si chiede se la definizione di QdVU fin qui richiamata sia ancora appropriata a identificare la complessa relazione tra la qualità dell’ambiente urbano e la soddisfazione personale che l’individuo percepisce nel suo vivere e operare quotidiano.
Già nell’opera di Nuvolati (1998) si faceva riferimento alla classificazione di Galtung e Wirak (Op. cit., 1976) dei bisogni di base, materiali e non, utile a definire una soglia di minima di soddisfazione da mettere a sistema in relazione del più ampio bisogno di identità. È in questa dimensione che aderiscono in buona misura quelle forme di riproduzione sociale che si materializzano nello spazio pubblico, da intendere quest’ultimo sia come luogo fisico della città quanto come modalità di esperienza urbana. Da qui un’ulteriore conferma della necessità di mettere in relazione gli attributi fisici dello spazio, le modalità con cui questo viene usato e quindi percepito nella vita quotidiana e nelle molteplici forme con cui gli individui abitano l’ambiente urbano.
Fig. 33 · Bisogno di Identità. (Fonte: Galtung e Wirak, 1976 in Nuvolati, 1998)