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Centrifugato rinfrescante

Ingredienti

1 pesca Nettarina 2 fettine di melone 3 carote

2 coste di sedano menta qb.

Procedimento

Centrifugare gli ortaggi e aggiungere della menta sminuzzata. Consumare subito dopo aver-lo preparato. Prima di centrifugare il sedano, togliere dalla centrifuga la polpa rimasta, frullarla ed utilizzarla per preparare una ciambella.

• Ricca di antiossidanti, vitamine ed acqua

• Senza lattosio

• Senza glutine

• Senza colesterolo

Significati simbolici della pesca

L’albero di pesco è originario della Cina, dove lo si può ritrovare ancora allo stato selvatico. Nel-la tradizione cinese le pesche di fioritura precoce rappresentano il simbolo di fertilità (spesso sono associati all’Albero della Vita). Nella mitologia cinese esso è invece il simbolo di longevità ed immortalità.

Immagini della pesca nella storia dell’arte

I frutti del pesco sono stati raffigurati in svariati dipinti artistici, soprattutto nature morte per via della loro rotondità, della morbidezza e del colore.

Nella città di Ercolano, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 70 d.C., è sopravvissuto l’affresco Natura morta con brocca e acqua (Fig. 35), nel quale si possono notare un ramo di pesche e un frutto tagliato per mostrare la polpa e il nocciolo al suo interno.

Il genere natura morta nasce nel ’500, con la pittura di genere che raffigura scene di vita quotidiana. In Italia la prima natura morta è identificata con un dipinto del Caravaggio, la Canestra di Frutta realizzato tra il 1597 e il 1598. (Fig. 36)

Sempre del Caravaggio è “Fanciullo con canestro di frutta” in cui appare evidente l’abilità del pittore nel raffigurare ogni dettaglio, da quelli della pelle del ragazzo a quelli della buccia di una pesca, dalle pieghe dell’abito ai vimini del canestro. La frutta è il simbolo della vita e diviene la protagonista della scena.

Caravaggio, Fanciullo con canestro di frutta (1593 / 1594). (Fig. 37)

La frutta, con i suoi colori caldi e vivaci e con la morbidezza delle sue forme arrotondate, sugge-risce a Paul Cézanne (1839-1906) un gran numero di dipinti. Egli infatti afferma “ai fiori ho rinun-ciato, appassiscono subito, i frutti sono più fedeli. Ad essi piace che gli si faccia il ritratto”. Tra i frutti, egli predilige le mele, le pere, le pesche e le arance per la loro forma semplice ed arrotondata.

Il pittore francese Claude Monet ha dedicato a questo frutto un dipinto Peach, appunto, dove numerose pesche, sono disposte in modo disordinato su un tavolo.

Claude Monet, Peach (1883). (Fig. 38)

Anche il francese Pierre Auguste Renoir (1841-1919), uno dei massimi esponenti dell’impressio-nismo, dedica alle pesche un dipinto: intitolato Natura morta con pesche.

Pierre Auguste Renoir, Natura morta con pesche (1881). (Fig. 39)

Manet, così come Renoir, Cézanne e Monet trova nelle nature morte un laboratorio prezioso in cui sperimentare una svariata gamma di colori. In un particolare di Colazione sull’erba sono rappresentati cestini di frutta contenenti pesche e ciliegie. Il frutto compare anche in Natura morta con melone e pesche e in Frutta sul tavolo del 1864.

Édouard Manet, Colazione sull’erba (1862 / 1863). (Fig. 40) Altri interessanti riferimenti pittorici sono:

Giovanna Garzoni

Fiori in un buffone di vetro posto su una base in pietra con una pesca appoggiata (1642-1651). (Fig. 41)

Alzata con pesche e fico. (Fig. 42)

Pesche in un piatto con cetriolo (1665). (Fig. 43) Vincent Van Gogh:

Peschi in fiore (1889). (Fig. 44) L’albero di pesco (1890). (Fig. 45)

Van Gogh nel febbraio 1888 si trasferisce ad Arles, una cittadina nel meridione francese. In questo luogo il pittore si lasciò ispirare dal paesaggio e dalla luce del sud e dalla vita in

cam-pagna: dipinse gli alberi da frutto in fiore ed i campi di grano appena fuori città. Van Gogh ama molto i fiori, rappresenterà mandorli e peschi per tutta la vita.

La pesca nella letteratura

Nel ’400 il letterato e poeta bolognese Giovanni Sabadino degli Arienti (1445-1510) utilizza la pesca in una novella di stile boccaccesco per sottolineare la differenza alimentare tra poveri e ricchi.

Leonardo da Vinci fa riferimento alla pesca per spiegare la meccanica del cuore, ma il frutto compare anche in una sua novella dal titolo Il pesco invidioso (C.A. 76r-a):

“Il persico, avendo invidia alla gran quantità de’ frutti visti fare al noce suo vicino, diliberato fare il simile, si caricò de’ sua in modo tale, che ‘l peso di detti frutti lo tirò diradicato e rotto alla piana terra”.

In Francia la pesca entra nella letteratura, con Émile Zola (1840-1902):

“La fruttivendola, con le braccia nude, il collo nudo e tutto quello che lasciava vedere di nudo e di roseo, aveva la freschezza di pesca... le guance tonde assumevano colori diversi come le pesche…”.

Negli Stati Uniti la pesca è citata nel poema The Love Song of J. Alfred Prufrock scritto dal poe-ta, drammaturgo e critico letterario statunitense Thomas Stearns Eliot (1888-1965).

Un’ode al pesco viene anche da Giovanni Pascoli:

Il pesco, da Myricae (Giovanni Pascoli) Penso a Livorno, a un vecchio cimitero di vecchi morti; ove a dormir con essi niuno più scende; sempre chiuso; nero d’alti cipressi.

Tra i loro tronchi che mai niuno vede, di là dell’erto muro e delle porte

ch’ hanno obliato i cardini, si crede morta la Morte,

anch’essa. Eppure, in un bel di’ d’Aprile, sopra quel nero vidi, roseo, fresco, vivo, dal muro sporgere un sottile ramo di pesco.

Figlio d’ignoto nòcciolo, d’allora sei tu cresciuto tra gli ignoti morti?

ed ora invidii i mandorli che indora l’alba negli orti?

od i cipressi, gracile e selvaggio, dimenticàti, col tuo riso allieti, tu trovatello in un eremitaggio d’anacoreti?