• Non ci sono risultati.

La Cina nel sistema ICT GVC

Nel documento La Cina nel mercato globale (pagine 98-107)

PARTE I OPEN THE DOOR: GLOBALIZZAZIONE IN ENTRATA

2. La Cina nel sistema ICT GVC

La catena globale del valore del settore ICT ha conosciuto una notevole evoluzione negli ultimi decenni, con una crescente rilevanza della partecipazione della Cina. Nonostante gli aspetti maggiormente innovativi associati alle attività di tale settore si siano sviluppati prevalentemente entro il dominio delle grandi corporation occidentali, il centro di gravità di buona parte delle fasi di produzione e di assemblaggio ha conosciuto un significativo radicamento nel continente asiatico, con la Cina impegnata a giocare un ruolo progressivamente determinante. Il crescente e massiccio spostamento di attività produttive in Asia ha sollevato un forte interesse tra studiosi e policy maker sulle conseguenze di un radicale cambiamento delle dinamiche entro tale sistema, nella misura in cui la Cina sarà in grado di scalare la catena globale del valore

98

del settore ICT, superando i livelli di subalternità associati al ruolo di supplier- assemblatore tipico della parte piatta della smiling curve (Sun e Grimes, 2016; Grimes e Yang, 2018; Baldwin e Lopez-Gonzalez, 2013). È pertanto necessaria un’analisi del ruolo assunto dalla Cina nella sua integrazione entro il sistema ICT GVC, nonché dei fattori che l’hanno condotta, nella transizione da “world’s factory” ad economia innovativa, ad occupare una posizione preminente nel mercato globale.

A partire dalla riforma di apertura economica (‘‘Open Door Policy’’) adottata dallo Stato cinese alla fine degli anni 1970, le regioni costiere situate nell’Est del Paese (Pearl River Delta) hanno sviluppato una struttura di produzione export-oriented (Yang e He, 2017, p. 574) che faceva perno sulle Special Economic Zones - SEZ (Selden et al., 2013), realizzate allo scopo di attrarre capitale estero - proveniente principalmente da Giappone, USA ed Europa - e incrementare le esportazioni come mezzo di integrazione della Cina entro l’economia globale (“strategic coupling34”). Nel suo processo di

liberalizzazione la Cina ha utilizzato diverse tipologie di SEZ: Free Trade Zones, Export Processing Zones, Industrial Parks, High-Technology Parks. Inizialmente collocate principalmente in prossimità delle aree costiere, esse sono state progressivamente localizzate in tutto il Paese. Ad oggi si contano più di 500 SEZ nazionali tra cui 12 Free Trade Zones (la prima delle quali è stata inaugurata nel 2013 a Shanghai) (World Bank, DRC, 2019).

Nell’arco di due decenni, dunque, la Cina ha conosciuto una profonda transizione da un’economia fondata prevalentemente sull’industria pesante ad una basata primariamente sull’attrazione di investimenti privati esteri - FDI, imprese transnazionali occidentali, component suppliers nonché contract manufacturers, principalmente nel settore ICT. Ciò ha condotto la Cina a configurarsi, alle soglie del nuovo millennio, come uno dei più integrati e comprensivi ecosistemi di produzione globale (Fig. 2.4) (Yang e He, 2017; Selden, Ngai, Chan, 2013; Grimes e Yang, 2018).

34 Un iniziale spostamento della produzione è avvenuto in Asia a Taiwan, da parte di imprese giapponesi

e occidentali negli anni 1960-70, ancor prima che la Cina divenisse la destinazione principale della ricollocazione produttiva di queste stesse imprese estere/asiatiche. Tale spostamento, in aggiunta ad una progressiva integrazione dei Paesi in via di sviluppo (Cina) entro il sistema GVC si definisce in termini di “strategic coupling”, vale a dire come ‘‘convergenza contingente di interessi nonché cooperazione tra due o più gruppi di attori […] per un comune obiettivo strategico (sviluppo regionale)’’ (Yeung, 2009 in Yang e He, 2017, p.572).

99

Fig. 2.4 I centri di fornitura dei settori Tessile, ICT, Servizi, 2000-201735

Fonte: World Trade Organization, 2019, pp. 28-29-30

‘‘China’s outstanding performance in world markets over the nineties can be traced back to its increased involvement in the international segmentation of production

35

‘‘The size of the circles represents the magnitude of value-added exports. The volume of value-added flow between each pair of trading partners is represented by the thickness of the line linking the two’’ (World Trade Organization, 2019, pp. 28-29-30).

100

processes, which has been deliberately encouraged by a selective trade policy granting preferential tariff treatment to assembling and processing activities36. The final stages of production in Asian matured economies have tended to migrate to China, enhancing its export capacities and the regional integration. China’s strong specialisation in the downstream segments of production is associated with large structural deficits in upstream segments (parts and components, semi-finished goods) and this vertical specialisation37 has enabled China to rapidly diversify its exports of consumption goods and to build strengths in exports of equipment goods. This is most remarkable in the electrical machinery sector38. Moreover the technology content of trade shows that parts and components have been a major channel for China’s imports of high technology. The Chinese case thus fits the theoretical and empirical framework which puts forwards the gains that can be derived from vertical specialisation and from trade in intermediate goods. However this strategy has led to a dichotomy between highly internationalised and competitive industries on the one hand and a more traditional exporting sector, based on domestic inputs, which is lagging behind, on the other hand.”(Lemoine e Ünal-Kesenci, 2002, p.37).

Gli sviluppi economici degli ultimi anni in Cina hanno evidenziato una graduale transizione da un’economia prevalentemente investment-driven ad una consumption- driven. Successivamente alla crisi finanziaria del 2007-08, quando la quota di GDP per consumi finali si attestava al di sotto del 50%, e in particolare a partire dal 2014, la quota del GDP per consumi finali ha superato quella riservata agli investimenti divenendo il principale driver di crescita, contribuendo per il 57% all’intera crescita economica del Paese. La quota del consumo ha progressivamente raggiunto il 53,6% nel 2017 (World Bank e DRC, 2019, p.7).

36

esenzione tariffaria per l’importazione di beni intermedi oggetto di assemblaggio e successivamente ri- esportati (processing trade)

37

‘‘If comparative advantages can be found only in some stages of production, whereas others are disadvantaged, this is referred to as “vertical specialization’’ (Lemoine e Ünal-Kesenci, 2002, p.11).

38

“In 1999 electrical machinery became the most important sector in processing trade, both on the export and import sides, overtaking textile and clothing’’ (Ibidem, pp. 15-16).

101 3. Mercato estero e mercato domestico

Successivamente alla crisi finanziaria del 2007-08 e parallelamente ad una profonda riorganizzazione del sistema GVC, l’economia globale ha conosciuto una rilocalizzazione delle imprese di produzione export-oriented dalle regioni costiere situate a Est della Cina verso le province dell’entroterra (“decoupling” e “recoupling”39

) allo scopo di ridurre ulteriormente i costi di produzione. Tale processo di riorganizzazione della produzione è stato segnato dall’emergere di strutture di produzione orientate al mercato domestico cinese, da una parte, e dallo spostamento di potere dalle lead firm occidentali agli strategic contractor (Foxconn) cinesi entro il sistema GVC, dall’altra (Yang e He, 2017).

Dando un rapido sguardo allo sviluppo del mercato domestico è possibile constatare come il successo trentennale del modello di crescita cinese abbia mostrato una serie di vulnerabilità generando un trend potenzialmente negativo (perdite commerciali, consumo privato debole, danni ambientali) e spingendo l’economia cinese ad avviare uno spostamento del proprio centro di gravità verso il mercato interno (CEPII, 2010; Ma et al., 2017). Infatti, il dualismo nel settore delle esportazioni ha limitato i benefici che gli spillover di conoscenza esercitano su progresso tecnico e crescita economica. Pertanto, il forte progresso dell’export di imprese cinesi ed estere non si è automaticamente tradotto in uno strumento utile alla promozione della crescita economica dell’intero Paese. Inoltre, l’incremento di contenuti tecnologici nei prodotti esportati dalla Cina non è stato accompagnato da un loro innalzamento di livello. Nonostante il suo spostamento verso fasi a maggior valore aggiunto della catena globale del valore, la Cina resta di fatto specializzata nella produzione ed esportazione di beni low-price nel settore tessile-abbigliamento e di beni standardizzati mass-produced nel settore high-tech.

Parallelamente ad un lieve calo nel settore delle esportazioni (1997-2003), il prezzo dell’importazione di input sofisticati ha conosciuto nel tempo un forte aumento, in conseguenza all’import di una crescente quantità di beni intermedi per la propria

39

Il termine “decoupling” si configura come ‘‘una riduzione o una rottura […] di un legame istituito tra una particolare struttura di produzione globale (GPN) e un territorio, […] risultato di una decisione firm- based o di una iniziativa da parte di istituzioni territoriali/statali’’ (Horner, 2014 in Yang e He, 2017, p.572). Tale processo può condurre ad un fenomeno noto come ‘‘recoupling’’, realizzabile con la stessa o con un’altra struttura di produzione globale (Ibidem).

102

industria manifatturiera. Il doppio movimento (lieve calo dell’export e aumento dell’import di input) ha alterato il commercio cinese. La crescita del GDP del Paese è così divenuta sempre più dipendente dalla domanda estera e il limitato consumo domestico (a causa di una debole crescita nei salari e di policy che non sono riuscite a superare il dualismo) si è configurato come weak link nella crescita economica stessa.

Successivamente al collasso della domanda globale (2008) e al crollo di export e produzione dell’economia cinese, si è reso necessario un vigoroso stimolo interno per assicurare una ripresa della crescita economica (avvenuta a partire da metà 2009). Lo shock derivato dalle conseguenze negative della crisi finanziaria globale del 2007-08 ha spinto la Cina a ribilanciare la propria economia, avviando un cambiamento del proprio regime di sviluppo allo scopo di stimolare il consumo domestico e creare un vasto mercato interno (CEPII, 2010).

La questione centrale è dunque se la Cina nel prossimo decennio sarà in grado di raggiungere un rebalancing40 domestico mediante la riduzione degli investimenti e l’aumento dei consumi, mantenendo una crescita economica stabile, e avviando altresì un ri-orientamento su larga scala della produzione e del commercio allo scopo di mitigare il potenziale impatto negativo del rebalancing cinese sui trading partner esteri (double rebalancing) (Ma et al., 2017).

Un percorso di rilocalizzazione intra-regionale dei processi produttivi (decoupling e recoupling all’interno del settore ICT) verso le zone centrali e occidentali della Cina è iniziato già nel periodo 1998-2009, parallelamente ad una evoluzione del settore export-oriented nelle regioni costiere in cui si è sviluppata la “world factory” cinese, conducendo quest’ultima verso una profonda trasformazione. Entro tale contesto di dinamiche ‘‘glocali’’, la rilocalizzazione dell’industria dell’elettronica avvenuta a partire dagli anni 2000 costituisce un interessante caso studio. L’analisi di Yang e He (2017) sulle modalità e le destinazioni di tale ricollocazione (decoupling e recoupling41) (Wuhan, Hubei; Zhengzhou, Henan; Chengdu, Sichuan), conduce ad una serie di

40

La Cina presenta una domestic expenditure composition atipica, caratterizzata da uno dei più elevati tassi di investimento e dei più bassi household consumption rates a livello globale. Tuttavia, alcuni studiosi (Ma et al., 2017) suggeriscono che la crescita di consumi dell’economia cinese non è così debole come viene descritta e che qualsivoglia significativo rebalancing proverrà più probabilmente da una decrescita degli investimenti piuttosto che da una accelerazione dei consumi.

41 ‘‘The recoupling of production relocation and export evolution is measured by the decline of the

contribution of electronics sales values and exports as well as the ratio of the latter to the former in coastal regions, while it increased in inland regions’’ (Yang e He, 2017, p.578).

103

considerazioni. Innanzitutto, l’evoluzione spaziale della produzione e dell’export dell’industria elettronica ha mostrato uno schema divergente: mentre la produzione ha conosciuto un’espansione verso l’entroterra, anche in virtù della nascita di strutture di produzione orientate al mercato domestico, l’export è rimasto localizzato primariamente nelle regioni costiere (Est), rimaste più attrattive prevalentemente per ragioni logistiche. In definitiva, l’attuazione di policy locali molto generose per attrarre flussi di supplier dell’industria elettronica nelle regioni centrali e occidentali del Paese non è andata nella direzione di rilanciare l’export cinese, ma piuttosto in quella di incrociare l’ampio potenziale del mercato domestico.

Come mostra la Tav. 2.1, tra il 1998 e il 2007 la quota di produzione e di export dell’industria elettronica delle regioni costiere (Est) ha conosciuto un incremento (con un lieve drop nel 2009), confermandosi come le regioni export-oriented più dinamiche. Parallelamente, la quota di produzione ed export dell’industria elettronica registrata dalle regioni centrali ed occidentali della Cina ha subito un decremento (o rimane pressoché invariata). L’analisi di Yang e He (2017) dimostra tuttavia che la strategia di recoupling spaziale di produzione ed export ha interessato selettivamente un limitato numero di città e province dell’entroterra cinese. Infatti, alcune province (Hubei e Jiangxi al Centro e Sichuan ad Ovest) della Cina centro-occidentale hanno registrato una generale tendenza all’incremento delle proprie quote di produzione ed export nell’elettronica (Tav. 2.2), configurandosi come location alternative per quelle imprese leader o first-tier contractor della GVC elettronica interessate a trarre vantaggio dal mercato estero (export) e dal mercato domestico cinese.

Per quanto riguarda la riorganizzazione delle regioni costiere del Paese (Est), invece, queste hanno conosciuto un’evoluzione divergente di produzione ed export nel settore elettronico. In particolare, nella provincia del Guangdong (Pearl River Delta) la quota totale nazionale di industrial output è rimasta immutata, mentre per contro la quota nazionale di export ha conosciuto un sostanziale declino (Tav. 2.2). In contrasto, la provincia di Jiangsu (Yangtze River Delta) ha conosciuto nel tempo un sostanziale aumento di entrambe le quote, giungendo a sostituire il Guangdong come regione leader nella produzione elettronica orientata all’esportazione del Paese.

L’analisi mostra dunque (Fig. 2.5; Fig. 2.6) che è in corso un’evoluzione spaziale di produzione ed export del settore elettronico non solamente nelle zone centro-

104

occidentali, bensì anche all’interno delle regioni costiere (Est), con uno shifting tendenziale dal Pearl River Delta allo Yangtze River Delta.

Tav. 2.1 Produzione e Export (Elettronica), Cina - aree geografiche, 1998-2009 (%)

--- Output 1998 2001 2005 2007 2008 2009 Eastern 96.9 97.2 98.6 98.6 97.9 97.6 Central 1.7 1.7 1.1 0.7 0.8 1.1 Western 1.3 1.1 0.2 0.7 1.2 1.3 Exports Eastern 98.8 99.5 99.4 99.4 99.0 98.7 Central 1.1 0.3 0.5 0.3 0.2 0.6 Western 0.1 0.2 0.1 0.2 0.7 0.8 Exports/Outputs Eastern 52.8 53.8 68.9 78.7 80.9 74.8 Central 33.5 9.3 31.1 33.5 20.0 40.3 Western 4.0 9.6 34.2 22.3 46.7 45.5 ---

Fonte: Yang e He, 2017, p.578

Tav. 2.2 Produzione/Export (Elettronica), Cina - alcune province, 1998-2009 (%)

105

Fig. 2.5 Produzione (Elettronica) in Cina per province, 1998-2009 (%)

Fonte: Yang e He, 2017, p.579

Fig. 2.6 Export (Elettronica) in Cina per province, 1998-2009 (%)

Fonte: Yang e He, 2017, p.579

Il processo di selective recoupling è stato incentivato da policy locali aggressive che hanno indotto una progressiva ed imponente espansione spaziale in alcune province centro-occidentali (Fig. 2.7) di diverse ODM/EMS taiwanesi, tra le quali il colosso Foxconn, maggior produttore di iPhone e iPad per conto di Apple. Facendo leva su forti agevolazioni fiscali e sussidi governativi si è reso possibile nel 2012 l’insediamento di una ‘‘Foxconn City’’ all’interno dello Zhengzhou Technology Park42

(Zhengzhou, Henan). Foxconn ha potuto realizzare una profonda espansione verso l’interno quasi a

42 ‘‘It all centers on Zhengzhou, a city of six million people in an impoverished region of China. Running

at full tilt, the factory here, owned and operated by Apple’s manufacturing partner Foxconn, can produce 500,000 iPhones a day. Locals now refer to Zhengzhou as iPhone City’’ (disponibile al link https://www.nytimes.com/2016/12/29/technology/apple-iphone-china-foxconn.html, accesso effettuato il 11/02/2020).

106

costo zero, giungendo a configurarsi dunque come leading exporter dell’economia cinese (Yang e He, 2017; Selden, Ngai, Chan, 2013).

In definitiva, successivamente alla propria integrazione nel sistema globale della catena del valore ICT, la notevole riorganizzazione della “world factory” cinese degli ultimi due decenni esprime la coesistenza di un’industria export-oriented e di strutture di produzione orientate al mercato domestico nelle diverse regioni orientali, occidentali e centrali della Cina.

Fig. 2.7 L’espansione spaziale di Foxconn nell’entroterra cinese

Fonte: Yang e He, 2017, p.582

Nel documento La Cina nel mercato globale (pagine 98-107)