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Da inseguitrice a nuovo leader mondiale? Lo standard internazionale 5G

Nel documento La Cina nel mercato globale (pagine 141-144)

Jacopo Cricchio

4. Da inseguitrice a nuovo leader mondiale? Lo standard internazionale 5G

Lo standard tecnico, altra grande branca all’interno del più ampio concetto di IPR, permette a diversi beni di essere compatibili tra di loro durante le fasi di produzione, scambio e consumo (Fariselli, 2014). Come i brevetti, anche gli standard sono considerati un tassello essenziale quando si parla dello sviluppo tecnologico di un Paese. Diversi studi hanno dimostrato come, a livello macroeconomico, l’aumento di 1% dello stock nazionale di standard può essere correlato con l’aumento di 1% nel PIL di un Paese (Marinello, 2013). Accaparrarsi dunque uno standard internazionale ha delle conseguenze davvero notevoli per lo sviluppo economico.

A livello internazionale esiste un ente chiamato 3rd Generation Partnership Project - 3GPP64 che coinvolge gli istituti nazionali di standardizzazione delle tecnologie delle telecomunicazioni di diversi Paesi del mondo insieme ad altri partner commerciali. In passato, è stato proprio il 3GPP che, dopo molte negoziazioni, ha standardizzato a livello internazionale le tecnologie 2G, 3G e 4G ed è proprio in questi anni che si sta cercando di trovare uno standard comune per il 5G.

Il 5G è ritenuto una delle tecnologie cruciali per quella che alcuni definiscono la “quarta rivoluzione industriale” (cfr. The National Academics of Science, 2017; Lu,

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2017; OECD, 2018). Questa tecnologia non è rivoluzionaria per sé, ma sono piuttosto le sue possibili applicazioni che la rendono così innovativa. Il 5G darà vita a nuove combinazioni di hardware e software dove quest’ultimo avrà un ruolo nettamente preponderante, rendendo la componentistica fisica molto meno rilevante di oggi. Il 5G potrebbe quindi essere l’ultima evoluzione sostanziale della rete poiché gli aggiornamenti potranno diventare solo una questione di sostituzione di software e componenti di materie prime a basso costo. Tutto questo apre a delle possibilità di espansione e densità della rete che ad oggi nemmeno i grandi esperti riescono a delineare del tutto, ed è proprio per questi motivi che i governi di tutto il mondo fremono dalla voglia di imporre il loro standard a livello internazionale (Wheeler, 2019). Inoltre, questa iper-connettività porterà con sé un altro tassello fondamentale che dovrà necessariamente essere affrontato: la cybersecurity. Innanzi tutto, la mancanza dei punti di connessione hardware renderà più complesso effettuare dei controlli di sicurezza. La sostituzione degli apparecchi fisici con un network digitale che si basa su un protocollo internet e sistemi operativi comuni, renderà inoltre più accessibile l’utilizzo (e quindi più possibile il danneggiamento) di funzionalità e applicazioni che attualmente sono molto complesse. La nuova rete 5G sarà basata su numerose antenne a basso spettro, e quindi i possibili bersagli fisici da attaccare aumenteranno drasticamente. Infine, ma non per importanza, gli smart-device connessi tra loro (Internet of Things) si moltiplicheranno, dando vita a plotoni di oggetti pronti per essere hackerati (Wheeler and Simpson, 2019).

I due maggiori provider di servizi di telecomunicazioni cinesi, ZTE e Huawei, sono stati i primi a sviluppare la tecnologia necessaria per l’applicazione commerciale del 5G (Amighini, 2019). Secondo alcuni, da quest’anno la Cina avrebbe addirittura iniziato a lavorare al 6G65 (Borak, 2018). La veridicità di quest’affermazione è tutta da verificare al momento, ma ciò che invece potrebbe succedere davvero quest’anno è il lancio commerciale del 5G, così come previsto dal Ministero per l’industria e l’informazione tecnologica cinese - MIIT. Tuttavia, ci sono ancora parecchie disparità

65Il 6G viene considerato un 5G molto potenziato. Tra le altre cose, dovrebbe portare la velocità di

connessione ad un 1TB per secondo ed espandere notevolmente l’area di copertura della rete consentendo di dar vita ad una iper-connettività tra una miriade di combinazioni di hardware e software (internet of everything). Tuttavia, considerando che le applicazioni dello stesso 5G sono in fase di sviluppo, discutere sui possibili scenari di utilizzo del 6G è decisamente prematuro.

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regionali da affrontare rispetto all’avanzamento del 5G, soprattutto quando si fa riferimento alla possibilità di accesso alla rete. Inoltre, la Cina necessita ancora di numerose riforme strutturali per consentire uno sviluppo più fluido di questa tecnologia (World Bank, 2019).

La quinta generazione di tecnologia wireless sembra negli ultimi anni essere al centro delle politiche dei maggiori player economici mondiali. Lo scontro tra Stati Uniti e Cina su questo fronte ha raggiunto persino il livello diplomatico quando Meng Wanzhou, direttrice finanziaria e figlia del fondatore di Huawei, è stata arrestata in Canada nel dicembre 2018 (Custodero, 2018). “America must win the 5G race” ha detto Trump lo scorso aprile (Slayton, 2019). La determinazione del presidente USA ha portato, ufficialmente per motivi di sicurezza nazionale, a bannare Huawei dal commercio con gli Stati Uniti e a porre molte pressioni politiche ai governi europei affinché blocchino l’accesso del gigante cinese alle strutture di telecomunicazioni del vecchio continente (Amighini, 2019).

Tuttavia, questa preoccupazione nei confronti di Huawei potrebbe essere eccessiva se si prendono in considerazione due fattori. Il primo riguarda la cybersecurity. Il problema è molto più ampio e la Cina potrebbe rimanere una minaccia a prescindere da Huawei. Infatti, molti degli hackeraggi cinesi sono avvenuti nei confronti di applicazioni e hardware non-cinesi a causa di una generalizzata scarsa protezione cibernetica (Wheeler and Simposn, 2019).

Il secondo è che in passato gli Stati Uniti non hanno mai imposto un loro standard internazionale di telecomunicazione. Sicuramente hanno contribuito nella fase di armonizzazione in seno al 3GPP, ma le tecnologie di base per tutte le versioni precedenti al 5G sono di origine europea o giapponese (cfr. Bekkers e West, 2009; Gessler, 2002; Hemphil, 2009). L’aver perso queste “gare” non ha però influito sulla capacità delle aziende statunitensi di diventare comunque leader mondiali. Il sistema operativo Android di Google è utilizzato dal 75% dei device mobili di tutto il mondo. Un altro 23% è in mano ad iOS di Apple. Questo significa che ad oggi il 98% di tutti i device mobili al mondo dipendono dalla tecnologia americana. Inoltre, Qualcomm rimane il leader mondiale indiscusso dei microprocessori (Wheeler, 2019).

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L’aver dunque impedito a Huawei di avere rapporti commerciali con le aziende americane potrebbe portare ad un risultato diametralmente opposto a quello sperato. Infatti, già dal 2018 Huawei dapprima ha incominciato ad accumulare stock di microprocessori di origine estera per far fronte all’imminente blocco di Trump, ma successivamente ha dato vita a procedure di innovazione interna per diventare sempre più indipendente dalla tecnologia statunitense (Amighini, 2019).

Fare dei pronostici su come finirà questa “corsa” potrebbe in questa fase essere prematuro. Non vi è dubbio tuttavia che siamo di fronte ad una situazione che nel suo complesso risulta alquanto singolare: da un lato la Cina continua ad essere identificata come il Paese della contraffazione e del falso dove gli IPR come i brevetti, i marchi e i copyright non sono per niente rispettati; dall’altro siamo negli ultimi anni testimoni di quella che sembra una frenetica rincorsa per battere la Cina sul campo dello standard 5G, tecnologia che potrebbe verosimilmente rivoluzionare le nostre vite. Cosa dobbiamo quindi aspettarci dal Dragone Rosso d’ora in avanti?

Nel documento La Cina nel mercato globale (pagine 141-144)