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Regionalizzazione del Sud-Est Asiatico

Nel documento La Cina nel mercato globale (pagine 107-113)

PARTE I OPEN THE DOOR: GLOBALIZZAZIONE IN ENTRATA

4. Regionalizzazione del Sud-Est Asiatico

La rapida espansione della Cina nelle ICT GVC l’ha condotta a sviluppare forti relazioni con alcuni dei Paesi circostanti quali Giappone, Corea, Taiwan, e ha contribuito altresì alla crescita economica e all’upgrading tecnologico nell’intera regione del Sud-Est Asiatico (Gong, Liu, Tang, Yin, 2018).

Attraverso un’analisi quantitativa dei link inter-regionali tra le strutture produttive dell’industria elettronica (East-Asia), allo scopo di identificare i differenti ruoli assunti dai diversi Paesi e le potenziali interdipendenze che intercorrono tra gli

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stessi, Sturgeon e Kawakami (2010) si avvalgono di una serie di indicatori, quali: distribuzione spaziale di import-export, analisi di backward e forward links43 e composizione di valore aggiunto catturato dalle differenti regioni della regione Est-Asia (Gong et al., 2018).

Fig. 2.8 Distribuzione spaziale di export (a) ed import (b) ICT, East-Asia, 2010

Fonte: Gong et al., 2018, p.85

Innanzitutto, la distribuzione spaziale dei volumi di import ed export (Fig. 2.844) mostra come il commercio del settore ICT avvenga prevalentemente tra le regioni costiere (Sud-Est) cinesi e Giappone, Corea, Taiwan, mentre le restanti otto regioni dell’entroterra cinese registrano volumi relativamente scarsi.

Tale situazione riflette la loro limitata partecipazione alla produzione ICT globale, avvalorando altresì la tesi secondo cui Yangtze River Delta e Pearl River Delta si configurano come luoghi di produzione privilegiati per imprese transnazionali estere (Ibidem).

Inoltre, secondo quanto riportato dalla Fig. 2.8 risulta evidente come Giappone, Corea, Taiwan e le regioni costiere (Sud-Est) della Cina siano strettamente interconnessi. In particolare, tali regioni costiere (Sud-Est Cina) detengono forti backward linkages con Taiwan, Corea e Giappone.

43 Le economie partecipano alle GVCs importando input esteri per produrre beni e servizi volti

all’esportazione (backward link), oppure possono esportare input prodotti entro i confini domestici (forward link), in https://www.wto.org/english/res_e/statis_e/miwi_e/Explanatory_Notes_e.pdf, accesso effettuato il 22/08/2019

44 Nelle Figg. 2.8 e 2.9 le sigle utilizzate corrispondono ai principali attori del gruppo Est asiatico (Japan,

Korea, Taiwan) mentre le province cinesi sono qui aggregate in 10 regioni (Northeastern region, Jing-Jin region, Northern coastal region, Eastern coastal region, Southern coastal region, Northern-central region, Central region, Northwestern region, Chuan-Yu region, Southern western region) (Gong et al., 2018).

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Fig. 2.8 Backward (a) e Forward (b) linkages, ICT, East-Asia, 2010

Fonte: Gong et al., 2018, p.86

Tale modello, se posto in relazione con la sopraindicata struttura import-export, mostra come le regioni a Sud-Est del territorio cinese dipendano fortemente da Taiwan, Corea e Giappone per l’import di componenti chiave nelle operazioni di assemblaggio finale dei prodotti. Taiwan, per contro, detiene forti backward nonché forward linkages con Cina (Sud-Est), Corea e Giappone, mantenendo quindi un cruciale ruolo di coordinamento entro tale gruppo asiatico, in quanto esportatore dei componenti chiave per le operazioni di assemblaggio (Ibidem).

Inoltre, la composizione della quota di valore aggiunto catturata da ciascuna regione operante nell’industria ICT in East Asia (Fig. 2.9) mostra come a livello regionale Sud-Est Cina, Giappone, Corea e Taiwan risultino profondamente dipendenti dal settore delle esportazioni per la creazione di valore aggiunto.

Le restanti regioni dell’entroterra cinese, per contro, si affidano primariamente a strutture di produzione orientate al mercato domestico, avvalorando la tesi secondo cui tali attori economici risultano ben lontani dal configurarsi come centri di produzione globale (Gong et al., 2018; Yang e He, 2017).

Pertanto, l’analisi mostra come Taiwan, Corea, Giappone e Cina (Sud-Est) si configurino come i principali player operanti all’interno del sistema di produzione globale ICT GVC, con la Cina (Sud-Est) impegnata a detenere un ruolo determinante ‘‘nella promozione dello sviluppo dell’industria dell’elettronica nelle altre regioni’’

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(Gong et al., 2018, p.89). L’analisi riportata finora illustra dati economici risalenti all’anno 2010 e non documenta esaustivamente il ruolo cruciale che la Cina ricopre attualmente nel settore ICT all’interno della regione del Sud-Est asiatico.

Fig. 2.9 La composizione di valore aggiunto ICT catturata entro East-Asia, 2010

Fonte: Gong et al., 2018, p.89

Studi più recenti, invece (Torsekar e VerWey, 2019), si avvalgono di una serie di indicatori (Gross trade statistics, measures of intra-regional trade, e FDI) e aggiornano i risultati ottenuti in precedenza. Le Figg. 2.10 e 2.11 mostrano infatti la misura in cui le regioni del gruppo Est Asia Pacific (EAP45) hanno ricoperto un ruolo dominante46 nei segmenti produttivi globali delle ICT GVC negli ultimi vent’anni (fino al 2017), con la Cina impegnata a ricoprire il ruolo di driver all’interno di tale sistema regionale.

Infatti, la crescente leadership cinese all’interno del sistema GVC è stata determinata da una serie di fattori. Innanzitutto, durante il periodo 2013 - 2018, la Cina ha contribuito per il 44% alla quota totale di investimenti di capitale della regione e per il 32% agli investimenti regionali a maggior valore aggiunto (FDI in software,

45 East Asia-Pacific. Ci si riferisce alla regione dell’Asia sudorientale che include East Asia, South Asia,

Southeast Asia e Oceania.

46 ‘‘As total intra-regional trade within the electronics products sector has grown from a negligible

level in 1996 to 40 percent of as of 2017, China has remained the principal driver of GVC trade’’ (Torsekar e VerWey, 2019, p.7).

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information technology servizi, prodotti chimici, comunicazioni, produzioni ad alto valore aggiunto). Parallelamente, nel corso degli ultimi vent’anni (1996-2017) la composizione dell’export cinese ha conosciuto una profonda divergenza, con un incremento di export a maggior valore aggiunto (beni finali) decisamente superiore rispetto a quello a minor valore aggiunto (beni intermedi). In aggiunta a tale crescita totale di export (mix di beni intermedi importati e prodotti internamente) illustrata dalla Figura 2.12, alcune stime (Torsekar, VerWey, 2019) suggeriscono che la percentuale di valore aggiunto nell’export della Cina sia aumentata dal 55% al 67% durante lo stesso periodo.

Fig. 2.10 Commercio tra East-Asia Pacific e trading partner, Elettronica, 1996–2017 (%)47

Tali trend mostrano eloquentemente come l’economia cinese abbia avviato uno spostamento lungo la catena globale del valore (in particolare nel settore ICT) verso segmenti di produzione a più elevato valore aggiunto (mentre il gap che intercorre tra export di beni intermedi e beni finali continua ad aumentare), testimoniando il continuo upgrading verso una vera e propria economia innovativa e un progressivo allontanamento dal proprio status iniziale di mero assemblatore di imprese estere (Torsekar e VerWey, 2019; Baldwin e Lopez-Gonzalez, 2013).

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‘‘EAP’s exports of intermediate goods as a share of the region’s total manufacturing exports—a

measure of GVC participation—was higher than those of any

other region at 16 percent. Notably, a growing majority of EAP’s electronic goods trade (i.e., both intermediate and final goods) during 1996–2017 was conducted within the region; intra-EAP trade in electronic goods grew from 50 percent of world trade in 1996 to 71 percent as of 2017’’ (Torsekar e VerWey, 2019, p.6).

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Fig. 2.11 Quota di beni intermedi (Elettronica) sul commercio di East Asia Pacific, 201748

Fonte: Torsekar e VerWey, 2019, p.6-7

Fig. 2.12 Export cinese (beni intermedi e finali), ICT, 1996-2017 (milioni di dollari)

Fonte: Torsekar e VerWey, 2019, p. 8

Infatti, all’incirca due terzi dei beni elettronici venduti in Cina nell’anno 2015 sono attribuiti a brand cinesi, riflettendo così il crescente numero di imprese locali che

48 ‘‘[…] regional integration is high, and intermediate goods drive nearly three-quarters of total

intraregional electronics trade, with China, Hong Kong, South Korea, and Malaysia being the largest contributors. At the same time, the region’s electronic products sector has attracted substantial amounts of FDI from MNCs. During 2003–18, capital investments into the region amounted to $270 billion, much of which was directed towards low-value-added manufacturing activities’’ (Ibidem).

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nel tempo hanno assunto progressivamente uno status di lead firm entro numerose GVC (domestiche e mondiali) in grado di competere globalmente. Pertanto, l’ascesa di tali imprese domestiche e l’incremento di export suggeriscono un elevato tasso di produttività (derivante dal crescente upgrading) del settore ICT cinese (Torsekar e VerWey, 2019).

L’attuale trend verso attività a maggior valore aggiunto viene affiancato da un aumento dei costi salariali nel settore manifatturiero cinese. Si stima che tra il 2011 e 2016 il costo del lavoro abbia subìto un incremento del 64%, raggiungendo livelli paragonabili a quelli di alcuni middle income country. Inoltre, anche le regioni costiere a Est della Cina (dove si concentra la maggior parte degli FDI nelle industrie innovative) hanno conosciuto un aumento generale dei costi (affitti degli uffici, scarsità di terreni, costi dei servizi pubblici) che in aggiunta a potenziali fluttuazioni valutarie potrebbero condurre ad un decremento della “desiderabilità” cinese agli occhi delle imprese multinazionali estere.

Al di là di tali sviluppi, alcuni analisti (Enderwick, 2011) hanno osservato un generale trend verso una strategia volta al contenimento di qualsivoglia rischio nella catena di fornitura in cui la Cina si inserisce, preparando destinazioni alternative nella stessa East Asia (China Plus One Strategy) 49.

Nel documento La Cina nel mercato globale (pagine 107-113)