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2.Marsilio da Padova e il Defensor pacis

4. Contesto storico-politico al tempo del Machiavelli

4.3 La Chiesa nel Rinascimento

4.3.4 Clemente VII

Alla morte di Adriano VI torna sulla Cattedra petrina la famiglia Medici nella figura del cardinal Giulio che assume il nome di Clemente156. Sin dall’inizio egli cerca di mantenersi a distanza sia dall’impero che dal regno di Francia mettendo in evidenza di non voler guerreggiare e di volersi occupare principalmente della questione luterana. Dichiara nei primi concistori l’intenzione di riformare la Curia introducendo un rigore maggiore infatti vieta ai vescovi e cardinali di presiedere a più diocesi. Intanto Carlo spinge il pontefice a costituire un concilio per risolvere la questione protestante e l’imperatore propone anche come possibile cittadina ospitante Trento. Il papa non si mostra favorevole e blocca qualsiasi tentativo di costituire assemblee in territorio germanico. I tentativi di riforma intrapresi ben presto vengono accantonati. Francesco conquista Milano, Clemente cerca di farsi mediatore per evitare la guerra ma l’arrivo degli spagnoli spenge qualsiasi

155 R. Aubenas - R. Ricard, op. cit., p. 243

156 Cf. C. Capasso, Clemente VII papa, in Enciclopedia Italiana, 1931, https://www.treccani.it/enciclopedia/papa-clemente-vii_

72 possibilità. A questo punto papa Clemente non può più restare neutrale, decide di avvicinarsi alla Francia anche per realizzare progetti matrimoniali ma con la sconfitta francese a Pavia il papa sottoscrive un trattato con l’imperatore sulla base del quale Carlo si impegna a proteggere Firenze in cambio del pagamento di imposte. La fama di abile uomo politico che Clemente ha raggiunto da cardinale, comincia a svanire di fronte ai suoi continui tentennamenti che lo portano a passare da una parte all’altra. Di fronte all’adesione del pontefice alla lega di Cognac, Carlo lancia l’ultimatum al papa e invia Ugo de Moncada a persuadere Clemente ad uscire da questa. Il papa si mostra irremovibile anzi lancia critiche alla politica dell’imperatore il quale incalza sulla convocazione di un concilio. Il 6 ottobre 1526 scrive al Sacro Collegio facendogli notare che di fronte al rifiuto del papa di convocare il concilio la responsabilità di pronunciarsi a riguardo ricade sugli stessi cardinali i quali dovrebbero prendere una decisione al più presto. Il papa decide di incontrare Carlo ma gli viene impedito dai Colonna che armati marciano su Roma saccheggiando i palazzi vaticani. Finito questo assalto il papa torna all’attacco e nel novembre di quell’anno l’esercito papale colpisce le fortezze di quella nobile famiglia. La situazione non si mette bene in quanto muore Giovanni dalle Bande Nere mentre il duca di Ferrara passa dalla parte di Carlo. La discesa delle truppe imperiali in Italia, innesca a Roma un forte timore che si esprime in profezie di sventura realizzatesi effettivamente quando i Lanzi tedeschi penetrano in Roma saccheggiandola. Alle numerose violenze, si aggiungono irrispettose esibizioni di soldati vestiti in abiti ecclesiastici intenti a fare processioni. La figura del pontefice viene verbalmente oltraggiata:

Entrati dentro, cominciò ciascuno a discorrere tumultuosamente alla preda, non avendo rispetto non solo al nome degli amici né all’autorità e dignità de’ prelati, ma eziandio a’ templi, a’ monasteri alle reliquie onorate dal concorso di tutto il mondo, e alle cose sagre. […] Impossibile narrare la grandezza della preda, essendovi accumulate tante ricchezze e tante cose preziose e rare, di cortigiani e di mercanti;

ma la fece ancora maggiore la qualità e numero grande di prigioni che si ebbero a ricomperare con grossissime taglie […]157.

Le trattative divengono abbastanza gravose: amnistia con i Colonna, pagamento di risarcimenti, rinuncia a Civitavecchia, Ostia, Parma, Modena, Piacenza. Sapendo che l’imperatore attende con ansia il concilio, Clemente si dichiara disposto ad indirlo in cambio di ciò che gli è stato sottratto.

Carlo si mostra disposto a collaborare principalmente per ristabilire i Medici a Firenze e per il matrimonio tra Alessandro de Medici e la figlia Margherita. L’imperatore non interviene mai decisamente in Toscana tanto che a Firenze le lotte per impedire ai Medici di ritornare vanno avanti

157 F. Guicciardini, op. cit., V.

73 anni. Dichiaratosi disposto ad indire il Concilio, Clemente impone all’imperatore come clausola la piena subordinazione e obbedienza dei protestanti alla Chiesa di Roma.

Altro problema che il papa deve affrontare è rappresentato dalla richiesta di divorzio da parte di Enrico VIII: dopo attento esame della situazione da parte della Chiesa e dopo rifiuto di annullare le nozze, il re d’Inghilterra tronca i rapporti col papa e con Roma. Clemente VII lo scomunica dichiarando invalido il nuovo matrimonio contratto nel frattempo dal re.

A causa di una malattia, Clemente muore nel 1534 senza aver aperto nessun concilio ne attuato la riforma che aveva in mente sin dall’inizio del suo pontificato. La figura di Clemente VII è risultata assai importante nella vita del Machiavelli poiché è stato lui a rivalutare i talenti storici e politici di un uomo tagliato fuori dell’attività politica. Clemente incarica l’ex Segretario di redigere la storia di Firenze e accoglie con interesse alcuni consigli che Niccolò gli offre durante il periodo di lotta contro Carlo V. Il pontificato di Giulio de’ Medici viene a configurarsi in un periodo storico assai scomodo, ai problemi di tipo politico strategico vengono a sommarsi quelli di carattere religioso che, come abbiamo visto, rappresentano un duro impatto anche sull’aspetto governativo degli stati. La riforma tanto attesa e il concilio tanto invocato cominciano a materializzarsi dopo poco la sua morte e lasceranno un segno indelebile nella storia della Chiesa e dell’Europa.

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