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Dalla morte di Alessandro VI a quella del Valentino

6 Niccolò Machiavelli: vita e opere minori

6.3 Dalla morte di Alessandro VI a quella del Valentino

87 Firenze, ma anche riguardo la richiesta di uomini armati in località Borgo San Sepolcro al fine di attaccare il duca Guido e: “Pregommi ultimo scrivessi alle SS.VV., come lui desidererebbe, che se in su questa presa di Vitellozzo, il duca Guido, che è a Castello, si rifugiasse in su dominio vostro, VV.SS. lo detenessimo […]”196.

88 La fortuna che ha arriso al Valentino, improvvisamente lo abbandona di colpo nel momento in cui muore il padre Alessandro VI e lui stesso viene colpito da malattia.

Dal conclave esce un papa che rimane alla guida della Chiesa solo dieci giorni, Pio III. Alla sua morte, la scelta del successore non risulta semplice infatti dal nuovo pontefice dipenderanno le sorti politiche dell’Italia. Per Firenze finita la minaccia borgiana si profila all’orizzonte l’ombra angosciante di Venezia punta alla conquista della Romagna. Alla fine di ottobre del 1503, Niccolò Machiavelli va in legazione a Roma per permettere alla Repubblica di chiarirsi le idee sulle effettive intenzioni del nuovo papa e per accordarsi col Cardinal Roano199:

[…] Regolando il parlare tuo con ciascuno secondo che intenderai bisognare, e secondo la informazione che ne arai dal reverendissimo Cardinale nostro, con il quale tu parlerai avanti di tutte queste cose, e da lui piglierai ordine come abbi ad procedere. Arai ancora teco copia della condotta fatta a’ dì passati de’ Baglioni in nome nostro da sua Signoria, et una minuta della retificazione, che noi vogliamo si facci sopra tal cosa200.

Purtroppo la situazione procede a rilento a causa del protrarsi del conclave; scrive Machiavelli ai Dieci: “E in summa raccozando tutti e ragionamenti insieme, non veggo che si possa fare per Roano alcuna declarazione, secondo la forma che vostre Signorie mi ordinorno, avanti che lui esca di Conclavi, perché questa creazione del papa lo tiene tanto occupato, che è da averlo per scusato”201. Qui incontra il Valentino che nonostante la malattia vuole interloquire quanto prima col pontefice.

Il primo di novembre dello stesso anno Giuliano della Rovere è papa col nome di Giulio II e il Valentino si sente sollevato poiché quest’ultimo gli ha promesso di nominarlo gonfaloniere di Santa Chiesa. Leggendo la lettera che Battista Machiavelli invia a Niccolò, datata 9 novembre, ci accorgiamo che nel frattempo il Segretario è diventato padre di Bernardo: “[…] Voi havete avuto uno bello et visto vigliuolo, el quale questo di s’è baptezzato honorevolmente, come richiegono le

199 “Impegnato nella riforma della Chiesa gallicana, ebbe come vera aspirazione personale il papato, obiettivo che però fallì nei due conclavi ai quali poté partecipare: quello per la successione di Alessandro VI e l’altro, di poche settimane posteriore, per la successione di Pio III. In entrambi i casi non gli riuscì di aggiungere ai voti dei cardinali francesi, di cui disponeva, anche quelli degli italiani, benché avesse fatto liberare e portato con sé dalla Francia il sempre autorevole Ascanio Sforza, né degli spagnoli, sebbene avesse accordato protezione a Cesare Borgia. […] Con lui (Machiavelli) doveva trattare una questione di diretto interesse per Firenze (una condotta per Giampaolo Baglioni), ma ovviamente ne seguì con attenzione le trame in vista del conclave. […]Incontrandolo più volte in quei giorni M. poté assistere anche a come A. giocasse poco abilmente la carta dell’uscita di scena di Cesare Borgia, che protesse bensì, ma senza riuscire a ottener nulla dai cardinali spagnoli da lui controllati (Principe vii 47).” Cf. E. Cutinelli – Rendina, Amboise Georges d’ in Enciclopedia machiavelliana, 2014, https://www.treccani.it/enciclopedia/georges-d-amboise_

200 N. Machiavelli, Prima legazione alla corte di Roma, in op. cit., 2 p. 496

201 Ibid. p. 500

89 qualità vostre”202. La lettera prosegue informando riguardo ai benefici ecclesiastici ricevuti da Totto, fratello di Niccolò. Di fronte all’avanzata di Venezia che conquista Faenza, il papa, alterandosi, intimorisce la Serenissima con la promessa di stringere alleanza con la Francia per impedirgli di avanzare. Intanto, rimangiatesi le promesse fatte al Valentino, Giulio II comanda l’arresto del duca che è in procinto di fuggire. Condotto prigioniero a Roma ben presto riesce a raggiungere Napoli dove nuovamente viene arrestato e deportato in Spagna dove muore nel 1504.

Qui Cesare, il principe nuovo, colui che aveva terrorizzato signori e sovrani, termina la sua corsa.

Altro breve discorso che Machiavelli scrive nel 1503, destinato ad un anonimo fiorentino che prende parte alla politica della città, si intitola Sopra la provisione del danaio: ha come scopo quello di sottolineare la minaccia che investe Firenze da diverse direzioni e denuncia l’incapacità del governo nel difendere dai pericoli203. Oltre a questo, altro problema è l’ingente debito della città, venuto aggravandosi in seguito alle spese provocate dalla guerra contro Pisa, per il pagamento dei condottieri e dei mercenari e per i tributi richiesti dagli alleati francesi. La crisi finanziaria che rischia di bloccare le istituzioni influenza la riforma istituzionale nella creazione del gonfalonierato perpetuo, carica a cui è stato designato Pier Soderini già dal settembre 1502. Il primo compito del nuovo gonfaloniere è stato quello di risanare le finanze della Repubblica, come annuncia a Machiavelli nella lettera del 14 novembre 1502: “Noi habbiamo trovato la città molto disordinata di danari, di assegnamenti, e di molte altre cose, come vi può benissimo essere noto: attendesi a pensare di riordinare tutto”204. Risanare i debiti comporta l’innalzamento delle tasse, cosa che viene osteggiata dalla Consulta e dal Consiglio.205 Già dall’esordio dell’opera Sopra la provisione del danaio lo scrittore esprime delle considerazioni che troveremo approfondite nel Principe: la causa che porta una città a rovinare è da ascrivere alla mancanza di armi e di senno. Se Firenze ha dato segno di saggezza con l’istituzione del gonfalonierato a vita tuttavia non ha armi sicure su cui contare. Nel Principe si soffermerà a sottolineare che le migliori armi sono quelle proprie ovvero la migliore difesa di una città viene dai cittadini mentre dichiarerà pericoloso l’impiego dei mercenari che non sono mossi se non dal loro interesse personale. Per quanto riguarda le armi ausiliarie, possono essere utili ma non sempre disponibili come ricorda in questo discorso a proposito della guerra che tiene impegnato Luigi XII contro gli svizzeri, la quale guerra gli avrebbe impedito di

202 N. Machiavelli, Lettere, in op. cit., p. 1055.

203 “E se voi dicessi: Noi ricorreremo a el Re, e’ mi pare anche avervi detto questo, che tuttavia el Re non sia in attitudine a difendervi, perché tuttavia non sono quelli medesimi tempi, né sempre si può metter mano sulla spada d’altri. […] Di settembre nel 500 el Valentino partì con gli eserciti suoi da Roma, né si sapeva se doveva passare in Toscana o in Romagna: stette sospesa tutta questa città per trovarsi sprovvista, e ciascuno pregava Dio che ci dessi tempo. […] E non pensate che in otto giorni il Valentino può essere con lo esercito in sul vostro, e Viniziani in dua giorni.” N. Machiavelli, Parole sopra la provisione del danaio, in op. cit., p. 436-437.

204 N. Machiavelli, Lettere, in op. cit., p. 1046

205 Cf. L.F. Marks, La crisi finanziaria a Firenze dal 1494 al 1502, in Archivio storico italiano 1954, 112, pp. 40-72

90 aiutare tempestivamente Firenze. Esorta i sudditi a collaborare alle riforme che la Repubblica ha intenzione di intraprendere altrimenti rischiano di fare la fine dei bizantini, colti impreparati, nel momento in cui si presentarono i turchi e rischiano di ripetere quanto successo nel 1501 con la conquista di Faenza da parte di Cesare Borgia.