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Il ruolo della religione

6 Niccolò Machiavelli: vita e opere minori

8 I Discorsi

8.4 Il ruolo della religione

157 moderato e la violenza contenuta entro certi limiti"425. Se i conflitti si vogliono gestire pacificamente e in maniera costruttiva è necessario che alla base della moltitudine vi siano buoni costumi.

La privazione del conflitto rende una repubblica statica ed incapace di evolvere, questo è evidente osservando le costituzioni di Venezia e Sparta: mentre nella prima tutti i cittadini furono coinvolti nel governo, o almeno così è sembrato loro, per cui tutti sono soddisfatti e tranquilli, nella seconda, a causa della povertà, la plebe ricerca essenzialmente la protezione del re, non tanto la partecipazione al governo. Questi tipi di repubbliche, essendo chiuse ai forestieri e a qualsiasi cambiamento, restano in quiete senza conflitti interni ma per questo motivo prive di evoluzione.

Roma ha usufruito di un esercito enorme, ben addestrato d’altronde le buone leggi sono collegate alle buone milizie. La legittimazione del conflitto attraverso il riconoscimento legale, impedisce il caos che metterebbe in pericolo la repubblica; un modo attraverso cui i romani hanno raggiunto una valvola di sfogo pur rimanendo nei limiti della legalità consisteva nella pratica dell’accusa: invece di tenere tutto a tacere, si agevola lo sfogo in modo tale da non arrivare mai al danneggiamento della struttura.

La convinzione del carattere positivo che assume il conflitto non solo non viene condivisa da Guicciardini ma non lo sarebbe stata neppure da Marsilio il quale come abbiamo illustrato sostiene che i gruppi e le comunità in generale sono tenuti a prestarsi un reciproco aiuto nel segno della carità divina. Inoltre se per Marsilio la pace corrisponde alle buone disposizioni della comunità politica allora lo scontro tra gli umori turba tali disposizioni compromettendo l’equilibrio e quindi la pace stessa. Per Machiavelli la categoria del conflitto non assume neppure lo stesso significato che si affaccerà nel pensiero di Thomas Hobbes infatti per quest’ultimo, conflitto è sinonimo di caos, di estremo disordine a cui lo Stato civile si oppone. La ragion d’essere del Leviatano è proprio quella di eliminare la sfrenata conflittualità che caratterizza i rapporti tra gli individui tipici dello stato di natura. Machiavelli invece è convinto che di per sé il conflitto vada addomesticato e non sradicato in quanto, essendo caratteristica fondamentale dell’animo umano, permette una positiva evoluzione dello Stato stesso.

158 si identifica con il principale strumento di governo: “Quelli cittadini temevano più assai rompere il giuramento che le leggi, come coloro che stimavano più la potenza di Dio che degli uomini”426. La religione quindi non nasce da un desiderio spirituale intrinseco all’essere umano ma dall’abilità del legislatore. Sfruttando la paura che l’uomo ha dell’invisibile e delle punizioni che da esso provengono, il governante ne può trarre buon profitto per richiamare all’ordine, d'altronde anche l’esercito si mostra potente e valoroso in battaglia se viene stimolato dalle credenze e dai discorsi di carattere religioso. Ne L’arte della guerra, la corruzione degli eserciti è segno di crisi religiosa e morale, è segno quindi di decadenza: “Per quale Iddio, o per quali santi gli ho io a far giurare?

[…] Come possano color che dispregiano Iddio, riverire gli uomini?”427 Da quanto detto possiamo desumerne che al Machiavelli non interessano i contenuti di verità che caratterizzano e diversificano le singole religioni infatti quello che a lui interessa sta nell’essere un potente strumento di governo. Le credenze religiose trovano particolare terreno fertile in popoli rozzi tuttavia se ben presentate si innestano anche in ordinamenti civili; con evidente sarcasmo cita ancora la figura del Savonarola che, pur essendo l’emblema del profeta disarmato è stato in grado di convincere le istituzioni politiche fiorentine di essere ispirato da Dio: “Si inserisce così un motivo caro al pensiero machiavelliano, il permanere identico dei comportamenti umani in tutte le epoche, in rispondenza di leggi naturali immutabili”428. Nella prima dictio del Defensor pacis, l’autore separando il sacerdozio storico-funzionale da quello rivelato dimostra come in tutte le culture è presente una religione e un culto con lo scopo di migliorare le condizioni di convivenza terrena tuttavia mai riduce il cristianesimo a mera religione funzionale in quanto è frutto della rivelazione libera di Dio.

Tornando a Machiavelli, nel secondo libro dei Discorsi, il confronto tra la religione pagana e quella cristiana diviene motivo per l’ulteriore confronto tra antichi e moderni infatti la religione pagana incitava all’eroismo, alla libertà e alla gloria, la cristiana esalta valori quali l’umiltà, la sopportazione spegnendo così nell’uomo quell’ardore che ha caratterizzato gli animi antichi:

Perché avendoci la nostra religione mostro la verità e la vera via, ci fa stimare meno l’onore del mondo: onde i Gentili stimando assai, ed avendo posto in quello il sommo bene, erano nelle azioni loro più feroci. […] La religione antica, oltre a di questo, non beatificava uomini se non uomini pieni di mondana gloria, come erano i capitani di eserciti e principi di repubbliche. La nostra religione ha glorificato più gli uomini umili e contemplativi che attivi429.

426 N. Machiavelli, Discorsi, in op. cit., I, 11.

427 N. Machiavelli, L’Arte della guerra, in op. cit.,

428 G. Baldi, S. Giusso, M. Razzetti, G. Zaccaria, op. cit., p. 268.

429 N. Machiavelli, Discorsi, in op. cit., II, 2

159 I valori cristiani, assorbiti dalla cultura e dall’educazione, hanno reso gli uomini deboli dando la possibilità agli scellerati di imporsi e dominare. Sembra emergere l’opposizione tra un’antichità virtuosa ed una modernità decadente; da questa opposizione ne deriva una polemica, rintracciabile in tutto il secondo libro, anti-moderna ovvero anti-cristiana. Qualche riga più avanti, Machiavelli corregge il tiro aggressivo mostrato nei confronti del cristianesimo, colpevolizzando principalmente l’interpretazione distorta che è stata fornita nel corso dei secoli riguardo il messaggio evangelico:

“Interpretano la nostra religione secondo l’ozio e non secondo la virtù”430.

Con il cristianesimo la religione diviene il contrario di ciò che effettivamente dovrebbe essere come dimostra il ruolo della Chiesa la quale, oltre al cattivo esempio morale, invece di creare un vincolo di unione ha contribuito in Italia ad accrescere divisione tra gli stati. Forse le considerazioni negative dell’autore sono solo considerazioni sulla cristianità italiana sulla base di quanto fatto e detto dalla Chiesa nel corso dei secoli, forse il suo è un vero e proprio rifiuto dello stesso cristianesimo:

L’autentica originalità dell’invettiva machiavelliana e la fonte della sua intrinseca violenza polemica consistono piuttosto nella durissima condanna che, attraverso il confronto contestuale con la religione di Roma antica, subisce la stessa religione di cui la Chiesa romana è, come Machiavelli si esprime, il

«capo». In effetti, mai un giudizio storico-politico e anche etico sulla Chiesa era stato inserito nel quadro di una radicale condanna del cristianesimo in quanto tale.

Lo studio della storia romana spinge Machiavelli a denunciare il dovere da parte di una comunità politica di dare spazio alla religione ed al culto tuttavia occorre che questi rimangano subordinate e controllate dalla gerarchia politica. Tornando al gergo medievale si potrebbe dire che per Machiavelli il potere spirituale rientra in quello temporale, è nelle mani di colui che governa.

Cerca di rispondere all’interrogativo su come effettivamente il cristianesimo si sia affermato e penetrato nell’anima di tanta gente e a riguardo fornisce due tipi di spiegazioni diverse tra loro: tutti i fenomeni che accadono in questo mondo tendono a variare o naturalmente o per volontà umana.

Come esempi di produzione del primo tipo di variazione Machiavelli cita le malattie o i cataclismi naturali che abbattendosi sui popoli, forse troppo numerosi o troppo malvagi, compiono una vera e propria operazione di sfoltimento. Invece ciò che varia a causa della volontà umana sono le sette e le lingue. Il termine setta nel linguaggio machiavelliano è sinonimo di religione per cui il cristianesimo è considerato una setta tra le tante della storia. Il primo passo che una nuova religione compie per affermarsi consiste nel distruggere quella che attualmente esiste; il cristianesimo si è

430 Ibid.

160 affermato a danno della religione pagana infatti man mano che si diffondeva all’interno dell’impero e man mano che venivano cancellati o convertiti i vecchi culti e festività. Il motivo per cui ancora oggi abbiamo la possibilità di conoscere gli antichi culti pagani è legato al mantenimento della lingua latina da parte della Chiesa. Secondo lo scrittore se la Chiesa avesse potuto attingere ad altro patrimonio linguistico avrebbe messo in disparte il latino e così non avremmo conosciuto alcunché riguardo l’antica religione romana431. Sopprimendo la libertà dei popoli sottomessi, i Romani hanno volontariamente contribuito a far sì che si affermassero i valori cristiani della sopportazione e della sottomissione per cui caduto l’impero lo slancio eroico verso la libertà è restato frustrato e incapace nuovamente di affermarsi432.

Affinché una qualsiasi setta come del resto una qualsiasi repubblica, possa sopravvivere nel tempo è necessario che instauri un procedimento di riforma che le permetta di ritornare ai propri principi. Il cristianesimo ha mostrato nei secoli la capacità di sapersi rinnovare grazie a uomini che hanno favorito un ritorno al vero spirito evangelico. In apertura del terzo libro, lo scrittore ricorda l’esempio di San Francesco e San Domenico i quali con il loro stile di vita hanno instaurato quel processo di riforma morale e spirituale di cui la Chiesa di quel tempo necessitava:

Ma quanto alla sette, si vede ancora queste rinnovazioni essere necessarie, per lo esemplo della nostra religione; la quale se non fossi stata ritirata verso il suo principio da Santo Francesco e da Santo Domenico sarebbe al tutto spenta. Perché questi con la povertà e con lo esemplo della vita di Cristo, la ridussono nella mente degli uomini, che già vi era spenta433.

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, nel Rinascimento il desiderio di riforma ecclesiale risulta assai fervente nei fedeli anche se i pontefici, dovendo fare i conti particolarmente con l’aspetto temporale della Chiesa, ne sacrificano il rinnovamento spirituale di Essa.

In Roma l’istituzione del tribunato della plebe ha rappresentato un tentativo di tornare al principio in modo tale da ostacolare l’ambizione e l’egoismo degli uomini. Anche Firenze dovrebbe avviare un processo di ritorno ai principi anche se per Machiavelli potrebbe essere pericoloso poiché questa città a differenza di Roma, fin dalla sua origine si è dimostrata serva.434

Tornare ai principi non impedisce comunque alle sette di andare incontro al medesimo destino che è un destino di morte: “Queste sette in cinque o in seimila anni variano due o tre volte” infatti i cinquemila anni di cui si ha memoria testimoniano il sorgere della religione dei gentili e del cristianesimo.

431 N. Machiavelli, Discorsi, in op. cit., II, 5

432 E. Cutinelli-Rendina, Introduzione a Machiavelli, Laterza, Roma-Bari 2018, p. 99.

433 Ibid. III, 1

434 Ibid. I, 49

161 Prima di concludere con questo capitolo riguardante la religione, è opportuno spendere due parole sulla dottrina dell’eternità del mondo alla quale il Machiavelli vi aderisce e la divulga a partire dal capitolo V del libro II. Tale dottrina sembra che l’autore l’abbia desunta dall’epicureismo435. Anche se non sappiamo fino a che punto sia stato influenzato in giovinezza dagli scrittori stoici e aristotelici, tuttavia dobbiamo sempre ricordare che gli anni precedenti l’entrata in cancelleria sono trascorsi nello studio dei classici. Appoggiare la tesi secondo la quale l’universo è eterno svela la sua convinta ostilità nei confronti del cristianesimo che viene contestato proprio nella sua dimensione dogmatica. Quindi la sua non si configura soltanto come critica alla Chiesa ma attacca i punti essenziali di una religione che si identifica e costituisce lo spirito di una modernità che non si volge all’esempio degli antichi. Secondo Machiavelli ammettere l’eternità non significa negare l’inizio o la fine, nel mondo tutto nasce e tutto muore tuttavia ciò che resta stabile ed eterno è proprio il fluire stesso. Utilizzando le categorie epicuree potremmo dire che le cose nascono e finiscono sulla base dell’unione e separazione degli atomi che, essendo eterni, garantiscono l’eternità dell’universo. Traducendo quanto detto nel linguaggio aristotelico, in relazione alla sostanza da cui è formato, il mondo risulta eterno tuttavia riguardo alle forme periture nelle quali la sostanza si dispiega esso è finito.

Sicuramente Niccolò ha avuto modo di confrontarsi su tali questioni con Leonardo da Vinci, anch’egli sostenitore dell’eternità, visto che hanno collaborato alla deviazione del corso dell’Arno.