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Dalla legazione presso Luigi XII alla strage di Sinigallia

6 Niccolò Machiavelli: vita e opere minori

6.2 Dalla legazione presso Luigi XII alla strage di Sinigallia

Per la maturazione del suo pensiero politico sono risultate significative le legazioni affidategli dalla Repubblica, particolarmente quella presso il re di Francia Luigi XII nel 1500, dove Machiavelli e Della Casa devono indagare riguardo all’ammutinamento delle truppe inviate dallo stesso re contro Pisa, a causa del quale Firenze non è riuscita ad imporsi vittoriosa. I rapporti che si instaurano tra il re e i due delegati risultano tesi: Luigi esige da Firenze l’intero pagamento delle truppe svizzere impiegate nella guerra nonostante avessero tradito quelle alleate. Dopo tante trattative l’accordo raggiunto stabilisce il rinnovo dell’alleanza tra la Francia e la Repubblica, la quale pagherà nell’immediato solo parte del suo debito.

L’anno successivo Niccolò sposa Marietta di Luigi Corsini dalla quale avrà sei figli. Ma il 1502 segna l’evoluzione del pensiero machiavelliano, in quanto viene inviato per due volte in legazione,

182 Istituita nel 1437 con lo scopo di occuparsi della corrispondenza amministrativa. Le due cancellerie sono composte da tre segretari ciascuna, i cancellieri. La cancelleria di cui Machiavelli è segretario a partire dalla fine del quattrocento viene messa al servizio dei Dieci di Balìa ovvero di Libertà e Pace che ha come compito specifico quello di occuparsi della guerra e della sicurezza all’interno del territorio fiorentino. La gran parte del suo servizio diplomatico, Niccolò lo svolge per i Dieci.

183 N. Machiavelli, Discorso fatto al magistrato dei Dieci sopra le cose di Pisa, in op. cit., pp. 3-4.

84 tra giugno e ottobre, presso la corte di Cesare Borgia prima ad Urbino e poi ad Imola con lo scopo di comprendere ed informare riguardo le sue future mosse e di mantenere Firenze in buone relazioni. L’incontro con Cesare segnerà l’esistenza e il pensiero dell’autore, affascinato ed intimidito dal terribile duca.

All’inizio di questo secolo i pericoli e le minacce per la città toscana sono rappresentati principalmente dal Valentino il quale dopo la conquista di Faenza, 25 aprile 1501, punta alla conquista di Bologna comunque impedita dal re francese. Nel frattempo l’arrivo di Piero dei Medici a Perugia184 aumenta la paura nei fiorentini che decidono di tenere lontano il Valentino attraverso il pagamento di trentaseimila ducati, proposta ben accolta dal duca. Potendo a questo punto tirare un respiro di sollievo, Machiavelli invia una lettera di protesta contro il signore di Perugia, per aver accolto i Medici e lo avverte riguardo agli accordi presi col Valentino.

Anche se il duca è stato ammansito, i suoi uomini restano assetati di conquista come Vitellozzo Vitelli che sicuramente vuole vendetta per la morte del fratello Paolo avvenuta durante la guerra tra Firenze e Pisa. Vitelozzo nel giugno dello stesso anno, entra armato in Arezzo e costringe i governanti fiorentini ad arrendersi. Questo avvenimento provoca ribellioni in Valdichiana a danno della Repubblica fiorentina mentre nel frattempo Cesare, sfruttando l’occasione, si impossessa di Urbino, mettendo in fuga Guidobaldo che trova rifugio a Venezia. Giunto il Machiavelli in legazione ad Urbino il 24 giugno sul far del tramonto, i colloqui col Borgia assumono un tono sgarbato e oppositivo. Cesare lamenta il mancato pagamento dei trentaseimila ducati e pretende che a Firenze si instauri un governo a lui favorevole: “Questo vostro governo non mi piace e non mi posso fidare di lui; bisogna lo mutiate et mi facciate cauto […]. E se non mi vorrete amico, mi proverrete inimico”185. Di fronte a tali minacce la Signoria preferisce temporeggiare nella sperata attesa della protezione francese che si concretizza nel luglio del medesimo anno quando Luigi XII, arrivato in Italia, frena l’irruenza del Borgia e restituisce Arezzo e la Valdichiana ai legittimi proprietari.

Ristabiliti buoni rapporti col re di Francia, Cesare sposta la capitale del suo ducato ad Imola, in attesa di muoversi alla conquista di Bologna, e inizia un progetto di organizzazione giuridica e militare al fine di controllare il vasto territorio sottomesso. I signori suoi alleati che avevano combattuto a suo fianco, si accorgono che questa eccessiva espansione rischia di compromettere la signoria su quelle terre da loro possedute. Per tale motivo fissano una riunione tra il settembre e l’ottobre del 1502 presso il castello di Magione con lo scopo di trovare un accordo per fermare l’avanzata del Borgia (Urbino è insorta). Decidono di proporre ai fiorentini un’alleanza che essi

184 U. Dotti, Machiavelli rivoluzionario, Carocci, Roma 2003, p. 68

185 Ibid. p. 72

85 rifiutano senza indugi perché ad essi non sembra opportuno schierarsi apertamente contro il Valentino che a sua volta pretende amicizia e appoggio da Firenze. Nell’attesa che il re di Francia mostri le sue intenzioni, Firenze temporeggia ancora ed invia per la seconda volta Machiavelli presso il duca. Il giorno 7 ottobre, il segretario raggiunge Imola, il tono con cui si svolgono i colloqui è privo però di quell’arroganza e sfacciataggine che aveva animato il Valentino durante la prima legazione. Non bisogna dare retta a quanto il Machiavelli scriverà nella Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini a proposito dello stato d’animo del Borgia: “El quale si trovava pieno di paura in Imola”186. Sicuramente la situazione politica del duca si mostra complicata ma egli non è uomo che si lasci intimorire facilmente.

Nella lettera inviata alla Signoria datata 7 ottobre 1502, Machiavelli racconta il suo arrivo presso Cesare e i primi colloqui avuti sulla questione aretina:“[Cesare] Scrisse e mandò uomini apposta a Vitellozzo, perché si ritraesse da Arezzo. Né contento di questo, se ne andò verso Città di Castello con sue genti. E avrebbe potuto torgli lo stato, perché i primi uomini della terra sua venivano ad offrirsi, donde, dice, nacque il primo sdegno di Vitellozzo”187. Di fronte alla richiesta da parte di Cesare di soldati da inviare presso San Sepolcro, Machiavelli ricorda che le truppe fiorentine sono impegnate sul fronte pisano tuttavia rinnova l’amicizia a nome della Repubblica. Cesare, sapendo che Machiavelli temporeggia, legge al segretario alcune lettere segrete inviategli dal re che mostrano l’alleanza e l’appoggio militare che Luigi porterà a Cesare: “E come Sua Eccellenza l’ebbe letta, mi disse: io ti ho detto più volte, e questa sera te lo dico di nuovo, che non ci mancherà favori; le lance francesi saranno qui presto, e così i fanti oltramontani […] e così né il Papa ci manca di danaro”188. Machiavelli viene avvisato sull’utilità di convincere i Dieci a prendere posizione perché la neutralità non giova considerando che tipo di uomini fossero quelli riuniti a Magione. Il segretario scrivendo ai fiorentini, esortato anche da un personaggio anonimo, li avverte di valutare con attenzione le proposte presentate dal momento che l’alleanza col Borgia implicherebbe amicizia col papa e col re. A proposito dell’anonimo, Machiavelli nella lettera dell’8 novembre scrive:

Questo tale iersera ordinò di parlarmi e mi disse: Segretario, io ti ho qualche altra volta accennato che lo stare sul generale quei tuoi signori con questo duca, vedendo rimanersi in aria con VV.SS., fermerà il piè con altri. […] Per la parte vostra, voi avete due piaghe, che se voi non le sanate, vi faranno infermare, forse morire. L’una è Pisa, l’altra è Vitellozzo. E se voi riaveste quella, e quello si spegnesse, non si

186 N. Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, in op. cit., p. 8

187 N. Machiavelli, Legazione al duca Valentino, in op. cit., p. 403.

188 Ibid. p. 424

86 sarebb’egli un gran beneficio? E per la parte del Duca, io ti dico che a sua Eccellenza basterebbe aver l’onore suo con voi rispetto alla condotta vecchia189.

Il motivo della vecchia condotta fa sospettare che dietro i discorsi di questo anonimo vi sia la mente del Valentino.

Intanto verso la fine di ottobre, gli oppositori della Magione firmano una pace con Cesare, impauriti dall’avvento del re di Francia:

E tanto si travagliò la cosa che fermò con loro una pace: dove confermò loro le condotte vecchie, dette loro quattromila ducati di presente […]. Da l’altra parte loro promessono restituirli il ducato di Urbino e tutte le altre cose occupate da loro, e servirlo in ogni sua spedizione, né sanza sua licenza fare guerra ad alcuno o condursi con alcuno190.

Cesare persuade gli Orsini, il Vitelli di aspettarlo a Sinigallia e Machiavelli descrive l’incontro con toni quasi romanzeschi particolarmente quando si sofferma sulla figura di Vitellozzo191: “Venne Vitellozzo in su’n una muletta, disarmato, con una gabbanella indosso stretta, nera e logora, e di sopra uno gabbano nero foderato di verde. […] Era el volto suo pallido e attonito, che denotava ad ciascuno facilmente la sua futura morte”192.

Intanto i rapporti tra il Valentino e Firenze continuano ad essere all’insegna dell’amicizia e del rispetto; scrive il Soderini al Machiavelli in una lettera datata 7 dicembre 1502: “Et mi piace adsai intendere la buona dispositione di codesto signore; della quale io per me non ho mai dubitato”193. Il 17 dicembre Machiavelli ha un nuovo colloquio con Cesare il quale nel frattempo si sta preparando a quella che è passata alla storia come la strage di Sinigallia194 avvenuta il 31 dicembre:

“[..] E conduttogli in un luogo insieme, gli fe’ strangolare. […] Pagolo e el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa aveva preso el cardinale Orsino […]”195. Alle ore due del mattino del primo gennaio 1503, il Valentino convoca il Machiavelli e lo invita a scrivere alla Signoria riguardo la sconfitta dei traditori che tra l’altro erano i nemici di

189 Ibid. p. 440

190 N. Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, in op. cit., p. 9.

191 Il rimando a tale strage viene espresso anche in altre opere come il Decennale primo, dove leggiamo: “[…] E per pigliare i suoi nemici al vischio, fischiò [Cesare Borgia] suavemente, e per ridurli nella sua tana, […] dove l’Orso lasciò più d’una zampa e al Vitel fu l’altro corno mozzo”. N. Machiavelli, Decennale primo, in op. cit., p. 947.

192 N. Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino per ammazzare Vitellozzo, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo et il duca di Gravina Orsini, in op. cit., p. 10.

193 N. Machiavelli, Lettere, in op. cit., p. 1050.

194 Senigaglia era sotto il controllo di Giovanna da Montefeltro. Fu annessa al ducato di Urbino

195 N. Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, in op. cit., p. 11.

87 Firenze, ma anche riguardo la richiesta di uomini armati in località Borgo San Sepolcro al fine di attaccare il duca Guido e: “Pregommi ultimo scrivessi alle SS.VV., come lui desidererebbe, che se in su questa presa di Vitellozzo, il duca Guido, che è a Castello, si rifugiasse in su dominio vostro, VV.SS. lo detenessimo […]”196.