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Catalogo delle Stele

1. Cnaeus Musius

Ritrovamento:

Stele scoperta il 15 aprile 1831, in occasione dei lavori per l’ampliamento del cimitero comunale di Mainz (antica Mogontiacum), presso Zahlbach. Il CIL XIII, 6901 riporta la notizia del ritrovamento della stele precisando che la stele fu trovata rovesciata con la parte decorata verso il basso, reimpiegata nel sagrato della chiesa.

Materiale: Calcare del bacino di Mainz.

Misure: 2,10 m di altezza, 95 cm di larghezza e 32 cm di spessore. Iscrizione:

Cn(aeus) Musius T(iti) f(ilius) / Gal(eria tribu) Veleias (domo) an(norum) / XXXII stip(endiorum) XV / aquilif(er) leg(ionis) XIIII Gem(inae) / M(arcus) Musius |

Ɔ(enturio) frater posuit111

Stato di conservazione:

La stele è in buono stato di conservazione ed ha mantenuto tracce di policromia. Tuttavia, l’ultima riga dell’iscrizione venne lesionata e, da quanto si può vedere, l’intero angolo inferiore destro ha subito un restauro con l’integrazione dell’iscrizione. Il volto del soldato ha delle fratture notevoli che vanno dal naso al mento. Anche l’aquila retta da Musius è abbastanza rovinata. Nel complesso sia la struttura della stele che la figura del defunto appaiono spostate rispetto l’asse centrale. La metà destra appare più corta e tozza della metà sinistra. Il soldato occupa col corpo gran parte del lato

111 “Cneo Musius, figlio di Tito, della tribù Galeria, proveniente dalla città di Veleia, morto a trentadue

anni con quindici anni di servizio come aquilifero presso la legione XIV Gemina, suo fratello Marco Musius pose questa lapide”.

60 destro della stele e per rimediare a questa sproporzione, il braccio di Musius si allunga in modo innaturale per reggere l’asta con l’aquila. La resa anatomica, soprattutto nelle braccia, toglie naturalezza alla figura. Le stesse proporzioni del soldato appaiono falsate; il busto è, infatti, molto allungato, le gambe invece sono massicce e di dimensioni ridotte e un po’ sproporzionate. Malgrado queste imprecisioni, la stele è realizzata con abbondanza di particolari e con cura soprattutto nella resa dell’armamento e nella restituzione dei dettagli strutturali della nicchia.

Descrizione:

La stele è costituita da due parti. In alto abbiamo la rappresentazione a figura intera del defunto all’interno di una nicchia. In basso è l’iscrizione inquadrata da una cornice modanata. Il testo è suddiviso su cinque linee di diversa altezza. Il soldato è inserito nello spazio tra le due colonne che reggono un frontone. Le colonne sono tortili nella parte superiore, mentre nella parte inferiore presentano una decorazione a squame embricate che ricorda il fusto di una palma. I capitelli corinzi presentano una decorazione di tipo fitomorfo, con foglie di acanto e volute semplificate. L’abaco del capitello appare un motivo decorativo a forma di crescenti lunari. Al centro del timpano retto dalle colonne si imposta una conchiglia che fa da sfondo alla testa del soldato; della conchiglia è ben individuabile solo l’umbone, il resto era probabilmente indicato dalla pittura. La stele termina nella parte superiore con una cimasa decorata a rilievo da una serie di palmette stilizzate poste una dietro l’altra e convergenti verso il coronamento della stele, mentre quelle laterali formano tre gruppi caratterizzati da due palmette affrontate con al centro quella che sembra una freccia o una piccola lancia. Le due estremità inferiori presentano nuovamente delle palmette e anche due piccole figure di delfini, uno per lato. Questo tipo di decorazione con due elementi curvilinei terminanti in volute che racchiudono un elemento rettilineo è definito Leierornament o

61 “decorazione a lira”. Confronti possono essere trovati in altre stele da Mogontiacum112,

cioè una stele con raffigurazione di cavaliere di un eques dell’Ala Hispanae e una stele iscritta appartenente ad un praefectus fabrum. Simile decorazione a lira, anche se di qualità nettamente superiore si può ritrovare nel fregio dell’edicola funeraria dei Volumnii da Padova113, che è stato datato all’età augustea. Il motivo è stato collegato

da Drexel 114 alla decorazione ad anthemion greco-romana. Come precisa

Gabelmann115 la decorazione a lira sarebbe poi stata utilizzata nell’arte alto italica sui

monumenti funerari, come la stele dei Volumnii.

Il defunto è Cneus Musius, aquilifero della legio XIV Gemina. Il volto ha lineamenti forti, con sopracciglia e ciglia ben delineati. I capelli ricadono in piccole ciocche sulla fronte. Le orecchie si schiacciano sul fondo, rendendosi ben visibili nella visione frontale. Il defunto, come nella maggior parte delle stele con raffigurazioni di soldati accade, non presenta l’elmo. La determinazione dell’armamento ha causato dei problemi nell’individuazione delle singole parti, individuazione non sempre chiara tanto che è possibile che fosse il colore a rendere tutto più riconoscibile. Sul torace potrebbe indossare un Ketterpanzer o Lorica Hamata116. Su di questa delle cinghie reggono le

decorazioni militari consistenti in due torques terminanti in teste di animale, forse leonine, e nove phalerae decorate con umbone centrale e disposte su tre file. Al polso destro Musius ha invece quattro armillae. Il defunto indossa poi un semplice cingulum ricoperto di piastre metalliche rettangolari. L’estremità del cingulum sono quattro strisce di cuoio probabilmente, di cui solo quella superiore è effettivamente infilata all’interno della fibbia del cingulum, mentre le altre tre pendono verso il basso

112 ESPERANDIEU VII,1918, nr. 5788, 5813. 113 GHEDINI 1980, 104 e ss.

114 DREXEL 1925, 35 e ss. 115 GABELMANN 1972, 80. 116 ROBINSON 1975, 164.

62 raggiungendo l’orlo della tunica. Tutte e quattro terminano comunque in pendenti verosimilmente metallici e a forma di foglia o a punta. A destra sul cinturone è fissato orizzontalmente molto probabilmente il pugio, di cui però si distingue solo il pomello, il manico e la guardia. Una fila di pteryges fuoriesce dalla corazza sia sulle maniche che sulle cosce, mentre al di sotto si vede un tessuto ondulato che probabilmente era una tunica, forse in lana. Il braccio sinistro si piega con un’angolatura innaturale per permettere alla raffigurazione di accogliere un grande scudo ovale con umbone centrale da cui si diramano dei fulmini o delle punte dotate di ali. Nella mano destra Musius stringe il simbolo del suo ufficio, l’aquila. Essa è collocata su una lunga asta che termina verso il basso con una punta per essere infilzata nel terreno e una maniglia a metà altezza per essere estratta con facilità. L’aquila stringe tra gli artigli delle folgori, ha le ali spiegate racchiuse da una corona di alloro. Da portatore di insegna ci si aspetterebbe di trovare anche una pelle d’orso, che nella stele di Musius non è presente. Ogni legione aveva una propria aquila, simbolo stesso della legione nonché oggetto di culto, ad esse erano dedicate delle cappelle all’interno dei campi militari. Venivano loro tributati speciali riti durante alcune festività dell’anno e durante le marce le aquile guidavano sempre il corteo. Il ruolo dell’aquilifero era particolarmente prestigioso perché per ogni legione c’era un solo aquilifer. Questo aveva anche l’importante compito in battaglia di indicare la posizione del comandante della legione. Difendere l’aquila era difendere l’onore della legione stessa, perderla portava irrimediabilmente al disgregamento dei ranghi. L’aquilifero era anche colui il quale si gettava nella mischia nemica per convincere gli altri soldati ad attaccare117, per questo

era un ruolo tanto pericoloso quanto prestigioso. Per quanto riguarda i dona militaria indossati dal soldato, essi consistono più che altro in una rappresentazione simbolica

63 del valore del quale Musius fu investito durante la sua carriera militare. Torques e phalerae sono legati ad un’imbracatura che scende dalle spalle. I torques, così come le armillae, erano originariamente un ornamento di alcuni popolo barbari, come Persiani, Sciti e Celti, che i Romani era soliti prendere come bottino di guerra118.

Successivamente divennero però simbolo di valore militare. Le phalerae, che generalmente sono in set di nove, sono attaccate ad un’imbracatura di cinghie, molto probabilmente in cuoio, che si allacciava sul lato posteriore tramite cinghie119.

Notizie biografiche si ritrovano nell’iscrizione. Musius era originario della città di Veleia, nel cuore dell’Appennino piacentino-parmense, a metà strada tra la Regio VIII dell’Aemilia e la Regio IX della Liguria. Faceva parte della legio XIV Gemina stanziata a Mogontiacum tra il 13 a.C. e il 43 d.C. La Legione sarebbe stata istituita da Augusto, come proverebbe il simbolo stesso della legione cioè un capricorno, ed avrebbe assunto il nome Gemina perché Augusto per formarla avrebbe messo insieme ciò che rimaneva delle due legioni che combatterono nella battaglia di Azio del 31 a.C.120 La

Legione dopo un primo periodo in Gallia Cisalpina, nel 13 a.C. insieme alla legio XVI Gallica si insedia nel campo di Mogontiacum, dove rimase finché non venne spostata nel 43 d.C. per la conquista della Britannia.

La stele fu dedicata dal fratello di Cnaeus, Marcus Musius, centurione molto probabilmente della stessa legione. La dedica di un parente stretto nelle tombe dei soldati non è molto comune121, soprattutto laddove il soldato moriva in servizio e veniva

sepolto nella provincia in cui aveva militato. Anche se si deve registrare la tendenza per cui se in famiglia un fratello intraprendeva la carriera militare anche l’altro era

118 MAXFIELD 1981, 88. 119 Ivi, 94.

120 FRANKE 2000, 169 ss.

64 portato a seguire questa strada, ed entrambi di solito venivano assegnati alla stessa unità122. Era comunque anche comune che i soldati chiamassero i propri compagni di

truppa “fratres”, anche se in questo caso non possiamo avere dubbi circa l’identità di Marcus visto che condivide lo stesso cognomen del fratello Cnaeus.

Datazione:

La stele viene datata al periodo tiberiano123 (14-37 d.C.), sicuramente prima del 43

d.C. anno in cui la legio XIV Gemina lascia Mogontiacum.

122 CARROLL 2006, pp186 e ss.

65

2. Publius Flavoleius Cordus