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Quintus Petilius Secundus Ritrovamento:

Catalogo delle Stele

11. Quintus Petilius Secundus Ritrovamento:

La stele è stata ritrovata nel 1755 insieme alla stele di Pintaius e ad altre due stele nel Kurfürstliches Palais di Bonn 298.

Materiale: Calcare della Lorena.

Misure: 1,63 m di altezza, 61 cm di larghezza, 15 cm di spessore. Iscrizione:

Q(uintus) Petilius Q(uinti) f(ilius) O(u)fen(tina) (tribu) / Secundus domo / Medio(lanus) miles leg(ionis) / XV Prim(igeniae) ann(orum) XXV / stip(endiorum) V h(eres) ex

t(estamento) f(aciendum) c(uravit)299

Stato di conservazione:

La stele è interamente conservata anche se la superficie ha subito dei danneggiamenti. Il rilievo nella zona del petto del soldato è stato quasi del tutto abraso. La mano sinistra, che era poggiata sul petto e che stringeva originariamente un oggetto, non si è conservata. Il volto del soldato si è mantenuto solo nella parte superiore, dal setto nasale al mento è invece fortemente lesionato. L’angolo superiore sinistro della stele ha un profondo intacco che ha portato via un pezzo della stele sopra la cornice della nicchia. La superfice è poi costellata di fratture concoidi.

Descrizione:

298 Cfr. stele n. 10 nel Catalogo.

299 “Quintus Petilius Secundus, figlio di Quintus, della tribù Oufentina, nato a Mediolanum, soldato della

legione XV Primigenia, morto a venticinque anni, di cui cinque di servizio. Gli eredi hanno realizzato la sua sepoltura secondo il testamento”.

112 La stele è di forma rettangolare di cui la maggior parte è occupata dalla nicchia del defunto, mentre in basso è l’iscrizione senza cornice. La parte superiore della stele ha due «rosette triangolarizzate», o decorazioni a forma di acanto, a destra e a sinistra della nicchia. La nicchia presenta una cornice dentellata nella parte ad arco e quattro gradini nella parte bassa alle spalle del soldato. Sopra la testa del soldato è l’accenno dell’umbone di una conchiglia, che immaginiamo essere per il resto dipinta. Il defunto occupa tutta la stele sia in lunghezza che in larghezza e sembra essere più spostato verso la metà sinistra. La parte inferiore del corpo è resa con maggiore precisione e naturalezza rispetto a quella superiore che invece appare nascosta dall’armamento e dal tessuto. La resa delle braccia piegate rappresenta anche in questo caso un problema per lo scalpellino, che mostra evidenti difficoltà nel realizzare il soldato con spalle e braccia di una giusta misura. Le spalle sono tanto larghe che gli avambracci in confronto appaiono minuscoli e corti. Le gambe invece sono rese con accuratezza. Un forte chiaroscuro è generato dalla resa del profilo tibiale che dà alla gamba un aspetto muscoloso. I piedi sono anch’essi resi con grande cura, quello destro è appoggiato quasi al bordo della nicchia, mentre quello sinistro fa da elemento portante del peso dell’intera figura. Il volto del defunto massiccio, con grandi orecchie che si appoggiano sul fondo della nicchia. I capelli sono pettinati in piccole ondulate verso la fronte. Il defunto indossa al collo una focale300, oppure il tessuto annodato sul collo a

forma di V va inteso come il cappuccio della paenula. La paenula qui è composta da un pesante tessuto che cade in molteplici pieghe dal braccio sinistro e alle spalle del defunto formando un profondo arco che arriva ai polpacci del soldato. Questo mantello, che era usato nei lunghi viaggi e per proteggersi dalla pioggia, potrebbe essere così spesso presente nelle stele dei soldati perché gli scalpellini, nell’ansia di trasmettere

113 più informazioni possibili sulla vita del soldato, scolpivano quanti più vestiti e ornamenti potevano, ma forse anche come metafora del lungo viaggio che attendeva il defunto verso l’aldilà.301 Sotto il mantello indossa una tunica bogenförmig geschürzt a maniche

corte. Sopra la tunica indossa due cingula paralleli decorati da piastre rettangolari, con al centro delle gobbe. Della cintura superiore è visibile la fibbia a forma di D che punta a sinistra; da questa cintura pendono le quattro cinghie degli pteryges, ornate da rivetti tondi e terminanti in pendenti a forma di luna. Gli pteryges raggiungono quasi l’orlo della tunica. Alla cintura superiore è attaccato il gladius, a quella inferiore il pugio. Del gladius si vede il pomolo con rivetto superiore, l’impugnatura con intacchi per le dita, la guardia di forma scampanata. La lama del gladius è lunga, con una punta non molto sviluppata che permetterebbe forse di riconoscere questo esemplare nel gladius di “tipo Pompei”302. Il fodero termina in un rivetto a forma di fungo.

Nella mano destra Petilius stringe il pilum. La punta in metallo della lancia ha una base di forma troncopiramidale probabilmente in legno. La punta della lancia fuoriesce dalla nicchia e arriva fino al bordo superiore della stele. Nella mano sinistra per Petrikovits303

vede una mappa, ovvero un fascio di stoppa usato anche nei rituali, oppure un rotolo che attestava il suo essere un romano di diritto o ancora un rotolo testamentario. Per Bauchhenss304 potrebbe trattarsi solo di un lembo di stoffa della paenula.

La legio XV Primigenia ha una storia militare simile a quella della legio XXII Primigenia, con cui condivide il cognomen. Entrambe infatti vennero create da Caligola o dal successore Claudio nel 39 d.C. in previsione di una nuova campagna militare in

301 WILD 1968, 177.

302 BIBORSKI 2004, 546-562 il gladius “tipo Pompei” aveva una lunghezza della lama di 40-50 cm, con

punte lunghe tra i 5 e gli otto cm; il gladius “tipo Mainz” invece, aveva una lama tra i 50 e i 60 cm di lunghezza, con punte tra i 12 e 19 cm.

303 PETRIKOVITS 1975, 71. 304 BAUCHHNESS 1978, 28.

114 Germania o in Britannia305. Come per la XXII, il soprannome è legato alla Fortuna

Primigenia, divinità protettrice di Caligola. Nell’autunno del 39 sembra che la legione marciò al fianco di Caligola sulle Alpi e da lì sarebbe stata assegnata probabilmente a Mogontiacum306, nell’Alto Reno. In seguito, la legione XV si trova stanziata a Bonna307

e fino alla morte di Claudio dovette rimanere nella Germania Inferior almeno fino al 45- 46 quando invece fu mandata a Vetera dove rimase fino alla sua totale distruzione. Con l’anno dei quattro imperatori e la rivolta Batava guidata da Gaio Giulio Civile308

nel 70 d.C. la storia della legione arriva ad una disastrosa conclusione. I Batavi erano un popolo alleato di Roma e facevano parte della provincia della Gallia Belgica. Gaio Giulio Civile era il loro principe, ma aveva anche militato nell’esercito romano a capo di una coorte di ausiliari309. Civile riuscì a guidare un largo contingente di uomini contro

i Romani guidati da Ordeonio Flacco, il legato consolare della Germania Superiore. Odeonio Flacco diede l’ordine a Munio Luperco310, comandante della legioni XV

Primigenia e V Alaudae di attaccare Civile nei pressi del campo di Castra Vetera. La battaglia non ebbe il successo sperato da parte dei romani perché molti soldati defezionarono. I pochi soldati romani che riuscirono a salvarsi si rifugiarono a Vetera andando incontro ad un lungo assedio che porterà comunque alla scomparsa delle due legioni nel 70 d.C.311 La legio XV Primigenia ha quindi una breve storia che va

dall’anno 39 al 70 d.C. Si potrebbe pensare che Petilius si arruolò quando la legio XV Primigenia era stata creata, nel 39 d.C., visto che aveva militato per cinque anni. Se

305 PARKER 1958, 93-98 e passim. 306 RITTERLING 1924, 1758. 307 PARKER 1958, 131. 308 Tacito, Storie, IV, 14.

309 GERACI, MARCONE 2018, 356-357. 310 Tacito, Storie, IV, 18.

115 presumiamo questo allora il defunto morì nel 43-44 d.C. o comunque prima del 45, quando la legione va a Vetera.

Datazione:

Per il testo, la forma della stele, la decorazione, Ritterling312 pensa che la stele vada

collocata in età neroniana (54-68), anche se per la storia militare della legione lui stesso aveva proposto il 44 come data di collocazione della tomba. Gerster 313 pensa

che la stele sia stata realizzata dalla stessa bottega della stele di Niger e che vada datata nel 60-65 d.C.

312 RITTERLING 1924, 1760. 313 GERSTER 1938, 100 e ss.

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12. Stele anepigrafe con soldato Ritrovamento:

Stele scoperta nel 1823 tra Bonn e Godesberg, di fronte alle porte della città, secondo Lehner presso Coblenzerstraße,314.

Materiale: Calcare.

Misure: la stele misura 1,07 m di altezza, 77 cm di larghezza e 20 cm di spessore. Iscrizione: l’iscrizione non è presente, è possibile che la stele non sia stata terminata.

È possibile anche che l’iscrizione fosse dipinta e non si sia conservata315.

Stato di conservazione:

La stele si conserva interamente, ad eccezione dell’angolo inferiore destro che deve aver subito un urto che ha spaccato l’angolo. I bordi della stele presentano piccole crepe. Il fondo della nicchia ha segni ondulati attribuibili allo scalpello, mentre sulla parte sinistra ci sono altri segni obliqui.

Descrizione:

La stele ha una forma rettangolare divisa però tra una parte a destra più larga e una a sinistra più stretta. Quella a destra presenta una nicchia con all’interno il defunto, quella a destra invece è un rettangolo allungato che in alto presenta una decorazione con frontone, ma che per il resto è senza alcuna decorazione. Il frontone a sinistra presenta all’interno di un triangolo equilatero una tre foglie di acanto con al centro un bottone probabilmente a significare una rosetta. A destra e a sinistra del frontone sono delle decorazioni di forma ondulata, verosimilmente elementi fitomorfi, che si ritrovano

314 LEHNER 1918, n. 643. 315 Id.

117 anche nell’angolo a destra della nicchia. La striscia a sinistra del defunto doveva essere verosimilmente utilizzata per l’iscrizione316 visto che non si ritrova nessun

campo sotto la nicchia del defunto, come è solitamente per le altre stele. Potrebbe essere anche possibile che il monumento sia mutilo e che un altro elemento completasse l’evidente asimmetria del pezzo317. La nicchia presenta una terminazione

ad arco abbastanza ribassato e un sottile bordo tutto intorno alla nicchia. Il fondo viene solo superficialmente sbozzato, come se non fosse stata realizzata la politura finale. Il defunto è rappresentato in posizione frontale con il braccio destro alzato per reggere una lancia di cui si vede solo l’apice, la parte restante è possibile che fosse realizzata in pittura318, oppure dobbiamo credere che la stele sia stata rilavorata eliminando il

pilum e il pugio319 . Il braccio sinistro è leggermente piegato per reggere lo scudo,

forse rettangolare, di cui si conserva l’impugnatura e in alto, all’altezza del collo del soldato, quello che potrebbe essere il margine superiore. Il soldato indossa una tunica bogenförmig geschürzt e sopra una corazza liscia, probabilmente una lorica hamata320. Sulle braccia, la lorica termina in strisce di cuoio protettive. Sul collo si vede

un colletto probabilmente in tessuto, forse appartenente alla tunica, che doveva avere lo stesso scopo protettivo. Sopra la lorica indossa due cinture, di cui quella più ampia presenta delle placchette quadrangolari decorate da rosette, mentre l’altra più sottile è liscia. Della cintura più stretta si vede la fibbia a forma di D, più spostata verso destra e da cui pende un lembo della cintura che è apparentemente identico alle cinghie degli pteryges per forma, lunghezza e per lo stesso identico pendente. Gli pteryges pendono dalla cintura più sottile e sono formati da quattro cinghie lisce tutte della stessa lunghezza che arrivano quasi all’orlo della tunica e terminano in pendenti. Sul fianco

316 BAUCHHENSS 1978, 28. 317 RINALDI TUFI 1988, 39. 318 BAUCHHENSS 1978, 28. 319 LEHNER 1918, n. 643.

118 destro è un corto gladius, con pomolo sferico, impugnatura e fodero che termina in una punta a forma di fungo. Delle caligae rimane la fascia centrale formata da blocchetti rettangolari. Il soldato ha un volto ovale con guance, palpebre e labbra gonfie, acconciatura a calotta con ciocche di capelli portate sulla fronte. La resa anatomica del defunto è molto semplificata negli arti superiori, che sono troppo ridotti e appaiono tozzi. Le gambe al contrario sono lunghe e ben formate. I piedi sono grandi e sembra quasi che scivolino verso l’esterno della nicchia. Nel complesso lo scalpellino ha avuto sicuramente delle difficoltà nella realizzazione della figura del defunto, ma ha anche proposto uno schema, in cui l’iscrizione non è ai piedi del defunto come era solitamente, ma al lato. Uno schema di questo tipo, nel panorama delle stele romane, sembra essere un unicum, quasi una fusione tra la stele di tipo iscritto e la stele con stehende Soldaten.

Datazione:

La mancanza dell’iscrizione costituisce una fondamentale difficoltà nella datazione della stele, che solo per fattori stilistici viene datata all’età neroniana321.

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13. Frammento di stele con soldato