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Publius Flavoleius Cordus Ritrovamento:

Catalogo delle Stele

2. Publius Flavoleius Cordus Ritrovamento:

La stele è stata scoperta nel 1851 a Klein-Winternheim, a sette km a sud di Mainz, presso il la proprietà agricola di Adam Schreiber124. La stele di Flavoleius è stata

ritrovata riutilizzata in una necropoli franca insieme alla stele di un cavaliere125 e ad

una stele iscritta126. La stele del cavaliere è stata ritrovata con la parte centrale

asportata in modo tale da poter essere usata come sarcofago, mentre la stele di Flavoleius era stata posta come coperchio e perciò si è conservata in maniera migliore. Materiale: Calcare della Lorena.

Misure: 2,47 m di altezza, 72 cm di larghezza e 23 cm di spessore. Iscrizione:

P(ublius) Flavoleius P(ubli) f(ilius) Pol(lia) (tribu) / Mutina (domo) Cordus, mil(es) / leg(ionis) XIIII Gem(inae) h(ic) s(itus) e(st), / ann(orum) XLIII, stip(endiorum) XXIII. /

C(aius) Vibennius L(uci) f(ilius) ex t(estamento) fec(it).127

Stato di conservazione:

La stele sia nella parte superiore con restituzione dell’immagine scolpita del defunto che nelle cinque righe che compongono l’iscrizione funebre, appare interamente conservata. Ha però subito vari traumi e rotture nell’angolo superiore destro della stele, dove il leone funebre è stato gravemente danneggiato. La metà sinistra del volto di Flavoleius è stata asportata, così come l’oggetto che il soldato regge nella mano

124 CIL XIII, 7255

125 BOPPERT 1992, 155. 126 CIL XIII, 7256.

127 “Publio Flavoleius Cordus, figlio di Publio, della tribù Pollia, proveniente dalla città di Mutina, soldato

della legione XIV Gemina, è qui sepolto, morto a quarantatré anni con ventitré anni di servizio. Caio

66 destra. La figura di Flavoleius appare ben proporzionata in ogni sua parte. Sia l’anatomia che i dettagli dei vestiti danno un senso di naturalezza e verosimiglianza. Le braccia si piegano in modo credibile e rispettano una sorta di ponderazione in cui allo stesso modo del braccio sinistro anche la gamba sinistra appare piegata mentre la destra è la portante. Anche nel volto, malgrado i danneggiamenti, si nota una certa naturalezza. Gli occhi presentano palpebre ben scontornate; con una resa approfondita dell’arco sopracciliare e con l’ombreggiatura che ne deriva si riesce a dare un senso maggiore di espressività a tutto il volto. Le orecchie sono grandi e si schiacciano meno sullo sfondo rispetto ad altri esempi renani128. I capelli del soldato

stonano un po’ con la naturalezza generale della figura perché sono resi schematicamente in ciocche romboidali pettinate sul davanti, con echi della ritrattistica augustea-giulio-claudia129.

Descrizione:

Il defunto si colloca all’interno di una nicchia liscia sul fondo a sommità arcuata, decorata negli angoli superiori da due leoni funerari acroteriali. Questa mancanza di decorazioni architettoniche, salvo i due angoli superiori, si stacca dalla tradizione di stele renane che invece presentano una ricca enfatizzazione degli elementi costitutivi della stele. Anche la parte inferiore della stele che è occupata dall’iscrizione, si presenta molto semplice senza alcun tipo di cornice. La stele appare molto semplificata dal punto di vista architettonico quasi non finita, ma al contrario mostra molti dettagli per quanto riguarda l’armamento del soldato.

128 Cfr. supra stele di Flavoleius nel Catalogo n. 2. 129 RINALDI TUFI 1986, 134.

67 Flavoleius indossa una tunica a mezze maniche a cui è sovrapposto un sagum, il pesante mantello in lana tipico dei soldati, fissato sulla spalla sinistra da una spilla, forse a spirale130. Il sagum è tagliato ad angolo retto e presenta nell’angolo inferiore

destro un pendaglio per evitare che il mantello si agitasse troppo al vento131. La tunica

è del tipo bogenförmig geschürzt132 vale a dire fissata sui fianchi e mossa da numerose

e fitte pieghe ad arco rovesciato. La stele di Flavoleius è il prerequisito stilistico delle stele da Mogontiacum. Infatti, qui vediamo per la prima volta utilizzato l’espediente tecnico-stilistico della Kordenfalten133, cioè la resa delle pieghe e del mantello in forma

di tuboli o cordoncini. Questa resa diventerà popolare nelle stele del cosiddetto «gruppo di Annaius» da Bingen-Bingerbrück134.

Sopra la tunica di Flavoleius, all’altezza dei fianchi, è legata una fascia in tessuto sul davanti con un cappio e tiene ferma una tavoletta rettangolare, forse una tavoletta da scrittura135, una borsa per oggetti personali136 o comunque per comunicazioni di

servizio137, oppure una base per il fissaggio degli pteryges138. Il soldato indossa un

doppio cingulum, uno per il pugio (a sinistra) e uno per il gladius (a destra). I due cingula sono trasversali e sono decorati da semplici placchette metalliche lisce. Dalle cinture pendono sul davanti sei pteryges, ornati da cerchietti metallici, che terminano in pendenti a forma di foglia che arrivano quasi fino al bordo della tunica. A destra è l’attacco del pugnale tramite un disco rotondo che si trova sul cingulum inferiore. Il fodero del pugio è decorato da due anelli per lato e termina sulla punta in un disco con una protuberanza centrale. Il gladius invece non presenta decorazioni sul fodero, ha

130 BOPPERT 1992, 92. 131 RINALDI TUFI, supra. 132 Ibidem.

133 GABELMANN 1972, 112.

134 Per il discorso sulla Kordenfalten vd. Infra. 135 HOSS 2014, 16.

136 BOPPERT 1992, 92. 137 C. FRANZONI 1987, 43. 138 BOPPERT 1992, 72.

68 però un pomolo ovale. Uno scutum ovale si intravede dietro la spalla sinistra, ma non presenta alcun tipo di decorazione. Ai piedi il soldato indossa le tipiche calzature militari, le caligae, di cui si vede solo una striscia di cuoio superiore, il resto della tomaia, che doveva poi chiudere la caviglia e collegarsi tramite il calcagno alla rigida suola fissata da perni di ferro139, doveva essere dipinto. Per quanto riguarda i due

oggetti che Flavoleius tiene in mano, su quello nella mano sinistra sembrano non esserci dubbi, mentre sull’oggetto nella mano destra le teorie sono diverse. La mano sinistra tiene due volumina o un unico rotolo testamentario piegato su due parti140. La

parte destra del corpo è invece percorsa da un lungo oggetto rettilineo, che ha una estremità inferiore più larga che nella parte centrale, che arriva fin quasi le caviglie del soldato, mentre la parte superiore è andata distrutta e sparisce al di sopra della spalla destra. Questa asta passa tra l’indice e il medio. Il dito indice sembra però infilarsi all’interno di una specie di cappio che è stato identificato come un amentum141,

identificando così l’oggetto come un hasta amentata, ossia un lungo e sottile bastone in legno con ad una estremità una punta metallica lanceolata142. L’amentum serviva

da anello di propulsione per aumentare la gittata di questa arma o la precisione, a seconda dell’altezza a cui lo si disponeva lungo l’asta143. Al posto di un hasta potrebbe

trattarsi di un pilum. Secondo le fonti antiche144, il pilum era un’arma composta da

un’asta di legno che poteva essere di due forme: una sottile più simile ad una lancia e una più robusta; entrambe le tipologie possono essere di forma quadrangolare o cilindrica. L’altra parte che componeva il pilum era un’asta in ferro appuntita infilata

139 CONNOLLY 1981, 234. 140 BOPPERT 1992, 72.

141 PICOZZI 1979, 179 n.57; RINALDI TUFI 1986, 136; BOPPERT id. supra; 142 RINALDI TUFI 1988, 68.

143 BOPPERT 1992, 72.

144 Polibio, Storie, VI, 23, 8 e ss.; Cesare, La guerra gallica, I, 25, 2-4; Plutarco, Vita di Camillo, 41, 3 e

69 all’interno del legno e tenuta ferma da numerose fibbie. Entrambe le parti erano lunghe tre cubiti e, se prestiamo fede alle parole di Polibio145, in totale le due parti

raggiungevano la lunghezza di più di due metri e sessanta centimetri. I pila servivano essenzialmente a sfondare le linee nemiche di fanteria, ma sembra che una volta conficcatisi all’interno degli scudi non fossero più utilizzabili perché la punta veniva irrimediabilmente piegata146. L’hasta era esclusivamente un’arma da lancio, mentre il

pilum era molto versatile e poteva anche essere utilizzato nei combattimenti ravvicinati147. Altre interpretazioni sono che si tratti di un bastone148. Come la vitis era

un simbolo di comando dei centurioni, così il bastone poteva esserlo per gli optiones149.

Un’altra ipotesi vedrebbe nell’oggetto tenuto in mano da Flavoleius una mazza, con la punta verso il basso150. Sottoufficiali e ufficiali romani vengono spesso rappresentati

mentre tengono un set da scrittura o un rotolo in una mano e nell’altra lanceae, fustis, vitis, hastile o stendardi151. La tavoletta o comunque il materiale da scrittura, poteva

simboleggiare la capacità del soldato di svolgere mansioni amministrative e di rilievo. Lo stendardo era portato in battaglia e serviva per indicare le manovre. L’hastile era lo strumento usato dall’optio, sottoufficiale e assistente del centuriore, che lo usava per mantenere ordine e disciplina durante la battaglia. Il fustis era il bastone usato invece come arma dalla polizia romana. La vitis è il bastone simbolo del ruolo del centurione e degli evocati, nonché il segno della loro autorità nel poterlo usare per punire i soldati

145 Pol., op. cit., 10.

146 Ces., op. cit., 3-4 “Gallis magno ad pugnam erat impedimento quod pluribus eorum scutis uno ictu

pilorum transfixis et conligatis, cum ferrum se inflexisset, neque evellere neque sinistra impedita satis commode pugnare poterant (..)” «I Galli combattevano con grande difficoltà poiché molti dei loro scudi erano stati trafitti e inchiodati da un solo lancio di giavellotti; i giavellotti si erano piegati, per cui essi non riuscivano né ad estrarli, né, con la mano sinistra bloccata, a combattere bene».

147 RINALDI TUFI 1988, 69.

148 SCHOPPA 1963, 26; PICOZZI 1986, 158. 149 PICOZZI op. cit., 180.

150 REBECCHI 1986, 160. 151 SPEIDEL 2009, 238.

70 insubordinati152. In tutti questi casi l’oggetto tenuto dal soldato era necessario per

comprendere il ruolo che rivestiva all’interno dell’esercito ed era il simbolo del suo ufficio. Tornando a Flavoleius, non si può essere più precisi di così nella determinazione dell’oggetto da lui tenuto nella mano destra. Ma proprio il fatto possibilmente in mano uno di questi oggetti di comando, la tessera o comunque una tavola scrittoria e i volumina, rendono manifesto il fatto che non si trattasse di un semplice miles.

Passando all’iscrizione da questa sappiamo che il soldato era originario della città di Mutina, oggi Modena, che era morto in servizio all’età di 43 anni e che aveva militato per ventitré anni nella legio XIV Gemina. Interessante è la presenza dei tria nomina, Publius Flavoleius Cordus. La presenza del cognomen viene usata come criterio di datazione visto che questo è introdotto a partire dal 40-43 d.C.153. La stele deve essere

datata prima del 43 d.C. per l’appartenenza del defunto alla legio XIV Gemina si sposta, insieme alla legio II Augusta (che si trovava in Spagna) e XX Valeria Victrix154

(che stazionava a Novaesium), in quell’anno in Britannia. Il gentilizio Flavoleius è, insieme a quello del dedicante Caius Vibennius, di origine etrusca155.

La stele di Flavoleius non può non essere messa a confronto con quella di Annaius Daverzus 156 da Bingen-Bingerbrück che condivide con Faltonius la tipologia

iconografica di soldato in piedi entro nicchia e la resa delle pieghe nella tunica e nel sagum. Identico in entrambe le stele è anche il mantello che si ripiega allo stesso modo

152 Tacito, Annales, I, 23 “Centurio Lucilius interficitur cui militaribus facetiis vocabulum 'cedo alteram'

indiderant, quia fracta vite in tergo militis alteram clara voce ac rursus aliam poscebat.” «Uccisero il

centurione Lucilio il cui soprannome in gergo militare era: ‘dammene un altro’ perché spezzato un bastone di vite sulla schiena dei soldati a gran voce ne chiedeva un altro e un altro ancora».

153 BAUCHHENSS 1978, 15. 154 FORNI 1976, 99.

155 BOPPERT 1992, 92.

71 sulla spalla sinistra e scende sul petto con una piega ad arco facendo intravedere la tunica.

Datazione:

La stele di Flavoleius per i motivi sopra elencati può essere considerata appartenente all’inizio del principato di Claudio157 (41-54 d.C.), comunque sicuramente prima del 43

d.C.

72

3. Frammento di stele con soldato in paenula