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Genialis Clusiodi Ritrovamento:

Catalogo delle Stele

8. Genialis Clusiodi Ritrovamento:

Stele ritrovata in due parti a Weisenau, nel 1906, insieme ad una stele inscritta236 e ad

una stele in parte ricomposta con raffigurazione di soldato237, presso l’estremità

orientale della Friedhofstrasse (oggi Portlandstrasse).

Materiale: Calcare della Lorena.

Misure: dopo la ricostruzione, integrando le parti che mancavano, la stele misura 1,83

m di altezza, 64 cm di larghezza, 18 cm di profondità.

Iscrizione:

Cenialis Clusiodi / f(ilius) imag(inifer) ex coh(orte) VII / Rae(torum) an(norum) XXXV stip(endiorum) / [XII]I h(eres) p(osuit)238

Stato di conservazione:

La stele è stata scoperta rotta in due frammenti, probabilmente già in tempi antichi239.

I due frammenti, pur non combaciando tra loro, appartengono sicuramente alla stessa stele. Quello superiore, il più grande, mostra una nicchia al cui interno è la rappresentazione del defunto. La parte superiore termina con una frattura trasversale, che taglia il defunto all’altezza della coscia destra e scende fino al ginocchio sinistro. La parte inferiore della stele mostra solo i piedi del defunto, la parte finale del signum, l’iscrizione. Le due parti oggi sono state unite inserendo le parti mancanti, ovvero le

236 CIL XIII, 11854; BOPPERT 1992, n. 119; si tratta della stele di Lucius Cornelius Colinus, miles della

legio XV, originario di Eporedia (oggi Ivrea), morto a ventidue anni dopo un solo anno di servizio; questa

stele è di periodo tiberiano secondo Boppert.

237 ESPERANDIEU VII 5840; RINALDI TUFI 1988, 32; BOPPERT 1992, nr 10; vd. Infra.

238 Delle quattro righe dell’iscrizione se ne conservano interamente le prime tre, la quarta è rovinata.

Viene tradizionalmente sostituita la C iniziale con una G ritenendo che si tratti di un errore dello scalpellino. L’iscrizione così ricostruita sarebbe: “Genialis, figlio di Clusiodi, imaginifero dell’ex cohorte

VII Raetorum, di 35 anni, in servizio da 13, i suoi eredi posero questa tomba”.

97 gambe del defunto e la continuazione dell’asta del signum, in modo da restituire la forma della stele come probabilmente doveva essere in antico. Sono state ritrovate anche molte tracce di policromia rossa sulle parti dell’armamento che dovevano essere in pelle, così come sulla spada, sul pugnale, sul fondo della nicchia.

Descrizione:

La stele, a forma di parallelepipedo, è caratterizzata da una nicchia centrale arcuata delimitata sui lati da una cornice profilata con al centro una linea ondulata che potrebbe ricordare un motivo ad onda molto semplificato. Negli angoli superiori della stele sono due ippocampi. Al centro, sopra la testa del soldato, è l’accenno di una conchiglia, le cui valve dovevano essere dipinte. La nicchia che accoglie la rappresentazione del soldato ha una sottile cornice, la stessa che è ravvisabile nell’imago dell’imperatore. Questa, nella parte superiore, si soprappone alla curva della nicchia, ponendosi su un piano più avanzato rispetto alla cornice della stele. Il defunto è rappresentato frontalmente, non si può stabilire se originariamente se le gambe avessero una qualche forma di ponderazione dato che sono ricostruite. Le braccia sono entrambe piegate verso l’esterno della stele e reggono con la destra l’imago, con la sinistra un volumen240 o un rotolo non meglio identificabile241. Genialis ha il volto quasi di forma

rettangolare, con lineamenti netti e definiti. La capigliatura presenta delle spesse partizioni di ciocche che ricadono ordinate sulla fronte. Le orecchie sono larghe, leggermente appiattite sullo sfondo. Le labbra sono corrucciate e fanno assumere al soldato un’espressione decisa.

Passiamo all’armamento del soldato. Genialis, secondo Körber242, indosserebbe un

Lederkoller. Per Lederkoller non si intende una corazza rigida realizzata in più strati di

240 RINALDI TUFI 1988, 32. 241 BOPPERT 1992, 104. 242 KÖRBER 1907, 67.

98 cuoio modellato su una muscolatura metallica, come il Lederpanzer, ma una corazza di pelle morbida di bovino o camoscio che aveva dei rinforzi nelle zone particolarmente a rischio come spalle e petto243. Queste protezioni che ricoprono petto e spalle però,

sono comuni anche ad altri tipi di corazze in metallo, come la lorica hamata. Il problema del riconoscimento tra questi due tipi diversi di armamento sta nel come venivano rappresentati. L’elemento che distingue la corazza in cuoio da quella in metallo è la raffigurazione in rilievo delle maglie metalliche, cosa che però difficilmente si ritrova nelle stele di soldati. Questo perché gli scalpellini invece di impiegare moltissimo tempo nella realizzazione delle singole maglie metalliche, preferivano una loro realizzazione in pittura. In questo modo venivano notevolmente abbassati i costi e i tempi di esecuzione di una stele. Robinson244 si è opposto all’idea che i soldati

potessero indossare in battaglia delle armature in cuoio, perché armature di questo tipo non sono abbastanza rigide da proteggere il corpo. In questo caso, secondo la maggior parte degli studiosi245, si tratterebbe di una lorica hamata con rinforzi sulle

spalle. Sulla spalla sinistra, rappresentato in modo molto approssimativo, è il suo elmo ricoperto dalla pelliccia di orso di signiferi e imaginiferi. Al di sotto della lorica, il defunto indossa una tunica che nella parte finale presenta una serie di pieghe ad arco, quindi la tipologia bogenförmig geschürzt. Sulla lorica all’altezza della vita sono le due cinture incrociate, senza decorazioni, che sorreggono al centro i pteryges e ai lati il gladius (a destra) e il pugio (a sinistra). Gli pteryges si compongono di quattro cinghie decorate ognuna da cinque rivetti rotondi e da un ultimo elemento quadrato a cui si attaccano poi quattro pendenti a forma di rombo o foglie lavorate solo leggermente246. Gli

243 UBL 1969, 33.

244 ROBINSON 1975, 169.

245 Sul problema della lorica hamata scambiata per Lederpanzer cfr. RINALDI TUFI 1988, 65 che

identifica una somiglianza stringente tra le corazze di Genialis, Luccius Faustus e Valerius Secundus; BOPPERT 1992, 103 identifica la corazza di Genialis come lorica hamata.

99 pteryges non arrivano nemmeno all’orlo della lorica. Sia il pugio che il gladius sono decorati da quattro anelli l’uno per appenderli alle cinture. Ai piedi il soldato indossa verosimilmente delle caligae, di cui la striscia centrale della calzatura nella ricostruzione viene prolungata lungo tutta la caviglia.

Genialis tiene nella mano destra l’imago. Sopra una semplice asta è montata una nicchia con estremità superiore curva verso l’interno che ricalca l’alloggiamento della figura del defunto. Anche il busto che si trova all’interno di questa piccola nicchia assomiglia nella pettinatura a grosse ciocche, nelle orecchie sporgenti e nella resa dei tratti del volto all’imaginifer Genialis. Gli imaginari o imaginiferi erano coloro i quali portavano le imagines dell’Imperatore247. Si trattava di un busto-ritratto in cima ad un

semplice palo che rappresentava simbolicamente la presenza dell’imperatore come suprema autorità militare248. E così come esisteva un imaginifer legionis, tra gli auxilia

era anche presente un imaginifer cohortis che prendeva posto alla testa dell’esercito accanto al vexillarius alae249. Esistevano imaginiferi anche a Roma, nelle cohortes

urbanae e in quelle vigilum250. Sebbene questa figura fosse così presente nell’esercito

romano rimangono pochissime testimonianze iconografiche. Ubl251 identifica una

stele, purtroppo frammentata, con la figura di un imaginifer questa volta della legio XX Valeria Victrix databile alla seconda metà del III secolo. Il soldato, chiamato Aurelius Diogenes, è rappresentato mentre tiene in mano un’asta con in basso un uncino per bloccarla a terra e in alto il busto dell’imperatore che essendo rovinato non è riconoscibile ma sembra trovarsi anch’esso all’interno di una nicchia. In entrambe le rappresentazioni che sono di un ausiliario e di un legionario l’imago è rappresentata

247 Vegezio, Epitoma rei militaris II, VII «Imaginari vel imaginiferi, qui Imperatoris imagines ferunt». 248 TÖPFER 2015, 923.

249 CHEESMAN 1968, 40 e ss. 250 BARATTA 2016, 336. 251 UBL 2013, 228.

100 allo stesso modo, anche se vediamo che poteva essere o collocata direttamente sull’asta oppure inserita in una nicchia. Questo tipo di stendardo non identificava, come gli altri, una legione o un’unità particolare, ma rappresentava l’imperatore in carica che non poteva ovviamente essere presente fisicamente in tutte le parti dell’Impero. Nei rilievi storici, dove invece l’imperatore è sempre rappresentato, non è riscontrata la presenza di imaginifer252. Se ciò corrispondesse al vero, l’imago sarebbe da

considerare come una sorta di sostituto dell’imperatore. Per raggiungere il grado di imaginifer, sulla base dell’esempio di Genialis, sarebbe stato necessario militare almeno per dieci anni e il fatto che non si trovi nessun soldato che al momento del congedo abbia ricoperto questa carica, potrebbe significare che chi svolgeva il ruolo di imaginifer veniva più facilmente promosso253.

Nell’angolo destro e sinistro della stele sono due creature con la parte superiore di cavallo e quella inferiore di pesce, ovvero ippocampi. Gli ippocampi, i delfini o qualsiasi riferimento al thiasos marino, non sono estranei al mondo funebre di Mogontiacum. Sulla stele di Musius, che abbiamo già analizzato, sono rappresentati due delfini tra elementi vegetali e la stessa decorazione si ritrova anche sulla stele inscritta, sempre da Mogontiacum, del soldato Lucius Varius Sacco254. Un frammento di stele di cui

rimane solo l’angolo sinistro mostra sia un tritone che un delfino255. La spiegazione

degli elementi marini sulle tombe è diventata una vera e propria diatriba tra studiosi, tra quelli che ritengono che si tratti solamente di elementi decorativi e coloro che invece vedono nelle creature del thiasos marino gli accompagnatori del defunto nell’aldilà256.

252 BARATTA 2013, 338. 253 HOLDER 1980, 94. 254 BOPPERT 1992, n. 138. 255 BOPPERT 1992, nr, 158.

256 Per una disamina completa sulla questione cfr. J-C. Balty, La querelle des «Meerwesen»: une

indiscutable rupture, in F. Cumont, Recherches sur le sumbolisme Funéraire des romains, a c. di J. e

J.-C. Balty, Roma 2015, pp. LXVIII-LXXIV; sull’argomento anche BOPPERT 1992, 84 e ZANKER 2008, pp. 132 e ss.

101 Secondo Zanker nelle tombe romane non c’è quasi mai una concreta immagine dell’Isola dei Beati o del viaggio verso l’Aldilà; le immagini funebri sono invece riferimenti all’aldiqua, ovvero alla vita presente e alle sue gioie, tanto che si trovano non solo su sarcofagi, stele e monumenti funerari ma anche nelle abitazioni e nelle terme257.

Per quanto riguarda l’iscrizione, Genialis viene definito «imag(inifer) ex coh(orte)». L’utilizzo della preposizione ex non introduce semplicemente il rango della truppa, ma in alcuni casi potrebbe voler testimoniare l’orgoglio del soldato per la sua posizione precedente dopo che era stato promosso o trasferito. Potrebbe indicare anche che il defunto in questione era stato congedato da quell’unità, ma ne sentiva ancora l’appartenenza tanto da volerlo scrivere nel suo epitaffio. Anche la morte in servizio però potrebbe essere una ragione per l’utilizzo di ex. Il fatto poi che ex sia una preposizione usata specialmente tra le coorti stanziate sul Reno e che sia raro trovarla in altri luoghi e presso altri ranghi dell’esercito romano, fa pensare che si tratti di una sorta di gergo militare usato dai barbari arruolati tra gli auxilia258. Considerando che il

soldato aveva militato nell’esercito per appena tredici anni non è possibile pensare che fosse stato congedato e dovremmo invece ritenere che fosse stato trasferito o promosso, oppure che sia morto in servizio.

Secondo Holder259, l’uso della formula mil. ex. coh. dev’essere datato all’epoca

preflavia e questo potrebbe anche valere per il nostro caso dove non si tratta di un miles ma di un imaginifer. Holder ritiene anche che il soldato fosse stato reclutato in età tiberiana e morto in età flavia.

257 Id., 133.

258 SPEIDEL 2009, pp.463 e ss. 259 HOLDER 1980, 144.

102 Genialis faceva parte della cohors VII Raetorum equitata. Il termine equitata serve a specificare il fatto che questa coorte fosse formata non solo da fanti ma anche da cavalieri. Coorti miste erano comuni nell’area del Danubio e del Reno. La cavalleria e i fanti erano mischiati in un’unica coorte probabilmente perché i soldati si spostavano sul dorso del cavallo, ma combattevano a piedi260. Il nome della coorte “Raetorum”

indica che quella coorte era stata stazionata in Rezia. La Rezia venne annessa come provincia all’Impero Romano nel 15 d.C. e le prime otto coorti che portano il nome Raetorum esistevano già durante il regno di Claudio 261 (41-54 d.C.) perché

probabilmente vennero create poco dopo l’annessione.

Datazione:

La stele è stata datata al periodo claudio o flavio262. Holder263 la data al periodo claudio

perché vede una stretta somiglianza tra la struttura della stele di Genialis e quella di Flavoleius Cordus264; inoltre l’uso della formula “h(eres) p(osuit)” e della preposizione

“ex” prima dell’unità del soldato sarebbero entrambi indicatori di una datazione anteriore all’età flavia. La piattezza del rilievo, gli acroteri posti in posizione arretrata rispetto alla nicchia e il campo dell’iscrizione non incorniciato fanno pensare Boppert265

all’età claudia o neroniana (41-68 d.C.), ma il volto gonfio e inerte sono per la studiosa di età flavia. Rinaldi Tufi pensa sia della fine dell’età giulio-claudia, inizio dell’età flavia266.

260 WOLF 2015, 1045. 261 HOLDER 1980, 111. 262 Cfr. BOPPERT 1992, 106. 263 HOLDER 1980, 146.

264 Vd. Supra; stele datata a poco prima del 43 d.C. 265 BOPPERT 1992, 106.

103

9. Stele anepigrafe con soldato