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Collabora Sezione volta a comunicare le varie modalità con cui poter

IPOTESI PROGETTUALE DI MUSEALIZZAZIONE DELL’ATELIER DI GAVINO TILOCCA

9 Collabora Sezione volta a comunicare le varie modalità con cui poter

collaborare col museo attraverso la pubblicazione dei vari bandi per la partecipazione ai progetti.

10 News. Sezione dedicata alle ultime novità sul museo, come mostre, eventi,

11 Contatti. Sezione dedicata a fornire le informazioni sul museo con numeri di

telefono, e-mail, orari, giorni di apertura e chiusura, link alle pagine sui social network e al blog.

12 Blog. Sezione che permette il collegamento diretto col blog del museo. 13 Collegamenti con i canali social e newsletter. Sezione che permette,

cliccando sulle varie icone, di accedere direttamente ai diversi profili attivati sui vari social network, di iscriversi alla newsletter e di abbonarsi al feed RRS. Il sito internet non sarà l’unico medium attraverso cui il museo Gavino Tilocca si interfaccerà con gli utenti. Ad esso si affiancheranno infatti, secondo un rapporto di interazione sinergica, il blog e i canali social. Si tratta di piattaforme diverse che si rivolgono a pubblici diversi e che quindi fanno ricorso a specifiche forme di linguaggio.

Se infatti il sito utilizzerà un registro decisamente più formale e in grado di rispecchiare l’anima istituzionale del museo, il blog e i profili social faranno uso di un registro più leggero e coinvolgente, in base ai differenti target di utilizzatori. In particolare, attraverso il blog, che si propone come un utile strumento a favore del digital storytelling, il museo potrà offrire agli utenti uno spazio virtuale capace non solo di fornire informazioni ma anche di permettere e incoraggiare la produzione di contenuti da parte dei lettori che saranno quindi maggiormente stimolati ad interagire con l’istituzione. Le attività del blog, che dovrà essere periodicamente aggiornato, rimanderanno ovviamente ai link del sito e alle pagine social con cui arricchire la narrazione, captare nuovi utenti e fidelizzare quelli già esistenti.

La scelta di comunicare anche attraverso i social è altresì dettata dalla volontà di rispondere positivamente alla domanda di partecipazione del pubblico derivante dalla diffusione di esperienze sempre più ricorrenti nei musei, come le invasioni digitali e le “Museum Week”, nate sulla spinta di Twitter, o gli “Instameet” nei luoghi della cultura promossi da Instagram.

Per quanto riguarda la scelta dei social network si prevede la creazione di una

pagina Facebook, il social che detiene il più alto numero di iscritti al mondo,459

un profilo Twitter per una messaggistica istantanea ed efficace, un profilo Instagram per la condivisione di immagini e fotografie, un profilo su Google+ dove è possibile postare contenuti di qualsiasi genere alla stregua di Facebook ma col vantaggio di poterli indirizzare verso specifici target iscritti alle cosiddette

“cerchie” e un canale Youtube per la condivisione di video.460

459 Secondo una ricerca condotta da www.statista.com, sito specializzato in analisi e statistiche

multisettore, nel mese di aprile 2016, Facebook, con oltre 1 miliardo e mezzo di utenti, è il social network con più iscritti al mondo.

460 Cfr. A. Isaia, “Musei e social media: comunicare e coinvolgere nell’era del web 2.0. Le recenti

esperienze della Fondazione Torino Musei”, in Nuove Alleanze, Diritto ed Economia per la Cultura e

Il filone di studi dedicato agli atelier degli artisti ha prodotto, in un arco di tempo relativamente breve, importanti contributi volti non solo a evidenziare l’evoluzione storica di tali spazi ma anche le nuove funzioni alle quali essi sono oggi chiamati a rispondere. Tra le funzioni principali si rileva quella narrativa: il racconto delle vicende e del lavoro degli artisti secondo il punto di vista suggerito dagli arredi, dalla disposizione dei locali, dalle luci, dagli strumenti utilizzati, ma soprattutto dalle opere e dai bozzetti custoditi all’interno dello studio.

Oggi un numero sempre crescente di studiosi scelgono, nell’accostarsi alla figura dell’artista, di partire, laddove possibile, dall’analisi dell’atelier il quale si dimostra, nella maggior parte dei casi, come una sorta di prolungamento della personalità del suo proprietario.

In questa cornice si inserisce il presente lavoro di ricerca, il cui obiettivo principale è la definizione di un’ipotesi progettuale di musealizzazione dello studio dello scultore Gavino Tilocca.

Preliminarmente, al fine di inquadrare l’argomento, si è ritenuto indispensabile iniziare da un’analisi degli sviluppi storici e dei contributi critici che relativi agli atelier degli artisti e alla loro evoluzione. L’interesse storiografico recentemente registrato per questi spazi ha finito per tradursi in una maggiore attenzione verso di essi anche in termini di salvaguardia e valorizzazione, dalla quale sono scaturite alcune importanti esperienze di musealizzazione.

In base alle principali casistiche prese in esame, sono state identificate due tipologie di musealizzazione degli studi: quella in situ e quella realizzata in un luogo diverso rispetto al contesto originario. In riferimento a queste due diverse modalità di riqualificazione degli spazi si è proceduto all’analisi dei quattro casi di studio, gli atelier

di Constantin Brancusi e Francis Bacon per la prima tipologia e quelli di Giorgio Morandi e Carlo Zauli per la seconda.

Dall’esame dei diversi interventi è emerso quanto sia complesso arrivare a un giusto equilibrio tra conservazione e valorizzazione e soprattutto come quest’ultima spesso coincida con una mera spettacolarizzazione del patrimonio culturale.

Tenendo a mente questi aspetti si è scelto pertanto di ipotizzare una musealizzazione dello studio di Gavino Tilocca seguendo un approccio capace di mettere in rilievo i momenti più significativi del suo percorso artistico, dalla partecipazione alle mostre Sindacali degli anni Trenta, all’affermazione in ambito nazionale ottenuta nel campo della ceramica, in cui l’artista ha saputo dare gli esiti più felici della sua produzione e sulla quale, non a caso, si sono concentrati anche la maggior parte delle letture critiche precedenti.

In prima istanza si è proceduto a effettuare un’attenta ricognizione della produzione dell’artista e, attraverso ulteriori ricerche bibliografiche volte a contestualizzarne il lavoro nello scenario italiano del Novecento, a chiarire alcuni episodi significativi del suo percorso artistico. Questo lavoro è sfociato nella redazione del catalogo generale dell’opera di Tilocca, qui riportato in APPENDICE.

Al di là della qualità del lavoro dello scultore sassarese, lo scandaglio dei materiali del suo atelier e l’analisi della stessa organizzazione degli spazi hanno consentito di comprendere meglio le dinamiche operative di un artista periferico attivo nel contesto di metà Novecento e gli sforzi da lui compiuti, con alterni risultati, di intrecciare un dialogo con il contesto nazionale. L’atelier si è quindi rivelato uno strumento efficace per rimettere insieme i tasselli di un episodio “minore” ma non per questo privo di interesse storiografico.

Una volta definito grazie all’analisi dell’atelier il quadro complessivo della produzione di Tilocca, è stato possibile procedere alla realizzazione dell’ipotesi di musealizzazione dello studio. L’intento da cui il lavoro ha preso le mosse è stato quello di proporre un percorso espositivo capace di salvaguardare l’allestimento predisposto dall’artista e allo stesso tempo di fornire una narrazione parallela attraverso una sovrastruttura discorsiva tesa a trasformare il percorso in racconto. Contrariamente a quanto accade nei musei d’arte, dove è il curatore a scegliere la disposizione delle opere sulla base della vicenda o della tematica che intende mettere in scena, nel caso della musealizzazione degli studi d’artista, affinché non si perda il senso di specificità del luogo di produzione, si ritiene che il processo debba essere invertito: a partire dall’allestimento dovrebbe quindi essere progettato un percorso in grado di dare “voce” alle opere e a tutti gli elementi dello spazio.

Nell’ipotizzare gli interventi di musealizzazione dell’atelier di Gavino Tilocca sono state inoltre definite alcune linee di indirizzo per la gestione e l’amministrazione della struttura e un programma di mostre temporanee e attività culturali. L’attività espositiva, unitamente a quella relativa ai programmi pubblici, potrebbe infatti risultare determinante per l’autonomia del museo in quanto, come si è visto, gli studi d’artista musealizzati il più delle volte vengono gestiti da altre istituzioni museali, finendo così per costituire una sorta di complemento dell’istituzione principale, trasformandosi di fatto in un mausoleo la cui unica funzione è quella di celebrare passivamente la figura dell’artista.

Alla luce di quanto esposto, i risultati della ricerca vanno intesi come l’esito di un processo che ha voluto chiarire e dare forma a una metodologia di intervento relativamente alla musealizzazione degli studi d’artista. In tutti i casi, a prescindere delle effettive possibilità di applicazione pratica che l’ipotesi proposta potrà avere in

futuro, si evidenzia come il modello elaborato possa essere applicato, con opportuni adattamenti, ad altre realtà simili, a riprova dell’utilità non solo accademica del lavoro di ricerca ma anche della sua funzionalità nei confronti del sistema territoriale di cui è parte integrante.

ITINERARIO ESPOSITIVO