IPOTESI PROGETTUALE DI MUSEALIZZAZIONE DELL’ATELIER DI GAVINO TILOCCA
4.5. Linee guida per una programmazione culturale
Con l’intento di assicurare la vitalità del museo, la direzione avrà il compito di realizzare un programma di mostre temporanee che permetta di attrarre il pubblico turistico e allo stesso tempo di fidelizzare il pubblico dei residenti. Trattandosi di un museo monografico la programmazione espositiva dovrà essere realizzata tenendo conto della visione dell’artista e del contesto locale e internazionale in cui ha operato. Nel realizzare la programmazione espositiva, la direzione dovrà tenere conto dell’insufficienza degli spazi all’interno del museo. Per questo motivo è da auspicarsi che la stessa si attivi per dare vita a delle collaborazioni con altre istituzioni museali e/o cittadine per la realizzazione di eventi extra muros. In assenza di una previsione di budget del museo, di
443 Cfr. A. M. Bagnasco, “Le case museo tra sostenibilità economica e creatività. Un conflitto
(in)sanabile?”, in A. Besana (a cura di), Economia dell’Heritage Italiano, LED – Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, Milano, 2007, pp. 143-154.
seguito si delinea quella che potrebbe essere un’ottimale cadenza annuale degli eventi:
1) Concorso internazionale “Gavino Tilocca”:
Concorso rivolto agli artisti under 35 impegnati nell’ambito della produzione scultorea e ceramica prevede la realizzazione di un evento espositivo, di un catalogo e di un premio in denaro. La mostra, composta dalle opere dei finalisti (minimo 3, massimo 5 artisti), e l’aggiudicazione dei premi si svolgerebbero all’interno di una sede da stabilirsi in accordo con l’amministrazione comunale. 2) mostra tematica:
Mostra incentrata, a partire dagli elementi caratteristici della poetica di Gavino Tilocca, sul dialogo tra la collezione permanente e gli operatori esterni (artisti, designer, architetti, artigiani).
3) Residenza d’artista:
Programma di residenze destinato all’elaborazione di un progetto originale al quale seguirà un momento di pubblico confronto (mostra, intervento site-
specific, convegno, etc.). L’artista, individuato da un curatore, dovrà trascorrere
un periodo di permanenza (minimo di due settimane) nella città di Sassari in cui sviluppare il progetto.
L’attività espositiva, unitamente a quella relativa ai programmi pubblici (laboratori, workshop, seminari, convegni e dibattiti), dovrà giocare un ruolo determinante nell’autonomia del museo in quanto, come si è visto, dall’analisi dei casi studio è emerso come gli studi d’artista musealizzati il più delle volte siano gestiti da altre istituzioni museali, come ad esempio l’atelier Brancusi a Parigi (affidato al Centre Pompidou) e lo studio di Francis Bacon (ricostruito
all’interno della Hugh Lane Gallery di Dublino), finendo così per costituire una sorta di complemento dell’istituzione principale e trasformandosi di fatto in un
mausoleo volto a celebrare passivamente la figura dell’artista.444
Il ruolo del museo nell’era contemporanea infatti, come sostenuto dalla museologa Simona Bodo, «non è più esclusivamente quello di ‘scrigno’ della memoria e ‘roccaforte’ della tutela e dell’eccellenza scientifica – tale sembra essere la percezione del museo d’arte tuttora prevalente nell’immaginario collettivo popolare –, ma anche e soprattutto luogo di esperienza conoscitiva,
aggregazione sociale, crescita civile e ridefinizione identitaria».445
Nel caso dello studio di Gavino Tilocca si propone di applicare una politica di autogestione così da evitare le criticità derivanti dall’affiliazione del museo a un’altra istituzione che, come si è visto in diverse occasioni, ha avuto come risultato finale quello di ridurre lo studio d’artista musealizzato a una mera esposizione permanente. Tuttavia, affinché questa scelta risulti sostenibile, si ritiene indispensabile da una parte instaurare proficui legami con altri luoghi della cultura già presenti sul territorio, col fine di accrescere e consolidare la comunità di utenti e sostenitori, e dall’altra organizzare una serie di attività culturali in modo da mantenere costante l’attenzione nei confronti dell’istituzione.
444 Cfr. G. Altea, A. Camarda, “Celebrare o connettere? Identità e cambiamento nel Museo Nivola di
Orani”, in Nuove Alleanze, Diritto ed Economia per la Cultura e l’Arte, supplemento al n.80/91 di Arte e Critica, Roma, 2015, pp. 74-79.
445 S. Bodo (a cura di), Il museo relazionale. Riflessioni ed esperienze Europee, ed. Fondazione
Nell’ottica di ampliare il richiamo della proposta culturale, il museo sarà chiamato a realizzare un programma di attività didattiche avente lo scopo di
accrescere il patrimonio conoscitivo dei visitatori abituali.446 Il suo obiettivo sarà
pertanto quello di «garantire pari opportunità di accesso alla cultura attraverso l’individuazione di specifici gruppi sottorappresentati, la messa a punto di attività/programmi finalizzati a promuoverne la partecipazione, e la rimozione di specifiche barriere, siano esse fisiche, intellettuali, culturali/attitudinali o finanziarie».447
Il Servizio educativo, di conseguenza, deve confrontarsi con l’avanzare del
progetto culturale del museo, prestando attenzione al carattere dei pubblici448 e
alla loro continua evoluzione.449 Età, stili di vita, formazione culturale,
esperienze pregresse, come sostenuto da Silvia Mascheroni, «sono elementi da conoscere e aggiornare se si intende costruire una relazione efficace e “di
446 In linea con quanto sostenuto nel Codice di deontologia professionale ICOM: «il museo deve cogliere
tutte le occasioni di svolgere il ruolo di risorsa educativa utilizzabile da tutti gli strati della popolazione». Il Codice di deontologia dell’ICOM per i musei è stato introdotto a seguito dalla 15° Assemblea generale dell’ICOM, tenutasi a Buenos Aires il 4 novembre del 1986. Cfr. http://www.ana.it/dotAsset/2a9e5055- 8924-44ae-805d-a608960eca9a.pdf
447 C. Da Milano, “Il ruolo delle politiche culturali nella lotta all’esclusione sociale in Europa e in Italia”,
in A.M. Pecci (a cura di), Patrimoni in migrazione. Accessibilità, partecipazione, mediazione
interculturale nei musei, Franco Angeli, Milano 2009.
448 A. Bollo, “50 sfumature di pubblico e la sfida dell’audience development”, in F. De Biase (a cura di),
I pubblici della cultura. Audience development, audience engagement, Franco Angeli, Milano, 2014.
449 Il testo definitivo della Carta nazionale delle Professioni museali è stato approvato, con alcune
integrazioni, nella II Conferenza dei musei italiani, svoltasi il 2 ottobre 2006 a Roma, nella sala dello Stenditoio del complesso monumentale del San Michele – Ministero per i Beni e le attività culturali. La prima versione del documento è stata redatta dal gruppo di lavoro interassociativo deciso nel corso dell’Assemblea generale di ICOM Italia, svoltasi a Pesaro il 18 marzo 2005, con la partecipazione di tutte le associazioni museali italiane.
Cfr.http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/UfficioStudi/documents/1261134207917_ICOMcarta_n azionale_versione_definitiva_2008%5B1%5D.pdf (consultato il 10 maggio 2015).
senso” tra le testimonianze del patrimonio e i destinatari dell’azione educativa,
della mediazione».450 Sarà dunque necessario realizzare specifiche attività
laboratoriali, da affidare al responsabile del servizio educativo,451 le quali
andranno a realizzarsi in spazi interni o esterni al museo, opportunamente
individuati sulla base delle esigenze richieste.452
Si intende quindi mettere in atto diverse strategie comunicative e didattiche con l’intento di coinvolgere ad ampio raggio la comunità locale di riferimento, prestando particolare attenzione ai diversi target di pubblico del museo, come le scuole, di ogni ordine e grado, le famiglie e i bambini, con specifiche attività ludo-didattiche, la fascia di utenza relativa alla terza età, attraverso corsi di
450 S. Mascheroni, “La funzione educativa del museo e la relazione con la scuola”, in Insula Fulcheria,
n. 39, 2009, p. 97.
451 Il responsabile dei servizi educativi, come sostenuto dalla Carta nazionale delle professioni museali,
sarà incaricato di «elaborare i progetti educativi e di coordinarne la realizzazione, individuando le modalità comunicative e di mediazione, utilizzando strumenti adeguati e funzionali per i diversi destinatari dell’azione educativa. [lo stesso] Cura i rapporti con il mondo della scuola e i soggetti che usufruiscono di servizi e di attività educative, con l’università e gli istituti di ricerca preposti all’aggiornamento e alla formazione negli ambiti disciplinari di competenza». Cfr.http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/UfficioStudi/documents/1261134207917_ICOMcarta_n azionale_versione_definitiva_2008%5B1%5D.pdf (consultato il 10 maggio 2015).
452 Così come si legge nell’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento
e sviluppo dei musei, relativamente all’Ambito VII Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi: “È indispensabile l’attivazione di un servizio educativo, che programmi, d’intesa con la direzione, i programmi educativi, elabori progetti, curi i rapporti con le istituzioni scolastiche e con gli altri soggetti presenti sul territorio, produca e raccolga materiale didattico specifico all’interno del museo o, qualora non fosse possibile, in comune con altri musei o istituzioni della stessa rete territoriale. Sono destinatari del servizio educativo fasce di pubblico diversificate, tanto in età scolare quanto adulto, alle quali corrisponderanno programmi opportunamente predisposti”. Pubblicato in Supplemento ordinario della
Gazzetta Ufficiale (n. 244 19/10/2001). Cfr http://musei.beniculturali.it/wp- content/uploads/2016/04/Atto-di-indirizzo-sui-criteri-tecnico-scientifici-e-sugli-standard-di-
artigianato, e l’Università, incoraggiando progetti di ricerca e mettendo a disposizione materiali e competenze.