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La musealizzazione dello studio di Francis Bacon

LA VALORIZZAZIONE MUSEOGRAFICA DELLE DIMORE STORICHE E DEGLI STUDI D’ARTISTA

2.3. Ricostruzione dell’atelier d’artista in contesti diversi da quello originario 1 Il caso dell’atelier di Brancusi a Parig

2.3.6. La musealizzazione dello studio di Francis Bacon

David Chipperfield ha realizzato, con la progettazione della nuova ala del museo destinata ad accogliere l’atelier e i lavori di Bacon, un moderno complesso architettonico suddiviso in cinque ambienti contigui fra loro che è stato inaugurato nel 2001.

La prima sala accoglie una serie di documentari audio-video sulla vita di Francis Bacon e introduce il visitatore sia all’ambiente che ospita diversi libri rinvenuti all’interno dell’atelier, sia alla porta d’ingresso dello studio a cui tuttavia non è consentito l’accesso. Benché infatti la porta si presenti socchiusa, una lastra in plexiglass impedisce al visitatore di proseguire oltre, conferendo all’esperienza un carattere quasi

voyeuristico. Lo studio, che assume una posizione centrale nell’area dedicata

210 Cfr. B O’Connor, “Dust and Debitage: An Archaeology of Francis Bacon’s Studio”, in I. A. Russel, A.

Cochrane(eds.), Art and Archaeology. Collaborations, Conservations, Criticisms, Springer, New York, 2014.

211 C. Higgins, “It’s trash, but it’s Bacon’s trash – and it’s sold for almost £1m”, in The Guardian, 25 April

2007. Online al link https://www.theguardian.com/uk/2007/apr/25/artnews.art (consultato il 10 luglio 2015).

all’artista, può essere osservato, oltre che dalla porta d’ingresso, anche da altri due punti: due finestre, che nell’atelier originario erano coperte da alcune tele (oggi rimosse per permettere una maggiore visibilità) e due fori realizzati su un altro lato dello studio che consentono di scrutare le pareti interne.212 Il percorso prosegue poi con una

piccola galleria multimediale dove sono presenti tre postazioni con schermo touch

screen da cui è possibile consultare le migliaia di oggetti catalogati e inseriti all’interno

del database. Infine nell’ultima sezione si trovano tre dipinti non finiti rinvenuti all’interno dello studio e che oggi risultano invece esposti quasi fossero opere compiute.

Tra tutti gli ambienti, lo studio rappresenta quindi il cardine dell’esposizione. Al suo interno però non si ritrovano tutti gli oggetti rinvenuti e catalogati in Reece Mews, in quanto le operazioni di ricostruzione hanno infatti puntato a riprodurre solamente lo strato visibile, ovvero quello più superficiale, conservando in archivio i reperti che formavano i vari substrati (fig. 7).213 Lo scopo era quello di salvaguardarli e di

permetterne un’eventuale fruibilità, come dichiarato anche dalla stessa Cappock: «It would have been absolutely pointless to put 70 very important Francis Bacon drawings into a sealed space, so that nobody could access them or carry out further research on them».214 Inoltre bisogna riscontrare che circa il 20% degli oggetti presenti nello

studio non sono originali ma riproduzioni, seppur molto fedeli.215 Così come è bene

precisare che da un’iniziale sentimento di smarrimento visivo nei confronti dei

212 D.J. Getsy, “The Reconstruction of the Francis Bacon Studio in Dublin”, in M. J. Jacob and M.

Grabner (eds.), The Studio Reader, op.cit., p. 100.

213 H. Campbell, “The Museum or the Garbage Can, Notes on the Arrival of Francis Bacon's Studio in

Dublin”, in Tracings, 1, Dublino 2000, pp. 38-49.

214 M. Westwood, “Rooms with a view of a painter’s life”, in The Australian, 14th August, 2012. Online al link http://www.theaustralian.com.au/arts/rooms-with-a-view-of-a-painters-life/story-e6frg8n6- 1226449532829 (consultato il 10 luglio 2015).

numerosi oggetti presenti all’interno dell’atelier, il visitatore passa lentamente a individuare alcuni punti fermi, come foto, libri, ritagli di giornale, ecc., i quali tradiscono una disposizione non del tutto casuale e naturale come ci si aspetterebbe. Non è infatti verosimile pensare che tutti i libri, così come le foto e gli altri oggetti fossero rivolti verso il visitatore al momento in cui sono stati rinvenuti nello studio dell’artista, come sostenuto dallo storico dell’arte David Getsy il quale afferma che «The initial shock of the chaos of the studio fades, however, as one begins to recognize how its contents have been subtly arranged. Too many of the photos and books are legible from the doorway, forming lines of sight emanating from the main vantage point inside the threshold. Despite its overwhelming mess and disarray, the space is a carefully orchestrated artifice - one designed to convince us that we are seeing into the inner workings of Bacon's workplace and, by extension, his creative process».216 L’autore

ritiene che tutta l’operazione di ricostruzione dello studio di Bacon si configuri come una grande occasione mancata per indagare veramente a fondo la natura dell’artista, in quanto nulla si aggiunge alla conoscenza del suo processo creativo, ma piuttosto si tende ad alimentare ancora una volta il vecchio stereotipo genio-follia.217

La posizione di Getsy risulta quanto mai condivisibile. Infatti, nonostante gli sforzi messi in atto per dare vita alla ricostruzione dello studio di Francis Bacon, la sensazione generale è quella di trovarsi di fronte a un luogo incapace di comunicare a pieno la forza creativa dell’artista. Quello che appariva come un luogo estremamente carico di suggestioni, date dall’accumulo di un’enorme quantità di oggetti e materiali, oggi invece risulta un luogo ben più educato e accessibile, come dimostrano le tele rimosse dalle finestre dello studio (esposte altrove come opere compiute) e i vari

216 D.J. Getsy, “The Reconstruction of the Francis Bacon Studio in Dublin”, in M. J. Jacob and M.

Grabner (eds.), The Studio Reader, op. cit., pp. 101-102;

disegni custoditi in archivio. Anche la tanto ostentata operazione di recupero della polvere dallo studio originale altro non sembra se non un modo per cercare di rendere più verosimile uno spazio la cui lettura in tutti casi risulta parziale e soggettiva.

2.4. Conservazione dello studio originale dell’artista