• Non ci sono risultati.

Le residenze d’artista, le attività didattiche e l’itinerario urbano

LA VALORIZZAZIONE MUSEOGRAFICA DELLE DIMORE STORICHE E DEGLI STUDI D’ARTISTA

2.4. Conservazione dello studio originale dell’artista 1 Casa Morandi a Bologna

2.4.8. Le residenze d’artista, le attività didattiche e l’itinerario urbano

Il Museo Carlo Zauli ha dato vita nel 2003 al progetto Residenza d’Artista incentrato sull’incontro tra un artista, che generalmente non opera nel campo della ceramica, e la comunità del territorio. L’artista, selezionato da un curatore, è chiamato così a relazionarsi con il mondo produttivo locale che ruota attorno alla ceramica.255

Le stesse opere finali vanno intese come l’esito di un lavoro collettivo, di un processo d’interazione più ampio che interessa numerosi soggetti, e soprattutto di differenti conoscenze.256

L’apertura del Museo nei confronti di queste esperienze di contaminazione fa sì che questo si configuri come un’istituzione dinamica e protesa a offrire punti di vista sempre nuovi e originali, come ribadito dal direttore: «tutto questo ci riporta alla visione che Carlo Zauli aveva avuto per il proprio atelier già a metà degli anni Ottanta: un centro didattico, di ricerca per la ceramica contemporanea, capace di fornire elementi

255 D. Lotta, “In forma di ceramica. Dialogo a più voci”, in In forma di ceramica. Arte contemporanea dal

Museo Carlo Zauli, cat. della mostra (3 aprile – 4 maggio 2014), Fondazione Bevilacqua La Masa,

Venezia, 2014, pp. 9-10.

256 G. Molinari, “In forma di ceramica. Dialogo a più voci”, in In forma di ceramica. Arte contemporanea

dal Museo Carlo Zauli, cat. della mostra (3 aprile – 4 maggio 2014), Fondazione Bevilacqua La Masa,

conoscitivi per il rinnovamento di un materiale che si rivela capace di fornire elementi di infinite vite».257

Questo programma di residenze ha consentito al museo di dare vita a un’ulteriore collezione permanente realizzata per l'appunto grazie alla collaborazione instaurata con gli artisti che di volta in volta hanno preso parte alle diverse edizioni.258

A partire dal 2014 il museo ha inoltre deciso d’investire nelle nuove forme di artigianato, in particolare quelle relative al cosiddetto “artigianato digitale”, ospitando nei propri spazi l’associazione Fab Lab Faenza, vivace gruppo di makers faentini specializzati nell’utilizzo delle stampe in 3D. E così che stampanti, frese e nuovi macchinari diventano ulteriori mezzi non solo per la realizzazione di attività didattiche, come workshop, seminari e laboratori per bambini e ragazzi, ma anche e soprattutto per incentivare la sperimentazione nell’ambito della ceramica. «La ceramica ha pratiche realizzative universali e millenarie, dalle quali solitamente non si prescinde, che sono grosso modo le stesse per i Della Robbia, Carlo Zauli o Bertozzi e Casoni. È il fascino del materiale, ma è indubbiamente il motivo per cui è tanto interessante sperimentare tecniche nuove, con le quali non pensiamo di sostituire l’indispensabile sapere artigiano, ma fornire nuovi strumenti con i quali, magari, eseguire anche forme difficilmente realizzabili con la tecnica tradizionale. Alcuni artigiani vedono la stampante 3d come una minaccia alla propria professionalità, una paura del tutto

257 M. Zauli, “Il progetto Residenze d’artista”, in M. Zauli (a cura di), Museo Carlo Zauli di Faenza,

Collana del Sistema Museale della Provincia di Ravenna, Ravenna, 2004, p. 74.

258 Nel 2014 si è tenuta una mostra alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dal titolo “In forma

di ceramica. Arte contemporanea dal Museo Carlo Zauli” dedicata alla collezione di opere del museo realizzate durante i dieci anni di residenze d’artista. Cfr In forma di ceramica. Arte contemporanea dal

Museo Carlo Zauli, cat. della mostra (3 aprile – 4 maggio 2014), Fondazione Bevilacqua La Masa,

infondata, prova di questo è ad esempio il nostro partner, la CNA, ovvero l’espressione istituzionale dell’artigianato».259

Il Museo Carlo Zauli, anche in funzione dei significati ascritti alla ceramica in una città come Faenza, riconosciuta da più parti come uno dei centri del teorizzato distretto culturale evoluto della ceramica,260 appare anche come un luogo che travalica i confini

della struttura in cui ha sede per diffondersi, attraverso la dislocazione di varie opere, anche in altri punti della città. Esiste infatti un vero e proprio itinerario urbano, curato dal museo, che, partendo dal piazzale antistante la stazione ferroviaria, dove si trova il Cubo alato (1977) collocato nel 1987, prosegue nei locali della Banca Popolare Antonveneta, all’interno dei quali è conservato, sulla parete di fondo, un grande altorilievo in grès riconducibile alla serie Grande Arata. Altri lavori di Zauli si trovano nell’Ospedale degli Infermi, in via Mazzini, nella facciata dell’Istituto Tecnico Commerciale per Geometri “A. Oriani” e nell’Istituto Statale d’arte per la Ceramica “F. Ballardini” in Corso Baccarini, così come nel resto del centro storico della città.261

Quello del Museo Carlo Zauli appare come un caso interessante in quanto, a differenza delle altre esperienze esaminate, si tratta di museo privato, nato dalla volontà degli eredi dell’artista, che nel tempo è riuscito a ritagliarsi uno spazio all’interno dell’ambiente culturale nazionale grazie alla sua capacità di coniugare le radici storiche

259 D. Mariani, “Intervista a Matteo Zauli”, in Juliet Art Magazine, 2 aprile 2015. Online al link

http://julietartmagazine.com/it/intervista-matteo-zauli/

260 Sul concetto di distretto culturale evoluto si vedano P. L. Sacco, S. Pedrini, “Il distretto culturale, mito

o opportunità?”, in Il Risparmio, 51, 3, pp. 101-155; P. L. Sacco, G. Ferilli, Il distretto culturale evoluto

nell’economia post industriale, DADI/WP_4/06, Università Iuav, Venezia, 2006; Santagata W., “I distretti

culturali nei paesi avanzati e nelle economie emergenti “, in Economia della cultura, n.2, 2005, pp. 141- 152.

261 S. Bassi, “Itinerario urbano”, in M. Zauli (a cura di), Museo Carlo Zauli di Faenza, Collana del Sistema

Museale della Provincia di Ravenna, Ravenna, 2004, pp. 66-72. Per una ricognizione completa delle opere pubbliche di Carlo Zauli si veda F. Gualdoni, Carlo Zauli: terra che rivive, Danilo Montanari Editore, Ravenna, 2011, p.133.

e culturali del territorio con una visione anche per certi versi innovativa di intendere la produzione ceramica. È questo atteggiamento il motore che ancora tiene acceso il museo-laboratorio, la cui attività è caratterizzata dall’assenza di complessi filologici nei confronti della conservazione integrale dello spazio dello studio. Questo atteggiamento appare tuttavia giustificato nel caso di un artista la cui capacità principale è stata quella di dare vita a proficui legami sia in campo nazionale che internazionale. Si comprende dunque il senso di una politica museale diretta alla creazione di un luogo dinamico in cui si realizzano attività di vario genere, anche se questo ha comportato il riutilizzo di alcuni ambienti del vecchio atelier, piuttosto che alla realizzazione di un mausoleo volto a celebrare passivamente la figura dell’artista.

Capitolo 3

CASO DI STUDIO.