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Comunicazione istituzionale e diffusione della CSR in Italia

CAPITOLO QUARTO

AZIENDA Client

4.3 Comunicazione istituzionale e diffusione della CSR in Italia

Accogliendo l’accezione per cui l’impresa socialmente responsabile è chi nei processi di corporate strategy considera anche le aspettative dei vari

formazione- lavoro a disoccupati e disabili, e poi li inserisce nel proprio organico una volta terminati tali corsi.

stakeholder rilevanti, ne consegue che essa dovrebbe integrare il sistema dei propri fini dominanti con quelli degli altri attori e, al contempo, dovrebbe alimentare un ampio e trasparente circuito comunicazionale che, da un lato, permette di ridurre l’asimmetria informativa e, dall’altro, consente di realizzare un processo di condivisione degli obiettivi e dei risultati.

La propensione all’allargamento delle informazioni da rendere, sia in termini di fonti (contabile e extracontabile), sia in termini di natura (economico/finanziaria e non), ha messo in discussione i confini del tradizionale modello di comunicazione rappresentato dal bilancio di esercizio136. Con riguardo alle fonti, in particolare, appare opportuno ricordare

che l’oggetto di quest’ultimo rinvia ad un contenuto essenzialmente economico-contabile povero, tuttavia, rispetto a quelle che sono le attuali attese richieste dal mercato. In effetti, il bilancio d’esercizio è addetto ad informare sulla misura del reddito d’esercizio consumabile, prodotto dalla gestione e del connesso capitale di funzionamento.

Con riferimento, invece, alla natura, è fuor di dubbio come, negli ultimi tempi, si sia manifestato un considerevole allargamento del panorama di esigenze conoscitive sollecitato dalle svariate categorie di soggetti con le quali l’impresa interagisce. Il successo dell’impresa, in quanto “sistema di relazioni”137 è condizionato anche dal consenso sociale il quale rappresenta, in modo incisivo, un punto di forza delle scelte strategiche poiché contribuisce a rafforzare il brand value, a differenziare l’operato aziendale, come pure a migliorare il tessuto relazionale intrattenuto con i diversi interlocutori, fra i quali i clienti, i fornitori, i dipendenti e le istituzioni finanziarie.

136 “Costituiscono limiti informativi, com’è noto, l’ottica di breve periodo e lo sguardo limitato sul

futuro”, L.POTITO, Limiti del bilancio ordinario di esercizio, in Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia aziendale, n. 11-12/2002.

137 Cfr. FREEMAN - D. REED, Stockholder and stakeholder, in California Management Review,

Proprio con riferimento a queste ultime, sembra opportuno segnalare anche l’impatto che l’accordo di Basilea II138 genererà sui rapporti informativi banca-

impresa139; infatti, il corretto espletamento dell’attività istruttoria da parte degli istituti finanziari per la valutazione del merito creditizio di un’impresa passerà, soprattutto, attraverso un trasparente e costante flusso comunicazionale. La tipologia delle informazioni che l’istituto potrà richiedere, in maniera continuativa, può essere sinteticamente classificata in due categorie: quantitative e qualitative. Le prime riguardano i dati di bilancio e di budget, in termini di valori grezzi, di valori riclassificati e di valori-flusso140, al fine di illustrare la situazione economica, finanziaria e patrimoniale della gestione; le seconde, diversamente, rinviano ad informazioni relative alla struttura aziendale, al settore di appartenenza, al modello di corporate governance adottato141 e alle peculiarità del business.

È stato ribadito in precedenza che in Italia il Ministero del Welfare ha avviato il progetto CSR SC, con l’obiettivo di diffondere la cultura della CSR nelle imprese, grandi o piccole che siano, e di favorire lo scambio tra diversi paesi per recepire le migliori pratiche internazionali. Per di più, a febbraio 2006 è stato pubblicato il terzo rapporto ISVI, che si è proposto l’obiettivo di approfondire e argomentare le principali manifestazioni in tema di CSR, e di esaminare il profilo del CSR Manager in Italia142.

138 Cfr. R. CAPPELLETTO -G. TONIOLO, Basilea 2 e la valutazione del rischio dell’impresa, in

Contabilità, Finanza e Controllo, n. 8-9/2005.

139 Cfr. M.S.AVI, Determinanti bilancistiche del rating bancario e informazioni integrative da

parte del cliente, in «Basilea2», Gli speciali del Sistema Frizzera, Milano, Il Sole 24Ore, 2005.

140 Ci si riferisce, ad esempio, alla necessità di fornire il documento del rendiconto finanziario, che

espone la situazione finanziaria dell’impresa in chiave dinamica. In proposito si veda L.POTITO, Il rendiconto finanziario nelle imprese, Napoli, Giannini, 1980.

141 Dal 1998 con l’introduzione del d. lgs. n. 58/1998 (riforma Draghi) per le sole imprese quotate

è stato già previsto un arricchimento nella produzione di informazioni relative alla corporate governance. La stessa Consob è intervenuta con numerose delibere che invitano le società quotate ad ampliare, in misura incisiva, l’informativa societaria in materia di assetto organizzativo e di controllo. Inoltre, nel 2000 il Consiglio di amministrazione della Borsa Italiana ha espressamente richiesto alle società quotate la produzione di una comunicazione, a cadenza annuale, all’interno della quale fossero illustrate le caratteristiche del modello organizzativo adottato.

142 Con il termine CSR Manager si intende il soggetto interno all’azienda preposto alle attività di

Le aziende analizzate in totale sono 33, di cui 17 considerate come grandi imprese e 16 come PMI, ottenendo una situazione del genere:

MACROSETTORE

DIMENSIONE

PMI GRANDI TOTALE

FINANZIARIO 16 17 33

P.A. 3 1 4

SERVIZI 7 26 33

MANIFATTURIERO 7 13 20

TOTALE 33 57 90

Tab. 8- Aziende analizzate nel progetto CSR SC Fonte: M.Mazzoleni dal sito www.mariomazzoleni.com

Mentre delle aziende esaminate queste rappresentano le dieci principali attività realizzate:

BILANCIO SOCIALE O DI SOSTENIBILITA' 87,80%

FORME DI DIALOGO CON GLI STAKEHOLDER 73,30%

PUBBLICITA' A VALORE SOCIALE 71,10%

POLITICHE VERSO LA COMUNITA' E IL TERRITORIO 71,10%

COMUNICAZIONE INTERNA SU TEMI DI CSR 68,90%

CODICE ETICO E SUA GESTIONE 64,40%

SPONSORIZZAZIONI 62,20% INSERIMENTO DI SPECIFICI OBIETTIVI DI CSR NELLA STRATEGIA D'IMPRESA 53,30%

FORMAZIONE SU TEMI DELLA CSR 48,90%

WELFARE AZIENDALE 47,80%

Tab. 9- Fonte: 3° Rapporto ISVI.

A livello internazionale una recente indagine della società di revisione Kpmg143 evidenzia come fra il 2004 ed il 2005 oltre la metà delle società

incluse nell’indice G250144 e circa un terzo di quelle comprese in N100145

143 KPMG - AMSTERDAM GRADUATE BUSINESS SCHOOL, Kpmg international survey of corporate

responsibility reporting 2005, Rotterdam, 2005. Il documento è consultabile all’indirizzo: www.kpmg.com.

144 Si tratta delle prime 250 imprese all’interno del Global Fortune 500 che raccoglie le maggiori

500 società al mondo per fatturato annuo. All’interno dell’indice il Paese più rappresentato è gli Stati Uniti (40%), seguito da Giappone (16%), Francia (9,6%) e Germania (8,4%). Per ulteriori informazioni sulle società incluse in G250 si rimanda al sito web: www.fortune.com.

145 L’indice N100 è stato elaborato direttamente da Kpmg e comprende le prime 100 imprese del

abbiano pubblicato uno o più “corporate responsibility report” per misurare e comunicare la propria performance sociale, ambientale o di sostenibilità.

Tra le imprese rendicontanti incluse nell’indagine, oltre il 40% dichiara di ispirarsi alle linee guida del GRI per l’impostazione del processo rendicontativo e, soprattutto, per definire gli indicatori e le informazioni da includere nel bilancio di sostenibilità.