CAPITOLO TERZO
3.5 Pianificazione e valutazione degli investimenti socialmente responsabil
Come è stato diffusamente riportato la CRS rappresenta un nuovo fattore critico di successo112 sia interno che esterno all’azienda: interno, in quanto si fa
garante di un modello organizzativo più in linea con le esigenze espresse dal personale dipendente, motivandolo e, quindi, incentivandone la produttività, grazie allo sviluppo di un fondamentale senso di appartenenza verso la stessa, unica garanzia di condivisione di obiettivi ed intenti del progetto dell’impresa; esterno, in quanto risulta di grande impatto per il proprio mercato effettivo e potenziale e, quindi, sugli equilibri della impresa. Infatti, la fedeltà della clientela si incentra fondamentalmente sulla fiducia riposta nell’impresa e, quindi, sulla sua immagine e reputazione.
Invero, sono i cittadini che giudicano se una data impresa risulti socialmente responsabile, o abbia intrapreso iniziative in tal senso, per la forte ricaduta sociale che tali azioni hanno, per l’appunto, sulla collettività nel suo insieme.
Va da sé che, come precisato più sopra, l’investimento in RS deve essere, per ottenere i benefici sperati, riconosciuto dai medesimi stakeholders come spontaneo e mirante solo ad accrescere la “sensibilità sociale” dell’impresa e per l’immagine e reputazione113 che intende diffondere all’interno ed
112 Per un puntuale approfondimento sui fattori critici di successo, si vedano, tra gli altri, F.
AMIGONI, I sistemi direzionali di controllo, Giuffrè, Milano, 1979; CH.HOFER – D.SCHENDEL, La formulazione della strategia aziendale, Franco Angeli, 1988; S. POZZOLI, Fattori critici di successo: un’analisi ai fini di strategia e controllo, Cedam, Padova, 1996; TERZANI S., Lineamenti di pianificazione e controllo, Cedam, Padova, 1999; nonché, BERTINI che così afferma in merito alla qualificazione dei fattori di successo: «I fattori di successo, possono, pertanto, in prima approssimazione, essere raggruppati in due distinte categorie: a) fattori soggettivi; b) fattori oggettivi. Sono da considerarsi soggettivi quei fattori che derivano dai comportamenti delle persone che prestano, a qualsiasi titolo, la loro opera a favore dell’impresa. ……Sono, invece, da considerarsi oggettivi, quei fattori che derivano dalle condizioni operative, esterne ed interne, dell’impresa», U.BERTINI, Scritti di Politica aziendale, Collana di Studi di Economia e Politica Aziendale, Giappichelli, Torino, 1995.
113 La distinzione che separa logicamente il concetto di responsabilità sociale e processo di
distribuzione della ricchezza è lo stesso che può riferito alla distinzione tra immagine e reputazione, ovvero l’immagine può essere creata anche nel breve periodo sulla base della potenzialità finanziarie dell’impresa (si pensi all’approntamento ed organizzazione di una adeguata campagna pubblicitaria ed un specifico investimento in marketing e pubblicità); al contrario, la reputazione si costruisce giorno dopo giorno con i fatti e comportamenti, dimostrando di
all’esterno di essa. Solo in questo modo saranno giudicate positive le iniziative intraprese ed essere qualificata come azienda socialmente responsabile a cui dare affidamento e con cui istaurare possibili rapporti.
L'investimento socialmente responsabile (socially responsible investment)114
è la pratica in base alla quale considerazioni di ordine ambientale e/o sociale integrano le valutazioni di carattere finanziario che vengono svolte nel momento delle scelte di acquisto o vendita di un titolo o nell'esercizio dei diritti collegati alla sua proprietà. L'investimento socialmente responsabile si esplica attraverso la selezione di titoli di società, perlopiù quotate, che soddisfano alcuni criteri di responsabilità sociale, cioè svolgono la propria attività secondo principi di trasparenza e di correttezza nei confronti dei propri stakeholders tra i quali, per esempio, i dipendenti, gli azionisti, i clienti ed i fornitori, le comunità in cui sono inserite e l'ambiente. Investitori socialmente responsabili possono essere sia i singoli individui (che operano direttamente o attraverso la mediazione dei gestori), che le istituzioni: fondazioni, enti religiosi, imprese o organizzazioni non-profit. Con questo approccio, è possibile contribuire allo sviluppo di un sistema economico più solidale e sostenibile nell'aspettativa di rendimenti non necessariamente inferiori a quelli altrimenti conseguibili attraverso investimenti di tipo tradizionale.
Esistono diverse dimensioni o approcci all'investimento responsabile, dall'attività di screening dei gestori di fondi etici o socialmente responsabili al
positive engagement nei confronti delle imprese partecipate.
Con il manifestarsi di nuove strategie di valutazione della responsabilità sociale e ambientale d'impresa che superano i concetti di esclusione e inclusione, si è sviluppato un secondo approccio, definito con il termine
engagement. In linea di principio, implica l'impegno da parte dell'impresa a
mettersi in gioco sui temi della CSR e a rivedere così la sua attività alla luce
perseguire processi coerenti con la strategia e di adottare politiche di governance solide e trasparenti.
114 A tal proposito è utile sapere che anche i mercati finanziari si sono evoluti in tale direzione,
dei criteri etici, sociali e ambientali. Tali criteri possono esserle indicati da un soggetto esterno competente in materia - il gestore di un fondo che investe nell'azienda, un istituto di ricerca, una società di consulenza - con cui iniziare un dialogo su base continuativa e concordare una regolare verifica degli obiettivi raggiunti. Una forma particolare di questo tipo di approccio è la
shareholder advocacy che consiste nell'intervento diretto nel processo
decisionale d'impresa tramite lo strumento della shareholder resolution. Il concetto alla base di questo comportamento è che tutti coloro che, in virtù del conferimento del proprio denaro, detengono una quota del capitale sociale, possono essere definiti azionisti-proprietari della società; in quanto tali, quindi, essi hanno il diritto e il dovere di avere interesse non solo verso le performance dell'azienda, ma anche verso le sue politiche, i processi da essa adottati e gli impatti provocati sull'ambiente che, in ultima analisi, finiranno comunque per ripercuotersi su tali performance.
Il community-based investment rappresenta quell'insieme di attività volte alla fornitura di mezzi finanziari ai soggetti che sarebbero esclusi da un “normale” processo di allocazione di risorse. In particolare, nel circuito tradizionale del credito l'analisi delle aziende finalizzata alla concessione di prestiti segue procedure fondamentalmente standardizzate: quelle che non rientrano nei parametri stabiliti dalla direzione della banca sono, di fatto, escluse dal credito bancario. Questo tipo di strumento è quindi rivolto a risolvere il problema genericamente indicato come “fallimento del mercato”.
Questo è un problema molto sentito dalle piccole e medie imprese, soprattutto se di recente costituzione, che difficilmente presentano una struttura patrimoniale solida; inoltre, data la commistione tra patrimonio dell'azienda e dell'imprenditore, le PMI raramente ottengono credito bancario in linea con le loro possibilità di crescita.
Nello screening effettuato in base a criteri di preferenza si considerano le aziende in termini positivi, cercando di individuare quelle società che per comportamenti o prodotti si distinguono in termini di responsabilità sociale.
Criteri di preferenza possono essere:
una particolare attenzione alla valorizzazione del capitale umano (formazione, pari opportunità, flessibilità, qualità dell'ambiente di lavoro);
ottima comunicazione e gestione del rapporto con gli stakeholder, quali fornitori, clienti, dipendenti, autorità locali;
il possesso di eccellenti sistemi di gestione ambientale; il supporto a particolari iniziative di tipo sociale;
prodotti particolarmente innovativi anche in termini di eco- efficienza;
un ottimo sistema di corporate governance effettivamente applicato, che vada al di là dei modelli di riferimento.
Dal momento che gli investimenti per la responsabilità sociale d’impresa non sono esagerati, per incentivarne l’utilizzo e la creazione, nel 2005 è stata creata un’organizzazione internazionale denominata Economie con l’obiettivo di promuovere e far diventare una norma universalmente accettata gli investimenti socialmente responsabili e la CSR. Economie ha la sede principale a Londra, con una struttura internazionale che raccoglie 20 paesi: Australia, Argentina, Brasile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Indonesia, Israele, Italia, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Romania, Sud Africa, Singapore, Stati Uniti, Svezia e Svizzera. Alla base dei principi dell’organizzazione vi è la convinzione che si può fare molto di più collaborando con altri operatori che operando a livello individuale115.
115 Il primo eventi istituzionale si è tenuto nei gg. 9-10 ottobre 2006 con la partecipazione di grandi
esperti a livello mondiale di CSR e ISR (investimenti socialmente responsabili). L’obiettivo della conferenza è stato quello di coinvolgere imprese nazionali ed internazionali, organizzazioni finanziarie e non-profit, investitori e analisti al fine di indirizzare le tendenze verso queste nuove politiche economiche e promuovere il consenso ad iniziative sociali, economiche e di effettivo cambiamento. Ancora, occorre sottolineare che “economie” ha una struttura articolata in partner globali, tutti impegnati ad accrescere la consapevolezza mondiale sulle tematiche SRI. Economie è stata costituita come soggetto attivo nella promozione globale dei temi relativi agli Investimenti Socialmente Responsabili attraverso la più ampia diffusione possibile dei contributi degli esperti SRI. Ognuno dovrebbe infatti poter avere la possibilità di investire in un modo che rispecchi i propri principi e che consenta di mantenere il controllo sul risultato economico, al fine di poter