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4. Accessibilità: dall’Universal Design al parco giochi accessibile

4.1 Per un’accessibilità negli ambienti di vita

4.1.1 Il concetto di “barriera architettonica”

Da quanto è contenuto nell’ICF, nell’articolo 3 della Costituzione Italiana e nella

Convezione sui diritti delle persone con disabilità (2006) in materia di ambiente, si può

asserire che questo riveste un ruolo fondamentale. Può, infatti, diventare una barriera per la persona con disabilità, portando alla sua esclusione e limitandone la piena partecipazione alla vita sociale, per cui è compito della società provvedere alla rimozione di tali barriere e ostacoli (MiBAC 2008: 3-4).

Il termine “barriera” spesso è identificativo di “barriera architettonica” che, secondo la legge italiana 13/89 e il successivo Decreto Ministeriale 236/89 di attuazione delle norme,

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non riguarda solamente gli ostacoli fisici ma tutti quegli ostacoli che impediscono un comodo e sicuro utilizzo di attrezzature e la mancanza di segnalazioni che permettono il riconoscimento e l’orientamento in un determinato luogo. Le barriere architettoniche dunque, non sono solamente «i gradini o i passaggi troppo angusti, ma anche i percorsi con pavimentazione sdrucciolevole, irregolare o sconnessa, le scale prive di corrimano, le rampe con forte pendenza o troppo lunghe, i luoghi d’attesa privi di sistemi di seduta o di protezione dagli agenti atmosferici se all’aperto, i terminali degli impianti posizionati troppo in alto o troppo in basso, la mancanza di indicazioni che favoriscano l’orientamento o l’individuazione delle fonti di pericolo, ecc.» (MiBAC 2008: 4). È importante sottolineare che in questa normativa le barriere architettoniche rappresentano un ostacolo per chiunque, ovvero per tutti i potenziali fruitori di un bene, non solo per le persone con disabilità (MiBAC 2008: 4).

Esistono tre differenti tipologie di barriera architettonica: fisica, percettiva e psicologica. Le barriere fisiche riguardano sia un oggetto, ad esempio l’arredo urbano, sia un elemento edilizio come le scale, e generalmente coinvolgono la capacità di deambulazione di un individuo nonché l’usabilità di quei determinati elementi o oggetti (Sicklinger 2010: 310). Per superare le barriere fisiche è necessaria una rimozione dell’ostacolo fisico (Sicklinger 2010: 313). È interessante notare che queste barriere possono essere percepite come un ostacolo insormontabile per una determinata categoria di persone, mentre per un’altra possono risultare di beneficio: ad esempio, per una persona con capacità motoria ridotta o impedita, un gradino rappresenta un ostacolo alla sua deambulazione, allo stesso tempo, per una persona non vedente può essere un aiuto poiché conferma che quel tratto di strada che sta percorrendo è pedonabile, diventando così di ausilio nell’orientamento (Sicklinger 2010: 310-1). Le barriere percettive invece sono ostacoli alla percezione sensoriale e cognitiva che riguardano l’orientamento nello spazio e il wayfinding, ovvero il “trovare la strada”. Sono elementi che, disturbando la possibilità di comprendere un oggetto e uno spazio, ne limitano un utilizzo in maniera completa e corretta. Le barriere percettive vengono classificate in due tipologie: sensoriali e cognitive. Le prime si riferiscono alle difficoltà nel ricevere un segnale, mentre le seconde sono legate alla difficoltà nell’interpretare quel determinato segnale, per cui un soggetto non è in grado di ricavare dall’ambiente circostante le informazioni necessarie al suo orientamento, alla sua mobilità e all’utilizzo di attrezzature (Sicklinger 2010:313). Per superare le barriere percettive sta al soggetto cercare attentamente i segnali dell’ambiente, che possono essere non intenzionali e intenzionali. I segnali non intenzionali si riferiscono alle guide naturali,

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come ad esempio la presenza di una fontana, o alle linee di riferimento come i bordi delle case, mentre i segnali intenzionali sono rappresentati dalle scelte progettuali come le pavimentazioni appositamente dedicate (Sicklinger 2010: 314). Le barriere psicologiche invece, sono le più difficili da abbattere poiché sono legate all’interazione tra l’individuo e le barriere fisiche e percettive. Solo eliminando le ultime due, nonché cercando di progettare e realizzare ambienti accessibili, che favoriscano la possibilità di incontro e di relazione tra tutte le persone, sarà possibile superare anche le barriere psicologiche (Sicklinger 2010: 316).

Nel Decreto Ministeriale inoltre, viene esplicitato che per il superamento delle barriere architettoniche non basta rimuovere gli ostacoli fisici, ma è necessario rendere fruibili sia gli spazi interni che esterni, gli arredi e qualsiasi altra attrezzatura. Nella normativa con il termine “fruibilità” si fa riferimento alla possibilità effettiva, da parte di una persona con disabilità, di poter utilizzare un ambiente o un’attrezzatura anche se non esplicitamente progettata per persone con disabilità. Esistono tre diversi gradi di fruibilità: accessibilità, visitabilità e adattabilità. Il primo termine si riferisce alla possibilità per una persona con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di raggiungere un edificio con le sue unità immobiliari e ambientali, essere in grado di entrarvi in maniera agevole e di utilizzarne gli spazi e le attrezzature in condizioni di sicurezza e di autonomia. Con “visitabilità” si intende quanto espresso sopra, unito alla possibilità di poter accedere ad almeno un servizio igienico in ogni unità immobiliare. L’adattabilità invece è la possibilità di poter modificare lo spazio costruito con costi limitati, al fine di renderlo completamente agibile e fruibile anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria e sensoriale (MiBAC 2008: 5). È opportuno ricordare che alcuni ambienti o attrezzature possono non essere accessibili per norma di legge ma tuttavia fruibili, poiché rispettano determinate caratteristiche di dimensione, tipologia e raggiungibilità. Viceversa, un ambiente o un’attrezzatura, pur essendo accessibile può non essere fruibile in una determinata situazione: è ad esempio il caso di un percorso con pendenza e larghezza adeguata il quale può non essere fruibile se possiede delle parti sconnesse o se vengono posizionati degli ostacoli come vasi di fiori, cestini e macchine (MiBAC 2008: 5).