4. Accessibilità: dall’Universal Design al parco giochi accessibile
4.3 Il parco giochi accessibile e inclusivo
4.3.3. Il parco giochi inclusivo
Anche la progettazione del parco giochi è specchio dell’evoluzione culturale in tema di rapporto tra società e persone con disabilità (Laurìa 2015: 122). Solitamente per la costruzione di aree gioco vengono utilizzati degli approcci come quelli di “adattamento” e quello definito di “protesizzazione” dei giochi. Queste due strategie tuttavia falliscono dal punto di vista dell’inclusione perché creano giochi che vengono considerati “attrezzatture speciali” e diventano portatori di un messaggio negativo che ha come conseguenza la stigmatizzazione della disabilità e del bambino con disabilità (Laurìa 2015: 122). Il parco giochi invece dovrebbe nascere fin dal principio come soluzione per tutti e non come la conseguenza di un processo di adattamento. L’obiettivo di chi progetta un parco dovrebbe essere quello di utilizzare un concetto diverso di norma
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come base del proprio lavoro: difatti lo spazio e gli oggetti, da una parte devono essere specifici in quanto servono per risolvere determinate problematiche, dall’altra devono essere generici affinché possano andare bene per tutti (Laurìa 2015: 123).
Affinché un parco giochi sia accessibile, tutte le aree e le attrezzature devono poter essere raggiunte da bambini o da adulti con disabilità e devono permette il gioco in queste strutture (Nchpad: 9). Per avere un parco giochi inclusivo non si tratta solamente di progettare attrezzature e strutture accessibili a livello fisico ma proporre modalità di gioco che abbiano benefici a livello emozionale, sociale e psicologico. La filosofia da cui partire per la progettazione vede un grande beneficio nella partecipazione al gioco e nell’interazione tra bambini e adulti con differenti abilità. Un parco giochi inclusivo deve mettere a disposizione non solo rampe, altalene, giostre e scivoli accessibili, ma anche pannelli sensoriali, giardini o aree verdi tranquille che stimolino i sensi, la presenza di acqua, di vasche per la sabbia o la terra (Nchpad: 10).
I sette principi dell’Universal Design possono essere applicati alla progettazione dei parchi giochi: l’“uso equo” risponde alla domanda se tutti i bambini sono in grado di utilizzare lo stesso percorso per accedere alle strutture del parco. Se il percorso principale non è accessibile e ne viene creato un secondo accessibile, questo non corrisponde ai principi dell’Universal Design in quanto separazione significa disgregazione, mentre il principio di uso equo si propone di abbracciare la diversità presente nella società garantendo a ciascuno l’opportunità di partecipare; la “flessibilità” nell’uso risponde alla domanda se tutti gli elementi presenti nella struttura sono progettati in maniera flessibile, di modo da essere usati nel modo migliore possibile per ogni persona. Questo principio parte dal presupposto che non tutti i soggetti utilizzano la stessa attrezzatura in modo uguale. Sulle strutture di gioco poste ad una altezza elevata, i progettisti dovrebbero offrire numerose e differenti modalità di accesso: alcuni bambini potrebbero volersi arrampicare, altri utilizzare degli scalini, altri ancora usufruire di una rampa. Per questo motivo le strutture di gioco dovrebbero includere scale con i gradi e quelle a pioli, strutture per arrampicare, corde, rampe e sistemi di trasferimento o di elevazione. Al contrario, un parco giochi con superfici ricoperte di materiali come sabbia e ghiaia poste all’ingresso delle strutture non può essere considerato accessibile. Tuttavia, se l’area viene progettata tenendo conto di questo principio, questi materiali possono essere sfruttati per garantire varietà di gioco e per fornire esperienze sensoriali importanti; la “semplicità” risponde alla domanda che cosa fanno le varie componenti e attrezzature e se i bambini, ma anche gli adulti, possono capire come quella struttura o attrezzatura
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debba essere utilizzata. Deve essere chiaro quindi se il componente deve essere manipolato o no, o se richiede l’intervento da parte di un operatore. Questo principio viene applicato in particolar modo per il design dei pannelli di gioco; la “percettibilità dell’informazione” significa che gli utenti devono essere in grado di capire l’informazione presentata, tenendo in considerazione le diverse modalità di apprendimento degli individui: input visivo, uditivo o esperienziale (Skulski 2007). Per questo motivo le informazioni essenziali devono essere fornite con formati diversi e in modalità differenti: pittoriche, verbali e tattili. I colori sono molto importanti sia nel favorire un adeguato contrasto tra informazioni e sfondo, sia nell’evidenziare i percorsi, come ad esempio, colorare il corrimano che permette l’accesso ai giochi. È necessario inoltre garantire la massima leggibilità del testo (Buosi 2016: 9); l’“evitamento” o “tolleranza all’errore” per questo principio si chiede se è possibile e accettabile che il bambino commetta un errore di utilizzo senza farsi male. Occorre ricordare che il valore della sfida è molto importante in un parco giochi e deve quindi fornire opportunità di sperimentare qualcosa di nuovo, rispettando però tutti i criteri e le normative in materia di sicurezza (Skulski 2007). È opportuno inserire degli avvisi per la sicurezza che contengano avvertimenti sui rischi possibili (Buosi 2016: 9). Il “contenimento dello sforzo fisico” riguarda la possibilità di accedere all’area giochi e alle strutture con il minor sforzo possibile. Per questo motivo le superfici sono fondamentali: devono garantire agio nella manovra e facilità di accesso. Mentre da una parte le strutture per soddisfare il grado di avventura e di sfida devono fornire sufficiente sforzo fisico, al contrario, le superfici, come la pavimentazione, non devono richiedere nessuno o il minimo sforzo fisico per la deambulazione; le “misure e spazi sufficienti” significa garantire sufficiente spazio tra una struttura di gioco e l’altra e rispettare le dimensioni, le forme e le capacità di ogni corpo (Skulski 2007). Per questo motivo le strutture devono essere di forma diversa e avere prese differenti, non solo, devono fornire e garantire spazio anche a utenti e accompagnatori su sedia a rotelle e ai caregivers (Buosi 2016: 10).
Un parco giochi inclusivo deve diventare uno spazio poli-sensoriale fornendo l’opportunità di sperimentare diverse modalità sensoriali, in modo da essere utilizzato in base alle caratteristiche personali di ciascuna persona. Dovrebbero essere presenti dei “materiali sciolti”, non attaccati alla struttura ma mobili, in quanto favoriscono la creatività, incoraggiano la manipolazione e l’esplorazione e offrono opportunità di gioco maggiori e diverse. Alcuni di questi materiali sono: acqua, pietre, sabbia, tessuti, spugne, corde, contenitori, foglie e ramoscelli. Ogni parco dovrebbe offrire sedute dotate di
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sostegno per la testa, con sedute larghe e maniglie per poter facilitare i trasferimenti e prevedere uno spazio di accesso alle strutture di gioco anche per i caregivers (Buosi, 2006: 33). Al fine di sviluppare tutti i sensi, dovrebbero essere introdotti dei riferimenti podo-tattili e dei forti contrasti di colore, avendo cura di evitare superfici lucide e riflettenti. Le mappe presenti devono fornire riferimenti non solo visivi ma anche tattili, con un forte contrasto di colori tra lo sfondo e l’informazione. Al fine di favorire l’orientamento, dovrebbero essere presenti non solo le mappe ma anche dei corrimano e delle linee guida visive, tattili e o acustiche, che aiutino l’orientamento e la deambulazione e dei riferimenti olfattivi come zone con erbe profumate, in vaso o a terra (Buosi 2006: 34). Inoltre i materiali dovrebbero essere facilmente lavabili e l’intera pavimentazione del parco deve essere realizzata con materiale anti-trauma. In ultimo, zone d’ombra dovrebbero essere garantite per il benessere non solo dei bambini ma anche di accompagnatori e visitatori del parco. Le attrezzature dovrebbero garantire il gioco di tutti i bambini insieme, evitando discriminazioni e segregazioni. (Buosi 2006: 35-6). Occorre sempre tenere a mente che eliminare le barriere architettoniche, facilitare l’accesso alle aree, attrezzare adeguatamente tutti i percorsi, scegliere gli arredi e i colori più adeguati sono tutti interventi decisivi per promuovere e stimolare l’autonomia, l’indipendenza e l’integrazione di ogni persona (Bartoli 2005: 9).
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