3. La natura e il gioco in Fröbel, Montessori e Munari
3.4 Il gioco, il tatto e la natura secondo Bruno Munari
Dopo aver introdotto gli effetti benefici che il gioco e il gioco nella natura operano nei bambini, verrà qui esposta l’importanza del tatto e del gioco con il tatto attraverso attività e laboratori proposti da Munari.
Bruno Munari (1907- 1998), importante artista, designer e scrittore italiano, con i suoi laboratori si propone di far sperimentare ai bambini «tecniche e regole ricavate dalle opere d’arte in ogni epoca, trasformate in giochi» (Restelli 2002: 35). È un metodo fortemente basato “sul fare”, in cui viene ripreso il motto montessoriano «aiutami a fare da me» (Restelli 2002: 35). Nel suo metodo Munari sperimenta delle “azioni-gioco” che hanno lo scopo di incuriosire i bambini e di far loro riscoprire il piacere di imparare attraverso il gioco (Restelli 2002:17). Il suo interesse nei confronti della natura si riflette nell’utilizzo di materiali naturali e in un grande senso di osservazione del mondo naturale che lo porta a lavorare con textures di diversi elementi, naturali e non (Restelli 2002:17). Nei suoi laboratori i bambini apprendono, scoprono ed esercitano la creatività attraverso il gioco, sviluppando capacità di osservazione con gli occhi e con le mani per entrare in contatto con la realtà attraverso tutti i sensi (Restelli 2002:33). Si tratta anche quindi di un’educazione del senso del tatto, e in generale di un’educazione plurisensoriale, che Munari riprende dall’educazione dei sensi di Montessori (Restelli 2002: 50). Inoltre, durante i laboratori il bambino viene lasciato libero di esprimersi senza interferenze da
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parte degli adulti, affinché sia in grado di sviluppare un senso di problem-solving, che lo porterà a un maggiore grado di autonomia e di indipendenza (Restelli 2002: 35).
Nel laboratorio tattile “Giocare con l’arte”, allestito da Munari nel 1977 a Milano e collegato alla mostra “Le mani guardano”, i bambini avevano modo di sperimentare diverse sensazioni tattili (Munari 2004: 24, 30). Per entrare nello spazio dedicato al laboratorio, bambini e insegnanti dovevano passare attraverso una porta dotata di «spessore tattile» (Munari 2002: 24) in cui erano appesi diversi materiali, che dovevano toccare, muovere e postare per entrare. Già a partire da questo primo contatto i visitatori della mostra e del laboratorio avevano la possibilità di immergersi in questo luogo dove era possibile, anzi doveroso, toccare e sperimentare (Munari 2004: 4). All’interno dello spazio dedicato al laboratorio, alcuni materiali con diverse caratteristiche tattili, già divisi in piccole porzioni, erano posizionati sopra un tavolo, i bambini potevano toccarli e utilizzarli per comporre il loro messaggio tattile (Munari 2004: 24, 30). Durante il laboratorio venivano costruite delle «composizioni tattili lineari» (Munari 2004: 48) su tavolette o strisce di cartone ma anche utilizzando fili e corde. La lunghezza di queste composizioni variava a seconda del messaggio e della sensazione che il bambino voleva comunicare: poteva essere utilizzato un pezzo solo, per una breve comunicazione, oppure tanti pezzi uno di seguito all’altro per comunicarne una più lunga. Era possibile anche avere delle composizioni basate sui contrasti freddo/caldo, liscio/ruvido, duro/morbido e via dicendo (Munari 2004: 30). Queste opere avevo la particolarità di poter essere “lette” a partire da dove si voleva: dall’alto al basso, da sinistra a destra, dal dentro al fuori, con una mano sola o con due mani (Munari 2004: 48). Erano inoltre esposte e a disposizione dei visitatori delle «scale di valori tattili» (Munari 2004: 29) che comunicavano diversi gradi di qualità tattili che andavano dalla sofficità alla ruvidità, dalla durezza alla morbidezza. Munari prese ispirazione da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), fondatore del movimento futurista, che nel 1921 annunciò a Parigi la nascita di una nuova forma arte con il manifesto sul “Tattilismo”. Qui il tatto veniva utilizzato come mezzo di fruizione dell’opera affinché si creassero «armonie tattili per una migliore comunicazione tra gli esseri umano» (Restelli 2002: 79). Nel suo manifesto, Marinetti si proponeva inoltre di operare un’educazione al tatto attraverso esercitazioni con materiali diversi (Munari 2004: 4). Di Marinetti è la prima «tavola tattile» (Munari 2004: 4), dal titolo Sudan-Parigi (1921), composta da un insieme di materiali al tatto molto diversi tra di loro che, attraverso l’azione del toccare, andavano a creare un vero e proprio percorso di lettura di questo oggetto (Munari 2004: 4). Quest’opera d’arte è quindi da “leggere” con
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le dita, partendo dall’altro per arrivare fino al basso, dove materiali con valori tattili differenti sono uniti insieme come stoffa spugnosa, spugna, spazzola di ferro, carta vetrata, metallo, per la parte relativa al Sudan, mentre seta, piume, velluto per raccontare Parigi (Restelli 2002: 79). Marinetti ideò inoltre le prime scale di valori tattili, con cui realizzò le sue tavole tattili, che si basavano sulla distinzione tra: tatto sicurissimo, astratto e freddo attraverso materiali quali carta vetrata e argentata di diversi gradi di intensità; tatto senza calore e persuasivo, utilizzando materiali come la seta liscia; il tatto eccitante, tiepido e nostalgico con lana e velluto; il tatto irritante e caldo con materiali quali stoffa spugnosa, seta granulosa e intrecciata; il tatto caldo, morbido e umano con pelle scamosciata, capelli, peli di cane e di cavallo; infine il tatto caldo, sensuale, affettuoso realizzato con diversi tipi di materiali come ferro ruvido, spugna, spazzola leggera, piume di uccello, peluria della pesca e peli umani (Munari 2004: 4).
Grazie al primo laboratorio tattile, Munari ha potuto mettere a punto il metodo, perfezionando tecniche e materiali (Munari 2004: 42). Negli anni successivi si sono svolte altre esperienze di laboratori tattili in varie parti d’Italia, in cui Munari ha cercato di sperimentare esercizi tattili utilizzando tutto il corpo, disponendo grandi superfici tattili a terra da esplorare con i piedi (Munarui2004: 42). Inoltre sono stati sperimentati dei laboratori all’aria aperta in cui esercitare l’esperienza tattile attraverso il contatto con gli elementi naturali: erba, foglie, pietre, rami e via dicendo (Munari 2004: 46). Dal contatto con questi materiali scaturivano sensazioni che i bambini dovevano poi riprodurre manipolando la carta, e infine tornare all’aperto a giocare con quanto costruito (Munari 2004: 47).
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