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3. La natura e il gioco in Fröbel, Montessori e Munari

3.1 Friedrich Fröbel e i Giardini d’infanzia

3.1.2 Un nuovo modo di educare i bambini: i «Giardini d’infanzia» e i «doni»

Fröbel espose i suoi pensieri sull’educazione dei bambini nel corso degli anni in tre diversi periodici: Lasciate vivere i bambini, un foglio domenicale a carattere educativo, pubblicato da Fröbel stesso dal 1838 al 1840, in cui vennero esposte le teorie dei doni e dei giochi; Le idee e i tentativi pedagogici di Federico Froebel, del 1851, una gazzetta pubblicata anch’essa da lui stesso; infine la Gazzetta settimanale di Federico

Froebel redatta da Wichard Lange. Successivamente le sue teorie vennero tradotte in

italiano nel 1888 e riunite nel volume I Giardini d’infanzia (Froebel 1888: 5-6).

Alcuni pedagogisti dell’epoca, tra cui lo svizzero Johann Heinrich Pestalozzi, divennero portavoce di idee rivoluzionarie sull’educazione, come l’importanza di educare partendo dall’osservazione della natura e di formare educatori e maestri. Tuttavia la maggior parte riteneva che il posto più consono per i bambini piccoli, con meno di sei anni, fosse la casa e non la scuola, Fröbel invece osservò che questi bambini, nonostante la tenera età, traevano beneficio dalla vita comunitaria. Egli affermava però la necessità di creare un metodo di educazione adeguato, fondato sui bisogni dei fanciulli, affinché diventi possibile quella crescita fisica, spirituale e psichica di cui necessitano (Woodham-Smith 1969: 16). Vedeva nella vita del bambino e nelle sue attività un valore inestimabile e per lui sacro. Questo suo modo di concepire l’educazione si poneva in netto contrasto con la visione contemporanea della natura del fanciullo, la quale doveva essere in tutti i modi

repressa, mentre egli la incoraggiava, la sosteneva e la sviluppava (Slight1969: 97).

Consapevole di questa sua visione, Fröbel cercò di mettere in atto le sue teorie sull’educazione nel suo primo Kindergarten aperto nel 1837 a Keilhau, nei pressi del vicino villaggio di Blankenburg. La scelta del nome da dare al suo istituto educativo era per Fröbel di vitale importanza, egli infatti rifiutava il termine “scuola d’infanzia” in quanto la sua istituzione non si configurava come una scuola poiché i suoi bambini non venivano scolarizzati ed educati attraverso i libri, quanto piuttosto, secondo il suo intento, erano lasciati liberi di crescere (Woodham-Smith 1969: 22). In questo periodo cominciò mettere a punto una serie di giochi e giocattoli che poi andarono a costituire la base della sua teoria dei «doni» e delle «occupazioni». A causa della mancanza di fondi questo primo giardino d’infanzia dovette chiudere, tuttavia, questo diede modo a Fröbel di dedicarsi alla promozione del suo sistema educativo nonché alla formazione di educatori

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e insegnanti. In seguito, nel 1840, un secondo Kindergarten venne aperto a Rudolstadt. Allo stesso tempo, dal 1837 al 1840, Fröbel scrisse su un quotidiano settimanale dei resoconti sulla sua esperienza educativa (Woodham-Smith 1969: 23). Dopo il 1970 molti

Kindergarten vennero aperti anche in Italia a Roma, Napoli, Palermo e Venezia,

assecondando lo slancio prodotto dal movimento di liberazione italiana che andava verso un miglioramento anche in ambito educativo e scolastico (Woodham-Smith 1969: 30). Nei suoi Kindergarten Fröbel adottò un metodo di educazione innovativo per l’epoca, dove grande rilevanza era data al gioco da esercitare all’interno della classe. Egli infatti lo considerava un’attività prettamente umana e liberatrice poiché permette di esternare la propria personalità, in grado di favorire la creatività e di far cogliere, in maniera implicita e intuitiva, i principi e le regole che governano il mondo. (Sante Di Pol 2007: 96). Secondo Fröbel, come il bambino trova nel gioco un’attività in grado di educarlo alle leggi dello sviluppo individuale e generale, così l’adulto troverà nella natura la stessa forza regolatrice. Egli inoltre sosteneva che, di pari passo con lo sviluppo generale del bambino, è fondamentale che l’educatore, o il genitore, si occupi di formarlo al gioco, il quale deve diventare specchio del mondo (Froebel 1888: 65). Per questo motivo dedicò molta parte del suo lavoro all’attività di formazione degli insegnanti, intuendo l’importanza di avere educatori specificatamente preparati all’interno delle classi (Woodham-Smith 1969: 22). Sulla base di queste intuizioni Fröbel sviluppò un sistema didattico incentrato sui «doni» e sulle «occupazioni». I primi consistevano in giocattoli: il loro scopo principale era quello di essere un gioco per il bambino ma, allo stesso tempo, avevano anche la funzione di allenarlo nello sviluppo delle abilità di movimento quali l’agilità, nonché, indirettamente, erano in grado di fargli intuire le leggi della natura. Questi doni si componevano di una palla morbida e una sfera dura, un cubo o un dado, tavolette colorate, carta da piegare e tagliare, matite, tempere, sabbia e argilla. Le «occupazioni» invece riguardavano attività incentrate sulla manipolazione della carta come tagliare, piegare, forare, disegnare, o come la tessitura e il modellare la creta o la sabbia (Woodham-Smith 1969: 23). Era fortemente convinto che la musica svolgesse un ruolo molto importante nell’educazione, difatti molte delle attività venivano accompagnate da melodie da cantare insieme con i bambini (Woodham-Smith 1969: 23). Giochi e canzoni erano stati raccolti da Fröbel stesso e modellati sulla base del materiale tradizionale di canzoni e giochi presenti nei villaggi della Turingia (Slight 1969: 110). Nello specifico, nei Giardini d’infanzia venivano presentate tre diverse attività sotto forma di gioco, a seconda dello stadio di sviluppo del bambino: la prima riguarda i doni

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e tutte quelle tipologie di esercizi che servono al bambino per familiarizzare con gli oggetti e con la loro struttura; la seconda si concentra su attività quali giardinaggio e allevamento di animali, volti a favorire un contatto con la natura, in modo da far scaturire nei bambini un senso di amore e di rispetto verso tutto il mondo naturale; la terza prevede l’utilizzo dei giochi e, in particolare, del canto, come mezzo per far avvicinare il bambino alle complessità della natura, della vita spirituale e dei rapporti che uniscono tutta l’umanità (Sante Di Pol 2007: 96-97). È interessante notare come il forte senso religioso di Fröbel lo portò a coniugare Dio e natura, in una personale visione panteistica del divino (Sante Di Pol 2007: 95). Tuttavia, nei suoi Giardini d’infanzia non veniva impartita nessuna educazione di tipo religioso poiché secondo Fröbel spettava alla madre occuparsi

di questo importante aspetto della vita del bambino (Slight1969: 102). Inoltre, arrivò a

formulare che l’evoluzione dell’essere umano, così come di ogni altro essere vivente, sottostà alle leggi naturali, solamente che per l’individuo, in quanto essere dotato di ragione, questo sviluppo è consapevole e gli permette di realizzare la parte divina che è

presente in ognuno (Sante Di Pol 2007: 95).

Il suo ideale di classe nei Giardini d’infanzia era costituito da due ampie stanze: una destinata alle «occupazioni» dove erano presenti tavoli e sedie mentre l’altra, libera e

sgombra, era concepita per il gioco e aveva diretto accesso al giardino (Slight1969: 97).

La classe era composta da non più di 25 bambini per insegnante, poiché solo con un numero non elevato di scolari l’insegnante poteva arrivare a conoscere l’intima natura di ogni bambino e a ognuno di essi poteva essere garantito abbastanza spazio in cui crescere. Inoltre, ogni classe era composta da gruppi misti di bambini, di modo che ogni bambino poteva imparare non solamente dall’educatore ma anche dai propri compagni (Slight 1969: 100). I bambini frequentavano il Kindergarten per poche ore e solitamente alla mattina, per cui, spesso, molte «occupazioni» venivano continuate a casa. In questo modo veniva mantenuto il legame educativo tra insegnante e genitori, i quali anch’essi erano

chiamati alla formazione del proprio bambino (Slight 1969: 97). Il programma nei

Giardini d’infanzia era costituito dall’alternarsi di «doni» e «occupazioni», canti, conversazioni su argomenti di interesse per i bambini, storie, e giochi all’aria aperta. Mentre attività come imparare a leggere, scrivere e far di conto non erano presenti nel programma per i bambini delle classi miste inferiori ai sei anni (Slight 1969: 111). Fröbel, nei suoi scritti, più volte ribadisce il valore della relazione tra l’uomo e la natura e come quest’ultima, diretta manifestazione del divino, sia importante nell’educazione del bambino. Il giardino d’infanzia offre dunque l’occasione per il fanciullo di formarsi e

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di ricevere un’educazione completa e già il nome ne specifica il mezzo attraverso cui questa educazione avviene: ovvero il giardino (Froebel 1888: 287). Nei suoi Kindergarten veniva data la possibilità a tutti i bambini di sperimentare il gioco nella natura (Slight 1969: 97). Ogni Kindergarten era dotato di un giardino, il quale doveva possibilmente essere di forma rettangolare. L’intero spazio era diviso in due parti uguali che vanno a costituire la parte generale, del giardino comune, e quella particolare, ovvero dei bambini. Inoltre, la parte generale doveva essere disposta in modo da andare a racchiudere e proteggere quella particolare. Nella parte dedicata ai bambini dovevano essere presenti tutte quelle piante utili a soddisfare i bisogni dell’individuo come i legumi, così che, fin da subito, il bambino è in grado di operare una prima distinzione tra giardino e campagna, tra fiori e legumi (Froebel 1888: 288). L’ideale è che il giardino sia in grado di contenere dai 12 ai 24 bambini (Froebel 1888: 291). Ad ogni bambino deve essere assegnato un posto nel giardino di almeno un metro, che sia un’aiuola o un pezzo di terra. Laddove non vi è la possibilità di offrire a ciascun bambino il proprio pezzo, Fröbel suggerisce di formare delle coppie di bambini, i quali si occuperanno insieme della cura della propria parte di giardino. Questo lavoro in coppia può essere di beneficio per i bambini i quali, in questo modo, sviluppano la socievolezza. Ogni giardino deve essere attraversato da una via principale e da viottoli, che dividono o congiungono tra di loro aiuole e terreni. È importante che le aiuole siano basse, di modo che sia più facile per i bambini prendersene cura (Froebel 1888: 289). Ad ogni bambino veniva quindi assegnata un’aiuola che doveva imparare a gestire in maniera autonoma e, a seconda delle esigenze, doveva occuparsi anche di badare alla parte di giardino in comune. Fröbel arrivò ad affermare che con questo modo di prendersi cura dello spazio il bambino sarà in grado di rendersi conto del beneficio che il singolo è in grado di dare al proprio, ovvero la propria aiuola, ma anche dell’apporto che ne ricava il generale, in questo caso l’intero giardino. Per cui queste attività non solo educano al concetto dell’apporto del singolo al generale, che può essere esteso fino a includere il rapporto tra il bambino e la famiglia e più in generale il rapporto tra il cittadino e la sua comunità, ma introducono anche alla conoscenza delle piante (Froebel 1888: 288).

Nel pezzo di terra o nell’aiuola assegnata a ciascun bambino, egli potrà fare ciò che vuole e utilizzare a proprio piacimento le piante, così da essere in grado di imparare non solo dai suoi sbagli ma anche dall’esperienza come ci si prende cura di una pianticella e di un giardino. Fröbel afferma inoltre che nei momenti di calma osservazione del giardino in comune il bambino potrà notare come da un seme nasce una pianta, come questa cresce

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con i suoi tempi, come fiorisce e matura dando poi vita a un nuovo seme (Froebel 1888: 289). Per Fröbel, in questo ciclo del nascere, crescere e divenire, che sperimenta e tocca con mano, il bambino vedrà riflessa l’immagine di sé stesso: che nasce, cresce e si sviluppa (Froebel 1888: 291). Dunque osservando in tranquillità la natura nel suo sviluppo, il bambino sarà portato a paragonare la propria crescita con quella delle piante (Woodham-Smith 1969: 22).

In questi giardini venivano coltivati diversi tipi di fiori, piante, erbe e legumi (Froebel 188: 293). Accanto ad ogni pianta dovevano essere fissate nel terreno delle tavolette di legno che riportavano i nomi delle diverse piante, così che il bambino imparasse a nominare e a distinguere i diversi elementi naturali presenti nel giardino. Allo stesso modo, accanto ad ogni aiuola doveva essere esposto il nome del bambino proprietario (Froebel 1888: 290).

Secondo Fröbel solo crescendo a stretto contatto con la natura è possibile conoscerla e, attraverso l’osservazione, scorgere così il meccanismo di funzionamento dell’universo. Dell’istruzione ed educazione naturale per i bambini egli stesso afferma: «la guida semplice ed efficace della natura arrecherà loro un tesoro morale inestimabile» (Froebel 1888: 293).