• Non ci sono risultati.

Conclusioni: il pensiero analogico e la retorica del frame

Ogni riflessione circa la persuasività di un discorso presuppone l’inqua-dramento in una prospettiva teorica che definisca il rapporto tra realtà, si-gnificazione e comunicazione. Dal punto di vista filosofico, la prospettiva teorica qui descritta è determinata da quello che abbiamo definito “para-digma della rappresentazione”, ossia un realismo critico e anti-essenzialista cha ha per proprio principio epistemologico il pensiero analogico. Questa è la scelta proposta per trattare unitariamente la teoria del framing, di ampio successo nell’analisi della comunicazione politica, e la disciplina del discorso persuasivo per eccellenza: la retorica.

A partire da una riflessione sul potere della figura retorica della metafora, il pensiero analogico ha assunto progressivamente una maggiore centralità nella riflessione filosofica e scientifica, fino ad arrivare ad informare le teorie cognitive più recenti. È infatti la stessa teoria del frame, in tutte le sue varie declinazioni, a proporre una modellizzazione del vissuto cognitivo come confronto tra schemi registrati nella memoria (e quindi prodotti dalla espe-rienza precedente) basato su un principio di somiglianza. Sono questi sche-mi che vengono utilizzati per trattare l’ignoto, il nuovo. Il pensiero analogi-co analogi-connette esperienza, memoria e vissuto personale nell’assunto che e-sprimere delle valutazioni significhi stabilire a cosa un oggetto o una situa-zione assomiglino.

Fondata sul lavoro. La comunicazione politica e sindacale del lavoro che cambia

Questa concezione non appare altro che una descrizione ad un livello ulte-riore della stessa dinamica che si manifesta a livello della percezione, giacché l’esperienza vissuta è percettiva, prima di essere situazionale e sociale. Su questa base il meccanismo analogico è stato proposto come principio ele-mentare, pre-linguistico, in quella che George Lakoff ha definito «metafora concettuale». Tale descrizione coincide in ultima istanza con un modello pragmatico della significazione, sulla scia del pragmatismo americano che ha generato il ramo logico-cognitivo della semiotica peirceiana. La modellizza-zione proposta dalla teoria del frame è una rappresentamodellizza-zione della cognitività che individua infatti poche e fondamentali facoltà, esperienze ed effetti uni-versali. In sostanza, la memoria umana registra schematicamente l’espe-rienza percettiva e quella motoria, e il loro effetto emotivo, per renderle di-sponibili ad un confronto con altre esperienze stabilendo somiglianze e per-cependo la dimensione cronologica. Gli studi recenti di stampo cognitivo, interessati a spiegare perché un linguaggio sia efficace e vincente in termini politici, si concentrano sullo studio di meccanismi cerebrali sviluppati dal vivere corporeo, che è percettivo, temporale, emotivo e analogico. Narrativi-tà, framing metaforico, teoria del blending: a livello cognitivo, infatti, sono tut-te il combinato di attività analogiche tra esperienze registratut-te muovendosi nello spazio e nel tempo e provando emozioni.

Molte di queste nozioni (narrazione, metafora, pathos) pertengono al lessico dell’antica disciplina della retorica riabilitata nel suo statuto di attività socio-politica a partire dall’immediato dopoguerra. Questo recupero è stato effet-tuato negli Stati Uniti da Kenneth Burke, che lo inserisce nella sua più am-pia riflessione semiotica facendo della retorica un principio della comunica-zione umana e descrivendo cioè tutta la significacomunica-zione e la comunicacomunica-zione come una dinamica interattiva di costruzione del senso, un continuum persua-sivo. In Europea la neoretorica procede invece dal pensiero di Chaïm Pe-relman teso a sviluppare una teoria dell’argomentazione che ricomprenda la dimostrazione.

Le due vie alla neoretorica sono accomunate da una visione non logicista e anti-essenzialista, evidente nella concezione funzionale della figuratività del linguaggio espressa dai due autori. La neoretorica cerca quindi una terza via, tra positivismo logico e relativismo radicale, attraverso il ruolo necessario della molteplicità di prospettive. Essa afferma una visione della verità come costruzione sociale, una plausibilità psicologica che ha nell’identificazione, o comunione delle menti, tra oratore e pubblico sia una premessa, sia l’obiet-tivo del discorso.

Prospettive, analogia e condizione psicologica sono gli elementi coinvolti nella teoria del frame, che ad uno sguardo attraverso la neoretorica si rivela

così meno dirompente di come spesso si auto-presenti, almeno quando ap-plicata all’analisi del discorso politico. L’analisi della comunicazione mediati-ca prima e del linguaggio politico poi hanno infatti applimediati-cato la nozione di frame in quanto struttura inferenziale richiamata dai termini utilizzati in un discorso. Il messaggio può essere così valutato per la sua accessibilità, per la sua plau-sibilità e per l’auspicabilità morale. Dal punto di vista della retorica ciò fa della nozione di frame una topica, una serie di premesse per la argomenta-zione.

Dipendendo da un rapporto tra vissuto esperienziale e mente, tali premesse possono variare a seconda del contesto culturale e del periodo storico. Tut-tavia, in quanto teoria cognitiva, la teoria del frame tende a modellizzare gli effetti della comunicazione in termini di stimolo-risposta, soprattutto in ra-gione della possibilità di osservare scientificamente la realtà neurale del cer-vello. La retorica resta invece più attenta alla realtà storica e culturale, senza la quale non è possibile descrivere la plausibilità e la persuasività di un di-scorso. La retorica trascende inoltre l’osservazione della terminologia politi-ca ricorrente per osservare le strutture argomentative dei discorsi, pur fa-cendo attenzione a come tali argomenti siano spesso prevalentemente orien-tati alla conferma delle premesse culturali e valoriali.

In definitiva il rapporto tra contesto, testo e testa, ossia tra situazione, di-scorso e mente, si intreccia in una dinamica spiroidale di costruzione del senso, circolare e al tempo stesso trasformativa. Soprattutto nei momenti di evidente e percepita trasformazione sociale, rivisitare il passato, descrivere il presente, rappresentare scenari futuri diventano processi retorici intimamen-te legati al pointimamen-tere euristico e innovativo della figuratività linguistica e delle facoltà analogiche della mente. Politica, scienze economiche e sociali sono diverse facce di una costruzione sociale che è rappresentazione. Rappresen-tazione che si esprime nei diversi piani istituzionali, mirando ad ottenere l’identificazione dei loro diversi pubblici.

PARTE II

ANALISI DI CASO:

Premessa

Dopo aver definito il quadro teorico nel quale questo lavoro si inscrive, il corredo concettuale discusso diventa metodologicamente utile per l’analisi dei casi che prenderemo in considerazione come esempi rilevanti di comu-nicazione politica dei processi di riforma nel campo del lavoro e delle rela-zioni industriali: il Jobs Act del Governo Renzi e la ristrutturazione dello sta-bilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Ci chiederemo d’ora in avanti quale tipo di framing retorico si osservi nei discorsi dei leader politici, sindacali e industriali volti a comunicare misure per la gestione del cambiamento socio-politico e organizzativo.

Da un punto di vista critico, svolgere un’analisi di questo tipo significa do-mandarsi come i leader politici e sindacali combinano la necessità di produr-re messaggi accessibili, facilmente compprodur-rensibili, con il bisogno di rappprodur-re- rappre-sentare i fenomeni trasformativi del mondo del lavoro. Questo compito viene svolto proponendo definizioni innovative del mondo del lavoro? Esi-stono aspetti rilevanti omessi dal discorso che sarebbero invece messi in lu-ce da un framing alternativo?

Come abbiamo argomentato nella prima parte di questo libro, un’analisi re-torico-critica non può però prescindere da una preliminare descrizione delle condizioni generali del discorso: il contesto storico-economico nel quale quanto comunicato si inserisce, i fatti noti, i valori, le credenze e le attitudini dell’uditorio, che costituiscono le premesse dell’argomento e possono essere recuperati dall’uso di dispositivi testuali come narrazioni, metafore o, più semplicemente, un determinato lessico. In questo si farà anche attenzione all’interesse dimostrato dalla popolazione per le vicende dei due casi di stu-dio, così come alla copertura mediatica da essi goduta. In particolare, nel se-condo caso di studio faremo riferimento alla copertura assicurata da parte dell’informazione televisiva nazionale, assunta come indice della rilevanza generale delle notizie.

Andranno poi selezionati gli oratori e i loro discorsi. La scelta dei primi sarà condotta restringendo il campo ai principali leader che hanno avuto una cer-ta visibilità pubblica nei due diversi casi. Quanto ai testi, nella convinzione che un’analisi del framing retorico possa essere effettuata anche su porzioni

Fondata sul lavoro. La comunicazione politica e sindacale del lavoro che cambia

di testo poco estese, oltre ai discorsi prenderemo in considerazione anche tweet, post di Facebook, newsletter, comunicati stampa, lettere aziendali. La gran parte dei messaggi e dei discorsi selezionati è stata rinvenuta attraverso un monitoraggio diretto delle fonti primarie e dei media. Si tratta nella mag-gior parte dei casi di testi che hanno avuto una risonanza mediatica suffi-ciente a guadagnarsi le pagine dei giornali e delle testate online; testi prodotti per essere distribuiti ai mass media o emessi comunque nella consapevolez-za che sarebbero stati riportati e commentati. Nella quasi totalità dei casi es-si sono indirizzati sempre anche all’opinione pubblica.

Seguendo il modello analogico e spiroidale che ho descritto nelle pagine precedenti, l’analisi vera e propria può procedere in modo iterativo andando dal particolare al generale, analizzando i frames ricorrenti nei testi prodotti dai diversi leader politici e quindi ricostruendo le linee strategiche nella co-municazione degli attori istituzionali nelle diverse vicende. Si possono così evidenziare le premesse argomentative maggiormente sollecitate dai diversi leader, nonché sottolineare i momenti di svolta strategica, sia in corrispon-denza di diversi pubblici interessati, sia rispetto all’evoluzione cronologica delle vicende.

La prima fase dell’analisi consisterà quindi in una rassegna dei frames indivi-duati durante la fase esplorativa del corpus di discorsi. Si osserverà in partico-lare l’eventuale presenza di framing metaforici e di narrazioni. Successiva-mente si potrà quindi inquadrare nel suo complesso la strategia argomenta-tiva del discorso chiedendosi su quali luoghi e su quali valori si basi l’argomentazione; quali emozioni essa solleciti, che tipo di schema argomen-tativo segua prevalentemente il discorso, di associazione o di dissociazione, e infine quale tipo di identificazione sia ricercato dal punto di vista della tas-sonomia burkeiana, se simpatia o antitesi.

In terzo luogo condurremo una critica con l’obiettivo di mostrare quegli a-spetti della situazione che i testi tralasciano e scelgono di non rappresentare. In altre parole, tenteremo di illustrare quali aspetti rilevanti siano esclusi dal framing realizzato. Ciò permette di verificare la coerenza tra fatti disponibili all’oratore, fatti rappresentati e valori implicati dalle scelte politiche difese o proposte.

CAPITOLO 1

La comunicazione del Jobs Act