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La struttura dell’argomentazione

2.1. La neoretorica di Perelman e Olbrechts-Tyteca

2.1.1. La struttura dell’argomentazione

Gli aspetti che rendono Perelman un autore innovativo anche a uno sguar-do diacronico sono tre: la sua teoria della presenza, l’importanza posta all’uditorio e l’argomentatività delle figure retoriche. Sin dal titolo della sua opera, l’aspetto che si presenta come distintivo di una nuova retorica è la ri-valutazione del ruolo argomentativo del discorso.

Perelman e Olbrechts-Tyteca dedicano l’intera terza parte del TA alla strut-tura degli argomenti. Con il termine «argomento» i due studiosi intendono un discorso prodotto da un parlante e indirizzato al suo uditorio, il quale lo valuta tenendo conto delle qualità dell’oratore (l’ethos) e della situazione in cui è stato tenuto, cioè dello scopo per il quale è stato proferito (3).

(3) Il concetto di argomento è quindi atto ad individuare entità di estensioni differenti. Un argomento può osservarsi nella sua forma elementare, ossia in una porzione di testo dove da due premesse si giunga a una conclusione. Tuttavia anche un’intera porzione di discorso

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Perelman suddivide gli schemi argomentativi in due categorie a seconda del procedimento prevalente utilizzato per costruire l’argomento: associazione o dissociazione. Si tratta di due tecniche complementari e sempre compresenti. Con la prima un oggetto dell’argomentazione viene avvicinato ad un altro in modo da trasferirvi la valutazione o la svalutazione già nota. A sua volta un argomento associativo può realizzarsi in tre diversi modi:

• gli argomenti quasi-logici;

• gli argomenti fondati sulla struttura del reale; • gli argomenti fondanti la struttura del reale.

Vale la pena soffermarcisi per capire quali tipi di argomento sono più utiliz-zati per comunicare nuovi fenomeni, nuove scoperte, i cambiamenti sociali. Gli argomenti quasi-logici fanno affidamento sulle strutture logico-formali e presentano una struttura analoga a una deduzione logica, secondo un prin-cipio di transitività o reciprocità, per esempio nel caso della definizione («Un imprenditore che ci prova e dà lavoro ad altre persone fa la cosa più di sinistra possibile: crea occupazione»: Matteo Renzi, 3 dicembre 2013). Da questa somiglianza con il rigore degli argomenti scientifici gli argomenti quasi-logici traggono la loro persuasività.

Gli argomenti fondati sulla struttura del reale si servono invece delle cono-scenze che il pubblico ha della realtà per stabilire una connessione tra i giu-dizi già formulati e altri che si intende far accettare. Fanno parte di questo gruppo gli argomenti basati su due tipi di legami: quello di successione e quello di coesistenza.

Il legame per successione si riscontra:

• nell’argomento basato sul nesso causa-effetto (come nella afferma-zione «La disoccupaafferma-zione che continua a scendere […] è dimostra-zione che il Jobs Act funziona» (Matteo Renzi, 7 gennaio 2016); • nell’argomento basato sul nesso mezzo-fine («Lei lo chiama doping

[…], ma se lei avesse un figlio che deve trovare un posto di lavoro a tempo indeterminato […] non lo chiamerebbe doping. È un in-centivo»: Matteo Renzi, 23 settembre 2016);

• nell’argomento di direzione («È una rivoluzione copernicana, è un grande passo in avanti»: Matteo Renzi, 5 aprile 2016);

• nell’argomento di superamento («Con le decisioni prese oggi rot-tamiamo e superiamo l’articolo 18 e co.co.pro. e co.co.co.»: Matteo Renzi, 20 febbraio 2015);

può costituire una premessa per gli sviluppi dell’argomentazione, così come un intero testo può essere considerato come una premessa per l’argomentazione contenuta in un testo successivo.

• nell’argomento dello spreco («Senza l’accordo non si possono fare gli investimenti: ci sono 700 milioni che stanno aspettando»: Sergio Marchionne, 21 aprile 2010).

Tutte queste tipologie di argomento trattano quindi il rapporto tra fenomeni e loro conseguenze.

Il legame di coesistenza si esprime invece:

• connettendo i soggetti e le loro azioni, per esempio nell’argomento di persona, che ne sottolinea i comportamenti stabili («Ciascuno di voi è un imprenditore […]. Chi la mattina si alza e prova a fare il suo mestiere, e lo fa mettendosi in gioco tutto, è un eroe dei tempi nostri»: Matteo Renzi, 30 novembre 2014);

• nell’argomento di autorità, che sottolinea l’importanza dell’istanza enunciatrice («Quando la nostra Costituzione recita di essere fon-data sul lavoro e mette in primo piano la democrazia e l’ugua-glianza»: Susanna Camusso, 25 ottobre 2014);

• nonché i legami simbolici: «Oggi l’articolo 18 è assolutamente solo un simbolo, un totem ideologico» (Matteo Renzi, 30 agosto 2014). In entrambi i casi (successione o coesistenza) gli argomenti per associazione fondati sulla struttura del reale funzionano nel seguente modo: se è accetta-to il primo elemenaccetta-to proposaccetta-to, allora si mira a far accettare anche il secondo in quanto direttamente legato al primo, anche se non dal punto di vista strettamente logico. Così l’effetto è valorizzato dalla causa, il fine dal mezzo, il successivo dal precedente, il maggiore dal minore, l’obiettivo dallo sforzo profuso, la persona dall’azione, il simbolo dal significato… o (e la cosa vale per ognuna di queste coppie) viceversa.

Un argomento per associazione può infine essere non già fondato sul reale, bensì può fondarlo. È in questo caso che ci troviamo propriamente di fron-te ad un’operazione creativa, innovativa. Come scrive Reboul:

Gli argomenti di terzo tipo […] non si fondano sulla struttura del reale, bensì la creano; o almeno la completano, facendo apparire tra le cose dei legami che non si vedevano o che non si sospettavano affatto (Reboul [1994] 2002, 198).

Secondo gli autori del TA gli argomenti del terzo tipo sfruttano essenzial-mente il ragionamento per analogia («è come pensare di prendere un iPhone e di dire “dove metto il gettone del telefono?”»: Matteo Renzi, Leopolda 2014), la metafora («se tu ci provi e fallisci io ti difendo, io non ti lascio an-dare in terra, io non ti lascio senza rete di protezione»: Matteo Renzi, 24 set-tembre 2014) o il caso particolare generalizzante (l’esempio, l’illustrazione, il modello).

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Perelman e Olbrechts-Tyteca segnalano però nel TA la differenza tra l’esempio e il modello, in quanto mentre l’esempio ha il compito di dare un fondamento alla regola procedendo induttivamente, il modello è un esem-pio che si distingue per il fatto di dover essere emulato. Esemplificando, è secondo tale argomento che il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha promosso il Jobs Act affermando che i suoi colleghi cinesi avrebbero voluto prendere spunto dalla riforma italiana per regolare il mer-cato del lavoro della Repubblica Popolare. Secondo lo stesso meccanismo, ma con un trasferimento d’autorità invertito, il premier Matteo Renzi ha più volte affermato, pur tra il serio ed il faceto, di aver chiesto al Presidente de-gli Stati Uniti Barak Obama la licenza a utilizzare la dicitura “Jobs Act”, mu-tuata appunto da quella statunitense, per la riforma italiana.

Reboul sottolinea anche l’importanza dell’argomento di paragone. Negli ar-gomenti di paragone le proposizioni sottintendono l’idea di una misura, an-che se non si dispone di alcun criterio per effettuare una misurazione reale. Un esempio relativo al Jobs Act è l’affermazione più volte ripetuta da Matteo Renzi, secondo la quale il Jobs Act sarebbe «la riforma più di sinistra degli ul-timi trent’anni». Tale tipo di argomento potrebbe quindi essere classificato nella categoria degli argomenti quasi-logici in quanto, benché dichiarato come constatazione di fatto, il rapporto di uguaglianza e di differenza è spesso pretestuoso. Si tratta quindi di strutture non rese disponibili dalla re-altà, ma inventate (Perelman, Olbrechts-Tyteca 1958, § 57).

Metafore, analogia e paragone hanno quindi un ruolo fondamentale negli argomenti fondanti la struttura del reale, istituendo o rafforzando la presen-za di un’entità retorica.

Opposto e, ricordiamo, sempre compresente al procedimento della associa-zione, è quello della dissociaassocia-zione, col quale si separa un oggetto argomenta-tivo di cui il pubblico presuppone l’unitarietà in due entità distinte, delle quali una viene svalutata rispetto all’altra, generando una c.d. “coppia filoso-fica”. Anche in questo caso si tratta di una rottura che non è precedente-mente data nella realtà e che è appunto “realizzata” dal discorso. Come fa notare il filosofo francese Olivier Reboul, per Perelman e Olbrechts-Tyteca «L’argomento del quarto tipo costituisce l’argomento filosofico per eccel-lenza, almeno da Platone in poi» (Reboul [1994] 2002, 205). Gli autori del TA individuano infatti il

prototipo di qualsiasi dissociazione concettuale per il suo uso generaliz-zato e per la sua primordiale importanza filosofica: si tratta della disso-ciazione che dà luogo alla coppia “apparenza-realtà” (TA, 347, citato in Reboul [1994] 2002, 207).

La dissociazione è quindi affine al processo della problematizzazione e dell’analisi, che risulta retorica in quanto opera al tempo stesso la svaluta-zione di una entità e la valorizzasvaluta-zione di un’altra, producendo una gerar-chizzazione. Si tratta per esempio della tecnica utilizzata dall’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi nelle ripetute occasioni durante le quali, riferen-dosi ai dati positivi del mercato del lavoro, ha affermato che non si trattasse solo di numeri, bensì di storie di uomini in carne ed ossa, implicando una valorizzazione secondo il luogo della qualità (l’umano) a scapito della fred-dezza della quantità (il numero, cfr. Parte II, § 1.1.1).