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Conclusioni. Il sistema della lingua come dispositivo di traduzione

Nel documento Gentes - anno V numero 5 - dicembre 2018 (pagine 140-145)

La fonologia come modello per una scienza della

III. Conclusioni. Il sistema della lingua come dispositivo di traduzione

Per concludere provvisoriamente, la lingua, metten-do in comunicazione due o più sistemi, garantisce le condizioni minime di esistenza della cultura diventan-done, come già affermato in precedenza, condizione necessaria. A sua volta la cultura così linguisticizzata (fino ad un palese e sicuramente inverosimile logo-centrismo34) è, con Lotman, quel congegno preposto alla produzione, alla circolazione e all’immagazzina-mento di testi-merci-informazione: «la cultura come meccanismo dell’intelletto collettivo svolge le seguen-ti funzioni: a) conservazione e trasmissione dell’infor-mazione (memoria e comunicazione); b) elaborazione di nuove informazioni (funzione creativa dell’intellet-to)» (Lotman 1985, p. 84). Sebbene il punto di vista binario sia stato elaborato per descrivere le relazioni che intercorrono tra unità appartenenti al medesimo sistema semiotico, il modello che ne è derivato e di cui abbiamo iniziato una descrizione sommaria è utile alla descrizione di tutte quelle forme di dialogo esistenti tra sistemi semiotici differenti attraverso le quali si producono e si scambiano informazione e testi in seno alla cultura. Anche Lotman, ad esempio, identifica nella relazione binaria tra differenti sistemi semiotici la condizione minima della cultura: «[...] un singolo sistema semiotico isolato, per quanto perfettamente organizzato, non può costituire una cultura: a questo scopo il meccanismo minimo richiesto è costituito da una coppia di sistemi semioti-ci correlati» (Lotman 2006, p. 133). Definire la cultura come un congegno che, sulla base del funzionamento della lingua, gestisce il trasferimento di informazione (Eco 1962, pp. 96-151, ivi 1975, pp. 62-69) da un si-stema ad un altro significa definirla come meccani-smo/dispositivo di traduzione (Eco 2003) il quale garantisce che la comunicazione, cioè lo scambio di testi-oggetti di valore, abbia luogo anche tra sistemi semiotici diversi. La lingua, in quanto modello di fun-zionamento di ogni sistema semiotico della cultura, si fa garante della traduzione tra sistemi semiotici in quanto media tra essi trasferendo su ognuno la pro-pria struttura e rendendoli semioticamente omogenei (ma non assiologicamente allineati o equivalenti). La lingua in quanto metasistema e metastruttura garan-tisce la comunicazione reciproca tra sistemi che altri-menti non avrebbero modo di capirsi. In questo senso, in risposta a Lotman il quale si domandava «quali pro-prietà deve possedere un sistema perché sia in grado di intervenire come sistema primario [...]?» (Lotman 2006, p. 104), possiamo affermare che un sistema può

34  «[...] nel loro reale funzionamento storico, le lingue e la cul-tura sono indivisibili [...]» (Lotman – Uspenskij 1973, p. 42)

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assolvere il compito di sistema modellizante prima-rio solo se è in grado di garantire la traduzione reci-proca tra sistemi altrimenti incommensurabili. Come fa a garantire e fornire questo servizio? Fornendo ad ogni sistema, e ad ogni soggetto empirico coinvolto in processi comunicativi concreti, un comune sistema di interpretanti rispetto al quale riformulare le proprie funzioni segniche. Lo stesso Jakobson sosteneva peir-ceanamente come il codice della lingua dotasse ogni segno linguistico di interpretanti ovvero di segni lega-ti reciprocamente da un qualche genere di relazione (dalla sinonimia all’antonimia) e che la comprensione di ognuno di essi passava per un riferimento a tutti gli altri: i segni vanno sempre riferiti ad altri segni e que-sto avviene normalmente e tra sistemi semiotici dif-ferenti (come le selezioni circostanziali di Eco ovvero la possibilità che un segno compaia in concomitan-za con segni appartenenti ad altri sistemi semiotici, 1975, p. 153). Significazione, comunicazione, cultura, allora, sono possibili solo laddove si stabilisce una qualche dislocazione, un qualche spostamento, una qualche relazione proporzionale e convenzionale tra segni di sistemi semiotici difformi. La cultura è tutta in quel meccanismo che stabilisce la correttezza delle inferenze condizionali alla base della traduzione che, non a caso, sono di natura strettamente convenziona-le cioè ‘culturaconvenziona-le’. In questo senso, convenziona-le teorie dell’infe-renza (come la dottrina stoica ripresa da Eco 1984) altro non sono che teorie della cultura e delle forme di ragionamento che ne sono alla base. La cultura è una continua ridefinizione di confini, un continuo sposta-mento dell’asse del senso, un andare oltre il già detto in virtù del fatto che esso si rende comprensibile e disponibile alla concreta dinamica comunicativa solo nei termini di un qualcosa d’altro che può essere tan-to nel futuro, «[...] datan-to l’orientamentan-to fondamentale della cultura all’esperienza futura [...]» (Lotman 2006, p. 130), quanto nel passato, «[...] dato che essa rap-presenta in linea di principio una fissazione d’espe-rienza passata [...]» (Ibid.). Con la consapevolezza che, se un qualcosa può stare in luogo di un qualcos’altro non ci starà sotto tutti i rispetti, in termini di equi-valenza pura, ma solo sotto qualche rispetto; la tra-duzione completa è impossibile in quanto, portando all’appiattimento e alla sovrapposizione reciproca dei sistemi semiotici e dell’informazione da essi veicola-ta, causerebbe la fine di quei processi di dislocazio-ne e asimmetria che, garantendo l’accrescimento del volume informativo di una cultura, la mantengono viva e vitale. Non a caso, come spiega Lotman, «[...] la produzione di nuove informazioni si può definire una traduzione inesatta [...] Per produrre nuove informa-zioni è necessaria invece la presenza di almeno due codici asimmetrici e legati da un rapporto reciproco.

L’asimmetria e la complementarietà diventano leggi strutturali di tutte le strutture generatrici di senso» (Lotman – Uspenskij 1973, p. 86).

In conclusione, tra la nozione di codice, indubbia-mente feconda e caratteristica di una stagione di stu-di forse insuperabile e sicuramente insostituibile, e quella di dispositivo di traduzione si osserva un vero e proprio mutamento di paradigma orientato ad una minore subalternità verso i modelli di tipo matemati-co e meccanicistimatemati-co dell’ingegneria dell’informazione e delle scienze computazionali che a lungo hanno im-perversato nelle scienze umane e sociali contaminan-done massicciamente orientamenti ed esiti teorici e indirizzando in una direzione oggi non più verosimile e/o condivisa l’idea stessa dell’agire comunicativo.

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La correzione metalinguistica

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