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La discussione dei risultati emersi

Nel documento Gentes - anno V numero 5 - dicembre 2018 (pagine 129-133)

Dai dati raccolti emergono alcuni aspetti che hanno a che fare con le credenze degli studenti, con le loro opinioni sull’italiano, sulle sue funzioni e abilità. La prima credenza è quella per cui si ritiene più facile parlare correttamente la lingua quando, parados-salmente, il livello linguistico posseduto è più basso. Questo è rapportabile con la consapevolezza linguisti-ca del parlante, la quale sembra essere minore quanto minore è il livello della conoscenza. Vi è la tendenza a pensare che apprendere la lingua non sia poi così difficile, come in effetti una parte degli informanti ha detto di ritenere (circa la metà ha convenuto che la lingua italiana sia facile o molto facile). D’altra parte,

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vi è la tendenza opposta: a mano a mano che il livello linguistico aumenta (come le interviste che sono sta-te fatsta-te a parlanti di livello insta-termedio confermano) la lingua è ritenuta più difficile. Gli intervistati sanno parlare e comprendono la maggior parte dei discorsi che sentono; ma forse, poiché sono in grado di capire gli aspetti basici, avvertono di non saper cogliere le sfumature e gli aspetti peculiari della lingua che sono quelli a cui ora loro tendono. Quanto detto è avallato anche dal fatto che la maggioranza degli informanti (di livello basico e pre-basico) ha risposto che occor-re solo qualche mese per imparaoccor-re a parlaoccor-re bene l’italiano. Il secondo aspetto che emerge è quello che concerne il parlare: questa è considerata l’abilità lin-guistica più difficile, poiché la maggior parte degli informanti si trova ancora nella fase di ritenzione e silenzio in cui non si è ancora in grado di produrre.

Il secondo motivo per cui la produzione orale è te-nuta in alta considerazione è perché essa è legata alla vitale capacità di sapersi esprimere, la quale, a sua volta, permette il soddisfacimento dei bisogni primari e la collocazione lavorativa nel contesto in cui si vive. Infatti, i professori della struttura hanno conferma-to che, nel momenconferma-to in cui gli utenti trovano lavoro, smettono di frequentare le lezioni d’italiano. Dai que-stionari emerge l’intenzione maggioritaria di voler imparare bene l’italiano per “parlare bene con gli ita-liani” e quindi la disposizione a collocarsi nel contesto imparando a rapportarsi in maniera efficace.

Il terzo aspetto riguarda la motivazione: ho osser-vato come essa inizialmente sia strumentale, mentre tenda a essere integrativa nei livelli intermedi, in cui i bisogni primari e di sopravvivenza sono già stati sod-disfatti e quando si tende a un miglioramento della condizione di vita. È in questa fase che ci si preoccupa maggiormente di sviluppare abilità di lettura e scrit-tura che permettono un accesso maggiore alla vita culturale del paese in cui si vive. Ciò conferma quanto emerso anche nella ricerca di Ann Amicucci (2012): l’autrice riporta come il protagonista della ricerca ab-bia sentito il desiderio di accedere ai manufatti cultu-rali della lingua nel momento in cui è scattato in lui il desiderio d’integrazione, in quanto i bisogni comuni-cativi primari erano già stati soddisfatti.

Il quarto aspetto è quello che ha a che fare con i fi-gli e il mantenimento della propria lingua madre. La maggioranza ritiene che imparare una lingua da bam-bini sia più facile: questa sembra essere una credenza molto diffusa. Il desiderio di mantenere la propria lin-gua è molto vivo, in quanto 37 parlanti su 55 lo han-no affermato (9 han-non hanhan-no risposto) e trasversale al livello di competenza linguistica che si possiede. Esso è rapportabile al concetto d’identità e di mantenimen-to della stessa. Con lo sviluppo di maggiori abilità si

comprende altresì l’esigenza di saper accompagnare i propri figli, se presenti nel territorio, dal punto di vi-sta linguistico. Ciò implica la consapevolezza che biso-gnerebbe cercare di sforzarsi di parlare italiano a casa (anche se poi nella pratica ciò è molto difficile o poco realizzato) per non confondere chi sta imparando la lingua, come anche le interviste effettuate conferma-no. I soggetti intervistati, quindi, sembrano avere l’i-dea che parlare la lingua madre a casa possa essere di intralcio per l’apprendimento dell’italiano; una cre-denza, tra l’altro, che per molto tempo ha determina-to anche in Italia la demonizzazione dei dialetti. Allo stesso tempo, i vantaggi di apprendere la lingua in età infantile sono quelli di riuscire a raggiungere in minor tempo e in maniera più profonda una capacità lingui-stica maggiore; capacità sulla quale spesso tendono ad appoggiarsi i genitori stessi, in alcuni casi.

Conclusioni

In conclusione, è interessante riportare ciò che affio-ra dai dati riguardo alle opinioni che i soggetti hanno su come una lingua andrebbe studiata e che ha rica-dute sulla didattica. Prima di tutto si osserva che la preminenza data allo studio della grammatica è mol-to spiccata (35 parlanti su 55) ed è confermata anche nelle interviste. Questa credenza ha due aspetti da tenere in considerazione nello sviluppo di una didat-tica calibrata su questa tipologia di studenti. Il primo riguarda la loro esigenza di chiarezza nell’organizza-zione del corso nelle sue parti, dato che sembra esse-re loro opinione la necessità di uno studio sistematico della lingua per far fronte a una concreta necessità lin-guistica. Ciò ha delle ricadute sulle attese degli utenti, che forse iniziano il percorso aspettandosi di intra-prendere uno studio metodico, poiché l’immersione linguistica non è sufficiente né per ottenere la carta di soggiorno né per trovare lavoro. Si noti, al riguardo, il risultato che emerge dai questionari sull’importanza che i soggetti attribuiscono all’apprendimento della grammatica. Dal punto di vista didattico quindi, un approccio comunicativo che propone un insegnamen-to induttivo della grammatica potrebbe essere vissu-to quasi come una perdita di tempo; seppure, come è provato dalla letteratura scientifica, il metodo comu-nicativo consente un’acquisizione più duratura e più efficace della lingua. Per questa tipologia di studenti sembra che essere consapevoli di come il corso è or-ganizzato possa aumentare la motivazione a seguirlo con maggiore autonomia. A tal proposito per tenere alta la motivazione a partecipare con consapevolezza i consigli che provengono dagli studenti stessi sono i seguenti: dare più rilievo alla spiegazione in clas-se rispetto all’organizzazione del corso, sottolineare cosa è importante saper fare rispetto alle varie

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lità, utilizzare e alternare metodi deduttivi e indut-tivi nell’insegnamento della grammatica per venire incontro alle necessità di chiarezza degli apprendenti, che magari hanno abitudini ed esigenze diverse da quelle che gli insegnanti pensano e infine fare inchie-ste in classe sulle loro preferenze.

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