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Conoscenze e competenze implicite o tacite

Un contributo essenziale ai fini dello sviluppo della consapevolezza delle com- ponenti della propria identità professionale deriva da una corrente di pensiero che ha

visto nell’ungherese Michael Polanyi74uno dei suoi più noti esponenti. Egli ha messo

in luce il fatto che noi in genere conosciamo più di quello che siamo in grado di esprimere e di rappresentare in maniera astratta: si tratta della cosiddetta conoscenza

72CARLINIA. (a cura di), L’Istruzione e la Formazione Professionale (IeFP) nell’esperienza

degli imprenditori. Studi di caso, INAPP, Roma, 2017 (Cfr. http://www.inapp.org/sites/default/files/

Paper_IeFP_Imprenditori.pdf). Si tratta di un’indagine basata su interviste di 22 imprenditori delle regioni Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio nei settori della meccanica, dell’elettronica, delle ristora- zione e dell’estetica.

73PELLEREYM. - F. ORIO, QPCC, Il questionario di percezione delle proprie competenze e con-

vinzioni, Roma, Edizioni Lavoro, 2001.

74POLANYIM. (Budapest 1891 - Northampton 1976), The Tacit Dimension, Chicago, University

inespressa o tacita, e in molti casi inesprimibile. Gran parte di questa conoscenza ca- ratterizza proprio le qualità di un competente, che, sulla base della vasta esperienza accumulata, riesce a cogliere agevolmente il quadro completo e articolato delle si- tuazioni da affrontare e di conseguenza a decidere e ad agire in modo fluido, appro- priato e senza sforzo. Un apporto alla comprensione della dinamica psicologica che sta alla base di tali comportamenti viene dalle ricerche della Gestalt sul ruolo delle capacità intuitive degli esperti solutori di problemi.75Questi sono sensibili alle solle-

citazioni provenienti dalla configurazione degli elementi informativi e di fatto e pronti a cogliere quella che è stata definita una “buona forma”, cioè una configura- zione coerente e ben strutturata che non solo permette di comprendere la questione e la situazione in oggetto, ma anche di intervenire in essa in modo appropriato ed efficace. Prevale decisamente l’intuizione o insight, che riesce a “intus légere” a leggere dentro le situazioni in maniera agevole e pertinente.

Le conoscenze inespresse del competente non possono dunque essere comuni- cate direttamente in formule e/o regole generali, né insegnate esplicitamente, ma possono essere evidenziate in maniera informale tramite modalità che vengono de- nominate “ostensive”, in quanto basate su comportamenti osservabili e interiorizza- bili. Una ulteriore modalità di comunicazione è tramite narrazioni, cioè mediante la ricostruzione in forme di racconto delle situazioni che hanno dato origine a scelte e interventi appropriati.

La modalità ostensiva fa riferimento al concetto di “esperienza vicaria” elabo-

rato da Albert Bandura.76 L’aggettivo “vicario” che evoca il rivivere interiormente

un’esperienza che è in realtà vissuta da altri. Osservando gli altri mentre agiscono e reagiscono in determinati contesti e prendendo in considerazione anche le conse- guenze di tali comportamenti, infatti, i soggetti interiorizzano modi di agire e di rea- gire, regole e forme di comportamento e di relazione, formando così un patrimonio di esperienza che una volta codificata internamente serve da guida all’azione. «Nel corso degli anni, l’effetto dell’osservazione e interiorizzazione di modelli è stato sempre riconosciuto come uno dei più potenti mezzi di trasmissione di valori, atteg- giamenti, modi di pensare e di agire». A. Bandura ha analizzato con grande cura i meccanismi propri dell’esperienza indiretta, utilizzando sistematicamente l’aggettivo «vicario», aggettivo che evoca il rivivere interiormente un’esperienza che è in realtà vissuta da altri. Si tratta di forme di acquisizione di comportamenti recentemente in luce anche dalle ricerche sui “neuroni specchio”.

Dalle sue indagini sviluppate a partire dalle indicazioni di Bandura sono emersi

75È la tesi sostenuta da molti psicologi della Gestalt. A esempio wERTHEIMERM. lo ha descritto

nel processo di soluzione di problemi (wERTHEIMER M., Il pensiero produttivo, Firenze, Editrice

Universitaria, 1965). Una trattazione più approfondita la si può trovare in: FULLERA.R., Insight into

value: an exploration of the premises of a phenomenological psychology, State University of New

York, New York 1990.

76BANDURAA., Social foundations of thought and action: A social cognitive theory, Englewood

quattro stadi che caratterizzano l’apprendimento osservativo. Il primo stadio con - cerne l’attivazione di un’attenzione sufficientemente focalizzata sulle persone e le attività, che queste svolgono e che costituiscono un riferimento fondamentale nel processo di acquisizione di competenze professionali. Il secondo stadio riguarda la memoria. Non basta identificare con cura i comportamenti osservati, bisogna anche ricordarli, codificandoli nella propria memoria a breve termine e conservandoli poi in quella a lungo termine. Da quest’ultima occorrerà essere in grado di richiamarli a tempo opportuno.

Il terzo stadio viene messo in moto quando si cerca di riprodurre personalmente quanto memorizzato, date le opportune circostanze. Tuttavia, spesso mancano certe abilità, allora occorre identificarle ed esercitarsi per acquisirle. La valutazione attenta delle competenze già acquisite e di quelle carenti o inesistenti è condizione essen- ziale per impegnarsi a svilupparle. L’osservazione attenta dei comportamenti altrui nello svolgere un compito analogo a quello che il soggetto dovrebbe compiere porta a giudizi comparativi. Si può constatare che la propria competenza è superiore a quelle degli altri o di alcuni di essi, e ciò costituisce una fonte di conferma di una percezione soggettiva di competenza. Ciò fornisce una buona base di sicurezza e di consapevolezza dei vari fattori che entrano in gioco nelle proprie come nelle altrui prestazioni positive.

Tuttavia, normalmente, ci si può accorgere che la propria competenza è inferiore o molto inferiore a quella degli altri, o della maggior parte di essi, e ciò può indurre ad atteggiamenti diversi a seconda della distanza che si percepisce tra il proprio livello e quello degli altri. Se la distanza è moderata e si è inclini a impegnarsi nel migliorare le proprie prestazioni, ciò può essere fonte non solo di motivazione a dedicarsi con più puntualità e precisione al suo sviluppo, ma anche indica obiettivi concreti da per- seguire. Se, invece, si percepisce una grande distanza in senso negativo della propria competenza rispetto a quella degli altri, ciò può essere fonte di sconforto e di demo- tivazione, in quanto si può giungere a ritenere di non essere in grado di conseguire tali risultati, quindi a una diminuzione della propria autostima e a rinunciare a impe- gnarsi nell’esercitarsi in essa. In questi casi occorre che vengano attivate appropriate forme di sostegno e orientamento al fine di riconquistare la fiducia di base circa la possibilità di conseguire appropriati livelli di competenza professionale.

Il quarto stadio mette in gioco aspetti motivazionali. A questo fine sono impor- tanti i suggerimenti e le spiegazioni che vengono o da quanti fanno da modelli, o dai formatori.

Quanto alle forme di natura narrativa ad essa faremo spesso riferimento perché la narrazione rimane una della modalità fondamentali di sviluppo della consapevo- lezza della propria capacità o meno di affrontare le situazioni sfidanti. Qui basti ac- cennare al fatto che una buona struttura narrativa permette il lettore di immedesi- marsi nella vicenda narrata e riviverlo in prima persona. Avviene qualcosa di analogo all’esperienza vicaria, anche se in modo ricostruttivo.

noscenza tacita, egli insiste sul fatto che anche la conoscenza esplicita si appoggia su conoscenze tacite. Queste ultime sono caratterizzate da quattro aspetti interrelati. In primo luogo il soggetto percepisce e valuta gli stimoli che gli arrivano in maniera integrata cercando di cogliere una totalità significativa. In secondo luogo ciò è possibile perché si tende a cogliere e integrare quanto si percepisce da fuori senza perdersi dietro singoli dettagli. Poi, ci si colloca all’interno delle situazioni e si colgono le cose dall’interno di esse. Il processo di integrazione o di generazione del significato è un processo fluido non governato da regole.

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