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Flessibilità cognitiva e sviluppo della persona

Nel quadro dei processi auto-regolativi che tra la prima infanzia e l’adolescenza passano sotto il nome di funzioni esecutive viene considerata anche l’importanza dello sviluppo della cosiddetta flessibilità cognitiva. Essa riguarda la capacità di ge- stire se stessi nel riuscire a spostare l’attenzione, il comportamento, l’impegno da un ambito all’altro, la capacità di passare da una prospettiva all’altra, da un argomento all’altro, la tolleranza del cambiamento e la flessibilità nella soluzione di problemi. Segno di debolezza da questo punto di vista sono rigidità e inflessibilità nelle proprie posizioni, nel rimanere attaccati ai propri stati d’animo, desideri e interessi.

Si può pensare che forme di rigidità cognitiva riguardino la difficoltà ad adattare i propri pensieri e i propri comportamenti a quanto si sperimenta nella vita reale per ri- manere attaccati ai propri sogni, a una immagine di realtà che non corrisponde alla si- tuazione di fatto, a pregiudizi e presupposizioni senza fondamento. In termini generali si può includere la tendenza a voler imporre alla realtà forme interpretative di tipo ideo- logico, quasi a voler controllare, se non dominare, le situazioni, senza tener conto dei vincoli o delle limitazioni che emergono nel concreto. Si può evocare in prospettiva filosofica il dibattito tutt’ora in corso sul problema del realismo in ambito educativo.53

53SAVICKASM.L. - E. J. PORFELI, Career adapt abilities scale: construction, reliability, and mea-

surement equivalence across 13 countries, Journal of Vocational Behavior, 2012, 80, p. 661.

CAPITOLO TERZO

Identità professionale e adattabilità:

tra stabilità e cambiamento

In un suo intervento Massimo Baldacci afferma come da un punto di vista teo- rico la realtà rappresenti una categoria del discorso pedagogico. «A questo proposito, risulta emblematica la posizione del problematicismo pedagogico. Secondo questa teoria i criteri di scelta educativa sono costituiti dalla fedeltà alla ragione, da una parte, e dall’aderenza alla realtà, dall’altra. Il primo criterio è collegato alla razio- nalità degli scopi educativi prescelti, il secondo allo stato di cose che caratterizza la situazione educativa e di cui occorre tenere conto nel compiere la scelta. Tale realtà è fatta dall’oggettivizzazione dei processi formativi antecedenti, ma una volta fatta acquisisce il carattere di una realtà indipendente dai nostri desideri, e con la quale deve fare i conti la realizzazione dei nostri disegni».54

Come coniugare queste due fedeltà nel concreto dell’azione educativa porta alla necessità di riflettere più in profondità sulle circostanze concrete nelle quali tale azione si svolge. La distinzione di Rawls tra ragione e ragionevolezza può aiutare in tale direzione, evidenziando come la razionalità teoretica svolga un ruolo decisivo nella identificazione del bene da promuovere negli educandi, ma nel contesto del- l’impegno educativo concreto diventa indispensabile mettere in gioco proprio quello che si può definire principio di ragionevolezza pedagogica. E ciò evidenzia il ruolo non solo della conoscenza adeguata della realtà di fatto, ma anche del riscontro, o feedback, che deriva dalla messa in opera dei nostri progetti formativi.

Qualcosa di analogo è stato proposto per quanto riguarda in genere lo sviluppo umano. Questo è legato all’esistenza di effettive capabilities, cioè alla presenza non solo di potenzialità interne di sviluppo, ma soprattutto di condizioni esterne che ne permettano e ne favoriscano il fiorire. In tutti e due gli approcci è essenziale che ven- ga favorito lo sviluppo di un ambiente nel quale il soggetto possa agire e scegliere liberamente se stesso. In qualche modo viene messo in risalto il ruolo di un feedback interno alle azioni stesse basato su processi di natura percettiva e attiva. Tuttavia nel- l’ambito dell’educazione il ruolo degli altri, siano essi adulti o coetanei, diventa un altro decisivo impatto con la realtà, la quale svolge spesso un’azione di feedback esterno che sollecita, guida e consolida i vari apprendimenti.

D’altra parte, si deve anche tener conto che la flessibilità possa diventare una di- pendenza eccessiva dalle circostanze, dai discorsi che si vanno sviluppando intorno a noi, dalle situazioni che via via si vanno sperimentando. Molte impostazioni co- siddette postmoderne insistono sul ruolo determinante del contesto conversazionale dal quale siamo avviluppati. Si diventa così quasi banderuole guidate dal vento che soffia. Se la rigidità può indicare debolezze personali di vario genere, anche l’eccessiva flessibilità evidenzia la fragilità del carattere e delle proprie convinzioni.

In qualche modo il concetto stesso di flessibilità evoca un sano realismo, una

54DIMAGGIOI. - GINEVRAM. C. - NOTAL. - FERRARIL. - SORESIS., Career Adapt-Abilities Scale-

Italia Form: Psychometric proprieties with Italian preadolescents, Journal of Vocational Behavior, 2015, 91, pp. 46-53.

conversazione continua con la realtà di fatto, anche per sviluppare una visione pro- spettica di sé e del proprio agire, come si usa dire, con i piedi per terra. L’esperienza del reale tuttavia non può essere l’unico riferimento. La riflessione critica deve ap- portare quella che viene oggi definita “prospettiva di significato”, cioè il senso e la prospettiva che si intende perseguire nella propria esistenza.

Si può invocare in questo contesto la saggezza pratica, cioè la capacità di deci- dere come agire rimanendo orientati verso un fine considerato desiderabile, ma te- nendo conto delle opportunità degli impedimenti che si riscontrano nella realtà. Lo stesso concetto generale di competenza implica la capacità di leggere e interpretare i compiti e/o le sfide presenti al fine di attivare le proprie risorse interne e valorizzare quelle esterne disponibili per portare a termine validamente i compiti da svolgere o rispondere positivamente al sfide incontrate.

Nella strutturazione dei processi cognitivi da saper gestire evocati da Aristotele nella sua Etica Nicomachea, al più alto livello si colloca la sapienza, cioè il riferi- mento ai primi principi o alle finalità fondamentali che devono animare il nostro pen- sare e agire. La conoscenza sistematica e l’intuizione diventano nel contesto sapien- ziale le basi per leggere e interpretare le situazioni, ma la saggezza pratica è la virtù che consente di giungere in maniera consapevole a impostare il proprio agire. In que- sto quadro va interpretata anche l’esigenza da una parte di stabilità dell’identità sia personale, sia professionale e, dall’altra, di adattabilità alla circostanza delle vita e del mercato del lavoro.

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