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A NALISI DEGLI ASPETTI ECONOMICI ED AMBIENTALI LEGATI ALLA DESERTIFICAZIONE *

TIPOLOGIE DI DEGRADO Inquinamento chimico organico (CO)

3.10 Considerazioni conclusive

Le riflessioni fatte nei capitoli che precedono e le proposte avanzate non sono poche e costituisco- no altrettanti spunti per un razionale avvio a soluzione dei principali aspetti negativi dell’irrigazione in Italia.

Nel mentre si conferma l’importanza dell’irrigazione per lo sviluppo economico del Paese, nella più ampia accezione del termine, e se ne ribadisce l’essenzialità per la sopravvivenza di un’attività agri- cola che fornisce oltre il 70% della produzione agricola del Paese, si avanzano, nei capitoli che precedo- no, serie preoccupazioni attinenti soprattutto:

- la crescente scarsità delle risorse idriche disponibili e la difficoltà a garantire al settore agricolo le dotazioni idriche su cui finora esso ha potuto fare affidamento. I fabbisogni prioritari degli impieghi civili hanno accentuato la competizione fra gli usi diversi della risorsa idrica, in particolare in alcune aree del Paese come nel Mezzogiorno;

- la necessità, improcrastinabile, di politiche di ampio respiro e di interventi operativi tesi a razionaliz- zare gli impieghi dell’acqua in agricoltura, attraverso risparmi nei consumi al campo, rimessa in effi- cienza delle reti di adduzione e distribuzione, politiche tariffarie differenziate, destinazione delle pre- ziose risorse agli utilizzi produttivi capaci di più elevati rendimenti economici, adozione dei metodi di distribuzione “alla domanda” che meglio li rendono idonei a soddisfare le reali esigenze dei diversi e mutevoli ordinamenti colturali;

- l’urgenza di porre limiti e controlli all’indiscriminato emungimento di acque delle falde sotterranee: i danni derivanti da tale situazione sono troppo evidenti per essere ancora tralasciati;

- la necessità di destinare risorse finanziarie adeguate ad un serio programma di investimenti pubblici e privati (da studiare, quantificare e attuare nell’arco di un decennio) ispirato all’obiettivo di razionaliz- zare gli impieghi di acqua in agricoltura. Gli interventi riguardano il completamento degli schemi idrici ancora incompiuti (perché, in non pochi casi, mancano i collegamenti fra le fonti e le aree di utilizzo), l’efficienza delle reti consortili, le attrezzature aziendali per la minimizzazione dei consumi, la diffusione di tecnologie appropriate negli impieghi produttivi, la protezione delle acque sotterranee e l’utilizzo di acque reflue;

- l’attuazione di un programma di consulenza tecnica che tutti evocano ma che si stenta a progettare per le difficoltà obiettive che esso può presentare sotto il profilo della competenza ma anche degli stessi interessi promuovibili.

È certo, in ogni caso, che il sistema agricolo nazionale, il cui sviluppo è stato sempre posto alla base di questo studio, ha bisogno di una assistenza di elevato livello professionale e protesa ad una tutela assoluta dell’interesse del mondo agricolo: l’esperienza del nostro passato attinente all’azione straordina- ria nel Mezzogiorno, sembra, confermare, peraltro, la fattibilità di quest’azione in quanto l’assistenza tecnica costituisce la cinghia di trasmissione tra lo sviluppo di tecnologie innovative e la loro applicazio- ne presso le imprese agricole.

Il reperimento delle risorse finanziarie per attuare un così impegnativo programma presuppone una seria verifica della redditività economica degli investimenti a tali scopi destinati, sia per la colletti- vità sia per i più diretti interessati, gli agricoltori. Per la collettività è necessario che la quota pubblica dell’investimento (pur sempre parziale) trovi un ritorno nel recupero di risorse idriche destinabili ad altri impellenti fabbisogni, il cui soddisfacimento comporti costi di investimento più contenuti e comunque quantificabili. Per gli agricoltori la verifica di redditività dovrebbe riguardare solo gli investimenti tecno- logici tesi, nell’azienda, a conseguire risparmi d’acqua, in un quadro di riadattamento degli schemi pro- duttivi mediante innovazioni di prodotto e soprattutto di processo.

La necessità di utilizzare le risorse aggiuntive offerte dalle acque reflue, il cui utilizzo in agricol- tura è pur sempre subordinato ad una legislazione (e parametri tecnici) ancora imbrigliata da vecchi sche-

mi e che ignora talune tecniche meno dissipatrici di energia come sono quelle già ampiamente sperimen- tate. Per le acque reflue non si sottolineerà mai abbastanza il fatto che, per un più generalizzato e consi- stente uso di tale fonte, vanno seriamente studiate quote e ubicazioni dei luoghi ove esse si rendono disponibili in funzione di un loro convogliamento verso le aree di utilizzo. Se ciò manca, per carenza di studi e progetti, l’uso di tale risorsa resta sul piano teorico.

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