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Efficienza funzionale degli organismi gestori e loro adattamento ai processi di razionalizzazione La gestione delle acque in agricoltura è affidata per gran parte ai Consorzi di bonifica che, per gl

A NALISI DEGLI ASPETTI ECONOMICI ED AMBIENTALI LEGATI ALLA DESERTIFICAZIONE *

3.1. Siccità, desertificazione e uso dell’acqua in agricoltura

3.2.2 Efficienza funzionale degli organismi gestori e loro adattamento ai processi di razionalizzazione La gestione delle acque in agricoltura è affidata per gran parte ai Consorzi di bonifica che, per gl

usi irrigui, rappresentano circa il 97% della superficie irrigabile e circa l’88% della superficie effettiva- mente irrigata. Marginalmente sussistono superfici irrigabili ed irrigate statisticamente non rilevate, poi- ché alimentate da pozzi tuttora non inventariati, molti dei quali trivellati in stagioni aride e non adoperati in continuità negli anni.

I Consorzi provvedono all’approvvigionamento, sia da corsi d’acqua superficiali, sia – soprattutto nel Centro Sud – da serbatoi artificiali e da acque sotterranee.

I Consorzi, a seguito delle recenti modifiche normative e dell’evoluzione dell’uso del suolo, costi- tuiscono un punto di intersezione tra materie diverse e competenze differenti: agricoltura, ambiente e governo del territorio. L’agricoltura in quanto principale sede dell’opera infrastrutturale di regimazione idraulica, appoderamento ed irrigazione; l’ambiente per i riflessi che l’attività dei Consorzi può avere sulla ricarica delle falde ed in genere sui sistemi acquatici in funzione della capacità autodepurativa della rete di canali e affossature; il governo del territorio per la manutenzione delle reti scolanti, la migliore disciplina del deflusso delle acque meteoriche, la difesa idraulica, la difesa idrogeologica delle pendici collinari e montane.

I Consorzi oggi costituiscono i principali attori della gestione idraulica, irrigua ed ambientale della rete idrografica, e possono quindi contribuire in modo ancillare con la propria attività a dare efficace attuazione alla strategia per la tutela della risorsa idrica del territorio. I Consorzi, più specificatamente in relazione al Piano d’Ambito che definisce il quadro per un razionale utilizzo e tutela delle risorse idriche, possono agire per il disinquinamento delle acque aumentando la capacità autodepurativa dei corpi idrici recettori, e mediante interventi di fitodepurazione anche al fine di un utilizzo delle acque reflue per l’irri- gazione. Va anche osservato che non sempre i Consorzi si sono dimostrati efficienti nell’affrontare la ricorrente emergenza siccità, ad esempio, mediante una gestione ragionata di tale emergenza servendosi

di tecniche basate sull’uso dello stress idrico controllato per le quali ogni coltura va irrigata durante le fasi vegetative che più si avvantaggiano dell’irrigazione. La Delibera CIPE n.299 del 21.12.1999, relati- va al Programma nazionale per la lotta alla siccità e desertificazione, raccomanda approcci strategici del genere.

A latere di queste organizzazioni territoriali che abbracciano ed agiscono su una superficie di 15.454.000 di ettari, che rappresenta il 51% della superficie agricola nazionale e che si sviluppa preva- lentemente in pianura e nelle zone pedocollinari sovrastanti, agiscono, esclusivamente per l’approvvigio- namento idrico, salvo localizzate e temporanee gestioni di distribuzione irrigua, alcuni enti a carattere nazionale, interregionale o regionale.

Tra questi hanno rilievo l’Ente Umbro-Toscano che ha una capacità di invaso nei serbatoi di circa 754 milioni di m3 1; l’Ente Irrigazione Puglia, Basilicata e Irpinia che ha una capacità di accumuli in ser-

batoio di 742 milioni di m3; l’Ente di sviluppo in Calabria, con una capacità di invaso concentrata nel-

l’altopiano silano di circa 4,7 milioni di m3; l’Ente Sviluppo agricolo in Sicilia con una capacità di serba-

toi di circa 252 milioni di m3; l’Ente autonomo del Flumendosa in Sardegna con una capacità di serbatoi

di circa 725 milioni di m3.

I rapporti fra questi ultimi enti approvvigionatori e le comunità utenti - predominanti tra essi i Consorzi di bonifica - non sono definiti da precise convenzioni poiché gli enti approvvigionatori sono sostenuti nei loro bilanci da contribuzioni dello Stato e/o delle Regioni; tuttavia ad integrazione di tali contribuzioni alcuni enti assumono il diritto di contribuzione dalle comunità utenti. Si crea così una sostanziale divaricazione tra le irrigazioni del Nord, che godono di acque superficiali e sono soggette sol- tanto ai diritti di concessione amministrativa, e quelle del Centro Sud che dovrebbero pagare un costo di fornitura dell’acqua aggravando, proprio per le loro maggiori necessità idriche, l’onere della produzione aziendale. Da ciò derivano controversie, purtroppo non ancora disciplinate ed avviate a soluzione giuridi- ca ed equa.

Come è noto, i Consorzi di bonifica sono normalmente retti da amministratori eletti tra i diretti utenti, i quali, senza alcun normale contributo provvedono alla gestione del drenaggio, dell’irrigazione e di altri servizi resi sul territorio. Eccezionalmente, ma purtroppo con una ricorrenza non episodica specie in alcune regioni, in caso di dimostrata inefficienza funzionale dei Consorzi, le Regioni agiscono con un commissariamento affidato a soggetti esterni all’utenza, generalmente funzionari della Regione, o peg- gio, espressione di dominanze politiche. Queste gestioni commissariali dovrebbero avere durata tempora- nea e concludersi con le elezioni delle amministrazioni ordinarie, ma non sempre i tempi a ciò necessari sono rispettati e vengono, di conseguenza, prolungati.

È comunque dimostrato che l’influenza politica sulle gestioni delle comunità consorziate ha pro- dotto e produce, laddove ancora sussiste, stasi di evoluzione di efficienza e conservazione di anormalità amministrativa e funzionale.

Confermata la partecipazione degli utenti alla gestione delle attività consortili sopra menzionate, deriva un indirizzo di migliore funzionalità quando la gestione è tenuta dai rappresentanti eletti dagli stessi utenti, che assumono i carichi delle azioni comuni.

Come è espresso in altra parte del presente rapporto, i principi ormai costituzionalizzati del decre- to 13.2.1933 n. 215 e della illustrata legislazione regionale che si è sviluppata nell’ultimo trentennio ten- dono a rafforzare l’azione consortile, pur soggetta a controlli in sede di bilancio e di merito, in sede di deliberazioni, vigilata peraltro dalla presenza negli organi amministrativi dei Consorzi, da rappresentanti amministrativi provinciali e, talora, regionali e comunali.

1 A tale capacità non corrispondono riempimenti effettivi od effettuabili e, pertanto, essa non contribuisce attualmente ad irrigazioni di comprensori, tuttora non attrezzati e, in definitiva, ad eccezione di 3,6 milioni di m3 dovuti al piccolo invaso di Calcione sul Foenna, non può essere concretamente considerata se non in conto di disponibilità future.

Il D. lgs n. 152/99 rende più forte e centrale il ruolo dei Consorzi di bonifica nell’azione di svilup- po dell’agricoltura, di tutela dell’ambiente anche attraverso la difesa dell’acqua, e di tutela di tutto il ter- ritorio. In particolare all’art. 41 viene sollecitata ai Consorzi la “tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici: ……..al fine di assicurare il mantenimento od il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e di conservazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell’alveo ….. “

Nella dominante attività della distribuzione irrigua, obiettivo prevalente diviene per molti fini la misurazione dei volumi erogati, e non più la loro stima sommaria: ad essa si provvede, all’inizio degli adduttori principali, con apparecchiature a risalto e con valutazione in sezioni predeterminate di tali adduttori delle velocità dei flussi e, a valle, nei principali rami distributori alla utilizzazione di analoghi strumenti di misura. Deriva da ciò che l’assistenza conferita agli utenti si estrinseca come obiettivo prio- ritario, nel risparmio dell’acqua erogata al campo e nella migliore efficienza realizzabile con i diversi metodi di somministrazione.

L’evoluzione in corso si sviluppa e si estende sempre più attraverso la telecomunicazione con gli utenti dell’irrigazione che esprimono le loro necessità e i tempi e i volumi desiderati di utilizzazione. Gli strumenti, via via più diffusi per il raggiungimento dei fini di efficienza e di risparmio, sono i limitatori di portata, i contatori, ed accanto a tali strumentazioni, quando vi è la tendenza dell’attingimento diretto da parte degli utenti, si sta diffondendo l’impiego della tessera magnetica per il prelievo, che determina automaticamente tempi e volumi.

In prospettiva queste funzioni vengono facilitate dalla possibilità di telecomandi che evitano, o comunque risparmiano, la presenza in loco degli operatori della distribuzione. Prevalgono così i metodi di somministrazione al campo più controllabili nei volumi come quelli dell’aspersione, che è già oltre il 50% nelle aree consortili, e quello della microirrigazione che è pressoché del 20%, fermo rimanendo l’uso di altri metodi, insostituibili per le destinazioni colturali specifiche, come la sommersione o l’infil- trazione da solchi. Si tende così a realizzare, attraverso la previsione degli ordinamenti colturali, la deter- minazione delle assegnazioni idriche ed il metodo di somministrazione al campo.

Oltre a tali attività specifiche della distribuzione gli enti gestori hanno, particolarmente in alcune regioni costiere o limitrofe a foci fluviali, il compito di monitorare la situazione delle falde dall’inquina- mento salino ed in alcune zone interne di altra origine minerale.

Si realizzano, pertanto, ai fini dell’efficienza funzionale degli enti gestori, l’incrocio e l’integra- zione delle competenze professionali ingegneristiche ed agronomiche, che stanno alla base della concre- tezza e del buon fine delle azioni delle comunità agricole gestite.

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