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La qualità di base delle acque sotterranee

A NALISI DEGLI ASPETTI ECONOMICI ED AMBIENTALI LEGATI ALLA DESERTIFICAZIONE *

3.6 Fenomeni di degrado delle risorse idriche

3.6.4 La qualità di base delle acque sotterranee

Per la classificazione della qualità di base delle acque sotterranee è stato applicato un metodo che prende in considerazione la destinazione d’uso della risorsa idrica, distinguendo l’utilizzo per il consumo umano e per quello irriguo [Civita et al. 1993, 2005]. Queste classificazioni utilizzano, per ciascun uso dell’acqua, diversi parametri e indicano i rispettivi valori che individuano le diverse classi di qualità. La metodica consiste nella creazione di un diagramma che visualizza, in maniera chiara, per ogni campione di acqua analizzato, l’appartenenza ad una determinata classe di qualità.

3.6.4.1 Valutazione della qualità di base delle acque destinate al consumo umano

I parametri presi in considerazione, per la qualità di base delle acque destinate al consumo umano, sono suddivisi in due gruppi:

1. gruppo 1, comprende i parametri chimico-fisici durezza TH (f°), conducibilità elettrica CE a 20°C (µS/cm), cloruri (mg/l), solfati (mg/l) e nitrati (mg/l);

2. gruppo 2, comprende le sostanze indesiderabili NH4+(mg/l), Fe2+(mg/l) e Mn

22+(mg/l).

I valori utilizzati per indicare i limiti delle diverse classi sono stati calcolati prendendo spunto dai v

p

pot I I

valori guida (VG) e dalle concentrazioni massime ammissibili (CMA) indicati dal DPR 236/88.

La qualità di base è individuata dalla combinazione delle 2 classi determinate, in entrambi i grup- pi, dal parametro compreso in quella peggiore.

Le possibili combinazioni delle 6 classi di qualità, tre per ogni gruppo (A1, B1, C1, A2, B2 e C2), danno origine a 9 classi di qualità di base finale; ad ognuna delle quali è associato un giudizio di qualità, secondo quanto riportato nella tabella 3.15.

Tabella 3.15 - Giudizio d’uso della qualità di base delle acque sotterranee destinate all’uso umano

3.6.4.2 Valutazione della qualità di base delle acque destinate all’uso irriguo

La metodica definisce la qualità di base delle acque destinate all’uso irriguo [Civita et al. 1980], prendendo come riferimento le norme del California State Water Resources Quality Control Board [Todd 1970]. La classificazione utilizza i parametri di seguito descritti e riportati in tabella 3.16.

Tabella 3.16 - Parametri e valori guida per la classificazione delle acque per uso irriguo

Parametri 1aqualità 2aqualità 3aqualità

TDS mg/l <500 500*-1500** >1500 SAR <6 6*-15** >15 Conducibilità Elettrica S/cm(25°C) <750 750*-2500** >2500 Cloruri mg/l <100 100*-350** >350 RSC meq/l <1,25 1,25*-2,5** >2,5 Solfati mg/l <200 200*-1000** >1000 Fonte: CSWQCB, 1963

*Limite inferiore; **Limite superiore

L’indice SAR (Sodium Adsortion Ratio) è definito dalla formula:

Il SAR fornisce una misura del rapporto tra le concentrazioni, espresse in meq/l, del sodio e della somma del calcio e del magnesio scambiabili, in equilibrio con la soluzione del terreno saturo. Il SAR è utilizzato per valutare il rischio di sostituzione dei cationi bivalenti, presenti nel complesso di scambio del terreno, con il catione monovalente, apportato dalle acque irrigue.

+ 2+ 2+ Na Ca + Mg 2 SAR=

Una elevata concentrazione del sodio, nel complesso di scambio del suolo, ha effetti negativi per- ché favorisce il rigonfiamento delle argille, con una conseguente perdita della struttura ed una diminuzio- ne della permeabilità dello stesso.

L’indice RSC (Residual Sodium Carbonate) è determinato attraverso la formula:

dove le concentrazioni degli elementi sono espresse in meq/l. Quando l’indicatore RSC assume un valore positivo significa che si è in presenza di un eccesso di ioni bicarbonato, rispetto al calcio e al magnesio. Gli ioni bicarbonato saranno quindi legati agli altri ioni alcalini, in particolare sodio e potas- sio; viceversa, un valore negativo di RSC indica un eccesso di calcio e magnesio, che saranno legati ad altri anioni quali i solfati e i cloruri.

Il TDS (Total Dissolved Solid) è ottenuto dalla somma delle concentrazioni, espresse in mg/l, di tutti gli ioni in soluzione più la silice.

I valori guida relativi a ciascun parametro, riportati nella tabella 3.16, costituiscono i limiti delle tre classi di qualità dell’acqua destinata all’uso irriguo. Anche in questo caso, ad ogni classe di qualità è associato un giudizio sull’utilizzo più appropriato:

1aqualità: acque adatte per quasi tutti i suoli, senza particolari accorgimenti;

2aqualità: acque da usare soltanto su suoli con buon drenaggio e bassa capacità di scambio catio-

nico;

3aqualità: acque inutilizzabili o da usare soltanto in casi speciali, su terreni molto permeabili, con

colture molto tolleranti e con elevati volumi d’adacquamento. 3.6.4.3 Indicatori di qualità delle acque

Il deterioramento quali-quantitativo delle risorse idriche può costituire una manifestazione dei processi di desertificazione, intesa nell’accezione più generale di degrado delle potenzialità produttive di un territorio. Le acque superficiali e sotterranee sono infatti un fattore essenziale per la conservazione e per la crescita socioeconomica di un territorio ed un loro degrado può influire negativamente sulle condi- zioni di sviluppo.

Tuttavia, dal momento che l’impatto del degrado delle risorse idriche è legato all’utilizzo effettivo delle stesse, secondo Barbieri et al. (2006), il degrado delle acque costituisce un “potenziale indicatore di desertificazione, piuttosto che un indicatore certo ed oggettivo di desertificazione”, ossia, il degrado della risorsa idrica costituisce, a seconda dell’utilizzo a cui essa è destinata, una possibile causa di desertifica- zione e non un effetto oggettivamente osservabile. Infatti, se una risorsa idrica sotterranea di pessima qualità non è utilizzata, ma è sostituita con un’altra, essa non costituisce elemento assoluto di degrado, capace di provocare perdita di produttività territoriale e di risorse naturali (suolo, vegetazione ecc.). Va aggiunto anche che una risorsa qualitativamente non elevata, attraverso opportuni processi depurativi, può essere resa idonea a soddisfare una certa tipologia di utenza (ad esempio mediante trattamento delle acque reflue per scopi irrigui). Inoltre, la medesima risorsa idrica può essere un elemento di degrado in un certo territorio, al contrario, elemento di sviluppo in un contesto differente.

Barbieri et al. (2003) evidenziano infatti l’impossibilità di definire standard qualitativi e quantita- tivi generali per le risorse idriche e dunque la difficoltà di valutare l’impatto che le acque degradate pos- sono avere sull’ambiente, dal momento che dal punto di vista quantitativo le risorse idriche minime

2- - 2+ 2+

3 3

RSC = (CO +HCO )-(Ca + Mg )

+ -

2

necessarie per un territorio variano in funzione delle caratteristiche e del grado di sviluppo delle attività socioeconomiche, mentre dal punto di vista qualitativo, gli standard di qualità differiscono a seconda del- l’utenza a cui sono destinate. In Italia, il D.Lgs.152/99 stabilisce i requisiti per le acque destinate al con- sumo umano, mentre per gli altri usi i requisiti di qualità variano in funzione dell’impiego.

Lo studio di Barbieri et al. (2006) ha analizzato e rielaborato i risultati ottenuti in studi su land degradation delle risorse idriche nelle Regioni italiane dell’Obiettivo 1, elaborando una sistematizzazio- ne tipologica dei fenomeni ed individuando gli opportuni indicatori correlati, che possono adeguatamente descrivere i fenomeni di degrado delle acque nell’Italia meridionale.

Tale selezione si è basata su due criteri differenti, così che il set di indicatori individuati è stato inquadrato in base a:

- tipologia dell’inquinante, - modello DPSIR.

La tipologia di degrado è connessa alla presenza di certi fenomeni di inquinamento, che determi- nano sia la variazione delle caratteristiche fisiche, chimiche e batteriologiche delle acque rispetto alle condizioni naturali, sia la presenza di determinate sostanze in concentrazioni maggiori di quelle che le norme nazionali ed internazionali pongono come limite. Gli indicatori dovranno perciò riferirsi alle cate- gorie di degrado elencate nella Tabella 3.17. L’elenco comprende anche alcune tipologie di degrado (sali- nazione delle acque sotterranee, eutrofizzazione dei corpi idrici superficiali e degrado quantitativo) spe- cificamente connesse ai fenomeni di desertificazione.

Gli indicatori inquadrati nel modello DPSIR sono stati selezionati a partire da quelli proposti dall’EEA Tabella 3.18, anche se sono stati riscontrati dagli autori alcune difficoltà poiché alcuni di essi appaiono insufficienti a connotare il fenomeno degrado delle acque nella sua totalità, mentre in altre risultano ridondanti. Inoltre, a volte le categorie risultano così generali da comprendere indicatori che invece si riferiscono e situazioni più specifiche.

Tabella 3.17 - Fenomeni di degrado di acque superficiali e sotterranee per le Regioni dell’Obiettivo 1

TIPOLOGIE DI DEGRADO

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