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I CONSULENTI D’IMPRESA

CAPITOLO 3: GLI ATTORI COINVOLTI NELLA GESTIONE

3.2 I CONSULENTI D’IMPRESA

Non mancano circostanze in cui per predisporre un piano si senta l’esigenza di ulteriori competenze specialistiche, in alcuni casi in materia tributaria e in altri, in diritto del lavoro. I consulenti del Lavoro sono degli esperti che fanno assistenza alle imprese anche in situazioni di crisi o insolvenza. Con il Decreto Legislativo n.14 del 12 gennaio 2019, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro espone le ragioni tecniche e giuridiche su cui si fondano le competenze di alcune delle figure facenti parte della categoria consulenti del lavoro (il curatore, il commissario giudiziale e il liquidatore nelle procedure previste dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza). Non è nella Legge n. 12/79 che sono racchiuse tutte le competenze di suddetta categoria. Quest’ultima descrive la previdenza e l’assistenza sociale dei lavoratori dipendenti nello svolgimento di tutti gli adempimenti dell’attività lavorativa. Il 12 marzo 2019 c’è stato un approfondimento di tale legge in cui è stata sottolineata la competenza contabile e la competenza di gestione delle attività di impresa e della liquidazione in capo alla Categoria. Il legislatore ha parlato anche di

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competenza fiscale dei consulenti del lavoro. Essi possono verificare la conformità e asseverazione dei dati contabili delle aziende, ricoprire la carica di sindaco nelle società commerciali, certificare dei costi sostenuti per il personale addetto alla ricerca e sviluppo, possono partecipare alla lotta al riciclaggio. In particolare c’è il Decreto 21 febbraio 2013, n.46 che definisce i parametri per la liquidazione dei compensi dei consulenti del lavoro e definisce alcune attività di loro competenza: amministrazione del personale; calcolo del costo del lavoro, determinazione e calcolo del TFR; ammortizzatori sociali; risoluzione rapporti; dichiarazioni e denunce previdenziali, assistenziali, assicurative e fiscali; contenzioso fiscale, dichiarazioni e prestazioni amministrative, contabili, fiscali-tributarie; contenzioso del lavoro, amministrativo, previdenziale, assicurativo, sindacale, giudiziale e stragiudiziale; contrattualistica; consulenze tecniche di parte; altre prestazioni specifiche e compensi a tempo. La possibilità per i Consulenti del Lavoro di ricoprire le funzioni di curatore, commissario giudiziale e liquidatore nelle situazioni di crisi d’impresa e di insolvenza, è legata all’importanza della tutela dei lavoratori in tali circostanze spesso ignorata. Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha affermato che favorire soluzioni della crisi di impresa per la continuazione dell’attività aziendale vuol dire anche, considerare l’imprenditore un datore di lavoro. “Ne consegue l'opportunità - ha spiegato il Ministro - di coadiuvare il giudice attraverso figure professionali idonee a supportare, nella fase di emersione della crisi fino alla sua auspicabile risoluzione, le scelte di gestione, tra le quali vengono in rilievo indubbiamente quelle relative alle risorse umane, ai rapporti di lavoro e agli ammortizzatori sociali per gli esuberi legati alla crisi di impresa. Peraltro, la professionalità dei consulenti del lavoro trova conferma nell'ampio ventaglio di funzioni che gli stessi possono essere chiamati a svolgere nel nostro ordinamento, tra cui in particolare, la possibilità di patrocinare vertenze davanti alle commissioni tributarie e la possibilità di essere nominati commissari liquidatori, o sindaci di società commerciali”.132 Si riconosce per le imprese che si trovano in uno stato di crisi economico-finanziaria, l’esigenza di avere figure specializzate che si occupino del rapporto di lavoro. Ad ispirare la riforma è stata anche la necessità di rendere armoniche le procedure di gestione della crisi e dell’insolvenza con le forme di tutela dei lavoratori. Con il tempo i consulenti del

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Articolo a cura di Fondazione Studi CDL, “Consulenti del lavoro: un ruolo strategico nella gestione della crisi d’impresa”, IPSOA- professionalità quotidiana, 14 marzo 2019.

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lavoro sono divenuti per le imprese soggetti sempre più importanti per la loro evoluzione e per la gestione delle risorse umane. La nuova figura attribuita al consulente d’impresa è più adatta a favorire la continuità d’impresa, la tutela dei creditori e l’occupazione.

Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha messo in evidenza che la crisi di impresa non ha solo un profilo strettamente patrimoniale e gestionale ma interessa anche i rapporti di lavoro. Infatti l’imprenditore è anche un datore di lavoro e per questa ragione, tra i principi su cui si basa la riforma c’è la necessità di armonizzare le procedure di gestione della crisi e dell’insolvenza con le forme di tutela dei lavoratori. Da questo discende l’esigenza di supportare il giudice tramite figure professionali che partecipano alle scelte di gestione, alle scelte relative alle risorse umane e ai rapporti di lavoro. La riforma mira proprio alla continuazione dell’impresa e alla tutela del lavoro dipendente. Si tratta di figure cresciute dal punto di vista professionale infatti nel nostro ordinamento possono essere chiamati a svolgere varie funzioni tra cui la possibilità di assistere contenziosi in presenza delle commissioni tributarie e la possibilità di ricoprire il ruolo del commissario liquidatore, o di sindaco di società commerciali. Un ruolo strategico e importante nella risoluzione della crisi d’impresa è quello del commercialista. Quest’ultimo può coadiuvare le aziende a rilevare i sintomi della crisi e porre in essere un efficiente monitoraggio dei rischi d’impresa con le sue competenze e gli specifici strumenti digitali che aiutano a prevenire la crisi. Il consulente affianca l’imprenditore e l’organo di amministrazione per rendere più semplice la realizzazione di azioni che facciano individuare in modo tempestivo i sintomi della crisi gestendoli prima che esplodano nel fallimento133. Spesso, anche se si arriva in ritardo, aver posto in essere azioni di prevenzione consente all’azienda di beneficiarne durante la procedura concorsuale. Questo dimostra l’importanza per i professionisti di essere subito presenti nelle relazioni con i clienti nel momento dell’introduzione dei nuovi strumenti e nel momento della definizione dei contenuti, degli obblighi e delle procedure prescritte dalla normativa. Quando parliamo di controllo e vigilanza in particolare, facciamo riferimento alle figure del revisore legale e del sindaco che hanno l’obbligo di controllare e verificare la fattibilità della continuità aziendale, di individuare il rischio d’insolvenza e essere soggetti attivi nella procedura di allerta. Le azioni che possono porre

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CONSULENZA, “ Il Ruolo Centrale del commercialista nella prevenzione e gestione della crisi d’impresa” di professionista digitale, articolo a cura di Elvira Scarnati, Dottore Commercialista, 9 maggio 2019.

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in essere per essere dei soggetti attivi sono l’insediamento di un sistema di controllo e allerta stesso all’interno dell’azienda; il monitoraggio dei rischi finanziari; la pianificazione del budget di cassa dell’azienda per tenere sotto controllo il fabbisogno finanziario e la posizione debitoria; il controllo della posizione creditizia; la pianificazione dei piani di risanamento e di ristrutturazione. Dunque i professionisti possono ricoprire incarichi sempre più rilevanti e remunerativi perché hanno sempre più responsabilità e sono richieste sempre più competenze e impegno da dedicare alle attività. Maggiori incarichi richiedono anche una maggiore formazione e concede al commercialista la possibilità di avere un vantaggio competitivo rispetto agli altri.