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III. Nota metodologica 16 

4.3 Contro-expertise e sapere locale 169 

In questo paragrafo esaminiamo, più dettagliatamente, il ruolo della contro-expertise nel caso del conflitto sul TAV in Valsusa.

A partire dagli anni Sessanta del XX secolo le campagne di protesta contro opere ed impianti, ritenuti a grande impatto ambientale, assegnano un ruolo importante ai processi di contro-informazione ad opera di esperti, i quali perseguono l’obiettivo di estendere le opposizioni a sempre più ampie fette della popolazione, attraverso i canali del sapere scientifico. Ci riferiamo ad una contrapposizione tra saperi esperti che si contendono il consenso e la legittimazione del rispettivo agire. La capacità di produrre contro-sapere tecnico costituisce per i comitati una risorsa preziosa, poiché essi hanno bisogno di legittimarsi come portatori di interessi generali, rigettando le accuse di localismo egoistico. (Pellizzoni 2011).

Come già abbiamo avuto modo di evidenziare, l’expertise, all’interno delle politiche su territorio, ambiente e salute, ha assunto un ruolo rilevante (Pellizzoni 2011), tanto più quando – nelle fasi di programmazione e progettazione di grandi infrastrutture e impianti a forte impatto ambientale – ci si trova in presenza, o si prevede l’evolversi, di un conflitto che vede contrapposti governance centralizzata e istituzioni locali.

Donatella della Porta e Gianni Piazza (2008) evidenziano come, nell’opposizione in Val di Susa, il ricorrere ad una contro-expertise tecnico-scientifica sia stata in grado di sortire risultati rilevanti in merito alla diffusione e legittimazione della mobilitazione; lo stesso dato è emerso dalle nostre interviste e dai colloqui con attivisti, rafforzato dal fatto che il tecnico è quasi sempre valsusino, quindi una figura conosciuta, di fiducia e che comunica con lo stesso linguaggio di attivisti e abitanti, ma soprattutto non è una figura a cui delegare il compito di argomentare in assemblee o incontri di vario genere, piuttosto un tramite attraverso cui apprendere dati e nozioni che rendano possibile un’autonomia di parola. Inoltre i vari tecnici ed esperti, che sostengono le ragioni del movimento, condividono la resistenza in Valle, elemento che ha indubbiamente facilitato la loro aggregazione.

Quella della simulazione del rumore del treno ad alta velocità è stata una bella idea realizzata soprattutto grazie a Claudio Cancelli231, il rumore assordante del treno faceva impressione […] I tecnici sono stati indispensabili soprattutto nei primi anni, soprattutto per la gente incerta e poco informata. Penso che se le persone sono messe nella condizione di capire si liberano anche dalla soggezione dell’ingegnere che ti presenta il progetto come la cosa migliore da farsi. I tecnici nella nostra lotta hanno dato un’immagine d’imparzialità e hanno smascherato i progettisti vicini alle grandi imprese, così la gente ha iniziato a documentarsi, a voler vedere in prima persona e a scambiare opinioni per strada, a lavoro e a casa […] poi non bisogna dimenticare che Bussoleno ha una grossa presenza di ferrovieri, viveva sulla ferrovia, ci lavoravano più di cinquecento ferrovieri che si scambiavano informazioni ed erano più dentro a determinati discorsi […] Ma la cosa che più di tutto ci ha spinti a reagire è stata la convinzione di subire un’ingiustizia e di essere sopraffatti e umiliati come abitanti, ci siamo sentiti spogliati dei nostri diritti, abbiamo visto ignorati i nostri sindaci e militarizzato il nostro territorio.

(Attivista di Bussoleno)

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Come abbiamo già sottolineano, la disponibilità di conoscenze tecniche è, già da tempo, un elemento strategico centrale per l’azione dei comitati e delle associazioni ambientaliste che cercano anche un riconoscimento politico e massmediatico fondato sulla credibilità di figure tecniche competenti (della Porta, Diani 2004); d’altro canto, a nostro avviso, va evidenziato che le campagne di informazione e sensibilizzazione da sole non bastano a spiegare il diffondersi della mobilitazione. Il coinvolgimento di esperti, in grado di dialogare con gli abitanti, è uno dei molteplici fattori che insieme contribuiscono al propagarsi dell’opposizione ma non ne è il principale propulsore. A fianco c’è tutto un lavoro di “socializzazione della lotta”, ad opera della componente più politicizzata, che costruendo luoghi di aggregazione, come i presidi e i campeggi, hanno contribuito notevolmente alla crescita di una nuova identità collettiva che si è rivelata fondamentale per la tenuta e la portata del movimento.

La conoscenza viene socializzata attraverso la protesta, laddove le assemblee e le riunioni diventano una sorta di “scuole serali” attraverso cui apprendere varie nozioni che dal tecnico passano all’attivista, che diventa a sua volta veicolo di trasmissione per una fetta più ampia della popolazione. Il sapere tecnico viene così acquisito da militanti e attivisti, che si fanno a loro volta esperti “laici”, detentori anche di altre conoscenze locali che riguardano più direttamente il territorio.

Ci sono tante forme di sapere. Noi dalla nostra abbiamo avuto il grande lavoro di Habitat e di tutti i tecnici e le persone esperte in materia, che ci hanno guidato nel capire di cosa stavamo parlando e che cosa ci stavano proponendo. Poi c’è la conoscenza del territorio, quella è anche un altro sapere, se vuoi più profondo, che non puoi improvvisare o apprendere in poco tempo, quello ti viene trasmesso da generazione in generazione e dalla vita nel luogo. Conosciamo la nostra terra, i suoi problemi e vediamo cose che il progresso che vogliono imporci loro non considerano. Progettano di fare il TAV ma non si preoccupano di come cambiare l’intero territorio, non si tratta di un treno che passa e finisce lì, questo vogliono farlo credere alla gente ma con il lavoro di informazione che abbiamo fatto le persone sono ben informate. E poi noi qui ci abitiamo, mica stiamo da un’altra parte per cui ce la puoi contare come meglio ti conviene. Sappiamo di cosa sono fatte le montagne, delle falde acquifere e con quello che ci dicono gli ex ferrovieri sappiamo meglio di loro a quanto viaggerà il TAV.

(Attivista di Exilles)

Uno dei meriti dell’azione di contro-sapere è di certo quello di aver puntato, in modo parallelo, all’informazione strettamente legata alle tematiche legate al TAV e all’uscita dalla vertenza locale. L’approfondimento di argomenti inerenti l’economia, lo sviluppo legato all’uso del territorio, la repressione del dissenso, la democrazia e le forme di autogoverno, per citarne alcuni, ha aperto uno scenario di comprensione della progettualità infrastrutturale molto più ampio. La conoscenza non è limitata alla sola opera, ma si estende al contesto economico e politico in cui essa s’inscrive, non tralasciando il ruolo del potere giudiziario che viene percepito come strumento repressivo al servizio delle lobby pro TAV.

La contaminazione non è interna solo alle diverse tematiche, ma si intreccia, anche, tra le diverse realtà territoriali; così accade che l’anziana valsusina conosca la vicenda di Notre Dame des Landes o delle miniere in Calcidica, e ne esponga con termini appropriati le

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problematiche, facendo riferimento ad un “sistema che distrugge i luoghi e annienta la libertà degli abitanti”.

Quelli che vengono chiamati dagli attivisti i tour No Tav232 sono momenti di contro- informazione itinerante per l’Italia, attraverso cui far conoscere la propria esperienza ed entrare in contatto con quella di altri luoghi. L’aspetto singolare è che non si tratta di giornate organizzate solo in ambito di centri sociali o gruppi di militanti ma “serate informative” in cui il narrare è azione condotta da “gente comune”, per lo più pensionati che trasmettono la propria testimonianza arricchita da particolari tecnici.

Quest’estate ho tre serate informative per L’Italia, è una bella cosa perché arrivi in dei posti e racconti della Valle e poi discuti su tutto. Ti da una grande forza e pianti un seme che poi altri porteranno avanti. La gente ti ascolta e si riconosce nella tua battaglia perché non è una cosa a parte da tutti i problemi che ci sono. Il lavoro, la crisi e il TAV è tutto legato, dalle domande che ti fanno capisci che ogni posto ha i tuoi stessi problemi, solo che in Valsusa c’è il cantiere e allora c’è una lotta, da qualche altra parte ancora non c’è l’opera ma la dominazione è la stessa. Sono gli stessi personaggi, c’è la stessa politica che ti sfrutta, il punto è far capire che il sistema è sempre quello. (Attivista di Bussoleno)

Come scrive Pepino, «la Val di Susa e il movimento di opposizione alla linea ad alta velocità Torino-Lione stanno diventando sempre più crocevia di questioni fondamentali per la nostra democrazia: il tipo di sviluppo, l’informazione, i processi di partecipazione alle decisioni politiche ed economiche, il rapporto tra i margini e le Istituzioni centrali, il senso della dialettica tra maggioranza e minoranze e, da ultimo, anche gli orientamenti della giurisdizione di fronte al conflitto politico e sociale».233

In quest’ottica nasce a Torino, nel 2013, il Controsservatorio Valsusa234 – presieduto dallo stesso Pepino, ex presidente di Magistratura Democratica235 – costituitosi in associazione nella primavera dello stesso anno, per iniziativa di un gruppo di cittadini e di realtà associative torinesi, sensibili ai temi della democrazia, della partecipazione e della difesa dell’ambiente, dei diritti e delle persone.

L’obiettivo, da quanto si legge sul sito e da ciò che emerge da interviste e pubblicazioni236 è quello di riuscire a fornire “un’altra informazione” capace di controbilanciare la diffusione di notizie cariche di luoghi comuni e di contenuti faziosi, divulgate dai promotori dell’opera e da un blocco mediatico consenziente verso il potere costituito. A tal proposito il

232 Cfr. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/10/partito-da-bologna-il-no-tav-tour-facciamo-vedere-allitalia-

che-non-siamo-mostri-gallery/163163/; http://www.sangiovannirotondonet.it/?p=28206; http://www.notav.info/senza-categoria/tappa-aretina-del-no-tav-tour/

233 Pepino, Come si reprime un movimento: il caso NO TAV. Analisi e materiali giudiziari, cit., p. 7. 234 Cfr. http://controsservatoriovalsusa.org/.

235 Magistratura Democratica è stata fondata a Bologna il 4 luglio1964, è una delle associazioni di magistrati che

ha visto crescere progressivamente il proprio peso all’interno dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), dalla quale però preserva una sua precisa autonomia. Magistratura Democratica si caratterizza per un’ispirazione ideologica improntata alla difesa dell’autonomia ed indipendenza del potere giudiziario rispetto agli altri poteri dello Stato.

Cfr. http://www.magistraturademocratica.it/mdem/index.php

236 Il Controsservatorio ha prodotto tre quaderni di documentazione: Come si reprime un movimento: il caso NO

TAV. Analisi e materiali giudiziari, a cura di L. Pepino; Tav e Val Susa: diritti alla ricerca di tutela, a cura di P.

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Controsservatorio ha promosso una ricerca sulla qualità dell’informazione relativa al progetto TAV in tre quotidiani nazionali italiani: il Corriere della Sera, La Stampa e La Repubblica. La ricerca si è sviluppata attraverso un’indagine quantitativa e qualitativa che analizza un arco di tempo di due mesi, dal 27 luglio 2013, giorno della manifestazione in Val Clarea, al 27 settembre.

Inoltre è stato presentato un esposto al Tribunale Permanente dei Popoli237, contro la violazione di alcuni diritti fondamentali dei cittadini valsusini, firmato anche dal Presidente e dal vicepresidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone e da numerosi sindaci e amministratori.

Riportiamo quanto dichiarato in merito sul sito del Controsservatorio.

Ci siamo rivolti al Tribunale Permanente dei Popoli ritenendo che nei venticinque anni trascorsi da quando si è iniziato a parlare del progetto di una nuova linea Torino-Lyon siano stati sistematicamente violati alcuni diritti fondamentali dei cittadini: il diritto alla salute (propria e delle generazioni future), il diritto all’ambiente, il diritto a condizioni di vita dignitose, il diritto a una informazione corretta e trasparente, il diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la propria vita. In questi anni i cittadini, riuniti in comitati e sostenuti dalle amministrazioni locali, hanno ripetutamente denunciato le violazioni documentando ampiamente l’inutilità dell’opera, i danni per l’ambiente e i rischi per la salute, lo sperpero di danaro pubblico. Tecnici, esperti e scienziati di fama internazionale hanno supportato le loro ragioni presentando studi e analisi di innegabile validità scientifica.

L’accusa contenuta nell’esposto è di violazione dei diritti fondamentali di un’intera comunità, sulla quale si sta esercitando una sorta di nuova “politica coloniale” (Pepino 2015).

L’8 novembre 2015 il Tribunale dei Popoli, all’esito di una sessione di quattro giorni aperta al pubblico, – dal 5 all’8 novembre presso la sede della Fabbrica delle E del Gruppo Abele per le udienze pubbliche, e nel Teatro Magnetto di Almese per la giornata conclusiva – ha pronunciato una sentenza238 di condanna dell’intero sistema delle grandi opere.

Una sentenza che ha accolto l’impianto accusatorio e lo ha rafforzato riconoscendo la violazione di diritti fondamentali estesa anche alle altre forme di mobilitazione inerenti progettazioni strategiche non concertate come ad esempio quelle presenti a Notre-Dame-des- Landes, nei Paesi Baschi, a Stoccarda, Venezia, Firenze, in Basilicata e in altre regioni d’Italia interessate dai progetti di trivellazione.

Accanto alla sentenza ecco le raccomandazioni:

237 È un tribunale d’opinione internazionale, autonominatosi tale senza alcuna legittimità giuridica, istituzionale

o mandato internazionale (cosa che lo differenzia da un normale tribunale internazionale), fornisce opinioni in maniera indipendente su vari temi, le sue sentenze non hanno valore giuridico di alcun tipo. Esamina e fornisce opinioni su violazioni dei diritti umani e dei diritti dei popoli. Il Tribunale è stata fondato da esperti di diritto, scrittori e altri intellettuali. Ispirato al Tribunale Russell, che nel 1967 si era occupato dei crimini di guerra commessi contro il popolo vietnamita durante la guerra del Vietnam. Fonte Wikipedia.

238 Cfr. http://controsservatoriovalsusa.org/120-una-sentenza-storica

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 Il Tribunale Permanente dei Popoli raccomanda a Francia e Italia di sospendere i lavori della Torino-Lione e di attivare un confronto in cui venga presa in considerazione l’opzione zero.

 Chiede al Governo Italiano la cessazione dell’occupazione militare e di non criminalizzare il dissenso.

 Chiede all’Europa di revisionare i progetti delle grandi opere prendendo in considerazione gli interessi delle comunità locali.

 Chiede allo Stato italiano di rivedere la Legge Obiettivo e lo Sblocca Italia, due provvedimenti che impediscono la partecipazione dei cittadini.239

239 Cfr. http://www.presidioeuropa.net/blog/la-sentenza-del-tribunale-permanente-dei-popoli-sessione-di-torino-

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