III. Nota metodologica 16
1.3 Il TAV e il sostegno bipartisan della politica dei partiti 36
La posizione dei governi, che si sono succeduti dal ’90 ad oggi, è sempre stata favorevole al progetto, i soli partiti, a livello nazionale, che si sono dichiarati contrari sono i partiti della sinistra definita “radicale” – Rifondazione comunista e Comunisti italiani – i Verdi ed il Movimento 5 Stelle. Va specificato che, salvo qualche caso individuale e abbastanza isolato, la posizione di contrarietà è sempre stata espressa contro l’opera in sé, prevalentemente in termini di costi e utilità, e non ha affrontato una critica più profonda che avrebbe aperto una discussione più ampia sul modello di sviluppo imposto ai territori, sui processi partecipativi avviati nella fase pre-progettuale e sulle misure repressive e restrittive inferte a quella che viene, ormai, presentata dai media mainstream e dai fautori del TAV come una comunità ribelle.
Inoltre, non è possibile fare una distinzione netta tra governi di centro destra, governi di centro sinistra e governo tecnico poiché, a nostro avviso, l’unica differenza che potrebbe contraddistinguerli, di volta in volta, è l’atteggiamento assunto su questioni specifiche, quali le prassi attraverso cui dialogare con gli oppositori, l’uso o meno della violenza per reprimere la mobilitazione e le modalità di assegnazione dei lavori alle diverse ditte, ma in ogni caso si tratta di flebili differenze, dettate da opportunismi politici piuttosto che da diverse linee di programmazione e gestione territoriale.
Un caso esemplificativo di “via della concertazione”, praticata da un governo di centro- sinistra, è l’istituzione nel 2006, sotto il secondo governo Prodi, dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, costituito a seguito della decisione assunta dal Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi del 10 dicembre 2005, come risposta all’inasprimento del conflitto in Valsusa. Questo avrebbe dovuto essere la sede tecnica di confronto di tutte le istanze interessate, un luogo di partecipazione a cui avrebbero dovuto prendere parte tutte le istituzioni locali, e che avrebbe dovuto arginare il diffondersi dell’opposizione. Nei fatti l’obiettivo era, prevalentemente, quello di riuscire a manipolare, da parte delle Istituzioni nazionali, il consenso degli amministratori locali ed ottenerne una legittimazione a procedere nei lavori (Algostino 2011). L’esperienza dell’Osservatorio, alla luce degli eventi, si è rivelata fallimentare su tutti i “buoni” propositi, a dimostrazione del fatto che i processi partecipativi avviati dal governo avevano l’intento di rafforzare la decisione presa in altre sedi e non quello di rimettere in discussione una programmazione e gestione top down del territorio. Potrebbe dirsi che si è, quindi, manifestata una differenza di “metodo”, ad opera dei partiti al potere, nella repressione della campagna di protesta ma che, sul piano della fattibilità dell’opera, tutti i governi sono rimasti fermi sulla posizione a favore. Anche se va precisato che dal 2011 in poi, in seguito alla rottura netta tra movimento e Istituzioni centrali, questa diversità di metodo è venuta del tutto meno, cavalcando in modo bipartisan la linea “tolleranza zero” nei confronti delle azioni dirette intraprese dal movimento No Tav.
Chi si oppone alla Tav non intimidirà lo Stato italiano. L’Italia non ha paura, il nostro governo ed il nostro Paese non hanno paura, hanno democraticamente deciso di fare un’opera e quell’opera sarà portata a termine. […] il fatto che sia venuta meno l’aggravante del terrorismo per i giovani condannati per l’attentato al cantiere Tav, non fa venire meno la preoccupazione che vi possano
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essere nuove insorgenze e nuovi tentativi di organizzazione che, invece che dalle fabbriche, partano dall’attacco alle grandi opere da ambienti antagonisti75.
(Angelino Alfano, Ministro dell’Interno nel 2013)
[…] da una parte dei No Tav non c’è volontà di confronto: a fronte di annunci di opposizione e sabotaggio contro l’avvio dei cantieri, è chiaro che lo Stato deve ristabilire la legalità e il metodo migliore è la gestione militare76.
(Stefano Esposito, parlamentare del PD, 2011)
Il movimento No Tav ha perso la connotazione di movimento legato a un progetto ed è diventato il simbolo di una identità politica antagonista77.
(Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente governo Monti, 2012)
Mentre sul piano nazionale si è sempre mantenuta una certa compattezza, a livello regionale partiti come PDS-DS e Lega nord hanno fatto i conti con conflitti interni, dovuti proprio alle diverse posizioni nei confronti della protesta. Il PDS piemontese, ad esempio, contava diversi esponenti valsusini tra i contrari all’opera, tra cui il presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa Antonio Ferrentino78 (in carica dal ’99 al 2009). Storia analoga per il PD che è giunto a parlare di epurazione per i dissidenti No Tav interni al partito, infatti sulla “questione” Sandro Plano79 – attuale sindaco di Susa e presidente dell’Unione montana dei comuni Valle Susa, nonché ex presidente della Comunità montana bassa Val di Susa (2009-2014) – contrario al progetto TAV e vicino alle diverse aree del movimento, è stato presentato un esposto (2014) che solleva il problema dell’incompatibilità del primo cittadino con le linee guida dei Democratici, i quali hanno inserito la nuova linea ferroviaria ad alta velocità come opera strategica nel programma dell’attuale presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
A seguito di un esposto alla commissione di garanzia provinciale del Partito Democratico da parte del senatore Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato e da sempre esponente radicale PD nella vicenda Torino-Lione, Sandro Plano verrà sentito lunedì 4 agosto dalla commissione presieduta da Amalia Neirotti. Fanno parte della commissione anche Dora Spagnoli (magistrato), Maurizio Basile (avvocato), Salvatore Gandolfo (commercialista) e Donato Ierinò (consigliere comunale di Piossasco). “Da parte nostra non c’e’ alcuna posizione preconcetta” dice Neirotti e aggiunge “anche se si coglie effettivamente nel partito l’aspettativa di un provvedimento di espulsione. Ma verificheremo gli elementi reali e l’eventuale inconciliabilità con l’iscrizione al partito”. Il caso viene affrontato anche dal segretario provinciale del Pd Fabrizio Morri, a margine della presentazione della festa provinciale del partito che ha sottolineato di voler presentare alla
75 Cfr. http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_23/alfano-chi-si-oppone-tav-non-ci-fa-paura-f7a892ce-8abf- 11e4-9b75-4bce2f4b3eb9.shtml 76 Cfr. http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/03/22/news/i_cantieri_tav_rischiano_di_diventare_zona_militare- 13974579/ 77 Cfr. http://www.ilgiornale.it/news/interni/no-tav-governo-non-cederealizzeremo-lalta-velocit-grandi.html 78 Antonio Ferrentino è attualmente consigliere regionale in Piemonte, in quota PD. Questi fino al 2005
mantenne una posizione netta di “resistenza” al progetto, dal 2006 in poi si mostrò meno convinto e più “accondiscendente” alla linea dell’Osservatorio, ma comunque continuò a professarsi no tav fino alle elezioni del 2009, durante le quali venne eletto consigliere provinciale di Torino. Da lì in poi il salto ufficiale della barricata.
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Commissione, assieme al segretario regionale Davide Gariglio, “un punto di vista preoccupato. Lo statuto del partito non prevede l’allontanamento di iscritti per dissensi di natura politica, ma qui siamo di fronte a una questione politica diversa. Le reiterate dichiarazioni di Plano hanno messo il partito in un evidente imbarazzo, non riconoscendo il carattere democratico della decisione di fare l’opera”80.
Plano è stato più volte interessato da richieste di espulsione – nel suo caso cadute nel vuoto, probabilmente a causa della posizione di “potere” elettorale da lui goduta sul territorio – da parte dei suoi “compagni” di partito, a causa delle sue affermazioni pubbliche e del suo sostegno al movimento No Tav.
Riportiamo di seguito un frammento dell’intervista che questi ha rilasciato a “L’Huffington Post”, in risposta alla lettera di Giorgio Napolitano pubblicata sul quotidiano “La Stampa”81, nella quale l’allora Presidente della Repubblica sottolineava e faceva proprio il punto di vista dell’ex procuratore Gian Carlo Caselli in merito ad eventuali «obiettivi criminali delle frange estreme» cresciute ai margini del movimento No Tav snaturandone ogni legittimo profilo di pacifico dissenso e movimento di opinione.
I No Tav sono pacifici ma per lo Stato ormai siamo soltanto un problema di ordine pubblico. E questi atti di violenza, commessi o meno dai militanti della valle, sono usati dal governo per continuare testardamente a voler costruire la Torino-Lione. […] Napolitano lo incontrammo negli anni scorsi. Ci rimproverò perché, disse, il nostro compito era convincere i nostri concittadini sulla bontà della Torino-Lione. Questo ci fece capire che né lui né gli altri rappresentanti del governo ci hanno mai ascoltati davvero. C’è stato un dialogo, un tempo, prima che cominciasse il conflitto. Poi hanno smesso di convocarci perché eravamo contrari al progetto82.
Di seguito alcune dichiarazioni dell’attuale sindaco di Susa, raccolte durante la nostra intervista tenutasi nel maggio 2013, che esprimono due diversi modi di intendere la “vicenda Torino-Lione” – affrontata su un livello nazionale, regionale e locale – e che denunciano una spaccatura tra partito centrale e circoli periferici, che abbiamo avuto modo di registrare anche in occasione di altre conversazioni con amministratori valsusini.
Il PD è il mio partito, è vero, ma mantengo una posizione critica su chi lo gestisce e sul come lo fa. Una buona parte dei sindaci e degli amministratori in Valle, che come me fanno riferimento a questo partito, la pensano allo stesso modo. […] quando vieni eletto da una cittadinanza hai un mandato che devi rispettare e a cui devi tener fede, se il partito t’impone una linea non è detto che sia quella più giusta da seguire. Se i cittadini ti votano lo fanno perché pensano di venire rappresentati e non perché tu ubbidisca agli ordini del partito, il ruolo di amministratore m’impone di rispettare la volontà dei miei cittadini. Non ho mai avuto un atteggiamento da estremista, né approvo certi comportamenti “forti”, ma non posso che prendere atto del fatto che il TAV non è un qualcosa di utile per il nostro territorio come non lo è per il resto d’Italia. Ho delle certezze sul fatto che non serve, che ho rafforzato durante questi anni, e le esprimo in modo chiaro. […] La verità è
80 Cfr. http://www.valsusanotizie.it/2014/07/30/democrazia-commissione-pd-processa-plano/
81 Cfr. http://www.lastampa.it/2013/10/05/cultura/opinioni/editoriali/snaturato-il-legittimo-movimento-di-
opinione-8BUJuRux3N5JPWCVAJtehO/pagina.html
82Per una lettura integrale cfr. http://www.huffingtonpost.it/2013/10/05/no-tav-sandro-plano-napolitano-epsiodi-
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che il problema è il rapporto democrazia-rappresentatività. Tutti gli amministratori che come me esprimono un dissenso hanno una serie di seccature, fino ad arrivare al discorso dell’espulsione.
Plano non è stato l’unico ad essere interessato da questi provvedimenti, come affermava sopra, molti amministratori locali non condividono la posizione “si tav” ed il modus operandi del PD. Nel 2012 furono espulsi l’ex sindaco di Avigliana Carla Mattioli, l’ex vicesindaco Arnaldo Reviglio e l’assessore Andrea Archinà83, rei di aver sostenuto in campagna elettorale il candidato No Tav Angelo Patrizio (attuale sindaco di Avigliana, anch’egli facente parte del PD) contro l’alleanza PD, PDL e UDC.
A seguire uno stralcio della nostra intervista del 2013 a Carla Mattioli, assessore all’Ambiente e al Bilancio presso il comune di Avigliana.
Siamo stati espulsi perché abbiamo sostenuto la causa No Tav. Tra l’altro, questo è il paradosso, mi hanno espulsa dopo le elezioni e dopo che gli iscritti al PD sono stati i più votati della nostra lista, e dopo che il partito e i cittadini hanno riconfermato dei rappresentanti che hanno espresso una posizione di contrarietà all’opera, in cui la cittadinanza si è riconosciuta. C’è stata una rottura democratica, dove c’è ancora la tenuta del sindaco che si è preso gli impegni con i suoi cittadini ma la rottura è presente nei confronti delle istituzioni romane e regionali, per cui qua, in Valle, nelle ultime elezioni c’è stata l’affermazione del Movimento cinque Stelle. Il suo è stato un consenso raccolto da un voto di protesta, la gente è delusa ed ha capito che non ha senso votare persone, anche se stimabili, che poi non potranno rappresentare la cittadinanza perché hanno le mani legate dal partito. I cinque stelle hanno una linea unitaria e non ci sono divergenze tra Roma e la Valle e poi c’è da dire che vantano una presenza sul territorio.
Per quanto riguarda la Lega Nord piemontese, il gruppo regionale del partito nei primi anni Novanta aveva una posizione contraria all’infrastruttura, ed i suoi esponenti in Valle, insieme a quelli dei Verdi e Rifondazione furono gli unici a rispondere ad una richiesta di confronto da parte degli amministratori locali. Con l’entrata nel primo governo Berlusconi (1994-1995), l’intero gruppo regionale fu sostituito ed a partire dalle elezioni regionali del 1995 questa si espresse in modo favorevole al TAV, sia a livello nazionale che locale.
La frattura tra il “governo centrale” e le istituzioni locali, in Val di Susa, ha pesato notevolmente sui risultati delle varie elezioni che si sono succedute nel tempo di azione della mobilitazione; infatti l’orientamento dei partiti nei confronti dell’opera ha avuto delle conseguenze a livello di consenso elettorale, tanto che le ultime amministrative del 2014 hanno confermato un successo diffuso delle liste civiche No Tav ed una buona affermazione del Movimento cinque Stelle.
Già nel 2009, in dodici Comuni della bassa Val di Susa si presentarono liste civiche, coordinate tra loro, in cui, in molti casi, erano presenti anche militanti di spicco del movimento No Tav. Queste liste, oltre ad esprimere una chiara connotazione No Tav, proposero programmi in cui erano presenti la difesa del territorio, la salvaguardia dei beni comuni (acqua in primo luogo), la ripresa di un certo tipo di economia (legata all’agricoltura e
83 Cfr. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/03/pd-espelle-tre-dissidenti-no-tav-partito-che-manda-via-
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al rilancio di peculiarità locali) e, non per ultima, una certa attenzione per una forma di democrazia partecipata.
Il lavoro di coordinamento avviato nelle amministrative del 2009 gettò le basi per il laboratorio successivo, che si è concretizzato nella “Rete Liste Valsusa”, un’esperienza di certo più matura, più allargata e consapevole della reale forza della capacità di fare rete e costruire insieme un programma elettorale condiviso, che potesse essere anche un progetto collettivo di un nuovo modo di “abitare il territorio”.
Di certo, la “presenza territoriale” di un buon numero di liste civiche, dichiaratamente No Tav, è il segno più tangibile di un mutamento della geografia elettorale e di una necessità di costruire, collettivamente, uno spazio in grado di aprirsi ad un approccio di autogoverno municipalista e forme di partecipazione diretta.
L’assemblea di coordinamento delle liste civiche No Tav ha iniziato ad incontrarsi diversi mesi prima delle amministrative del 2014, lavorando sulla stesura di un programma da costruire sulla base di un’idea comune di territorio, democrazia e sviluppo. Le riunioni, aperte al pubblico, hanno registrato la partecipazione non solo di amministratori e potenziali candidati, ma anche di varie componenti del movimento e di esponenti dei Cinque Stelle, abbracciando un percorso sinergico di obiettivi comuni.
A proposito del M5S, una delle problematiche dibattute durante un incontro, entrando nel merito di un potenziale coinvolgimento elettorale dei “pentastellati”, è stata quella dell’aderenza tra il codice di comportamento del movimento politico e quanto messo in pratica dalla “Rete Liste Valsusa” e dal movimento No Tav. Mi riferisco, nello specifico, ai punti riguardanti la candidatura di iscritti ad altri partiti e di soggetti che abbiano riportato sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ad esempio, un nodo da sciogliere era quello della candidatura di Sandro Plano (sostenuta dal movimento No Tav), in quota PD.
La vicenda non si è risolta nell’immediato, tanto che si è parlato di un vero e proprio strappo tra le parti che avrebbero presentato due liste No Tav contrapposte84.
Successivamente, i Cinque Stelle hanno rivisto la propria posizione e deciso di non ostacolare, con la presentazione di un’altra lista, la decisione dei No Tav. Ciò è avvenuto principalmente in funzione di una necessità politica di preservare il consenso elettorale in Valle.
Riportiamo di seguito il testo della lettera di Marco Scibona – senatore del Movimento Cinque Stelle e valsusino, pubblicata sul giornale locale “Valsusa Oggi”, nel marzo 2014 – dalla quale si evince quanto sostenuto sopra.
A circa un mese dalla scadenza dei termini per la presentazione delle liste, facciamo il punto ribadendo la posizione del M5S rispetto le elezioni comunali 2014 in valle ed in particolare a Susa. È fondamentale l’esito delle elezioni comunali del prossimo mese di maggio dove saranno molto importanti i risultati nei Comuni interessati ai primi lavori del TAV ovvero Chiomonte con il tunnel geognostico, Susa sede della stazione internazionale, Bruzolo e San Didero sedi di ricollocazione dell’autoporto, Chiusa San Michele e Caprie sedi di trattamento e deposito dello
84 Per un approfondimento in merito alla candidatura sostenuta dal M5S rimandiamo al seguente sito:
http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/02/01/news/sindaco_di_susa_m5s_boccia_plano_e_sceglie_un_guardapa rco_no_tav_il_movimento_5_stelle_preferisce_un_guardiaparco_di_prova-77460143/
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smarino. Il M5S deve parte del suo successo elettorale del 2013 proprio ai voti degli appartenenti al Movimento No Tav (di cui noi ci onoriamo di far parte da anni) di cui sono note le capacità organizzative e la conoscenza che i vari comitati e cittadini hanno del loro territorio e del loro Comune in particolare. Proprio per questi motivi il M5S non presenta proprie liste nei comuni dove il Movimento No Tav trova la sua rappresentanza nelle liste civiche. Anche per Susa abbiamo adottato la stessa regola, dopo una prima serie di contatti finalizzati all’individuazione delle possibili soluzioni tra cui anche una lista civica con candidato Luca Giunti, è emersa in modo netto la figura di Sandro Plano quale candidato Sindaco, la candidatura è stata sostenuta dal locale comitato No Tav ed anche da altri amministratori contrari al TAV quali i Sindaci di Venaus e S. Ambrogio; come fatto in tutti gli altri comuni della valle dove sono presenti liste espressione del Movimento No Tav abbiamo deciso di farci da parte per non ostacolare il percorso scelto per portare avanti le istanze del territorio contro la grande opera inutile. Per Susa vi è però una condizione ancora diversa rispetto agli altri comuni dove sono presenti liste espressione del Movimento No Tav e dove esse non sono identificabili con candidati sindaco esponenti di partito, infatti la caratteristica di Sandro Plano è quella di essere un esponente di primo piano del PD. Non abbiamo mai neanche pensato di chiedere a Plano di venire meno alla sua fede partitica, dimettendosi da quel PD di cui egli è autorevole esponente in Valle, proprio perché crediamo che non si possa chiedere a nessuno di rinunciare a quei principi fondamentali che sono alla base del suo impegno politico. Allo stesso modo Plano non ci ha mai chiesto e siamo sicuri non ci chiederebbe mai, proprio per il rispetto che sicuramente anche lui ha dei principi imprescindibili che sono nel DNA del M5S, di sostenerlo venendo meno alla nostra doppia regola di non appoggiare esponenti di partito candidati Sindaco e chi ha già svolto un doppio mandato elettivo, proprio perché crediamo che la politica debba subire un forte rinnovamento e non possa trasformarsi una specie di secondo (o primo) lavoro.
Il Movimento 5 Stelle dunque non presenterà nessuna lista né sosterrà alcun candidato85.
In realtà, il non appoggio dichiarato da Scibona ha avuto un valore prettamente simbolico, una sorta di “preservazione” di facciata dell’immagine del M5S, poiché nei fatti, anche se in una dimensione ufficiosa, il sostegno non è venuto meno.
Del resto, in controtendenza rispetto ai dati nazionali e regionali, grazie alla condivisione della battaglia No Tav, il Movimento Cinque Stelle, per quanto concerne le ultime elezioni europee (2014), si è confermato primo partito in tantissimi paesi della Valle, superando il confronto con il PD; infatti il risultato complessivo lo ha visto primeggiare in 22 comuni. A Bussoleno, ad esempio è stato il primo partito con il 36,91% , ad Almese ha guadagnato il 33,27%, a Susa il 34,60%, ad Exilles il 47% ed a Venaus il 49,4%86.
Ritornando sul secondo punto di discussione emerso nell’incontro di coordinamento, ossia