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Correlazioni tra soggetto nullo e altre proprietà sintattiche Rizzi (1982)

Secondo Rizzi, l’ammissibilità di soggetti (referenziali) nulli in una lingua si associa alle proprietà a)-c):

a) Inversione libera del soggetto: se una lingua ha soggetti nulli ammetterà l’inversione libera del soggetto, che può così comparire in posizione postverbale:

(11) Ha telefonato Gianni

vs

(12) * Telephoned John (13) * A téléphoné Jean

griglia-θ di un predicato) e molto probabilmente D, sempre in qualità di operatore.

11 Questa sezione sul soggetto nullo è basata in gran parte, oltre che sui lavori citati e discussi, su Sheehan (2006), Camacho (2011), Roberts e Holmberg (2010), Svenonius (2002).

b) Assenza di effetti COMP-traccia: nelle lingue a soggetto nullo è possibile estrarre un elemento-wh dalla posizione soggetto di una frase incassata in presenza di un complementatore del tipo that/che, mentre questa non è mai un’opzione lecita nelle lingue a soggetto non nullo:12

(14) Chi dici che tchi verrà? vs

(15) * Who do you say that twho will come? (16) * Qui dis-tu que tqui verra?

c) Soggetti espletivi (non-referenziali) nulli nei contesti di inversione e con verbi meteorologici13

12 Negli esempi (14)-(16) per comodità di esposizione viene indicato il sito di estrazione con t (traccia). Per l’italiano, in realtà, Rizzi propone che l’elemento-wh sia estratto dalla posizione postverbale, come vedremo tra poco; per uniformità con gli esempi del francese e dell’inglese ho indicato in (14) la traccia di chi in posizione preverbale, ai soli fini del confronto e senza alcuna implicazione teorica.

13 Un’altra proprietà che si vedeva correlata alla disponibilità di soggetti nulli in una lingua, che Rizzi non menziona ma che è familiare nella letteratura sul Soggetto Nullo, è la possibilità (e l’obbligo) di pronomi di ripresa nulli nelle incassate come in (i):

(i) Ecco la ragazzai [che mi domando [chi crede [che [ei] possa venire

Chomsky (1981:241) argomenta infatti che il soggetto non realizzato foneticamente dell’incassata introdotta da possa non possa essere la traccia di un movimento-wh (poiché verrebbe violata la condizione di soggiacenza), e debba quindi necessariamente essere un pronome di ripresa nullo, generato nella sua posizione di base, coerentemente con la strategia dei pronomi di ripresa utilizzata dall’italiano. In lingue a soggetto non nullo come l’inglese o il francese un analogo di (i) non sarebbe possibile e il pronome di ripresa dovrebbe obbligatoriamente essere realizzato in superficie, peraltro senza ricevere l’interpretazione di coreferenza obbligatoria con il nominale della frase matrice.

(17) proexpl vengono dei ragazzi vs

(18) *(there) come some boys

(19) *(il) vient des enfants

(20) proexpl piove vs (21) *(It) rains

(22) *(Il) pleut

Intuitivamente, la possibilità per una lingua come l’italiano di non esplicitare il soggetto di una frase è correlata alla ricchezza della flessione verbale, che permette di recuperare l’informazione relativa alla referenza dell’argomento che non compare in superficie. Rizzi formalizza questa intuizione come la presenza di un tratto

pronominale [+pron] nella testa della flessione INFL. Quest’ultima a sua volta

licenzia la presenza, in posizione soggetto, di una categoria vuota e con cui si trova in rapporto di reggenza propria (INFL regge appropriatamente e, come richiesto dal Principio della Categoria Vuota14) e che può quindi legare.

In una frase come (23) la categoria vuota e che occupa la posizione soggetto della frase ha natura di anafora, e come tale è soggetta al principio A della teoria del legamento: INFL, possedendo il tratto [+pron] ha la capacità di legarla poiché la c- comanda ed è coindicizzata ad essa.

14 Il Principio della Categoria Vuota (Empty Category Principle, ECP) viene formulato da Chomsky (1981:250) come in (ii):

(ii) The Empty Category Principle

An empty category must be properly governed

La definizione di “reggenza appropriata” (proper government) assunta da Rizzi è derivata sempre da Chomsky (1981:250–275):

(iii) α properly governs β if and only if α governs β and

I. α is a lexical category, or

II. α is coindexed with β

La definizione di reggenza risale infine a Chomsky (1980:25):

(iv) α is governed by β if α is c-commanded by β and no major category or major category

(23) ei INFLi [VP ha telefonato]

[+pron]

D’altra parte il rapporto di c-comando è reciproco, dato che anche e c-comanda INFL, mentre la coindicizzazione è per definizione biunivoca, per cui in questa configurazione anche e legherebbe INFL portando a una violazione del principio B, data la natura pronominale di INFL (il pronome non sarebbe libero nel proprio dominio). Tuttavia INFL riceve il suo ruolo-θ proprio dal soggetto “vuoto” e in virtù del criterio-θ e questo esclude, data una riformulazione appropriata della relazione di legamento, che e possa legare INFL, rispettando così il principio B. Da questo segue naturalmente la possibilità di ammettere, per le lingue a soggetto nullo, un soggetto post-verbale, cioè l’inversione libera: in una frase come (24) il soggetto post-verbale entra a far parte della frase per aggiunzione al VP15 ma la struttura rimane uguale a quella di (23) con l’unica differenza che la flessione pronominale deve assumere un tratto specifico [+dummy] di pronome “fantoccio”, cioè non referenziale, al fine di permettere l’assegnazione del ruolo-θ a Gianni.

(24) ei INFLi [VP [VP ha telefonato] Giannii]

[+pron] [+dummy]

La capacità delle lingue a soggetto nullo di avere un soggetto in posizione postverbale – grazie alla disponibilità di flessione pronominale e soggetto vuoto preverbale – spiegherebbe, secondo Rizzi, la loro peculiarità che apparentemente è più difficile correlare alla presenza di soggetti nulli, cioè l’assenza di effetti COMP-traccia

15 Lo status esatto di ei nel contesto di (24) risulta, nella discussione di Rizzi, parzialmente ambiguo: mentre in (23) la categoria vuota e è intesa inequivocabilmente come un elemento anaforico senza realizzazione fonologica che viene legato dalla flessione pronominale, nel caso in questione sembra essere inteso come la traccia dell’NP che viene mosso e inserito per aggiunzione al VP. Ai fini dell’argomentazione di Rizzi qui presentata, la questione se e rappresenti una anafora vuota o la traccia di una operazione è irrilevante riguardo alla congruenza con l’ECP e con la Teoria del Legamento, ma va notato, incidentalmente, che l’analisi in termini di movimento non sarebbe traslabile in un framework minimalista, poiché l’aggiunzione sarebbe a un costituente situato più in basso rispetto al sito di partenza.

(proprietà b, v. sopra): se si ipotizza che l’elemento-wh soggetto non sia estratto dalla posizione canonica preverbale (come indicato dalla posizione della traccia tchi in (14)) ma da quella postverbale, le restrizioni che impediscono l’estrazione di un soggetto -wh da una incassata in presenza di un complementatore del tipo that, di qualunque natura esse siano, sarebbero valide anche in una lingua come l’italiano, senza necessità di postulare un filtro ad hoc per escludere le lingue a soggetto nullo. In particolare, se l’agrammaticalità di (15) e (16) è dovuta a una violazione dell’ECP a causa del fatto che la traccia dell’elemento-wh mosso dalla posizione preverbale si troverebbe in una posizione non retta appropriatamente, la violazione verrebbe evitata proprio facendo muovere il soggetto dalla posizione postverbale: assumendo per (14) la derivazione (25), l’operatore chi viene mosso prima verso destra all’interno dell’incassata e poi estratto con movimento-wh dalla posizione post-verbale; in questo modo nell’incassata la traccia preverbale è retta appropriatamente e legata, come① anafora, da INFL [+pron, +dummy], come nel caso di inversione del soggetto in (24); la traccia postverbale è retta appropriatamente dal verbo –② quindi senza violazione dell’ECP – ed è libera, come richiede il principio C.

(25) [CP Chii [dici [CP che ei INFLi verrà ei ?

③ ① ②