4.3 Teorie della parametrizzazione recenti
4.3.2 Lessico post-sintattico ed esternalizzazione a PF (Boeckx 2010; 2011;
Boeckx (2010; 2011; 2012), nell’osservare che l’idea della base biologica del linguaggio in grammatica generativa si è un po’ attenuata (nel senso della GU il più “vuota” possibile e delle considerazioni di Fattore III che spostano molta parte del componente innato ad altri moduli della cognizione, come condizioni di interfaccia),
avanza la tesi che il modello che prevede dei principi e dei parametri sia in sostanza sbagliato. Pur considerando la funzione fondamentale avuta dalla concezione parametrica come strumento per iniziare a comprendere la natura della logodiversità, vi sarebbero non solo ragioni teoriche (“minimaliste”) per contestare l’esistenza dei parametri, ma anche empiriche.
L’opinione di Boeckx è che anche il far risiedere la variazione nelle diverse proprietà del lessico non sia corretto e che il ricorso alla parametrizzazione lessicale sia stato motivato più dalle difficoltà del modello non lessicale (proliferazione dei parametri che avrebbero dovuto essere innati, fallimento del clustering, ecc.) che da ragioni esplicative: di fatto, in questo modo, si sarebbe ridotto il Lessico a un componente sintattico, con tutte le conseguenza che questo comporta se, tanto più, il lessico è la parte dell’“organo del linguaggio” che è meno compresa e non è stata sviluppata una teoria del lessico completa e soddisfacente, come l’autore ritiene.
Un esempio di questo circolo vizioso in cui la teoria verrebbe a trovarsi è, per esempio, il ricorso al feature bundling che molte teorie vedono come uno dei modi in cui vengono creati dei punti di variazione: se il repertorio dei tratti sintattici è universale, due tratti possono essere uniti in una lingua in una stessa testa lessicale, o disgiunti su due teste secondo la forma:
(83) “Bundling" Parameter
Given two lexical features f1 and f2, drawn from a universal repertoire (UG), does a given language L project f1 and f2 as a bundle or do f1 and f2 function as distinct heads in syntax?
(Boeckx 2012:12) Se il bundling agisce su tratti sintattici, sostiene Boeckx, essenzialmente allora non è altro che Merge nel lessico pre-sintattico, cioè una operazione costruisce alberi di tratti (cf. Harley & Ritter 2002) nel lessico, e di fondo quindi tutte le proposte che in modo trasparente o implicito fanno riferimento al bundling di tratti presuppongono un lessico “attivo” che è più di una lista di elementi di vocabolario, è un lessico che
permette l’applicazione di operazioni derivazionali. Ergo, i parametri di bundling trasformerebbero il lessico in un componente sintattico e di conseguenza i parametri lessicali di nuovo in parametri sintattici. In questo modo, la superiorità esplicativa della parametrizzazione lessicale viene meno e questo la rende ugualmente problematica quanto la parametrizzazione come specificazione di principi.
Il principio generale che Boeckx avanza, come estensione più radicale della
Uniformity Hypothesis di Chomsky (2001: «In the absence of compelling evidence to
the contrary, assume languages to be uniform»), allora è quella che viene definita
Strong Uniformity Thesis, per cui i principi di narrow syntax non sono soggetti a
parametrizzazione e non sono interessati in alcun modo da parametri lessicali. Detto altrimenti, esiste una sola sintassi, invariabile, che rappresenta il nucleo della Facoltà del Linguaggio e che sottostà a tutte le sue particolari manifestazioni, le diverse lingue naturali. L’intuizione che sta dietro la formulazione di questa tesi è nuovamente il Fattore III: principi di computazione efficiente non possono essere parametrizzati. A questo punto quindi, se la sintassi è del tutto immune dalla variazione, il Locus che rimane disponibile per generarla è il componente morfo- fonologico, secondo il principio (84):
(84) Locus of variation
All “parameters” reduce to realizational options (i.e., PF decisions rendered necessary by the need to externalize structures constructed by an underspecified syntactic component).
(Boeckx 2012:14) Ridurre lo spazio parametrico a opzioni di esternalizzazione, che ammontano in un qualche modo a una riformulazione in termini di realizzazione morfonologica di effetti parametrici ascritti normalmente agli elementi lessicali47, libera quindi il
47 Il movimento, per esempio, può venire riformulato come una decisione a livello di PF su quali copie pronunciare. Il feature-bundle viene posposto allo Spell-Out dove i tratti sulle teste sintattiche vengono assemblati in modo diversi. L’idea ha evidenti affinità con la nozione di Late Insertion della Morfologia Distribuita (Halle & Marantz 1993) e con la concezione “esoscheletale” di Borer
componente sintattico dal seguire istruzioni lessicali. I punti di variazione interlinguistica, in questa concezione, sorgono allora per l’interazione tra due sistemi: la sintassi, che è invariabile, e la morfofonologia, e da questa interazione sono ristretti. In termini acquisizionali questo corrisponde, per l’apprendente, alla costruzione di un proprio vocabolario grammaticale, apprendendo quali opzioni della sintassi universale pronunciare e come (cioè come morfologizzare, lessicalizzare o idiomatizzare).48
Nell’ambito di un sistema di questo genere, resta la questione di come concepire i macro-parametri, o meglio le tendenze tipologiche che, per quanto mai del tutto nette, appaiono come una proprietà reale delle lingue naturali, come è stato discusso in 4.3.1.2.1 (p. 88). A questo riguardo un principio che sarebbe in grado di catturare la relativa armonia delle lingue naturali ad essere, per esempio, a testa finale/iniziale o sintetiche/analitiche è il Superset Bias che viene proposto nella forma
(2005). Cf. anche la proposta “nanosintattica” di Starke (2011).
48 Un punto simile, con la riduzione totale di parametri a proprietà di realizzazione, viene fatto in Richards (2008), in cui la regola di PF di linearizzazione delle strutture ad albero viene fatta interagire con i transfer ciclici all’interfaccia determinati dalla testa delle fasi, per derivare gli effetti di conservazione e di rottura dell’ordine (testa-complemento o viceversa, cioè VO o OV) nell’ambito dei fenomeni di object shift descritti dalla generalizzazione di Holmberg (cf. nota 35). Se alla sintassi realmente “non importa” se la testa precede il complemento o viceversa, poiché Merge (interno ed esterno) unisce due oggetti ma non li ordina, PF deve invece fare una scelta e cancellare uno dei due possibili ordini al momento del Transfer/Spell-Out. Più precisamente la regola a PF viene intesa come cancellazione di una delle due relazioni di c-comando simmetrico che sussistono a livello di narrow syntax, dove a PF la relazione di c-comando indica precedenza (se due oggetti si c-comandano reciprocamente l’istruzione di precedenza sarebbe contraddittoria, e l’operazione è quindi di “desimmetrizzazione”):
(xxiv) Parametrized desymmetrization:
Given Merge (α, β)→ {<α, β>,<β, α>}:
a. Head-initial = Delete all Comp>Head [i.e.{<α, β>,<β, α>} →{<α, β>}] b. Head-final = Delete all Head>Comp [i.e.{<α, β>,<β, α>} →{<β, α>}] Per i dettagli su come viene derivata la Generalizzazione di Holmberg nel sistema cf. Richards (2007; 2008:par. 3).
(invero piuttosto generica) di (85) e che incarna l’idea di base che la Facoltà del Linguaggio favorisca l’allineamento di valori parametrici (cioè di opzioni di realizzazione a PF) come allineamento intercategoriale.
(85) Superset bias
Strive for parametric-value consistency among similar parameters.
(Boeckx 2011:217) Il vantaggio di una generalizzazione di questo tipo, che si avvicina molto al principio della Generalizzazione dell’Input di Roberts (2007), Holmberg e Roberts (2010), (cf. 4.3.3), risiede principalmente nel fornire una motivazione dell’esistenza di quelle regolarità non assolute, cioè che ammettono eccezioni, che come abbiamo visto nelle lingue naturali sono pervasive rispetto a determinate proprietà (linearizzazione, analiticità/sinteticità, etc.) e allo stesso tempo di essere esplicativa in termini acquisizionali: una tendenza a generalizzare è abbandonata dal bambino quando trova sufficiente evidenza positiva in direzione del contrario, cioè quando si imbatte, nell’input, nelle eccezioni. In questo senso quindi un principio di questo genere rappresenta anche un principio di economia che ha il suo dominio di applicazione nel processo di acquisizione.
Se lo spazio parametrico, non potendo più parlare di “parametri” come opzioni cui sono soggette le operazioni sintattiche, è post-sintattico, l’implementazione delle opzioni di esternalizzazione a PF prende la forma di schemi parametrici che riguardano proprietà di realizzazione (a PF) relative a una unità lessicale come (86); gli schemi parametrici – viene asserito – devono essere di profondità limitata con un massimo di due diverse opzioni49:
49 La proposta di gerarchie con un massimo di due opzioni per modellare i “parametri” è giustificata con argomenti perlopiù teorici, in particolare le proprietà dei sistemi naturali come network booleani indagate da Kauffman (1993:182–sgg.). L’unico modo per cui un sistema può essere dinamico ma non caotico è quello per cui ciascun elemento della rete ha due variabili (ha due connessioni booleane con altri elementi), il che corrisponde a uno schema parametrico con due sole opzioni, come in (86). I dettagli della connessione con i network di Kauffman, a dire il vero, non
(86) Lexical Unit ei - Analytic + Analytic ei - bound + bound
4.3.3 Formato dei parametri e possibili grammatiche. Le tendenze tipologiche.